L'esame in Aula
Consiglio, no unanime alla diga sul Vanoi. Violenza di genere, la mozione Coppola non passa
I lavori, trasmessi in diretta sul canale Youtube e sul sito, riprendono domani
È iniziata nella tarda mattinata ed è proseguita nel pomeriggio la discussione sulle 11 proposte di mozione all'ordine del giorno per questa tornata elettorale. Approvata la mozione del consigliere Alessio Manica (Pd) che stoppa ogni progettualità relativa alla diga del Vanoi. No dell'Aula alla mozione a prima firma di Lucia Coppola (Verdi-Sinistra) sui percorsi educativi per contrsadtare la violenza di genere.
Manica (Pd): la Pat dica no
alla diga sul Vanoi
Il
tema della mozione del consigliere Manica (che sarà approvato nella
forma emendata concordata con l’assessora Zanotelli), è quello
della diga del Vanoi. Un progetto a cavallo tra i due territori
trentino e veneto, che ha quasi 100 anni di storia e che viene ora
ripreso con determinazione dalla regione Veneto a scopi irrigui
(parliamo di un bacino da 3 milioni di metri cubi di acqua) ha
chiarito il consigliere pd. Appare incomprensibile come il Veneto
possa sostenere una progettazione di questo tipo senza una
interlocuzione anche informale con la Provincia, ha aggiunto. La
mozione ha l’obiettivo di impegnare la Giunta a comunicare in modo
formale alla Regione Veneto la propria contrarietà al progetto di
uno sbarramento sul torrente Vanoi e di assumere, anche in ambito
giudiziario, le iniziative necessarie a difendere questa contrarietà
a salvaguardia del territorio trentino. La Giunta si è già espressa
con decisione in tal senso, ha riconosciuto il consigliere, ma a me
preme che ci sia anche la posizione chiara del Consiglio provinciale.
Michele
Malfer (Campobase) ha sostenuto senza esitazione il documento che
riguarda un tema di vitale importanza e con ricadute di carattere
ambientale, economiche ed istituzionali. L’opera, ha chiarito,
produrrebbe un enorme debito ecologico per i nostri figli a causa
dell’impatto ecologico che minaccerebbe l’equilibrio del
territorio. Tutti i progetti sono stati bocciati dal 1922 ad oggi,
per i gravissimi rischi idrogeologici che comporterebbero. I nostri
vicini, anziché pensare di ricorrere ad un’opera di tale impatto
per risolvere i loro problemi di carenza idrica, dovrebbero lavorare
sugli sprechi di acqua e sui sistemi di irrigazione, valutando anche
alternative moderne che non necessitano di grandi infrastrutture. La
vera programmazione sta in soluzioni che coniugano progresso e
conservazione e la proposta individuata dal Veneto non va certo in
questa direzione. Compito di noi amministratori è assumersi un
impegno verso la sostenibilità e il benessere della nostra comunità,
per il bene futuro delle nostre generazioni, ha concluso.
Di
simile avviso Antonella Brunet (Noi Trentino per
Fugatti Presidente) che ha detto di essere particolarmente sensibile
a questa tematica: comprendo le problematiche del Veneto, ha detto,
ma la diga del Vanoi non è certo la soluzione, anzi è un progetto
assolutamente insostenibile. L’emedamento dell’assessora rafforza
ulteriormente il dispositivo della mozione e lo voterò con
convinzione, ha concluso.
Paola
Demagri (Casa autonomia) ha riportato la sensibilità trasferita
dalla popolazione sul tema, che ci impone severità e un contrasto
senza esitazione a questa mega struttura, ha detto. Se necessario, ha
aggiunto, rappresentando al Veneto la nostra disponibilità a mettere
a disposizione il nostro know how per contrastare il suo
problema.
L’assessora
Giulia Zanotelli ha confermato la posizione della Giunta di
netto contrasto all’ipotesi di realizzazione del bacino del Vanoi,
chiarendo le motivazioni anche tecniche da tempo rappresentate dalla
Provincia rispetto al progetto. Abbiamo avuto un diniego alla
richiesta di accesso agli atti e anche al ricorso, ha raccontato.
Tutto quello che potevamo fare lo abbiamo fatto, ha aggiunto
rappresentando la disponibilità a mettere in campo la progettualità
degli istituti di ricerca trentini rispetto ad impianti di
efficientamento nell’utilizzo dell’acqua a beneficio dei vicini
veneti.
La
discussione è proseguita nel pomeriggio a partire dalle ore 14.30.
