In IV Commissione nuove audizioni sul ddl proposto da Leonardi per modificare la lp 13 2015
I pro e i contro sul distanziamento dal gioco d’azzardo legale
In allegato, i documenti con le osservazioni forniti ai consiglieri
Presente
in videoconferenza anche l’assessore Failoni, la IV
Commissione presieduta da Claudio Cia (FdI) ha proseguito
oggi
le
consultazioni
sul disegno
di legge 65 proposto da Giorgio Leonardi per modificare la legge 13
del 2015 sulla
prevenzione e la cura della dipendenza da gioco, con
l’obiettivo di tutelare
anche le attività economiche e l’occupazione collegate all’offerta
delle
“macchinette”.
Contrarie
al ddl, per tutelare la salute delle persone e le famiglie, le
associazioni e organizzazioni sociali, che sostengono la necessità
di mantenere la normativa provinciale in vigore che dispone la
rimozione o il distanziamento dei pubblici esercizi che offrono
giochi d’azzardo
legali.
Favorevoli le organizzazioni imprenditoriali. Secondo le
ricerche il
distanziamento dai luoghi sensibili serve
solo a spostare
chi
soffre di ludopatia verso altre dipendenze. Condiviso
da tutti il bisogno di
puntare di
più sulla
formazione, sull’educazione e sulla prevenzione valorizzando le
relazioni. Le
audizioni si concluderanno lunedì 22 con la presentazione del parere
del Consiglio delle autonomie locali in
merito al ddl
sul quale la Commissione si esprimerà con il voto il 2 marzo.
Commissariato
del Governo: non si segnalano violazioni significativi delle norme.
Alessandra
Vinciguerra, viceprefetto vicario, ha sottolineato che i dati
relativi all’incidenza del gioco d’azzardo nel Trentino non sono
attuali e completamente realistici in considerazione dell’emergenza
epidemiologica che ha visto ridursi le presenze nei luoghi di gioco,
i quali sono obbligatoriamente chiusi. Il Commissariato, ha spiegato
Vinciguerra, esercita controlli con le forze di polizia e in
particolare la guardia di finanza ma anche l’ufficio delle dogane
nelle strutture in cui si trovano apparecchi da gioco. Per competenza
il controllo è sull’eventuale violazione delle norme e non
riguarda la questione sociale e quasi di salute pubblica legato
all’abuso degli apparecchi da gioco. Da questo punto di vista la
viceprefetto di Trento ha concluso che sul fenomeno, oltre a non
essere disponibili dati aggiornati del 2020 circa violazioni di
norme, quelli relativi al 2019 non risultano significativi.
Per
il Serd la vicinanza delle macchinette influenza negativamente donne
e anziani.
Ermelinda
Levari del Serd ha segnalato che nel 2020 è diminuito il numero
di persone che si sono rivolti al servizio per problemi di dipendenza
dal gioco d’azzardo. Nel 2019 ne aveva preso in carico 77 persone
mentre nel 2020 questi soggetti sono stati solo 4. Per rispondere
alla domanda se la rimozione delle macchinette nei pubblici esercizi
imposta dalla legge provinciale nell’agosto scorso abbia favorito
l’incremento del gioco online. Da un questionario appositamente
somministrato sull’argomento tra il maggio e il luglio del 2020 a
46 persone con la collaborazione con l’Associazione di auto mutuo
aiuto (Ama), è emerso che non si è verificato tra gli utenti un
aumento del gioco online. Il 20% ha dichiarato di aver giocato online
prima del lockdown e solo il 2% ha detto di aver aumentato
quest’attività dopo la rimozione dello slot e Vlt dai locali. Ora
queste persone verranno ricontattate perché rispondano allo stesso
questionario tra il maggio e il luglio di quest’anno per verificare
se vi sono state variazioni. Levari ha precisato che i giocatori
d’azzardo in carico al Serd di Trento sono solo una parte degli
utenti di questo tipo perché molti altri si rivolgono ai centri di
auto mutuo aiuto e ai servizi presenti in altre località del
territorio. E ha aggiunto che molti pazienti ludopatici del Serd
hanno dichiarato di essersi sentiti sollevati dall’eliminazione
degli apparecchi da gioco dai locali imposta dalla legge provinciale.
