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14/01/2020 - In aula o in commissione

Fugatti in Aula sulla scuola di medicina: il dialogo tra le Università di Trento, Padova e Verona va avanti

Consiglio provinciale. Respinta una risoluzione proposta dalle minoranze (testo allegato)

Fugatti in Aula sulla scuola di medicina: il dialogo tra le Università di Trento, Padova e Verona va avanti

Per la legge sulla caccia l’assessora Zanotelli ha chiesto un incontro con la minoranza

Fugatti in Aula sulla scuola di medicina: il dialogo tra le Università di Trento, Padova e Verona va avanti

La seduta di oggi pomeriggio si è chiusa con circa un ora di anticipo ed è stata occupata interamente dal dibattito seguito alla comunicazione sulla scuola di medicina fatto dal presidente Fugatti. Bocciata, con 21 no e 12 sì, una risoluzione della minoranza con la quale si chiedeva un dibattito in Quarta e Quinta commissione su questo tema. Per ciò che riguarda il ddl sulla caccia l’assessora Zanotelli ha chiesto un confronto che è in corso con le minoranze che hanno presentato 1700 emendamenti. I lavori riprendono domani alle 10.


Fugatti: Sulla scuola di medicina va avanti il dialogo tra le università di Trento, Padova e Verona. Il termine della domanda al Miur è il 22 ma si chiederà una prorga.


La seduta pomeridiana si è aperta e chiusa con il dibattito sulla comunicazione di Maurizio Fugatti sul progetto della scuola di medicina. Il presidente della Giunta ha affermato che l’ipotesi della scuola si è posta più volte negli ultimi anni senza arrivare a nulla. Anche Dellai e Rossi ci hanno provato senza successo ma la situazione, per gli errori di programmazione nazionale, è critica anche in Trentino: anche da noi è difficile reclutare i medici e i bandi vanno o deserti o rispondono in pochi. Una situazione che sta peggiorando anche se la Pat ha messo in campo borse di studio aggiuntive verso le università di Padova e Verona ma hanno precedenza quelle statali e del veneto. La possibilità di avviare scuole di specializzazione a livello provinciale, secondo Fugatti, è legata alla presenza di una scuola di medicina provinciale. Per questo, ha continuato Fugatti, sono state stimolate varie università, tra le quali Trento per avviare con l’Apss un canale formativo di medicina supplementare tra quelli già attivi in modo da avviare già dall’anno accademico 2020 – 21 il primo anno. Si è sondata poi la possibilità di effettuare esperienze cliniche per gli studenti del 5 e 6 anno sul nostro territotorio su base volontaria finché gli studenti trentini non avranno completato l’iter. La risposta più adeguata, ha detto ancora Fugatti, è venuta inizialmente da Padova che è stata invitata ad interagire con l’ Università di Trento. Successivamente la stessa università di Trento, preso atto della volontà di istituire la scuola di medicina, ha comunicato al presidente della Giunta la volontà di effettuare un’esplorazione autonoma con Verona e Ferrara. Poiché la finestra temporale per costituire la scuola potrebbe chiudersi quest’anno e la Giunta è determinata a raggiungere obiettivo importantissimo per il Trentino, i rettori di Padova e Trento sono stati invitati a dialogare, coinvolgendo Verona per realizzare una scuola di livello nazionale dando la possibilità all’Università di Trento di mantenere la propria giusta autonomia. In queste ore è in corso, anche con l’aiuto dei dirigenti e i funzionari della Pat, un dibattito tra rettori e l’auspicio è che entro il 22 gennaio, data di scadenza per la domanda al Miur, possa essere presentata la proposta anche se la Giunta è disposta a chiedere una proroga dei termini. L’obiettivo, ha detto ancora Fugatti, è quello dell’apertura con 60 studenti dal 2020 – 21 con supporto clinico di una scuola medicina di livello nazionale; l’attivazione su base volontaria del 5° anno di corso perché nel giro di 5 anni si potrebbero avere medici che potrebbero restare sul territorio. In parallelo si devono avviare le scuole di specialità indispensabili per la fidelizzazione dei medici coinvolgendo tutti i presìdi della Apss. L’università deve essere coinvolta fin dall’inizio del processo con l’obiettivo di renderla autonoma in un tempo ragionevole per scuola di medicina di livello nazionale. Si ipotizza un periodo di interateneo che consenta la crescita di un corpo docente che a scuola avviata sarà di almeno 60 docenti. Coinvolgimento di personale dell’ Azienda sanitaria che verrà inserito nella scuola. Fugatti, infine, ha ricordato che il collegamento con l’Università di Trento non è mai venuto meno e c’è sempre stato un forte dialogo istituzionale tra la Pat e Unitn in queste ore sono in corso contatti colloqui trattative tra Trento, Padova e Verona per provare a costruire questo percorso., Chiaro che per la Giunta e per risolvere il problema in tempi rapidi il tema del 5° anno si pone ed è dirimente. Il presidente ha detto di confidare nelle trattative in corso perché possa essere costruito il miglior percorso di medicina tenendo conto delle eccellenze trentine come Cibio e Fbk. Ma, ha concluso Fugatti, si deve partire velocemente.