Filippo
Degasperi (Onda) ha detto che l’ipotesi preoccupa molto anche
perché riguarda un territorio che non è stato certo favorito dalla
Pat, basti pensare alla vicenda della discarica. Secondo l’esponente
di Onda l’atteggiamento del Veneto è di tipo coloniale al quale la
Giunta deve rispondere con un no chiaro pronunciato in Consiglio.
Anche perché c’è da stare poco tranquilli quando la Lega del
Veneto diffonde mozioni a destra e a manca a favore di questa diga.
Sullo sfondo c’è la questione del modello di sviluppo che se è
quello che il Veneto ha abbracciato e, come con la Valdastico, il
Trentino rischia grosso.
Manica
in replica ha affermato che la tranquillità non può essere risposta
in qualche lettera di rassicurazione perché ci si trova di fronte a
atti formali della Regione Veneto che ha investito un milione nel
progetto. Anche per questo servono atti formali da parte nostra. Ma
l’emendamento ribadisce la ferma contrarietà, cercando giustamente
di tenere dentro ciò che la Giunta ha fatto per opporsi alle
decisioni venete. La mozione, ha aggiunto, verrà trasferita ai
consiglieri Pd veneti anche perché molte amministrazioni del Veneto
si stanno muovendo a favore dell’invaso. C’è un problema di
modello di sviluppo e chi ha fatto la proposta della diga sembra viva
in un’altra epoca. Mentre in Trentino i limiti sono da tempo
definiti.
Antonella
Brunet, in dichiarazione di voto, ha ribadito l’importanza del no
al progetto. Mentre Degasperi ha detto che i cittadini del Vanoi non
vanno tranquillizzati ma svegliati perché c’è una maggioranza di
centro destra che insegue questo modello di sviluppo predatorio. Il
punto per Degasperi non è tecnico ma politico.
Coppola
(Verdi - Sinistra): reintrodurre nelle scuole i percorsi di
educazione di genere. Bocciata
La
mozione della consigliera dei Verdi – Sinistra, sottoscritta anche
dai consiglieri del Pd e di Campobase, bocciata con 13 sì e 17 no
mirava ad impegnare la Giunta a sollecitare le scuole che non lo
fanno ad aderire ai programmi di educazione all’affettività e alla
sessualità dell’Apss; a favorire la reintroduzione nelle scuole e
in modo strutturale dei percorsi di educazione alla corretta
relazione tra i generi che trattino del rispetto reciproco e della
consapevolezza dei segnali di violenza; ad invitare le istituzioni
educative a creare momenti di dibattito sull’affettività, al
consenso e alla prevenzione della violenza di genere; a promuovere
un’adeguata formazione degli insegnanti su tali tematiche; a
sostenere l’implementazione degli sportelli di sostegno
psicologico; a promuovere azioni si sensibilizzazione sulla
prevenzione della violenza di genere, attraverso il coinvolgimento
attivo delle realtà aggregative e di riferimento per la popolazione
e a promuovere sportelli antiviolenza.
Strutture
importanti per la prevenzione, ha sottolineato la consigliera dei
Verdi – Sinistra, come ha messo in evidenza la tragica vicenda di
Giulia Cecchettin; prevenzione che deve essere promossa anche
attraverso i consultori, una realtà un tempo importante o oggi quasi
sconosciuta ai giovani.
L’assessore
Francesca Gerosa ha proposto un emendamento che aveva
l’obiettivo di impegnare la Giunta a continuare nell’azione di
promozione in collaborazione con l’Apss di un programma di
educazione alle emozioni e alle loro regolazione che consentano il
rafforzamento dell’autodeterminazione e dell’autostima dei
bambini e delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze al fine di
rafforzare il rispetto reciproco. Un altro emendamento mirava a
sostituire l’educazione all’ affettività con l’educazione alle
emozioni anche affettive. Emendamenti che non sono stati accettati.
Lucia
Coppola ha detto che il cuore della mozione è la prevenzione
della violenza di genere partendo dalla scuola introducendo in modo
sistematico i corsi di educazione sessuale e affettiva. Un Paese
l’Italia ancora permeato di una cultura patriarcale nel quale
centonove le donne uccise nel 2023, la maggioranza in ambito
affettivo. Affettività che fa molta paura a questa maggioranza ma è
una parole che si trova nei testi di psicologia e pedagogia. Il
Consiglio, ha detto ancora, ha un ruolo anche educativo.