Secondo il Serd in età scolare il gioco d’azzardo non è un
problema molto diffuso e che i ragazzi che ne soffrono sono
solitamente molto fragili ed esposti alla dipendenza per altri
motivi. Solo iniziando ad operare con questi soggetti quando sono
ancora molto giovani si può prevenire il problema in età adulta.
Tra gli adulti il Serd nota che soprattutto le donne verso l’età
del pensionamento sviluppano dipendenza da gioco. E che anche le
persone anziane, in presenza di macchinette da gioco vicino a casa
tendono a scivolare nella ludopatia.
Paolo
Zanella (Futura) ha chiesto se a ridurre il numero degli utenti
del Serd con dipendenza da gioco sia stata la legge provinciale che
ha imposto la rimozione delle macchinette nell’agosto del 2020
oppure il divieto di uscire da casa introdotto per il lockdown. Altra
domanda: chi sfugge alla dipendenza da gioco finisce preda di altri
tipi di dipendenza?
Cia
ha osservato che forse i casi sono calati per l’impossibilità
delle persone di utilizzare le macchinette nel periodo di chiusure
dei locali decisa con l’emergenza da Covid. E ha ricordato che i
dati dell’ufficio dogane hanno evidenziato un notevole aumento del
gioco online. E ha aggiunto che il questionario del Serd ha
riguardato persone che stanno già compiendo un percorso per superare
la ludopatia.
Levari
ha risposto che un viraggio verso altre dipendenze è possibile, come
è possibile che si verifichi una sofferenza emotiva, una
sintomatologia depressiva nelle persone che non giocano più. Senza
gioco (la “coperta”) emergono ansia e problemi psicologici che il
gioco nascondeva. Rispondendo poi a una domanda di Cia Levari ha
precisato che i minori in carico al Serd per dipendenza da gioco
d’azzardo sono meno di 10. Ma ha aggiunto che molti altri soffrono
per altre dipendenze, ad esempio da sostanze e che occorre quindi
considerare il problema delle dipendenze nel suo insieme e non solo
in un singolo campo. Quanto al calo di utenti del Serd nel 2020 non è
detto che questo sia sicuramente correlato alla rimozione degli
apparecchi da gioco: si tratta di un dato da tener presente. Certo è
che gli utenti hanno sempre espresso sollievo per l’impossibilità
di accedere agli apparecchi da gioco. Quanto al gioco illegale, il
Serd non dispone di dati e questo vale anche per il gioco
online.anche risposto a una domanda di Cia
Per
l’Associazione Auto Mutuo Aiuto (Ama) le persone dipendenti dal
gioco online sono diverse da quelle che abusano delle macchinette
(Slot e Vlt)
Giulia
Tomasi, responsabile gioco d’azzardo dell’Ama ha osservato
che slot machine e Vlt ha un alto potenziale di induzione
all’assuefazione per l’alta velocità di gioco, i suoni, le luci,
le piccole vincite o le quasi vincite, meccanismi che rendono queste
attività molto pericolose. Il distanziamento di questi apparecchi da
categorie sensibili come gli anziani previsto dalla legge provinciale
vigente è molto utile. A suo avviso tolto il gioco con slot e Vlt la
persona che ha sviluppato una dipendenza patologica non si sposta
verso il gioco online perché si tratta di attività dotate di un
diverso appeal. L’offerta del gioco online attira altri tipi di
giocatori. Tomai ha confermato che i soggetti seguiti dall’Ama che
soffrono di dipendenza da slot e Vlt si sono sentiti estremamente
sollevati dall’eliminazione di queste macchinette dai locali. Che
ha fatto capire a molti di loro avere questo problema e della
necessità di un percorso di uscita dal problema.
Miriam
Vanzetta, coordinatrice di Ama, ha ricordato il problema della
dipendenza da slot e Vlt riguarda in particolare gli anziani quando
restano soli, ad esempio per la perdita del coniuge. Anche per
Vanzetta la limitazione delle macchinette da gioco si è rivelata
positiva e quindi per l’Ama va mantenuta. A una domanda di Cia,
che ha chiesto come si concili il parere dell’Ama con l’incremento
del gioco online segnalato dall’Ufficio delle dogane in seguito
alla rimozione delle macchinette, Vanzetta ha risposto che il
gioco online è cresciuto in modo esponenziale, del 3000 per cento, a
livello nazionale, ma che la dipendenza da questa attività non
riguarda le persone che abusano delle slot. I problemi della
dipendenza fisica e online sono affiancati e le persone che dipendono
dall’online si aggiungono a quelle che utilizza slot e Vlt.