Demagri (Patt): rimangono ancora dubbi e ambiti oscuri.


Paola Demagri (Patt) ha detto che rimangono molti dubbi e ambiti oscuri. Soprattutto le comunicazioni del rettore Collini pongono in dubbio le affermazioni di Fugatti. Rimane sempre il dubbio, ha aggiunto, perché le versioni di rettore e presidente non collimano. Ci si aspettava poi che Fugatti affrontasse il tema della decisione di andare verso Padova quando si era già affrontato il tema con Trento. La scelta di rivolgersi a Padova, ha continuato, sembra irrispettosa nei confronti del nostro ateneo. Ci si chiede poi se questo sia il percorso per incrementare il numero dei medici. C’è il problema degli spazi, della disponibilità dei cattedratici che non si sa se si possano reperire sul territorio. Il numero di professionisti, almeno 60, è problematico. In più si pensa di partire già quest’anno e quindi i punti interrogativi aperti sono tanti. La scelta di Padova, l’aver preso queste decisioni i modo affrettato e semplicistico, sembra allontanare la possibilità di raggiungere l’obiettivo con gli standard eccellenti del nostro ateneo.


Ghezzi (Futura): Un altro esempio del “minimalismo fugattiano”.


Paolo Ghezzi (Futura) ha detto di essere stupefatto di fronte a quello che ha definito il “minimalismo fugattiano”. “Fugattismo”, ha continuato, che fa male al Trentino come dimostra la ricostruzione di questo “pasticciaccio” di medicina che ha comportato uno scontro istituzionale senza precedenti. Mai è accaduto, ha detto Ghezzi, che l’Università sconfessasse la Pat e il presidente del Pat, di fronte a questo “pasticciaccio” senza precedenti, viene a raccontare in aula una favoletta con comunicazioni inadeguate e offensive per il Consiglio. Nulla, ha affermato il capogruppo di Futura, è stato detto sulla natura vera dello scontro. Qual è il non detto che sta dietro la passione per Padova e che ci deve essere per arrivare fino allo scontro con Unitn. Quella Padova, ha affermato, guarda caso, dove si sono ricollocati o da dove sono arrivati i manager della sanità trentina, da dove viene il manager attuale. Fatti di fronte ai quali si racconta la favoletta che ci si mette d’accordo. Collini, ha continuato, ha detto una cosa sulla quale Fugatti ha glissato, cioè che a ottobre Unitn stavano lavorando a questo progetto. Una disponibilità che è stata rifiutata dalla Giunta per rivolgersi a Padova. Non si è detto nulla, inoltre, sui costi di questa operazione; nulla sul ruolo di Bolzano nonostante i discorsi sull’Euregio e quando è noto che il bacino minimo sarebbe quello del milione di abitanti. Nulla è stato detto sulle vere emergenze, la prima la situazione del Santa Chiara. Sui tempi poi il presidente, come con la leggina di Dimaro, dice che si deve fare in fretta anche se avrebbe potuto partire prima. Quindi, ha concluso, la relazione ha costituito un grave precedente. Relazione che non contiene costi, benefici, senza soluzioni: una favoletta propagandistica di soli 8 minuti. Tutto fatto per dire: noi sì che facciamo medicina.


Zeni (Pd): Scelta superficiale, mancano dati e valutazione degli obiettivi.


