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06/02/2024 - In aula o in commissione

Consiglio, no unanime alla diga sul Vanoi. Violenza di genere, la mozione Coppola non passa

L'esame in Aula

Consiglio, no unanime alla diga sul Vanoi. Violenza di genere, la mozione Coppola non passa

I lavori, trasmessi in diretta sul canale Youtube e sul sito, riprendono domani

Consiglio, no unanime alla diga sul Vanoi. Violenza di genere, la mozione Coppola non passa

È iniziata nella tarda mattinata ed è proseguita nel pomeriggio la discussione sulle 11 proposte di mozione all'ordine del giorno per questa tornata elettorale. Approvata la mozione del consigliere Alessio Manica (Pd) che stoppa ogni progettualità relativa alla diga del Vanoi. No dell'Aula alla mozione a prima firma di Lucia Coppola (Verdi-Sinistra) sui percorsi educativi per contrsadtare la violenza di genere.


Manica (Pd): la Pat dica no alla diga sul Vanoi

Il tema della mozione del consigliere Manica (che sarà approvato nella forma emendata concordata con l’assessora Zanotelli), è quello della diga del Vanoi. Un progetto a cavallo tra i due territori trentino e veneto, che ha quasi 100 anni di storia e che viene ora ripreso con determinazione dalla regione Veneto a scopi irrigui (parliamo di un bacino da 3 milioni di metri cubi di acqua) ha chiarito il consigliere pd. Appare incomprensibile come il Veneto possa sostenere una progettazione di questo tipo senza una interlocuzione anche informale con la Provincia, ha aggiunto. La mozione ha l’obiettivo di impegnare la Giunta a comunicare in modo formale alla Regione Veneto la propria contrarietà al progetto di uno sbarramento sul torrente Vanoi e di assumere, anche in ambito giudiziario, le iniziative necessarie a difendere questa contrarietà a salvaguardia del territorio trentino. La Giunta si è già espressa con decisione in tal senso, ha riconosciuto il consigliere, ma a me preme che ci sia anche la posizione chiara del Consiglio provinciale.

Michele Malfer (Campobase) ha sostenuto senza esitazione il documento che riguarda un tema di vitale importanza e con ricadute di carattere ambientale, economiche ed istituzionali. L’opera, ha chiarito, produrrebbe un enorme debito ecologico per i nostri figli a causa dell’impatto ecologico che minaccerebbe l’equilibrio del territorio. Tutti i progetti sono stati bocciati dal 1922 ad oggi, per i gravissimi rischi idrogeologici che comporterebbero. I nostri vicini, anziché pensare di ricorrere ad un’opera di tale impatto per risolvere i loro problemi di carenza idrica, dovrebbero lavorare sugli sprechi di acqua e sui sistemi di irrigazione, valutando anche alternative moderne che non necessitano di grandi infrastrutture. La vera programmazione sta in soluzioni che coniugano progresso e conservazione e la proposta individuata dal Veneto non va certo in questa direzione. Compito di noi amministratori è assumersi un impegno verso la sostenibilità e il benessere della nostra comunità, per il bene futuro delle nostre generazioni, ha concluso.

Di simile avviso Antonella Brunet (Noi Trentino per Fugatti Presidente) che ha detto di essere particolarmente sensibile a questa tematica: comprendo le problematiche del Veneto, ha detto, ma la diga del Vanoi non è certo la soluzione, anzi è un progetto assolutamente insostenibile. L’emedamento dell’assessora rafforza ulteriormente il dispositivo della mozione e lo voterò con convinzione, ha concluso.

Paola Demagri (Casa autonomia) ha riportato la sensibilità trasferita dalla popolazione sul tema, che ci impone severità e un contrasto senza esitazione a questa mega struttura, ha detto. Se necessario, ha aggiunto, rappresentando al Veneto la nostra disponibilità a mettere a disposizione il nostro know how per contrastare il suo problema.

L’assessora Giulia Zanotelli ha confermato la posizione della Giunta di netto contrasto all’ipotesi di realizzazione del bacino del Vanoi, chiarendo le motivazioni anche tecniche da tempo rappresentate dalla Provincia rispetto al progetto. Abbiamo avuto un diniego alla richiesta di accesso agli atti e anche al ricorso, ha raccontato. Tutto quello che potevamo fare lo abbiamo fatto, ha aggiunto rappresentando la disponibilità a mettere in campo la progettualità degli istituti di ricerca trentini rispetto ad impianti di efficientamento nell’utilizzo dell’acqua a beneficio dei vicini veneti.