Zanella
ha osservato come questa testimonianza dimostri la complessità
del fenomeno che per questo va affrontato in modo laico.
Significativo è a suo avviso il sentimento di sollievo che emerge
dalle persone dipendenti per la rimozione delle macchinette. Il
consigliere ha chiesto se vi sia però uno shift di questi soggetti
verso altre dipendenze.
Mara
Dalzocchio (Lega) ha segnalato che vi sono persone che utilizzano
sia il gioco fisico sia il gioco sul web. E che nel lockdown sono
aumentati i locali che offrono giochi abusivi ai quali si sono
rivolti i clienti che andavano negli esercizi con giochi leciti il
cui stop non non aiuta sicuramente la soluzione del problema.
Tomasi
ha risposto che lo shift da un gioco fisico a un gioco online può
avvenire ma si può verificare anche un aumento del consumo di alcol
o psicofarmaci. Quanto all’aumento delle sale con giochi illegali,
il problema va affrontato incrementando i controlli e non rimettendo
le slot e le macchinette legali nei luoghi da cui sono state rimosse
e a cui si può accedere anche dopo aver consumato un cappuccino al
bar.
Vanzetta
ha informato di non aver riscontrato casi di persone in carico
all’Ama che si siano rivolte a sale con giochi illegali dopo la
rimozione delle macchinette legali. Anche per Vanzetta sono necessari
controlli sia legali sia fiscali sui locali con gioco, che devono
comunque rimanere lontani dai luoghi sensibili.
Consorzio
cooperative sociali (Consolida). Tener ferma la normativa vigente.
Serenella
Cipriani, presidente del Consolida, anche in rappresentanza del
Forum del Terzo Settore ha notato che il ddl allenta le misure
restrittive e agevola gli esercenti anche sul piano fiscale. Questo
confligge con la prevenzione dei danni sociali che il gioco d’azzardo
patologico può causare. Il Consolida non gestisce direttamente
servizi dedicate a questa problematica ma incontra persone
vulnerabili e con dipendenze come queste. Vi sono anche segnalazioni
dagli istituti di credito che si trovano di fronte famiglie
economicamente disastrate a causa della dipendenza da gioco. Disagi
emergono anche sul piano relazionale nelle famiglie. Inoltre queste
persone faticano a mantenere un rapporto equilibrato con il loro
ambiente di lavoro. I problemi di dipendenza di questi soggetti grava
sui servizi sociali. In ogni caso per Cipriani vanno tutelati la
salute pubblica e il benessere psicofisico delle persone. Per questo
Consolida non condivide il ddl di Leonardi ma sostiene la legge
vigente del 2015, per non incrementare la povertà sociale e la crisi
dei rapporti familiari. Per Cipriani, infine, occorrerebbe
sensibilizzare al problema l’opinione pubblica e la cittadinanza,
perché non c’è una conoscenza sufficiente dei danni che questa
dipendenza può causare.
Coordinamento
nazionale delle comunità di accoglienza (Cnca): no al ddl.
Claudio
Bassetti, presidente del Cnca, ha criticato il ddl perché
sostanzialmente liberalizza gli esercizi con apparecchi da gioco
riducendone la distanza dai luoghi sensibili e non incentiva più i
locali che rinunciano alle macchinette. In tal modo si favorisce il
gioco d’azzardo anziché contrastare questa pratica come prevede la
legge attuale. Con il rischio che si aggravino i costi umani e
sociali che la dipendenza patologica da gioco d’azzardo produce,
senza contare altri problemi correlati come l’usura. Bassetti ha
denunciato in particolare la piaga del “consumo da dissipazione”
che sottrae il denaro speso per i giochi al necessario utilizzo per
il bene delle persone e delle famiglie. Per il Cnca occorre quindi
ridurre l’esposizione ai giochi fisici come la legge del 2015 già
dispone. Un esempio virtuoso del buon risultato derivante
dall’attuazione di questo principio è la legge adottata dalla
Regione Piemonte, che impone di distanziare a non meno di 500 metri
dai luoghi sensibili i locali dotati di macchinette da gioco. Dal
2017 in questo territorio le persone hanno evitato di spendere per
slot e Vlt 1.200 milioni di euro. La prevenzione passa dunque dal
distanziamento degli apparecchi da gioco dai soggetti esposti al
rischio di dipendenza.
