Consiglio provinciale. Respinta una risoluzione proposta dalle minoranze (testo allegato)
Fugatti in Aula sulla scuola di medicina: il dialogo tra le Università di Trento, Padova e Verona va avanti
Per la legge sulla caccia l’assessora Zanotelli ha chiesto un incontro con la minoranza
La seduta di oggi
pomeriggio si è chiusa con circa un ora di anticipo ed è stata
occupata interamente dal dibattito seguito alla comunicazione sulla
scuola di medicina fatto dal presidente Fugatti. Bocciata, con 21 no
e 12 sì, una risoluzione della minoranza con la quale si chiedeva un
dibattito in Quarta e Quinta commissione su questo tema. Per ciò che
riguarda il ddl sulla caccia l’assessora Zanotelli ha chiesto un
confronto che è in corso con le minoranze che hanno presentato 1700
emendamenti. I lavori riprendono domani alle 10.
Fugatti: Sulla scuola di
medicina va avanti il dialogo tra le università di Trento, Padova e
Verona. Il termine della domanda al Miur è il 22 ma si chiederà una
prorga.
La seduta pomeridiana si è
aperta e chiusa con il dibattito sulla comunicazione di Maurizio
Fugatti sul progetto della scuola di medicina. Il presidente della
Giunta ha affermato che l’ipotesi della scuola si è posta più
volte negli ultimi anni senza arrivare a nulla. Anche Dellai e Rossi
ci hanno provato senza successo ma la situazione, per gli errori di
programmazione nazionale, è critica anche in Trentino: anche da noi
è difficile reclutare i medici e i bandi vanno o deserti o
rispondono in pochi. Una situazione che sta peggiorando anche se la
Pat ha messo in campo borse di studio aggiuntive verso le università
di Padova e Verona ma hanno precedenza quelle statali e del veneto.
La possibilità di avviare scuole di specializzazione a livello
provinciale, secondo Fugatti, è legata alla presenza di una scuola
di medicina provinciale. Per questo, ha continuato Fugatti, sono
state stimolate varie università, tra le quali Trento per avviare
con l’Apss un canale formativo di medicina supplementare tra quelli
già attivi in modo da avviare già dall’anno accademico 2020 –
21 il primo anno. Si è sondata poi la possibilità di effettuare
esperienze cliniche per gli studenti del 5 e 6 anno sul nostro
territotorio su base volontaria finché gli studenti trentini non
avranno completato l’iter. La risposta più adeguata, ha detto
ancora Fugatti, è venuta inizialmente da Padova che è stata
invitata ad interagire con l’ Università di Trento.
Successivamente la stessa università di Trento, preso atto della
volontà di istituire la scuola di medicina, ha comunicato al
presidente della Giunta la volontà di effettuare un’esplorazione
autonoma con Verona e Ferrara. Poiché la finestra temporale per
costituire la scuola potrebbe chiudersi quest’anno e la Giunta è
determinata a raggiungere obiettivo importantissimo per il Trentino,
i rettori di Padova e Trento sono stati invitati a dialogare,
coinvolgendo Verona per realizzare una scuola di livello nazionale
dando la possibilità all’Università di Trento di mantenere la
propria giusta autonomia. In queste ore è in corso, anche con
l’aiuto dei dirigenti e i funzionari della Pat, un dibattito tra
rettori e l’auspicio è che entro il 22 gennaio, data di scadenza
per la domanda al Miur, possa essere presentata la proposta anche se
la Giunta è disposta a chiedere una proroga dei termini.
L’obiettivo, ha detto ancora Fugatti, è quello dell’apertura con
60 studenti dal 2020 – 21 con supporto clinico di una scuola
medicina di livello nazionale; l’attivazione su base volontaria del
5° anno di corso perché nel giro di 5 anni si potrebbero avere
medici che potrebbero restare sul territorio. In parallelo si devono
avviare le scuole di specialità indispensabili per la fidelizzazione
dei medici coinvolgendo tutti i presìdi della Apss. L’università
deve essere coinvolta fin dall’inizio del processo con l’obiettivo
di renderla autonoma in un tempo ragionevole per scuola di medicina
di livello nazionale. Si ipotizza un periodo di interateneo che
consenta la crescita di un corpo docente che a scuola avviata sarà
di almeno 60 docenti. Coinvolgimento di personale dell’ Azienda
sanitaria che verrà inserito nella scuola. Fugatti, infine, ha
ricordato che il collegamento con l’Università di Trento non è
mai venuto meno e c’è sempre stato un forte dialogo istituzionale
tra la Pat e Unitn in queste ore sono in corso contatti colloqui
trattative tra Trento, Padova e Verona per provare a costruire questo
percorso., Chiaro che per la Giunta e per risolvere il problema in
tempi rapidi il tema del 5° anno si pone ed è dirimente. Il
presidente ha detto di confidare nelle trattative in corso perché
possa essere costruito il miglior percorso di medicina tenendo conto
delle eccellenze trentine come Cibio e Fbk. Ma, ha concluso Fugatti,
si deve partire velocemente.