Michele
Malfer (Camopobase) ha affermato che è necessario un cambiamento
culturale che parte dalla scuola che deve informare e formare i
giovani. La nostra Costituzione, ha aggiunto, ci chiede di essere,
non identici, ma uguali. Ciò significa che le donne devono avere gli
stessi diritti e di non venire penalizzati. La figura dello psicologo
a scuola poi è esenziali per creare spazi d’ascolto per gli
studenti. Gli istituti di Cavalese e Predazzo stanno mettendo a punto
un progetto con l’associazione “Voce delle donne” che punta
alla prevenzione della violenza di genere. I giovani hanno subito il
colpo del Covid e uno sportello psicologico in ogni scuola è quindi
sempre più importante.
L’assessore
Francesca Gerosa ha affermato che la mozione era stata accolta
con uno spirito costruttivo perché la violenza sulle donne non ha
colore politico. In quest’ottica di cuore aperto, ha aggiunto, si è
cercata la massima condivisione. Quindi, spiace che questa
condivisione non sia stat raggiunta, anche a fronte di proposte
migliorative della Giunta. Gerosa ha detto di credere in una società
sempre più civile e per questo ha aggiunto che sarebbe bene trovare
punti di unione per raggiungere gli obiettivi di far crescere bene i
nostri ragazzi. Il discorso sull’affettività, ha detto ancora,
divide e per questo si è proposto di sostituirlo con emozioni
affettive perché racchiudono anche la rabbia e le incapacità di
gestire anche le sconfitte. Un concetto quindi più largo che non è
stato accolto. Tanto viene fatto nelle scuole per prevenire la
violenza, ha ricordato, in tutte quelle di secondo grado si porta
avanti il progetto “Educhiamo” per relazioni positive tra ragazzi
e ragazze. Un percorso che ha visto nel 2022 – 23 la partecipazione
di 229 classi e più di 5 mila alunni, mentre in quelle di secondo
grado sono stati coinvolti 4.420 ragazzi. Vero che c’è un grande
bisogno degli sportelli al punto che la maggioranza ha fatto grandi
sforzi per aumentarne il numero. Tanto è stato fatto e tanto si può
fare, purtroppo ci si trova di fronte alla chiusura nei confronti di
un’apertura. Si è persa, ha concluso l’assessore, un’occasione.
Paolo
Zanella (Pd) ha detto che va bene unirsi tutti ma laddove c’è
sostanza, quella che proponeva la mozione. I 350 mila euro per gli
sportelli psicologici, citati dall’assessore, ha aggiunto, li ho
messi io e non la Giunta. Zanella ha ricordato che Fugatti si è
espresso contro i corsi sull’affettività perché riguardano la
sessualità. Il tema di fondo della mozione era il pieno ripristino
dei corsi sull’educazione sulla violenza di genere che non si
capisce perché sono diventati un tabù. E questo perché il
femminicidio parte dalla cultura patriarcale di cui parla anche il
padre di Giulia Cecchettin e quindi è su questo che si deve agire.
Non fare questo significa prendersi la responsabilità di non andare
a cambiare la società anche con un lavoro lento per creare meno
differenze tra uomini e donne. Questo si chiedeva nella mozione.
Pronti a fare un passo assieme, ha concluso, ma se non si condivide
che la radice della violenza di genere diviene molto difficile.
Nonostante ciò non ci sono chiusure alla discussione, ma si devono
condividere i presupposti che la letteratura ha messo in evidenza da
anni.
Mirko
Bisesti, capogruppo della Lega, ha detto che mai Fugatti ha detto
io ho messo i soldi. Affermazioni poco edificanti perché i soldi li
mettono i trentini e alla politica spetta solo amministrarli. Giusto
comunque il tentativo di mediazione fatto da Gerosa ma ci si trova di
fronte alla strumentalizzazione di temi come questi.
Maria
Bosin (Patt) ha detto di aver sperato in una mediazione perché
il tema sta a cuore a tutti. Ma se oggi non si è trovata un’intesa
andrà comunque cercata in futuro perché si deve arrivare a una
maturazione culturale della nostra società. In futuro si dovrà
essere più chiari sui modelli educativi che si intendono proporre.
Filippo
Degasperi (Onda) ha affermato che più volte Fugatti ha
rivendicato di aver trovato i 900 milioni per il bypass e quindi
Zanella non ha detto un’ eresia. Ma nel merito secondo Degasperi
non si è fatto tutto e se si continua a insistere su questo tema
forse significa che non si ritiene che si sia ancora cose da fare.