Forum
delle associazioni familiari del Trentino: la Pat argini l’interesse
statale.
Paolo
Holneider, che è anche presidente della cooperativa Rete, ha
ricordato che legge in vigore del 2015 era stata approvata
all’unanimità dal Consiglio provinciale per arginare il dilagante
fenomeno della ludopatia. Il Forum vede tante famiglie in difficoltà
e i loro patrimoni che si dilapidano per questo problema. Con l’ente
pubblico che deve farsi carico di soggetti dipendenti i cui costi
sociali sono molto elevati. I dati del 2019 dicono che in Italia sono
stati giocati 110 miliardi di euro, una cifra pari alla spesa annuale
dello Stato in tutto il sistema sanitario. Occorre quindi confermare
e non ridurre sia le distanze dalle macchinette imposte dalla legge
provinciale 13 del 2015 sia i numerosi luoghi sensibili indicati
nella normativa trentina, approezzata in tutta Italia. Si tratta
infatti di arginare un sistema economico di interesse statale che
alimenta disgregazione e povertà sociali, e di mettere la salute dei
cittadini al primo posto. Anche perché la Provincia può limitare
l’offerta fisica di giochi ma non certo quella online.
Associazione
Albora: da quando sono state rimosse le macchinette le persone hanno più soldi.
Luigi
Torboli, presidente di Albora, ha ricordato che da quando le slot
sono state rimosse nell’agosto del 2020 le persone dimostrano di
avere più disponibilità economiche. In precedenza per fronteggiare
i problemi economiche le famiglie investivano nel gioco d’azzardo
offerto dalle macchinette. Secondo Torboli, poi, gli stessi esercenti
non hanno che un vantaggio minimo dall’offerta di macchinette,
perché la maggior parte dei soldi spesi dai clienti non restano a
loro. Albora invita quindi i politici a conservare l’attuale legge
provinciale, che per Torboli funziona benissimo.
La
discussione con i consiglieri.
Vanessa
Masè (La Civica) ha chiesto ad Ama quali strade si potrebbero
percorrere per tutelare le persone che giocano online e che risultano
difficili da individuare. Quanto alle macchinette, Masè ha proposto
di innalzare il limite di età delle persone autorizzate ad
utilizzare questi giochi.
Paola
Demagri (Patt) ha auspicato che l’aspetto economico non
prevalga sulla tutela delle persone.
Zanella
ha chiesto perché il Consiglio dovrebbe approvare un ddl come
questo quando nel maggio scorso aveva respinto una modifica della
legge provinciale in vigore.
Cia
ha ricordato che l’obiettivo della modifica proposta era di
posticipare l’entrata in vigore della normativa e quindi anche la
scadenza entro cui rimuovere le slot.
Tomasi
di Ama rispondendo a Masè ha detto che la sfida del futuro sarà
proprio quella di arginare il gioco online rinforzando l’informazione
nelle scuole superiori, perché il boom tra i ragazzi riguarda le
scommesse sportive e il poker online che illudono gli utilizzatori.
Servono poi interventi a sostegno dei genitori dei ragazzi e dei
ragazzini con questo problema perché sono loro a finanziare la
dipendenza dal gioco online. E’ vero che l’azzardo è un fenomeno
quantitativamente inferiore rispetto ad altre patologie, ma per ogni
giocatore dipendente vi sono almeno sette persone coinvolte.
Associazione
Sapar - Servizi e apparecchi per le pubbliche attrazioni ricreative.