Luca Zeni (Pd) ha detto che Fugatti assomiglia a Forrest Gump: pensa solo andare avanti senza sapere dove. Questa vicenda non si colloca in una visione della sanità. Una scelta superficiale a fronte della necessità di avere analisi, dati, valutazione degli obiettivi. Non sono stati fatti accenni ai costi, forse 10 milioni all’anno, alle risorse per pagare 60 docenti. Rispetto alla prima ipotesi di aprire una succursale di Padova, ha però affermato Zeni, oggi si è vista un’apertura: c’è una mediazione in corso e l’Univesità di Trento deve essere coinvolta. Insomma, un passo avanti rispetto alle prime scelte c’è. Ma non si è fatto cenno al tema dell’imbuto rappresentato delle scuole di specialità che potrebbero stare anche senza la scuola di medicina. Un obiettivo, ha ricordato Zeni, sul quale peraltro stava lavorando Unitn. Sul fatto che in precedenza non è stata realizzata una scuola, ha ricordato l’ex assessore alla sanità, dovrebbe far riflettere. Perché lo stop è stata motivato dal fatto che ci si è accorti che non basta buttare lì 10 milioni per fare una scuola di medicina. Zeni ha poi sottolineato che non è possibile arrivare a 8 giorni della scadenza della domanda al Miur senza una proposta compiuta. Sbagliare su un tema di questa portata ha delle conseguenze pesanti. L’Università di Trento, ha continuato, dovrà accettare la decisione della Provincia ma manca pur sempre l’analisi. Forse, ha suggerito Zeni, per la mancanza dei medici si potrebbero seguire strade come la valorizzazione delle professioni sanitarie, seppur in modo diverso da come si è fatto in questi giorni, affrontando il tema della rete ospedaliera invece di inseguire la riapertura del punto nascite di Arco. C’è poi il tema dell’attrattività dei medici che si può fare se c’è un sistema sanitario di peso. Attenzione, ha concluso Zeni, che se si sbaglia su questo tema si rischia di fare la fine del Titanic.


Degasperi: prima di tutto si dovrebbe pensare a non far scappare i medici.


Filippo Degasperi ha detto che la relazione ha messo ancor più in evidenza che ci sono due versioni differenti: quella del rettore e quella di Fugatti. Dopo paginate e paginate e ore di tv tutto si è concentrato in 8 minuti di relazione di Fugatti. Degasperi ha ricordato che il record di brevità spetta alla presentazione della legge sulla caccia che durò un minuto e 8 secondi e questo a fronte di un’ondata mediatica e propagandistica. Il rettore non era d’accordo di aprire una scuola di medicina, ma anche la Pat non ha fugato tutti i dubbi e quindi la posizione di Collini appare ancora fondata. La Giunta dice si apre medicina perché c’è carenza di medici. Un problema nato nel 1999 quando si pose, in modo irrazionale, il numero chiuso a medicina. Ora però, visto che nel Veneto i problemi sono ancora più gravi, c’è il rischio di formare medici per loro. Stupefacente è poi il fatto che non si sia dato alcun dato sui costi. Di sicuro dal bilancio di Unitn, ingessato com’è, non si possono trarre le risorse. Non si sa chi dovrebbe mettere i soldi, non c’è un’analisi costi – benefici, non c’è insomma nulla sul versante della disponibilità. In linea teorica aumentare l’offerta formativa di Unitn è un bene, ma prima di tutto si dovrebbe pensare a chiudere le falle a non far scappare i medici del Trentino. Viene il dubbio che questa vicenda finisca come protonterapia: tanti costi e risultati dubbi.


Dalzocchio (Lega): dopo anni di immobilismo Fugatti dà risposte concrete.


Mara Dalzocchio, capogruppo Lega, ha detto che dopo anni di immobilismo di fronte al tema della carenza di medici e infermieri è indecente attaccare Fugatti che ha lanciato la sfida di una scuola di medicina. Anche se la questione è complessa per le parti in a causa e i tempi stretti, anche se ci può essere una proroga, c’è la volontà di avviare una scuola tenendo assieme Padova, Trento e Verona. Oggi il presidente, ha detto ancora, ha confermato che le trattative, per quanto articolate, sono ancora in corso. Assolutamente condivisibile la scelta di partire dal quinto anno e il collegamento con le eccellenze trentine. Quindi, si punta a realizzare un scuola non solo per il Trentino ma con il Trentino. La superficialità vera è stata quella di chi ha governato senza saper affrontare questo problema che era prevedibile. La Giunta Fugatti ora si trova a dover affrontare problemi che non sono stati affrontati da chi ha governato prima.