Alla scuola, ha aggiunto, si delega tutto, ma senza l’aggiunta di
risorse, quando invece si dovrebbero sensibilizzare le famiglie su
ciò che i ragazzi assorbono dai social. La scuola non c’entra su
questo; c’entrano invece i genitori che devono essere coinvolti,
anche perché continuano a difendere la loro primazia. Ma quando
qualcosa non va bene ribaltano sulla scuola le loro responsabilità.
Paola
Demagri (Casa autonomia) ha detto di condividere la mozione di
Lucia Coppola ma si sarebbe aspettata un atteggiamento diverso
dall’assessore visto il dialogo aperto che ha avviato con i
giovani. Invece, si considerano termini come affettività in qualche
modo pericolosi in modo strumentale. E ciò è un peccato visto il
momento storico e sarebbe stato bello arrivare all’unanimità. La
mozione sarebbe servita da sprone per gli insegnanti perché la
scuola rimane comunque il luogo della crescita culturale e dello
sviluppo del pensiero critico. L’invito a Gerosa dell’esponente
di Casa autonomia è stato quello di ripensarci per trovare un punto
di convergenza.
Claudio
Cia (Misto) ha detto che nessuno è contrario a iniziative contro
la violenza di genere. Ma va ricordato che l’ex assessora Segnana e
l’ex assessore Bisesti se ne sono fatti ampiamente carico. Quindi,
non si parte certo da zero. Ma questo tema non deve portare allo
contro ideologico, perché altrimenti si può dare l’impressione
che le tragedie vengano usate come terreno di scontro. Detto ciò,
Cia ha continuato affermando che non si può mettere sulle spalle
della scuola tutti i fardelli, tutte le materie, tutte le
responsabilità che non ha e non può avere. Il ruolo della famiglia,
invece, è fondamentale perché è lì si impara il rispetto. E i
ragazzi più che un’educazione alla sessualità andrebbero educati
all’empatia, cioè alla capacità di porsi nello stato d’animo
della persona che si ha a fianco.
Eleonora
Angeli si è detta dispiaciuta che non si sia arrivati ad una
opposizione unitaria su un tema che non ha colore politico come la
violenza di genere. Le sensibilità possono essere diverse, ma il
tema del recupero dei valori che sono andati persi e i nostri figli,
ha detto ancora, hanno bisogno di esempi che vengono dati dalle
famiglie. La Pat ha già fatto tanto su questo tema e va bene cercare
punti di contatti, ma rifiutare un emendamento che semplicemente
sottolinea la continuità di quello che si sta già facendo non pare
avere molto senso.
Luca
Guglielmi (Lista Fassa) ha sottolineato il primato della famiglia
sull’educazione e non si possono riversare sulle spalle degli
insegnanti temi di questa importanza. Riguardo ai Consultori, ha
aggiunto, andrebbe fatto conoscere anche il Centro aiuto alla vita
perché non c’è solo la sessualità. Nella mozione c’è però un
passaggio condivisibile perché si è parlato di rispetto per i due
generi, riconoscendo così che esistono le differenze.
Francesca
Gerosa ha replicato dicendo di concordare con Degasperi sulla
necessità di controllare i social. Tutto si può migliorare, ed è
per questo che l’assessorato sta lavorando per allargare l’offerta
formativa e le iniziative. Il dialogo è sempre aperto , ma di fronte
a questa apertura la risposta è stata una mozione che si deve
accettare così com’è. Di fronte alla proposta di emendamento è
arrivato il “no grazie”. Quasi cercando la bocciatura per poter
dire che la maggioranza non ha sensibilità. Oggi il centro sinistra
si prende una grandissima responsabilità, ha concluso, di non poter
avviare un percorso condiviso.
Coppola
ha riconosciuto all’assessore di avere avuto una posizione
dialogante, quindi non c’è alcuna contrapposizione preconcetta. Ma
gli atti vengono proposti all’aula è non c’è l’obbligo della
loro condivisione. Nessuno deve sentirsi ferito o denigrato e nessuno
dirà che la maggioranza non ha sensibilità su questo tema. Ma nel
merito il punto irrinunciabile era di riportare nelle scuole quello
che è stato tolto. Cancellare questo la mozione non avrebbe avuto
senso. La disponibilità di confrontarsi c’è comunque, ma ci sono
due visioni tutte e due legittime.