Demagri (Patt): rimangono
ancora dubbi e ambiti oscuri.
Paola Demagri (Patt) ha detto
che rimangono molti dubbi e ambiti oscuri. Soprattutto le
comunicazioni del rettore Collini pongono in dubbio le affermazioni
di Fugatti. Rimane sempre il dubbio, ha aggiunto, perché le versioni
di rettore e presidente non collimano. Ci si aspettava poi che
Fugatti affrontasse il tema della decisione di andare verso Padova
quando si era già affrontato il tema con Trento. La scelta di
rivolgersi a Padova, ha continuato, sembra irrispettosa nei confronti
del nostro ateneo. Ci si chiede poi se questo sia il percorso per
incrementare il numero dei medici. C’è il problema degli spazi,
della disponibilità dei cattedratici che non si sa se si possano
reperire sul territorio. Il numero di professionisti, almeno 60, è
problematico. In più si pensa di partire già quest’anno e quindi
i punti interrogativi aperti sono tanti. La scelta di Padova, l’aver
preso queste decisioni i modo affrettato e semplicistico, sembra
allontanare la possibilità di raggiungere l’obiettivo con gli
standard eccellenti del nostro ateneo.
Ghezzi (Futura): Un altro
esempio del “minimalismo fugattiano”.
Paolo Ghezzi (Futura) ha detto
di essere stupefatto di fronte a quello che ha definito il
“minimalismo fugattiano”. “Fugattismo”, ha continuato, che fa
male al Trentino come dimostra la ricostruzione di questo
“pasticciaccio” di medicina che ha comportato uno scontro
istituzionale senza precedenti. Mai è accaduto, ha detto Ghezzi, che
l’Università sconfessasse la Pat e il presidente del Pat, di
fronte a questo “pasticciaccio” senza precedenti, viene a
raccontare in aula una favoletta con comunicazioni inadeguate e
offensive per il Consiglio. Nulla, ha affermato il capogruppo di
Futura, è stato detto sulla natura vera dello scontro. Qual è il
non detto che sta dietro la passione per Padova e che ci deve essere
per arrivare fino allo scontro con Unitn. Quella Padova, ha
affermato, guarda caso, dove si sono ricollocati o da dove sono
arrivati i manager della sanità trentina, da dove viene il manager
attuale. Fatti di fronte ai quali si racconta la favoletta che ci si
mette d’accordo. Collini, ha continuato, ha detto una cosa sulla
quale Fugatti ha glissato, cioè che a ottobre Unitn stavano
lavorando a questo progetto. Una disponibilità che è stata
rifiutata dalla Giunta per rivolgersi a Padova. Non si è detto
nulla, inoltre, sui costi di questa operazione; nulla sul ruolo di
Bolzano nonostante i discorsi sull’Euregio e quando è noto che il
bacino minimo sarebbe quello del milione di abitanti. Nulla è stato
detto sulle vere emergenze, la prima la situazione del Santa Chiara.
Sui tempi poi il presidente, come con la leggina di Dimaro, dice che
si deve fare in fretta anche se avrebbe potuto partire prima. Quindi,
ha concluso, la relazione ha costituito un grave precedente.
Relazione che non contiene costi, benefici, senza soluzioni: una
favoletta propagandistica di soli 8 minuti. Tutto fatto per dire: noi
sì che facciamo medicina.
Zeni (Pd): Scelta
superficiale, mancano dati e valutazione degli obiettivi.