Domenico
Distante del Sapar e presidente nazionale di Sinagi (sindacato
giornalai), ha ricordato la posizione favorevole della categoria al
ddl di Leonardi per salvaguardare le tante piccole imprese degli
esercenti che hanno sempre lavorato in questo settore a testa alta,
con orgoglio, senza nascondersi né vergognarsi. Parliamo infatti di
gioco di Stato e regolare che garantisce la legalità. Gioco legale
che se venisse meno lascerebbe prevalere il gioco illegale. Il gioco
pubblico è fermo da molti mesi a causa della pandemia e molti
osservano che questo favorisce il proliferare del gioco illegale. Il
ddl di Leonardi ha il pregio di tutelare gli esercenti dal rischio di
dover rinunciare al gioco legale se nelle immediate vicinanza
sorgesse un luogo sensibile. Secondo il Sapar le distanze dai luoghi
sensibile andrebbero eliminate, ma se proprio devono esserci occorre
almeno prevederne una riduzione come propone il ddl. Infine gli
esercenti e i gestori di locali con le spot e i Vlt sono disposti a
seguire una formazione con appositi corsi, anche ripetuti, per la
tutela delle persone che giocano all’interno delle loro attivitià.
Perché la tutela di queste persone va anteposta ad ogni altro
interesse, qualunque sia il gioco praticato, compreso il calcio
balilla, in qualunque pubblico esercizio. Gli esercenti si pongono in
tal modo a servizio delle istituzioni.
Giancarlo
Alberini, presidente della delegazione trentina del Sapar, ha
lanciato un appello ai consiglieri provinciali per chiedere che il
ddl venga da loro accolto con favore. Il testo esprime infatti il
giusto equilibrio tra tutela sanitaria dei clienti e salvaguardia
delle imprese e dei lavoratori. Già a partire dall’agosto del 2020
la rimozione delle macchinette ha causato un ridimensionamento di
circa l’80% dei lavoratori nel settore del gioco lecito. E quando
verrà a cessare anche il blocco dei licenziamenti altre centinaia
rimarranno privi di un’occupazione. E si tratta di lavoratori quasi
tutti over 50 che difficilmente troveranno un altro impiego. Non ci
sono infatti possibilità di riconversione lavorativa né esistono
alternative di collocamento per loro.
Associazione
concessionari di giochi pubblici (Acadi): inefficace il
distanziometro.
Geronimo
Cardia, presidente di Acadi, ha ricordato che all’associazione
aderiscono soggetti che in accordo con lo Stato distribuiscono
sull’intero territorio nazionale i giochi pubblici. Da ciò deriva
oltre il 50% del gettito erariale provenienti dai giochi pubblici,
che ammonta a circa 11 miliardi di euro. Tra gli interessi
costituzionali toccati dal gioco pubblico, al primo posto vi è il
contrasto ai problemi di salute delle persone causati dal gioco
d’azzardo. Solo se questo aspetto viene garantito ha senso
occuparsi degli altri interessi in gioco. A proposito del ddl Cadria
ha segnalato che l’Istituto superiore di sanità non considera il
distanziometro uno strumento valido per dissuadere dal gioco
pubblico. Perché 200 o 500 metri sono percorribili in pochi minuti.
Tuttavia dal 2011 in poi gli enti regionali e provinciali hanno
deciso di indicare in questo nel distanziometro un modo per ridurre
il gioco d’azzardo. Il comparto del gioco pubblico sarebbe
favorevole alla localizzazione delle macchinette in altri spazi
urbani, senonché non esistono luoghi non vietati a causa dei raggi
d’interdizione altissimi dei distanziometri. Questo divieto
impedisce l’apertura di locali con giochi pubblici ovunque. Secondo
Acadi l’attuale legge provinciale trentina riduce l’insediabilità
dei locali con giochi pubblici al 3% del territorio. Le aree di
interdizione impediscono l’insediamento nel 97% del territorio
della città di Trento. La verità per Cardia è che chi soffre di
dipendenza da gioco è disposto a recarsi in qualunque luogo anche di
periferia in cui sia praticabile questa attività pubblica. In
definitiva per Acadi è giusto contrastare il disturbo da gioco
d’azzardo, ma qualificando l’offerta come prevede il ddl con
percorsi formativi e individuando parametri per il distanziometro che
lascino in concreto degli spazi insediabili. Si tratta allora di
mettere in campo una preventiva verifica urbanistica della
disponibilità di queste aree. Ancora, per Cardia il ddl giustamente
fa salve le realtà esistenti che offrono gioco pubblico e mette le
attività al riparo anche dalle variazioni sia dei concessionari che
delle concessioni.
Università
di Trento: fondamentali la formazione e il controllo sociale.