Cia (Agire): tentativo lodevole di dare una risposta ad un problema grave.


Claudio Cia (Agire) ha detto che oggi c’è un governo provinciale che sta tentando di fare quello che altri hanno fatto. Il rettore sa, ha aggiunto il consigliere di Agire, che se arrivasse medicina si dovrebbe suddividere la grande torta dell’Università e si potrebbero anche alterare equilibri all’interno del Senato accademico. Il percorso che si presenta è lungo e tortuoso, sul quale sono state fatte speculazioni anche da parte dalla stampa, ma la facoltà di medicina è un progetto interessante e se si facesse avremmo la possibilità di far fare il tirocinio dei medici nelle nostre strutture. La Pat garantisce già le borse di studio per le specializzazioni, 2 milioni 4 mila euro nel 2018 – 19 , un fattore importante perché sappiamo che, finiti i corsi, i professionisti devono assicurare due anni di lavoro nei nostri ospedali. In Trentino ci sono in formazione 90 medici a fronte di un fabbisogno 2019 – 20 è di 29 unità nelle varie specializzazioni. C’è bisogno soprattutto di medici specialisti e quindi tentare di portare in porto la scuola di medicina è lodevole e nulla c’entra con la propaganda politica. E’ un impegno a garantire al nostro territorio figure indispensabili tenuto conto che si arriverà tra breve ad una popolazione oltre i 65 anni di 100 mila unità.


IL DIBATTITO SULLA RISOLUZIONE PRESENTATA DALLE MINORANZE.


Rossi (Patt): Non dimentichiamo che il Trentino s’è battuto per anni per l’Università.


Ugo Rossi (Patt), illustrando la risoluzione dei consiglieri di minoranza bocciata con 21 no e 12 sì, ha detto che l’obiettivo di questo documento, che non intendeva esprimere giudizi sul tema, era propositivo, cioè di avere un momento di approfondimento in 4 o/e in 5 commissione in tempo utile per il 22 gennaio o se ci sarà la proroga più avanti. Questo per capire la vera portata del problema, delle risorse e magari individuare una soluzione mediana. Un passaggio necessario, ha sottolineato il capogruppo Patt, perché il Trentino si è battuto per anni per avere una sua università, uno dei fondamenti dell’autonomia.


Fugatti: tutte le regioni tranne noi e la val d’Aosta hanno medicina.


In replica di Fugatti ha ricordato che solo la Val d’Aosta e il Trentino - Alto Adige non hanno un’Università di medicina Quindi che si costituisca sembra quasi naturale. C’è un’esigenza del territorio, ha sottoline ato Fugatti, pur nella consapevolezza che non tutti i laureati rimarranno in Trentino. Però, ha continuato, questo territorio, con le sue eccellenze, deve avere l’ambizione di accettare una sfida come questa. Infine, il presidente ha detto che, al netto di Futura, non sembrano esserci grandi critiche a questo progetto. C’è una condivisione di base, si discute di Trento o Padova ma sull’idea di fondo c’è una sostanziale convergenza. Sulla risoluzione ha detto no perché i tempi sono brevi e il discorso in commissione si farà a bocce ferme.


Rossi: un no che lascia esterrefatti.


Rossi ha replicando dicendo di essere esterrefatto perché non si è capito che, su questi temi centrali per l’autonomia, il metodo vale più del merito. Il presidente detto che medicina c’è ovunque,che si può fare ma che il dialogo, su una questione come questa, conta quel che conta. Invece, ha detto Rossi, di mezzo c’è l’Università di Trento che è stata voluta ancor prima di avere la delega. Kessler se l’è inventata senza delega, guardando avanti. E ciò capendo che le istituzioni devono dialogare e davanti alla richiesta di discutere due ore su questo c’è invece il no. Si va a Padova senza dir niente a Unitn quando già aveva detto che stava lavorando su questo. In no alla discussione in commissione, ha continuato Rossi, è un atto grave. Anche perché da oggi in poi tutti sono autorizzati a pensare tutto e il contrario di tutto. L’Università, ha ricordato, è un asset portante della nostra autonomia e del nostro territorio. Respingendo questa risoluzione si tiene all’oscuro il parlamento dell’autonomia su un fatto importantissimo. Abbiamo chiesto, ha concluso l’ex presidente della Giunta, solo di affrontare questo tema a carte scoperte e con criterio scientifico. Rossi ha concluso dicendo che si chiederà a Unitn come stanno le cose nella conferenza dei capigruppo.



