Quinta commissione
Ddl Bisesti sulla carriera degli insegnanti: no dei sindacati confederali e sì dei rappresentanti di giovani e studenti
In allegato il testo del disegno di legge e le relazioni
Mattinata
di audizioni sul ddl n.
176
dell’assessore
Bisesti sulle carriere degli insegnanti. No
deciso da parte dei sindacati confederali e del Consiglio del sistema
educativo, condivisione, invece, da parte della Consulta degli
studenti e del Consiglio provinciale dei giovani. La Sovrintendente
Sbardella: gli insegnanti hanno bisogno di un riconoscimento sociale.
La
Sovrintendente: dobbiamo rendere attraente la scuola
La
prima ad essere ascoltata è
stata Viviana Sbardella
Sovrintendente scolastico che ha presentato i motivi di
fondo di questo ddl:
prima di tutto
dare una risposta alla crisi della professione di insegnante che non
sembra più attrattiva
per i giovani laureati. Entrare in una professione a 30 anni
e uscirne a 65 sempre allo stesso livello, ha
detto, mina l’interesse
verso
questo lavoro. C’è poi il tema della formazione in servizio dei
docenti e la necessità di favorire la collaborazione tra i
protagonisti della scuola. Per dare una risposta a queste questioni
si è pensato di mettere in campo un impianto che ha il focus sulla
didattica. Un passaggio certo
complesso, ha detto la
Sovrintendente, ma ci sono strumenti validi per rilevare le
competenze di
chi sta dietro una cattedra.
I passaggi previsti dal
ddl sono quelli di
docente esperto e ricercatore; passi che verranno
fatti
all’interno delle scuole ancor prima del concorso. In pratica un
docente che ritiene di avere esperienza sufficiente per affrontare il
percorso dovrebbe compilare un curriculum digitale che prevede un
bilancio di competenze professionali e umane. Uno strumento che può
fare emergere anche le
mancanze e quindi la
possibilità da parte del docente di colmare queste carenze
attraverso azioni formative. Altro
punto fondamentale di
questa architettura, ha
continuato la dottoressa Sbardella,
è quello di fare entrare in collaborazione gli
insegnanti tra loro. E
questo perché i docenti esperti e
ricercatori avranno, in
base al ddl, la
responsabilità di mettere a servizio
della comunità dlla
scuola le
loro competenze. Infine
i docenti delegati
all’organizzazione, altra
figura prevista dal disegno di legge Bisesti,
riceveranno l’incarico
dal dirigente con un rapporto fiduciario e si prevede che vengano
scelti tra gli esperti
e i
ricercatori. Questo perché queste figure, che saranno poche,
dovranno
avere l’autorevolezza di aver superato un passaggio qualificante.
Inoltre, i delegati all’organizzazione saranno solo parzialmente
tolti dalla didattica, e
comunque il lavoro
organizzativo dovrà essere indirizzato al miglioramento della
qualità dell’insegnamento.
Rispondendo
a Paola
Demagri (Casa
autonomia), che ha sollevato dubbi sulle figure dei delegati
all’organizzazione, la dottoressa Sbardella ha detto che, al di là
dei vicepresidi, i
delegati potranno
essere impiegati
solo parzialmente negli aspetti organizzativi e comunque con
l’obiettivo di migliorare l’apprendimento dei ragazzi. Mentre,
rispondendo a Lucia
Maestri (Pd) -
ha ricordato
che la necessità del ddl deriva dalla struttura più
che dagli insegnanti,
ha evidenziato
la carenza dello stimolo economico e il fatto che sarà la Giunta a
determinare il numero delle promozioni e
ha stabilire il regolamento -
la Sovrintendente ha
detto che il compito
affidato alla Giunta di fissare
il numero dei docenti esperti e ricercatori non inficia l’autonomia
dei dirigenti. Sul fatto che la
riforma sia un’esigenza
più della struttura, Viviana Sbardella, ha detto che questa va
nell’interesse degli insegnanti che, oltre a un giusto
riconoscimento
economico, hanno bisogno anche di un riconoscimento sociale che
sta alla base della motivazione. Infine, la Sovrintendente ha
affermato che non si tratta di una legge di semplici
principi e sul
regolamento si stanno evidenziando domande di partecipazione da
parte degli insegnanti.
Il
Consiglio del sistema educativo boccia il ddl
Per
il Consiglio del sistema educativo provinciale, il presidente
Giovanni Ceschi ha ricordato, nel metodo, che il ddl è stato
consegnato al Consiglio, che ha il compito di valutare queste
proposte normative, ad aprile attraverso
la posta normale e solo
dopo una serie di
sollecitazioni. Inoltre, non è stata inoltrata all’organismo
la richiesta di valutazione obbligatoria. Nel merito Ceschi ha
affermato che nel ddl mancano i parametri su procedure concorsuale,
criteri sono demandati alla Giunta. Quindi, non è possibile dare una
valutazione su questa
proposta. Vago anche il
riferimento su chi sarà chiamato a valutare i docenti. Inoltre,
emergerebbero problemi
nei rapporti con
istituti scolastici fuori dal Trentino e
con questa legge la
mobilità tra le province sarebbe gravemente compromessa. Sotto il
profilo finanziario, inoltre,
le tabelle prevedono un taglio di 7,2
milioni per alimentare
questa riforma e quindi si prevede una
forte riduzione delle
risorse per la scuola. Il giudizio del Consiglio è quindi negativo e
Ceschi ha chiesto un ritiro del ddl e una riapertura del dibattito.