La discussione è proseguita nel pomeriggio a partire dalle ore 14.30.

Filippo Degasperi (Onda) ha detto che l’ipotesi preoccupa molto anche perché riguarda un territorio che non è stato certo favorito dalla Pat, basti pensare alla vicenda della discarica. Secondo l’esponente di Onda l’atteggiamento del Veneto è di tipo coloniale al quale la Giunta deve rispondere con un no chiaro pronunciato in Consiglio. Anche perché c’è da stare poco tranquilli quando la Lega del Veneto diffonde mozioni a destra e a manca a favore di questa diga. Sullo sfondo c’è la questione del modello di sviluppo che se è quello che il Veneto ha abbracciato e, come con la Valdastico, il Trentino rischia grosso.

Manica in replica ha affermato che la tranquillità non può essere risposta in qualche lettera di rassicurazione perché ci si trova di fronte a atti formali della Regione Veneto che ha investito un milione nel progetto. Anche per questo servono atti formali da parte nostra. Ma l’emendamento ribadisce la ferma contrarietà, cercando giustamente di tenere dentro ciò che la Giunta ha fatto per opporsi alle decisioni venete. La mozione, ha aggiunto, verrà trasferita ai consiglieri Pd veneti anche perché molte amministrazioni del Veneto si stanno muovendo a favore dell’invaso. C’è un problema di modello di sviluppo e chi ha fatto la proposta della diga sembra viva in un’altra epoca. Mentre in Trentino i limiti sono da tempo definiti.

Antonella Brunet, in dichiarazione di voto, ha ribadito l’importanza del no al progetto. Mentre Degasperi ha detto che i cittadini del Vanoi non vanno tranquillizzati ma svegliati perché c’è una maggioranza di centro destra che insegue questo modello di sviluppo predatorio. Il punto per Degasperi non è tecnico ma politico.


Coppola (Verdi - Sinistra): reintrodurre nelle scuole i percorsi di educazione di genere. Bocciata

La mozione della consigliera dei Verdi – Sinistra, sottoscritta anche dai consiglieri del Pd e di Campobase, bocciata con 13 sì e 17 no mirava ad impegnare la Giunta a sollecitare le scuole che non lo fanno ad aderire ai programmi di educazione all’affettività e alla sessualità dell’Apss; a favorire la reintroduzione nelle scuole e in modo strutturale dei percorsi di educazione alla corretta relazione tra i generi che trattino del rispetto reciproco e della consapevolezza dei segnali di violenza; ad invitare le istituzioni educative a creare momenti di dibattito sull’affettività, al consenso e alla prevenzione della violenza di genere; a promuovere un’adeguata formazione degli insegnanti su tali tematiche; a sostenere l’implementazione degli sportelli di sostegno psicologico; a promuovere azioni si sensibilizzazione sulla prevenzione della violenza di genere, attraverso il coinvolgimento attivo delle realtà aggregative e di riferimento per la popolazione e a promuovere sportelli antiviolenza.

Strutture importanti per la prevenzione, ha sottolineato la consigliera dei Verdi – Sinistra, come ha messo in evidenza la tragica vicenda di Giulia Cecchettin; prevenzione che deve essere promossa anche attraverso i consultori, una realtà un tempo importante o oggi quasi sconosciuta ai giovani.

L’assessore Francesca Gerosa ha proposto un emendamento che aveva l’obiettivo di impegnare la Giunta a continuare nell’azione di promozione in collaborazione con l’Apss di un programma di educazione alle emozioni e alle loro regolazione che consentano il rafforzamento dell’autodeterminazione e dell’autostima dei bambini e delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze al fine di rafforzare il rispetto reciproco. Un altro emendamento mirava a sostituire l’educazione all’ affettività con l’educazione alle emozioni anche affettive. Emendamenti che non sono stati accettati.

Lucia Coppola ha detto che il cuore della mozione è la prevenzione della violenza di genere partendo dalla scuola introducendo in modo sistematico i corsi di educazione sessuale e affettiva. Un Paese l’Italia ancora permeato di una cultura patriarcale nel quale centonove le donne uccise nel 2023, la maggioranza in ambito affettivo. Affettività che fa molta paura a questa maggioranza ma è una parole che si trova nei testi di psicologia e pedagogia. Il Consiglio, ha detto ancora, ha un ruolo anche educativo.