Luca Zeni (Pd) ha detto che
Fugatti assomiglia a Forrest Gump: pensa solo andare avanti senza
sapere dove. Questa vicenda non si colloca in una visione della
sanità. Una scelta superficiale a fronte della necessità di avere
analisi, dati, valutazione degli obiettivi. Non sono stati fatti
accenni ai costi, forse 10 milioni all’anno, alle risorse per
pagare 60 docenti. Rispetto alla prima ipotesi di aprire una
succursale di Padova, ha però affermato Zeni, oggi si è vista
un’apertura: c’è una mediazione in corso e l’Univesità di
Trento deve essere coinvolta. Insomma, un passo avanti rispetto alle
prime scelte c’è. Ma non si è fatto cenno al tema dell’imbuto
rappresentato delle scuole di specialità che potrebbero stare anche
senza la scuola di medicina. Un obiettivo, ha ricordato Zeni, sul
quale peraltro stava lavorando Unitn. Sul fatto che in precedenza non
è stata realizzata una scuola, ha ricordato l’ex assessore alla
sanità, dovrebbe far riflettere. Perché lo stop è stata motivato
dal fatto che ci si è accorti che non basta buttare lì 10 milioni
per fare una scuola di medicina. Zeni ha poi sottolineato che non è
possibile arrivare a 8 giorni della scadenza della domanda al Miur
senza una proposta compiuta. Sbagliare su un tema di questa portata
ha delle conseguenze pesanti. L’Università di Trento, ha
continuato, dovrà accettare la decisione della Provincia ma manca
pur sempre l’analisi. Forse, ha suggerito Zeni, per la mancanza dei
medici si potrebbero seguire strade come la valorizzazione delle
professioni sanitarie, seppur in modo diverso da come si è fatto in
questi giorni, affrontando il tema della rete ospedaliera invece di
inseguire la riapertura del punto nascite di Arco. C’è poi il tema
dell’attrattività dei medici che si può fare se c’è un sistema
sanitario di peso. Attenzione, ha concluso Zeni, che se si sbaglia su
questo tema si rischia di fare la fine del Titanic.
Degasperi: prima di tutto
si dovrebbe pensare a non far scappare i medici.
Filippo Degasperi ha detto che
la relazione ha messo ancor più in evidenza che ci sono due versioni
differenti: quella del rettore e quella di Fugatti. Dopo paginate e
paginate e ore di tv tutto si è concentrato in 8 minuti di relazione
di Fugatti. Degasperi ha ricordato che il record di brevità spetta
alla presentazione della legge sulla caccia che durò un minuto e 8
secondi e questo a fronte di un’ondata mediatica e propagandistica.
Il rettore non era d’accordo di aprire una scuola di medicina, ma
anche la Pat non ha fugato tutti i dubbi e quindi la posizione di
Collini appare ancora fondata. La Giunta dice si apre medicina perché
c’è carenza di medici. Un problema nato nel 1999 quando si pose,
in modo irrazionale, il numero chiuso a medicina. Ora però, visto
che nel Veneto i problemi sono ancora più gravi, c’è il rischio
di formare medici per loro. Stupefacente è poi il fatto che non si
sia dato alcun dato sui costi. Di sicuro dal bilancio di Unitn,
ingessato com’è, non si possono trarre le risorse. Non si sa chi
dovrebbe mettere i soldi, non c’è un’analisi costi – benefici,
non c’è insomma nulla sul versante della disponibilità. In linea
teorica aumentare l’offerta formativa di Unitn è un bene, ma prima
di tutto si dovrebbe pensare a chiudere le falle a non far scappare i
medici del Trentino. Viene il dubbio che questa vicenda finisca come
protonterapia: tanti costi e risultati dubbi.
Dalzocchio (Lega): dopo
anni di immobilismo Fugatti dà risposte concrete.
Mara Dalzocchio, capogruppo
Lega, ha detto che dopo anni di immobilismo di fronte al tema della
carenza di medici e infermieri è indecente attaccare Fugatti che ha
lanciato la sfida di una scuola di medicina. Anche se la questione è
complessa per le parti in a causa e i tempi stretti, anche se ci può
essere una proroga, c’è la volontà di avviare una scuola tenendo
assieme Padova, Trento e Verona. Oggi il presidente, ha detto ancora,
ha confermato che le trattative, per quanto articolate, sono ancora
in corso. Assolutamente condivisibile la scelta di partire dal quinto
anno e il collegamento con le eccellenze trentine. Quindi, si punta a
realizzare un scuola non solo per il Trentino ma con il Trentino. La
superficialità vera è stata quella di chi ha governato senza saper
affrontare questo problema che era prevedibile. La Giunta Fugatti ora
si trova a dover affrontare problemi che non sono stati affrontati da
chi ha governato prima.