Nicolao
Bonini, ordinario del dipartimento di economia e management
dell’ateneo trentino e specializzato in materia di psicologia del
consumo, ha raccontato le sue ricerche sui consumatori d’azzardo
patologici evidenziando le osservazioni della letteratura
scientifica. Più della conoscenza delle probabilità di vincere o di
perdere – ha spiegato – contano l’impulsività e l’intelligenza
emozionale da cui dipendono i livelli di gravità della dipendenza.
Vi sono infatti persone che resistono alla tentazione del gioco e
altre no. Quanto più un individuo è impulsivo e ha scarsa
intelligenza emozionale tanto maggiore è il livello di gravità
della dipendenza patologica del gioco. Tener presente questo rapporto
aiuta ad affrontare e a prevenire la malattia. Perché non basta
sapere che il fumo fa male per smettere di fumare.
Valentina
Molin, collaboratrice presso il dipartimento di sociologia e
ricerca sociale dell’università di Trento, sulla base di
un’indagine epidemiologica da lei curata ha detto che il gioco
d’azzardo in generale e patologico non è molto diffuso nella
popolazione trentina, anche se è vero che chi è affetto da questa
patologia entra in una spirale discendente che coinvolge anche altri
soggetti. Molin ha ricordato che aver collaborato nell’indagine con
un centinaio di esercenti in particolare aderenti alla Fit
(tabaccai). Il cui timore nel partecipare derivava dal giudizio
negativo nei loro confronti dell’Azienda sanitaria. Alla fine sono
stati tuttavia molto soddisfatti della formazione ricevuta. Per Molin
è quindi un bene che il ddl di Leonardi punti sulla formazione
perché i corsi alimentano la fiducia e la collaborazione degli
operatori e produce risultati concreti nei confronti dei giocatori
patologici all’interno dei pubblici esercizi. Sono stati formati
anche alcuni vigili di quartiere e poliziotti che interagiscono
spesso con questi soggetti. Ma potrebbe rivelarsi utile anche il
coinvolgimento di chi lavora in banca e viene a conoscenza di
situazioni difficili, come pure con i medici di medicina generale.
Tutti attori che possono fare rete attorno a queste persone e alle
loro famiglie, sfruttando il senso di comunità di cui è ancora
ricco il Trentino. Quanto alle limitazioni, Molini ha osservato che
le ricerche condotte a livello internazionale dimostrano che questi
meccanismi non hanno effetto ma inducono semmai uno spostamento verso
altri territori o altri tipi di dipendenza. Un altro dato importante
emerso dalla formazione degli esercenti è che le slot che più
spesso creano problemi di dipendenza (nel 75% dei casi a carico del
Sert), sono quelle posizionate molto distante dal banco e dai tavoli
dove maggiore è il controllo sociale maggiore che limita molto
l’utilizzo delle macchinette. Le slot collocate in ambienti interni
isolati inducono le persone a perdere il controllo del gioco e a
spendere di più, non essendo a contatto con l’esercente.
Zanella
ha apprezzato il contributo dell’università vista la spaccatura
tra favorevoli e contrari alla possibilità di giocare offerta dai
pubblici esercizi. La ratio della legge 13 del 2015 era la gravità
del danno arrecato dalle slot alle persone e alle famiglie per cui
occorreva eliminare la causa fisica del problema. Questo ddl rivede
quest’approccio adducendo il motivo che l’eliminazione dei giochi
fisici sposterebbe le persone verso altre dipendenze. Zanella ha
chiesto a Molin se a fronte di tutto ciò non sia più sensato
puntare sulla prevenzione lasciando intatta l’attuale legge.