Ghezzi: da Fugatti un esproprio del legislativo.


Ghezzi, sempre in dichiarazione di voto, ha detto di appoggiare una risoluzione minimalista. Una semplice richiesta di informazione che oggi Fugatti non ha dato. Viene confermata invece la linea dell’esproprio del legislativo, con un’autonomia gestita direttamente dalla Giunta che chiede una delega in bianco e calpesta gli altri soggetti istituzionali con una pesantissima iniziativa nei confronti di Unitn, privilegiando una asse politico manageriale. Un giorno si dovrà spiegare questa idea di un’autonomia venetista. Un atto offensivo per tutti i consiglieri anche per quelli di minoranza costretti sempre a votare a comando.


Gugliemi (Fassa): Fugatti non fa chiacchiere.


Luca Guglielmi (Lista Fassa) ha respinto l’accusa di essere yesman e ha detto che Fugatti invece di fare chiacchiere sta cercando una soluzione concreta.


Paccher (Lega): L’alternativa alla carenza di medici è chiudere i servizi?


Roberto Paccher (Lega) ha detto che la Giunta sta cercando una soluzione ad un problema come quello della carenza dei medici che le Giunte di centro sinistra non ha affrontato. Altrimenti, ha chiesto, qual è l’alternativa ad una facoltà quella di chiudere i servizi? E’ logico che la soluzione vera è quella di formare qui i medici. La scelta di Padova, inoltre, è di assoluta qualità a livello internazionale.


Degasperi: le risorse si potrebbero usare per le borse di studio.


Filippo Degasperi (5 Stelle) ha detto di vedere abbastanza di buon occhio questa idea ma ha chiesto perché Fugatti incattivisca le minoranze con un no a un dibattito in commissione. Nel merito ampliare l’offerta di medici va bene, ma si deve dimostrare se questa iniziativa davvero risolverà i problemi. Quando si potrebbe iniziare a lavorare sui perché i medici se ne vanno e poi si dovrebbe dimostrare se con quelle risorse sono davvero efficienti quando con 10 milioni all’anno potremmo finanziare 2500 borse di studio.


Leonardi (Forza Italia): Fugatti si è rivolto a una delle maggiori università italiane.


Giorgio Leonardi (Forza Italia) ha detto che Fugatti si è rivolto ad una delle migliori università italiane e che il rettore di Trento fino ieri ha dormito. Quindi, Fugatti deve andare avanti e da FI viene l’appoggio alla concretezza della Giunta.


Tonini (Pd): una chiusura che ci ha sorpreso anche perché le minoranze non hanno fatto le barricate.


Giorgio Tonini (Pd) s’è detto sorpreso dalla chiusura di Fugatti di fronte alla richiesta della risoluzione e al fatto che l’opposizione non ha fatto barricate su questa vicenda. La minoranza, ha ricordato, ha esercitato la virtù del rispetto delle istituzioni a fronte di un conflitto grave tra Pat e Unitn, due capisaldi dell’autonomia. E non ha ritenuto, sempre per rispetto istituzionale, che l’Università avesse bisogno di sponsor politici. Nel merito Tonini ha detto che per ora ci si è fermati all’espressione della volontà di aprire una facoltà di medicina; che si è partiti con Padova e ora si è arrivati ad un’ipotesi di dialogo. Ma ha ricordato anche che non c’è una causa ed effetto tra l’apertura di una facoltà di medicina e la soddisfazione del fabbisogno di medici. Inoltre, ha affermato che è vero che ovunque c’è medicina, ma spesso si tratta di esperienze mediocri. E forse è meglio pagare i nostri giovani perché vadano in un centro di eccellenza. C’è infine il tema delle risorse. Nel bilancio appena approvato non c’è accenno a questa questione. Insomma, un tema complesso sul quale si chiedeva di discutere in commissione per fare della sanità trentina un sistema forte e attrattivo. Il no alla risoluzione, ha concluso, è stato un gesto di arroganza.


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