Michele Malfer (Camopobase) ha affermato che è necessario un cambiamento culturale che parte dalla scuola che deve informare e formare i giovani. La nostra Costituzione, ha aggiunto, ci chiede di essere, non identici, ma uguali. Ciò significa che le donne devono avere gli stessi diritti e di non venire penalizzati. La figura dello psicologo a scuola poi è esenziali per creare spazi d’ascolto per gli studenti. Gli istituti di Cavalese e Predazzo stanno mettendo a punto un progetto con l’associazione “Voce delle donne” che punta alla prevenzione della violenza di genere. I giovani hanno subito il colpo del Covid e uno sportello psicologico in ogni scuola è quindi sempre più importante.

L’assessore Francesca Gerosa ha affermato che la mozione era stata accolta con uno spirito costruttivo perché la violenza sulle donne non ha colore politico. In quest’ottica di cuore aperto, ha aggiunto, si è cercata la massima condivisione. Quindi, spiace che questa condivisione non sia stat raggiunta, anche a fronte di proposte migliorative della Giunta. Gerosa ha detto di credere in una società sempre più civile e per questo ha aggiunto che sarebbe bene trovare punti di unione per raggiungere gli obiettivi di far crescere bene i nostri ragazzi. Il discorso sull’affettività, ha detto ancora, divide e per questo si è proposto di sostituirlo con emozioni affettive perché racchiudono anche la rabbia e le incapacità di gestire anche le sconfitte. Un concetto quindi più largo che non è stato accolto. Tanto viene fatto nelle scuole per prevenire la violenza, ha ricordato, in tutte quelle di secondo grado si porta avanti il progetto “Educhiamo” per relazioni positive tra ragazzi e ragazze. Un percorso che ha visto nel 2022 – 23 la partecipazione di 229 classi e più di 5 mila alunni, mentre in quelle di secondo grado sono stati coinvolti 4.420 ragazzi. Vero che c’è un grande bisogno degli sportelli al punto che la maggioranza ha fatto grandi sforzi per aumentarne il numero. Tanto è stato fatto e tanto si può fare, purtroppo ci si trova di fronte alla chiusura nei confronti di un’apertura. Si è persa, ha concluso l’assessore, un’occasione.

Paolo Zanella (Pd) ha detto che va bene unirsi tutti ma laddove c’è sostanza, quella che proponeva la mozione. I 350 mila euro per gli sportelli psicologici, citati dall’assessore, ha aggiunto, li ho messi io e non la Giunta. Zanella ha ricordato che Fugatti si è espresso contro i corsi sull’affettività perché riguardano la sessualità. Il tema di fondo della mozione era il pieno ripristino dei corsi sull’educazione sulla violenza di genere che non si capisce perché sono diventati un tabù. E questo perché il femminicidio parte dalla cultura patriarcale di cui parla anche il padre di Giulia Cecchettin e quindi è su questo che si deve agire. Non fare questo significa prendersi la responsabilità di non andare a cambiare la società anche con un lavoro lento per creare meno differenze tra uomini e donne. Questo si chiedeva nella mozione. Pronti a fare un passo assieme, ha concluso, ma se non si condivide che la radice della violenza di genere diviene molto difficile. Nonostante ciò non ci sono chiusure alla discussione, ma si devono condividere i presupposti che la letteratura ha messo in evidenza da anni.

Mirko Bisesti, capogruppo della Lega, ha detto che mai Fugatti ha detto io ho messo i soldi. Affermazioni poco edificanti perché i soldi li mettono i trentini e alla politica spetta solo amministrarli. Giusto comunque il tentativo di mediazione fatto da Gerosa ma ci si trova di fronte alla strumentalizzazione di temi come questi.

Maria Bosin (Patt) ha detto di aver sperato in una mediazione perché il tema sta a cuore a tutti. Ma se oggi non si è trovata un’intesa andrà comunque cercata in futuro perché si deve arrivare a una maturazione culturale della nostra società. In futuro si dovrà essere più chiari sui modelli educativi che si intendono proporre.