Molin
ha risposto che i primi pazienti sono approdati al Serd nel 2007 e da
allora in poi si sono rivolti al Serd per la dipendenza da gioco 381
pazienti. Circa 100 all’anno. La prevenzione è quindi necessaria
perché il solo proibizionismo ha dimostrato di non funzionare bene
in quanto il rischio di spostamento verso altre dipendenze è molto
alto. Fondamentale per la prevenzione sono i legami sociali. Vero che
non disporre più di macchinette a portata di mano da sollievo, ma i
dati dimostrano che il problema è rimasto anche dopo la rimozione
dello slot. L’indagine sociologica ha mostrato che i ragazzi delle
scuole superiori dalla terza alla quinta (in tutto 1.200 in tutti i
soggetti) non sono particolarmente inclini al gioco mentre oltre il
75% dichiara di fare uso di alcol, un quarto fuma ogni giorno tabacco
e il 40% usa cannabinoidi. Quel che dicono le indagini internazionali
è che esistono forme di prevenzione primaria ad ampio spettro che
agiscono sull’autodeterminazione dei soggetti e sulla
collaborazione con gli adulti di riferimento. Un progetto di
prevenzione islandese – ha concluso Molini – ha ridotto quasi a
zero le dipendenze dei ragazzi nel giro di 10 anni. I progetti di
prevenzione sul modello islandese sono quindi la via maestra per
combattere la piega delle dipendenze, ma devono essere sempre
valutati. Secondo la ricercatrice sarebbe ora di avviare anche in
Trentino una campagna di prevenzione di questo tipo.
Fondazione
Demarchi. Samaden: puntare tutto sulle comunità educative.
Il
presidente della Fondazione Federico Samaden ha
sottolineato l’importanza di collegare il ddl a un disegno
strategico già messo in campo l’anno scorso dalla Giunta
provinciale sulla crescita sana dei giovani in Trentino. Esiste un
progetto a lui affidato dalla Giunta provinciale orientato a rendere
il Trentino una terra capace di far crescere positivamente i figli
potenziando le risorse educative del territorio. Nel panorama del
pensiero pedagogico nazionale ed internazionale – ha proseguito
Samaden – ci si è concentrati da un paio d’anni sul tema delle
comunità educanti. Ogni territorio del Trentino deve diventare una
comunità educante in grado di mettere in campo interventi positivi
che riducano le vie di fuga verso le dipendenze patologiche. Si
tratta di promuovere percorsi attrattivi che sappiano entusiasmare i
giovani. Occorre insomma collegare anche questo ddl ad una visione
più ampia, educativa, per la crescita dei giovani. Il problema del
Trentino è che raramente si collegano i soggetti e le strutture che
si occupano di questo. L’obiettivo è di unire le forze di questi
enti per supportare le famiglie nell’impresa educativa. Questo ddl
mira ad affrontare una sola criticità ma è necessario un
collegamento con tutte le attività che in Trentino stanno cercando
di investire sulle comunità educanti. Ad esempio che le scuole no
drugs sulla lotta alle droghe. E con la piattaforma “Libera la
scuola”, aperta a tutti gli istituti e che già dispone di molte
“cassette degli attrezzi”. Oggi a questa piattaforma aderisce una
trentina di scuole. Lo scopo è che queste superino l’abitudine di
delegare ad altri, ad esperti esterni gli interventi educativi.
Infatti sono le singole scuole che devono dotarsi di competenze
interne su questi temi con tavoli dedicati misti di
studenti-docenti-genitori e percorsi di formazione per organizzare
sinergie. Per il recupero dei ragazzi dalle dipendenze come la
ludopatia la risposta è il potenziamento delle comunità educanti
del Trentino.
Servono
comunità di tregua che stacchino i ragazzi dalle dipendenze.
Rispondendo
a una domanda del consigliere Zanella
su cosa pensi di questo ddl, Samaden
si è pronunciato a favore di un approccio restrittivo contrario alla
liberalizzazione
degli apparecchi da gioco, voncinto della necessità di un forte rigore
perché le dipendenze vanno anche decisamente
contrastate.
No quindi al libero utilizzo delle macchinette e delle sale da gioco.
Molto pi difficile per
Samaden è
però
contrastare
il gioco online che purtroppo è il problema emersa soprattutto
durante il lockdown. Va impedita anche la promozione del gioco
attraverso le sponsorizzazioni come quelle di Lottomatica, che ha
una grande influenza. “Il
problema – ha
concluso Samaden – è sempre di approccio
culturale. Perché
se in Islanda
è stato adottato
un modello
vincente di contrasto è
perché quel
territorio ha un forte
spirito
identitario e una notevole
coesione
sociale. Servirebbero
anche delle
“comunità di tregua” create
per staccare completamente i ragazzi
da
dipendenze e abitudini
patologiche. Le famiglie per prime sono spesso deboli perché la
radice stessa dei processi educativi è fragile e questo ha poi
gravi conseguenze
sui figli. Per questo le campagne di prevenzione devono essere forti
e chiare.