Andrea
de Bertolini (Pd) ha affermato di avere un’insofferenza
profonda quando si affrontano temi come questo dal punto di vista
ideologico. Più che sottolineare i termini, come l’uso di
assessora invece di assessore, va cercato un linguaggio comune. Anche
in questa occasione sono emerse resistenze ideologiche quando il
punto sono i diritti degli individui, garantiti dall’articolo 3
della Costituzione, anche nei confronti delle famiglie. La dimensione
“cannibale” intra familiare che emerge chiara in tutti i
tribunali. Il denominatore comune è l’ignoranza dei diritti. Va
quindi trovato un linguaggio comune al di là delle ideologie.
Claudio
Cia ha detto di essere stato colpito dalle affermazioni di de
Bertolini perché non si può sostenere che nelle famiglie trentine
non si crescono bene i giovani. La maggioranza delle famiglie è
sana. Nessuno ha detto, ha replicato l’esponente Pd, che le
famiglie siano la fucina dei reati, ma in tribunale si capisce come
stanno le cose e l’obiettivo è quello di ridurre i contenuti
tossici della violenza di genere per la società. Difesa del ruolo
delle famiglie anche da parte dei Luca Guglielmi, il quale ha però
aggiunto che il confronto politico si basa sulla differenza
ideologica. Filippo Degasperi, annunciando il sì alla
mozione, ha affermato che le modifiche proposte della maggioranza
sono state solo terminologiche significa che il no è ideologico.
Angeli
(Lista Fugatti): Pietramurata, recuperare in tempi rapidi il
compendio ex Canonica
La
mozione della consigliera della Lista Fugatti, che verrà votata
domattina, riguarda il compendio ex Canonica di Pietramurata, e
impegna la Giunta a promuovere nel breve periodo un incontro tra le
parti interessate per un’ eventuale revisione della vigente
convenzione anche mediante la possibile permuta delle aree e degli
immobili interessati e a valutare con le risorse disponibili nelle
prossime finanziarie la possibilità di realizzare la palestra; a
valutare la necessità di intervenire per la realizzazione di una
nuova sede scolastica delle elementari di Pietramurata adiacente alla
palestra anche attraverso bandi europei. Una vicenda lunga 22 anni
che ora va chiusa, ha detto la consigliera, che ha ricordato di aver
effettuato un sopralluogo con l’assessore Marchiori e il sindaco di
Dro per trovare una soluzione. Marchiori ha ringraziato la
consigliera per la mozione e ha assicurato che si darà risposta al
disagio dei bambini che devono recarsi alle Sarche per l’ora di
ginnastica. Anche Michela Calzà ha ringraziato Eleonora
Angeli e ha sottolineato che tutto ha preso il via con l’acquisto
da parte del Comune del compendio ex Canonica con il coinvolgimento
dell’Itea. Itea che oggi è proprietaria di una grande area mentre
il Comune è rimasto proprietario solo della Casa sociale dopo una
vicenda di 22 anni e cinque consiliature. Moltissime sono state le
mozioni approvate dal Consiglio comunale di Dro, gli incontri anche
con Fugatti ma non è accaduto nulla nonostante ci siano ben tre
accordi con Itea. Infine, la consigliera Pd ha chiesto l’inserimento
di in punto per rivalutare la localizzazione della zona scolastica
nelle aree di Itea previste dall’accordo del 2009. Una scelta
politica fondamentale. Proposta che Angeli ha però respinto
decisamente.
Paola
Demagri (Casa autonomia) ha affermato che gli emendamenti
proposti dall’assessore cancellano una tempistica precisa che era
contenuta nella prima versione. Mentre Claudio Cia ha
sottolineato che Itea invece di pensare a nuovi acquisti e iniziative
deve puntare al recupero dei 1200 appartamenti sfitti. Inoltre, il
fatto che si tratti di una vicenda di 22 anni, significa anche che le
Giunte di centro sinistra sia provinciali che del Comune di Dro, in
tempi di bilanci più ricchi, non hanno saputo risolvere questa
questione. Chiara Maule (Campobase) ha ricordato che nel 2005
Itea è diventata spa e da quel momento i comuni vivono partite
patrimoniali molto complesse. Quindi, rispetto alla questione
sollevata giustamente da Eleonora Angeli, va affrontato il tema di
fondo. Cioè l’impossibilità di colloquiare con Itea che è una
società non più pubblica ma privata.
Angeli,
in replica, ha affermato di aver fiducia nel consiglieri e se non
dovesse mantenere la parola si ritornerà a risollevare questa
vicenda. Comunque, ha sottolineato che in cinque legislature un
sindaco non è riuscito a portare a casa un risultato atteso, come
detto, da 22 anni.