Filippo Degasperi (Onda) ha affermato che più volte Fugatti ha rivendicato di aver trovato i 900 milioni per il bypass e quindi Zanella non ha detto un’ eresia. Ma nel merito secondo Degasperi non si è fatto tutto e se si continua a insistere su questo tema forse significa che non si ritiene che si sia ancora cose da fare. Alla scuola, ha aggiunto, si delega tutto, ma senza l’aggiunta di risorse, quando invece si dovrebbero sensibilizzare le famiglie su ciò che i ragazzi assorbono dai social. La scuola non c’entra su questo; c’entrano invece i genitori che devono essere coinvolti, anche perché continuano a difendere la loro primazia. Ma quando qualcosa non va bene ribaltano sulla scuola le loro responsabilità.

Paola Demagri (Casa autonomia) ha detto di condividere la mozione di Lucia Coppola ma si sarebbe aspettata un atteggiamento diverso dall’assessore visto il dialogo aperto che ha avviato con i giovani. Invece, si considerano termini come affettività in qualche modo pericolosi in modo strumentale. E ciò è un peccato visto il momento storico e sarebbe stato bello arrivare all’unanimità. La mozione sarebbe servita da sprone per gli insegnanti perché la scuola rimane comunque il luogo della crescita culturale e dello sviluppo del pensiero critico. L’invito a Gerosa dell’esponente di Casa autonomia è stato quello di ripensarci per trovare un punto di convergenza.

Claudio Cia (Misto) ha detto che nessuno è contrario a iniziative contro la violenza di genere. Ma va ricordato che l’ex assessora Segnana e l’ex assessore Bisesti se ne sono fatti ampiamente carico. Quindi, non si parte certo da zero. Ma questo tema non deve portare allo contro ideologico, perché altrimenti si può dare l’impressione che le tragedie vengano usate come terreno di scontro. Detto ciò, Cia ha continuato affermando che non si può mettere sulle spalle della scuola tutti i fardelli, tutte le materie, tutte le responsabilità che non ha e non può avere. Il ruolo della famiglia, invece, è fondamentale perché è lì si impara il rispetto. E i ragazzi più che un’educazione alla sessualità andrebbero educati all’empatia, cioè alla capacità di porsi nello stato d’animo della persona che si ha a fianco.

Eleonora Angeli si è detta dispiaciuta che non si sia arrivati ad una opposizione unitaria su un tema che non ha colore politico come la violenza di genere. Le sensibilità possono essere diverse, ma il tema del recupero dei valori che sono andati persi e i nostri figli, ha detto ancora, hanno bisogno di esempi che vengono dati dalle famiglie. La Pat ha già fatto tanto su questo tema e va bene cercare punti di contatti, ma rifiutare un emendamento che semplicemente sottolinea la continuità di quello che si sta già facendo non pare avere molto senso.

Luca Guglielmi (Lista Fassa) ha sottolineato il primato della famiglia sull’educazione e non si possono riversare sulle spalle degli insegnanti temi di questa importanza. Riguardo ai Consultori, ha aggiunto, andrebbe fatto conoscere anche il Centro aiuto alla vita perché non c’è solo la sessualità. Nella mozione c’è però un passaggio condivisibile perché si è parlato di rispetto per i due generi, riconoscendo così che esistono le differenze.

Francesca Gerosa ha replicato dicendo di concordare con Degasperi sulla necessità di controllare i social. Tutto si può migliorare, ed è per questo che l’assessorato sta lavorando per allargare l’offerta formativa e le iniziative. Il dialogo è sempre aperto , ma di fronte a questa apertura la risposta è stata una mozione che si deve accettare così com’è. Di fronte alla proposta di emendamento è arrivato il “no grazie”. Quasi cercando la bocciatura per poter dire che la maggioranza non ha sensibilità. Oggi il centro sinistra si prende una grandissima responsabilità, ha concluso, di non poter avviare un percorso condiviso.

Coppola ha riconosciuto all’assessore di avere avuto una posizione dialogante, quindi non c’è alcuna contrapposizione preconcetta. Ma gli atti vengono proposti all’aula è non c’è l’obbligo della loro condivisione. Nessuno deve sentirsi ferito o denigrato e nessuno dirà che la maggioranza non ha sensibilità su questo tema. Ma nel merito il punto irrinunciabile era di riportare nelle scuole quello che è stato tolto. Cancellare questo la mozione non avrebbe avuto senso. La disponibilità di confrontarsi c’è comunque, ma ci sono due visioni tutte e due legittime.