Cia (Agire): tentativo
lodevole di dare una risposta ad un problema grave.
Claudio Cia (Agire) ha detto
che oggi c’è un governo provinciale che sta tentando di fare
quello che altri hanno fatto. Il rettore sa, ha aggiunto il
consigliere di Agire, che se arrivasse medicina si dovrebbe
suddividere la grande torta dell’Università e si potrebbero anche
alterare equilibri all’interno del Senato accademico. Il percorso
che si presenta è lungo e tortuoso, sul quale sono state fatte
speculazioni anche da parte dalla stampa, ma la facoltà di medicina
è un progetto interessante e se si facesse avremmo la possibilità
di far fare il tirocinio dei medici nelle nostre strutture. La Pat
garantisce già le borse di studio per le specializzazioni, 2 milioni
4 mila euro nel 2018 – 19 , un fattore importante perché sappiamo
che, finiti i corsi, i professionisti devono assicurare due anni di
lavoro nei nostri ospedali. In Trentino ci sono in formazione 90
medici a fronte di un fabbisogno 2019 – 20 è di 29 unità nelle
varie specializzazioni. C’è bisogno soprattutto di medici
specialisti e quindi tentare di portare in porto la scuola di
medicina è lodevole e nulla c’entra con la propaganda politica. E’
un impegno a garantire al nostro territorio figure indispensabili
tenuto conto che si arriverà tra breve ad una popolazione oltre i 65
anni di 100 mila unità.
IL DIBATTITO SULLA RISOLUZIONE PRESENTATA DALLE MINORANZE.
Rossi (Patt): Non
dimentichiamo che il Trentino s’è battuto per anni per
l’Università.
Ugo Rossi (Patt), illustrando
la risoluzione dei consiglieri di minoranza bocciata con 21 no e 12
sì, ha detto che l’obiettivo di questo documento, che non
intendeva esprimere giudizi sul tema, era propositivo, cioè di avere
un momento di approfondimento in 4 o/e in 5 commissione in tempo
utile per il 22 gennaio o se ci sarà la proroga più avanti. Questo
per capire la vera portata del problema, delle risorse e magari
individuare una soluzione mediana. Un passaggio necessario, ha
sottolineato il capogruppo Patt, perché il Trentino si è battuto
per anni per avere una sua università, uno dei fondamenti
dell’autonomia.
Fugatti: tutte le regioni
tranne noi e la val d’Aosta hanno medicina.
In replica di Fugatti ha
ricordato che solo la Val d’Aosta e il Trentino - Alto Adige non
hanno un’Università di medicina Quindi che si costituisca sembra
quasi naturale. C’è un’esigenza del territorio, ha sottoline ato
Fugatti, pur nella consapevolezza che non tutti i laureati rimarranno
in Trentino. Però, ha continuato, questo territorio, con le sue
eccellenze, deve avere l’ambizione di accettare una sfida come
questa. Infine, il presidente ha detto che, al netto di Futura, non
sembrano esserci grandi critiche a questo progetto. C’è una
condivisione di base, si discute di Trento o Padova ma sull’idea di
fondo c’è una sostanziale convergenza. Sulla risoluzione ha detto
no perché i tempi sono brevi e il discorso in commissione si farà a
bocce ferme.
Rossi: un no che lascia
esterrefatti.
Rossi ha replicando dicendo di
essere esterrefatto perché non si è capito che, su questi temi
centrali per l’autonomia, il metodo vale più del merito. Il
presidente detto che medicina c’è ovunque,che si può fare ma che
il dialogo, su una questione come questa, conta quel che conta.
Invece, ha detto Rossi, di mezzo c’è l’Università di Trento che
è stata voluta ancor prima di avere la delega. Kessler se l’è
inventata senza delega, guardando avanti. E ciò capendo che le
istituzioni devono dialogare e davanti alla richiesta di discutere
due ore su questo c’è invece il no. Si va a Padova senza dir
niente a Unitn quando già aveva detto che stava lavorando su questo.
In no alla discussione in commissione, ha continuato Rossi, è un
atto grave. Anche perché da oggi in poi tutti sono autorizzati a
pensare tutto e il contrario di tutto. L’Università, ha ricordato,
è un asset portante della nostra autonomia e del nostro
territorio. Respingendo questa risoluzione si tiene all’oscuro il
parlamento dell’autonomia su un fatto importantissimo. Abbiamo
chiesto, ha concluso l’ex presidente della Giunta, solo di
affrontare questo tema a carte scoperte e con criterio scientifico.