Infine, Ceschi ha
affermato che il mancato
coinvolgimento dell’organismo implica che in futuro si metta in
atto un miglior rapporto istituzionale e
ha concluso definendo un
vulnus
insanabile l’istituzionalizzazione
delle figure dei
docenti esperti
e ricercatori. Il
vicepresidente Maurizio Freschi ha sottolineato che per i docenti
esperti non si fa cenno alle competenze in tema di inclusione.
Lucia
Coppola (Europa
Verde), manifestando preoccupazione nei confronti di iniziative sulla
scuola scollegate dal nazionale, ha ricordato che il sistema attuale
funziona e ha sottolineato il rischio di alterare il clima nelle
scuole che andrebbe a scapito dei ragazzi. Alla base ci deve essere
il consenso degli insegnanti che
si basa su scelte condivise. Già
oggi i docenti che vogliono assumersi responsabilità ci sono, ma
riconoscere formalmente queste specificità può portare a divisioni
La scuola, ha continuato, oggi è in equilibrio grazie alle buone
pratiche e alla formazione che è stata fatta negli anni scorsi. Per
questo la consigliera ha detto di avere molti dubbi sul ddl Bisesti.
Anche Paola
Demagri ha espresso
perplessità sul ddl e Lucia
Maestri ha
sottolineato che su questa proposta non sono stati coinvolti i
docenti e quindi non parte col piede giusto. Ugo
Rossi ha chiesto ai
rappresentanti del Consiglio del sistema educativo se credono che già
oggi le norme permetterebbero di raggiungere gli obiettivi,
condivisibili, del ddl. Ceschi
ha risposto che certamente si può fare, ma non con questo ddl. La
dottoressa Sbardella ha ribadito
che il confronto con i docenti c’è stato e ha sottolineato che il
Consiglio del sistema educativo poteva discutere il ddl senza la
presenza dell’assessore.
Per
gli studenti e i giovani il ddl va nella direzione giusta
Aronne
Mattedi, presidente della Consulta degli studenti si
è espresso a
favore del ddl, perché
l’Italia, ha detto,
è l’unico paese europeo a non avere un sistema di carriera per i
docenti. Docenti che, se questo ddl diverrà legge, potrebbero
diventare motori dell’innovazione. Mattedi ha peerò
manifestato dubbi
sull’attuazione di questa proposta e ha sottolineato i rischi del
fatto che gli insegnati potrebbero avere meno tempo per preparare le
lezioni. Nicolas Zugliani ha chiesto che nella definizione dei
criteri di appricazione del ddl vengano coinvolti i sindacati e le
rappresentanze degli studenti. Centrale definire i criteri sulla
valutazione del merito degli insegnanti, anche se in molti Paesi
europei sono attivi metodi ormai rodati. L’ideale sarebbe creare
un mix per valutare la qualità didattica e dei progetti proposti.
Critici gli studenti
alla previsione della necessità di almeno 5 anni di servizio per
accedere alla carriera perché questo renderebbe più difficile
l’ingresso di giovani. Infine, è stata avanzata la proposta di
introdurre metodi di valutazione delle attitudini all’insegnamento.
Per Eleonora Angelini, presidente del Consiglio dei giovani, il ddl
va nella direzione giusta. La posizione dei giovani è stata
condivisa da Devid Moranduzzo della Lega.
La
Cisl: chi sceglierà solo l’insegnamento finirà in uno scantinato
Monica
Bolognani della Cisl Scuola ha lamentato il fatto che i suggerimenti
del sindacato non sono stati finora accolti. Nella scuola, ha
ricordato, che c’è già un sistema
di valutazione
del merito, sostenuto
da uno stanziamento di
più di due milioni di euro, e
ci sono già figure riconosciute economicamente. Quindi, non si è
capito perché non si è preferito lavorare sull’esistente. Il ddl,
inoltre,
offre
occasioni di carriera
solo ai docenti a tempo
indeterminato e non si interviene sul nodo della stabilizzazione dei
precari. Ci sono quindi molte incongruenze e,
ha aggiunto, è brutto
il fatto che si lasci in una sorta di scantinato chi decide solo di
insegnare. Sbagliato inoltre
fare risparmi di 7
milioni e 200 mila euro sul calo demografico applicando il taglio dei
docenti. Meglio sarebbe stato investire questi soldi sulla qualità
della scuola, riducendo il numero degli alunni per classe. Giuseppe
Fusi, sempre della Cisl, ha detto che il ddl introduce molti elementi
di confusione, ha criticato il fatto che i regolamenti verranno fatti
solo dalla Giunta e si ravvisano problemi sulla mobilità dei
docenti. Infine, le preselezioni a livello di istituto renderebbero
più acute le tensioni tra insegnanti e dirigenti.