Andrea de Bertolini (Pd) ha affermato di avere un’insofferenza profonda quando si affrontano temi come questo dal punto di vista ideologico. Più che sottolineare i termini, come l’uso di assessora invece di assessore, va cercato un linguaggio comune. Anche in questa occasione sono emerse resistenze ideologiche quando il punto sono i diritti degli individui, garantiti dall’articolo 3 della Costituzione, anche nei confronti delle famiglie. La dimensione “cannibale” intra familiare che emerge chiara in tutti i tribunali. Il denominatore comune è l’ignoranza dei diritti. Va quindi trovato un linguaggio comune al di là delle ideologie.

Claudio Cia ha detto di essere stato colpito dalle affermazioni di de Bertolini perché non si può sostenere che nelle famiglie trentine non si crescono bene i giovani. La maggioranza delle famiglie è sana. Nessuno ha detto, ha replicato l’esponente Pd, che le famiglie siano la fucina dei reati, ma in tribunale si capisce come stanno le cose e l’obiettivo è quello di ridurre i contenuti tossici della violenza di genere per la società. Difesa del ruolo delle famiglie anche da parte dei Luca Guglielmi, il quale ha però aggiunto che il confronto politico si basa sulla differenza ideologica. Filippo Degasperi, annunciando il sì alla mozione, ha affermato che le modifiche proposte della maggioranza sono state solo terminologiche significa che il no è ideologico.


Angeli (Lista Fugatti): Pietramurata, recuperare in tempi rapidi il compendio ex Canonica

La mozione della consigliera della Lista Fugatti, che verrà votata domattina, riguarda il compendio ex Canonica di Pietramurata, e impegna la Giunta a promuovere nel breve periodo un incontro tra le parti interessate per un’ eventuale revisione della vigente convenzione anche mediante la possibile permuta delle aree e degli immobili interessati e a valutare con le risorse disponibili nelle prossime finanziarie la possibilità di realizzare la palestra; a valutare la necessità di intervenire per la realizzazione di una nuova sede scolastica delle elementari di Pietramurata adiacente alla palestra anche attraverso bandi europei. Una vicenda lunga 22 anni che ora va chiusa, ha detto la consigliera, che ha ricordato di aver effettuato un sopralluogo con l’assessore Marchiori e il sindaco di Dro per trovare una soluzione. Marchiori ha ringraziato la consigliera per la mozione e ha assicurato che si darà risposta al disagio dei bambini che devono recarsi alle Sarche per l’ora di ginnastica. Anche Michela Calzà ha ringraziato Eleonora Angeli e ha sottolineato che tutto ha preso il via con l’acquisto da parte del Comune del compendio ex Canonica con il coinvolgimento dell’Itea. Itea che oggi è proprietaria di una grande area mentre il Comune è rimasto proprietario solo della Casa sociale dopo una vicenda di 22 anni e cinque consiliature. Moltissime sono state le mozioni approvate dal Consiglio comunale di Dro, gli incontri anche con Fugatti ma non è accaduto nulla nonostante ci siano ben tre accordi con Itea. Infine, la consigliera Pd ha chiesto l’inserimento di in punto per rivalutare la localizzazione della zona scolastica nelle aree di Itea previste dall’accordo del 2009. Una scelta politica fondamentale. Proposta che Angeli ha però respinto decisamente.

Paola Demagri (Casa autonomia) ha affermato che gli emendamenti proposti dall’assessore cancellano una tempistica precisa che era contenuta nella prima versione. Mentre Claudio Cia ha sottolineato che Itea invece di pensare a nuovi acquisti e iniziative deve puntare al recupero dei 1200 appartamenti sfitti. Inoltre, il fatto che si tratti di una vicenda di 22 anni, significa anche che le Giunte di centro sinistra sia provinciali che del Comune di Dro, in tempi di bilanci più ricchi, non hanno saputo risolvere questa questione. Chiara Maule (Campobase) ha ricordato che nel 2005 Itea è diventata spa e da quel momento i comuni vivono partite patrimoniali molto complesse. Quindi, rispetto alla questione sollevata giustamente da Eleonora Angeli, va affrontato il tema di fondo. Cioè l’impossibilità di colloquiare con Itea che è una società non più pubblica ma privata.

Angeli, in replica, ha affermato di aver fiducia nel consiglieri e se non dovesse mantenere la parola si ritornerà a risollevare questa vicenda. Comunque, ha sottolineato che in cinque legislature un sindaco non è riuscito a portare a casa un risultato atteso, come detto, da 22 anni.

Allegati
La mozione di Manica