Rossi ha concluso dicendo che si chiederà a Unitn come stanno le
cose nella conferenza dei capigruppo.
Ghezzi: da Fugatti un
esproprio del legislativo.
Ghezzi, sempre in
dichiarazione di voto, ha detto di appoggiare una risoluzione
minimalista. Una semplice richiesta di informazione che oggi Fugatti
non ha dato. Viene confermata invece la linea dell’esproprio del
legislativo, con un’autonomia gestita direttamente dalla Giunta che
chiede una delega in bianco e calpesta gli altri soggetti
istituzionali con una pesantissima iniziativa nei confronti di Unitn,
privilegiando una asse politico manageriale. Un giorno si dovrà
spiegare questa idea di un’autonomia venetista. Un atto
offensivo per tutti i consiglieri anche per quelli di minoranza
costretti sempre a votare a comando.
Gugliemi (Fassa): Fugatti
non fa chiacchiere.
Luca Guglielmi (Lista Fassa)
ha respinto l’accusa di essere yesman e
ha detto che Fugatti invece di fare chiacchiere sta cercando una
soluzione concreta.
Paccher (Lega):
L’alternativa alla carenza di medici è chiudere i servizi?
Roberto
Paccher (Lega) ha detto che la Giunta sta cercando una soluzione ad
un problema come quello della carenza dei medici che le Giunte di
centro sinistra non ha affrontato. Altrimenti, ha chiesto, qual è
l’alternativa ad una facoltà quella di chiudere i servizi? E’
logico che la soluzione vera è quella di formare qui i medici. La
scelta di Padova, inoltre, è di assoluta qualità a livello
internazionale.
Degasperi: le risorse si
potrebbero usare per le borse di studio.
Filippo
Degasperi (5 Stelle) ha detto di vedere abbastanza di buon occhio
questa idea ma ha chiesto perché Fugatti incattivisca le minoranze
con un no a un dibattito in commissione. Nel merito ampliare
l’offerta di medici va bene, ma si deve dimostrare se questa
iniziativa davvero risolverà i problemi. Quando si potrebbe iniziare
a lavorare sui perché i medici se ne vanno e poi si dovrebbe
dimostrare se con quelle risorse sono davvero efficienti quando con
10 milioni all’anno potremmo finanziare 2500 borse di studio.
Leonardi (Forza Italia):
Fugatti si è rivolto a una delle maggiori università italiane.
Giorgio
Leonardi (Forza Italia) ha detto che Fugatti si è rivolto ad una
delle migliori università italiane e che
il rettore di
Trento fino ieri ha dormito.
Quindi, Fugatti deve andare avanti e da FI viene l’appoggio alla
concretezza della Giunta.
Tonini
(Pd): una chiusura che ci ha
sorpreso anche perché le minoranze non hanno fatto le barricate.
Giorgio
Tonini (Pd) s’è detto
sorpreso dalla chiusura di Fugatti di fronte alla richiesta della
risoluzione e al fatto che l’opposizione non ha fatto barricate su
questa vicenda. La minoranza,
ha ricordato,
ha esercitato la virtù del rispetto delle istituzioni a fronte di un
conflitto grave tra Pat e Unitn, due capisaldi dell’autonomia. E
non ha ritenuto, sempre per rispetto istituzionale, che l’Università
avesse bisogno di sponsor politici. Nel
merito Tonini ha detto che per
ora ci si è fermati all’espressione della volontà di aprire una
facoltà di medicina; che si
è partiti con Padova e ora si è arrivati ad un’ipotesi di
dialogo. Ma ha ricordato
anche che non c’è una
causa ed effetto tra l’apertura
di una facoltà di medicina e
la soddisfazione del fabbisogno di medici. Inoltre,
ha affermato che è vero che
ovunque c’è medicina, ma spesso si tratta di esperienze mediocri.
E forse è meglio pagare i nostri giovani
perché vadano in un centro
di eccellenza. C’è infine il tema delle risorse. Nel bilancio
appena approvato
non c’è accenno a questa questione. Insomma, un tema complesso sul
quale si chiedeva di discutere in commissione per fare della
sanità trentina un
sistema forte e attrattivo.
Il no alla risoluzione, ha
concluso, è stato
un gesto di arroganza.