La
Cgil: una rivoluzione dalla quale sono esclusi docenti e sindacato
Raffaele
Meo segretario della
Flc – Cgil ha affermato che non ci si può esprimere su un ddl che
è solo abbozzato. Un progetto, inoltre, che non prevede
investimenti, anzi, ha
aggiunto il sindacalista, si
verificheranno economie con la chiusura del fondo per la
valorizzazione e si
prevedono risparmi sul previsto calo demografico con
un taglio di un
centinaio di docenti. Un’iniziativa questa
della Giunta, inoltre,
che va a ricadere su tre trienni di rinnovi contrattuale. Un fatto
preoccupante anche di fronte ad un’inflazione a due cifre. Nel ddl
poi
mancano i collegi docenti e il sindacato che, ha aggiunto Meo, non
si possono tenere fuori
da una rivoluzione di questo tipo. Preoccupa, inoltre, il
sistema di formazione dei
curricula
che consegnerebbe nelle mani dei dirigenti la possibilità di far
accedere gli
insegnanti ai concorsi
per docenti esperti e ricercatori. Pochi
anche i soldi in busta paga previsti: duecento euro lordi per gli
esperti e 300 per i ricercatori, soldi che, ha ricordato Meo, non si
vedranno fino al 2032 e che sono pochi a fronte dell’aggravio di
lavoro. Il 60% degli insegnati che non accederanno alla carriera,
inoltre, non avranno prospettive e saranno demotivati.
La
Uil: il ddl finirebbe
per ingessare le iniziative delle scuole
Giovanna
Terragnolo della
segreteria Uil
scuola ha affermato che c’è bisogno di una cornice normativa ma
non attraverso la valorizzazione prevista dal ddl che taglia fuori il
personale precario, sul quale si dovrebbe investire, e non riguarda
il lavoro d’aula dei docenti. Antidemocratico appare poi il potere
che verrebbe assegnato ai dirigenti. Secondo
la sindacalista gli investimenti, oltre che per l’assorbimento del
precariato, andrebbero indirizzati
a
ridurre il numero di alunni per classe. Pietro di Fiore, segretario
Uil Scuola, ha affermato che il ddl porterebbe ad ingessare le
iniziative che oggi vengono fatte nelle scuole e il dipartimento
istruzione che già oggi fa fatica a espletare i concorsi. Sul piano
della qualità dell’insegnamento lo sforzo deve essere quello di
stabilizzare i docenti per garantire la continuità didattica. Sempre
in questa logica, secondo Di Fiore, andrebbero ancor più separate le
funzioni tra
chi si occupa di didattica e chi
di organizzazione.
Secondo il sindacalista Uil, infine,
il ddl ricalca quello proposto dal ministro Valditara.
Ennio
Montefusco del sindacato
Gilda ha sottolineato il fatto che si lasciano sempre fuori i docenti
della formazione professionale.
Delsa:
progetto condivisibile, ma su molti punti va fatta chiarezza
Mauro
Pericolo segretario di Delsa ha affermato
che il testo dichiara esplicitamente che verranno tolte
risorse alla scuola a
favore del merito. Anche se gli obiettivi sono condivisibili e Delsa
è favorevole all’introduzione di figure nuobve, il ddl deve
diventare integrativo, aggiungere cioè risorse anziché toglierne.
Ci sono poi aspetti
tecnici problematici, come la previsione di assegnare a Apram la
contrattazione sulle nuove figure; inoltre va fatta chiarezza su chi
dovrà redarre i regolamenti e sull’applicazione della riforma nei
vari livelli scolastici. Da chiarire, inoltre, il potere dei
dirigenti sulla preselezione dei docenti che potranno accedere ai
concorsi. Indispensabile per Pericolo prendere il considerazione i
precari per dare un corpo a questa riforma che, per Delsa, è
condivisibile. Anche se il ddl, fino a questo punto, si manifesta
inadeguato.
Lucia
Maestri: c’è il rischio di una bocciatura della Consulta
Infine,
Lucia Maestri ha presentato all’assessore i dubbi espressi dal
legislativo del Consiglio sulla possibile tenuta costituzionale del
ddl che andrebbe a toccare aspetti civilistici di competenza dello
Stato e quindi ha chiesto se non sia opportuno fare una verifica
preventiva prima di arrivare in aula. Bisesti ha detto che le
verifiche sono state fatte da ben
due anni con il
ministero. Sono state fatti confronti tecnici e dal lavoro fatto fino
a oggi si può escludere ogni tipo di conflitto. L’assessore ha
rivendicato l’autonomia della Pat sulla scuola e ha sottolineato il
fatto che il ddl è frutto di un lavoro lungo e basato sul confronto
tra i legislativo della Giunta, quello del ministero dell’istruzione
e degli affari regionali. Lucia Maestri ha consigliato a Bisesti di
chiedere a Roma un via libera scritto perché non mancano gli esempi
di ricorsi che sembravano impossibili e che poi hanno portato a
sentenze della Consulta negative per la Pat.