La conferenza di informazione promossa oggi dal Consiglio provinciale
Sicurezza e lavoro, più incidenti nel 2020. Covid: 2.452 denunce all’Inail e due decessi
I dati aggiornati del problema rilevati in Trentino
Dalla
conferenza di informazione sul tema della sicurezza del lavoro,
organizzata dal Consiglio su richiesta di Giorgio Tonini (Pd), che si
è tenuta in mattinata, sono emersi i dati degli incidenti sul lavoro
nel 2020 e l’incidenza del Covid. Dati che sono stati presentati
dalla direttrice provinciale dell’Inail Giovanna Pignataro:
rispetto al 2019 lo scorso anno gli infortuni sul lavoro sono
cresciuti del 3,76% (sono stati 7.363 nel 2019, nel 2020, 7640),
mentre sono drasticamente scesi del 22,75%, quelli in itinere passati
da 892 a 689. In totale, tra quelli in ambiente di lavoro e in
itinere, gli incidenti sono stati lo scorso anno 8,329 contro gli
8.255 del 2019, percentualmente una variazione dello 0.89%. Un dato
distante però da quello della media nazionale che ha visto un calo
del l’8,9% degli incidenti sul lavoro, del 38,34 di quelli in
itinere e del 13,60% degli infortuni complessivi. La classe d’età
più colpita è quella che va dai 50 ai 54 anni (1.016 incidenti nel
2019, 1219 lo scorso anno). I morti nel 2020 sono stati in Trentino
9, contro i 10 dell’anno precedente, ai quali vanno sommati quelli
in itinere saliti dall’uno del 2019 ai quattro. Tra gli infortuni
mortali del 2020, l’Inail ha inserito due persone decedute a causa
del Covid: un socio di una ditta di noleggio auto e un cameriere. Le
denunce di infortunio Covid sono state 2.452, in grande maggioranza
donne, 1889 (il 77%) contro il 23% degli uomini. Anche in questo caso
i lavoratori più colpiti sono stati quelli della fascia d’età più
anziana, cioè dai 50 ai 64 anni (il 41,2%). La preponderanza delle
donne, ha spiegato la dottoressa Pignataro, è dovuta al fatto che
lavorano nei settori più esposti all’infezione, come la sanità e
l’assistenza (il 59% delle denunce Covid), seguita dai servizi
negli alloggi e nella ristorazione (28,9%). Mentre nelle attività
manifatturiere si arriva al 3,3% e all’1,9 nei trasporti e
magazzinaggio. Le denunce, che evidentemente hanno pesato sui dati
del 2020, hanno seguito l’andamento dell’epidemia, toccando il
picco a marzo per risalire a novembre.
Capire
il fenomeno e quali spazi di intervento ha la Provincia.
Con
l’intervento del presidente del Consiglio, Walter Kaswalder, si è
aperta questa mattina la Conferenza di informazione sulla sicurezza
sul lavoro. Kaswalder ha ricordato che la conferenza venne chiesta il
28 novembre del 2019 ma che, a causa della pandemia, si è dovuta
rinviare fino a oggi.
Giorgio
Tonini, che il primo firmatario della richiesta della conferenza, ha
affermato che l’anno della pandemia ha cambiato la situazione della
sicurezza e ha ricordato che l’incontro informativo che si è
tenuto oggi venne pensato in seguito a due incidenti gravissimi, uno
in una ditta della val di Fiemme e l’altro in un cantiere
forestale, che funestarono l’autunno del 2019. La nostra provincia,
ha affermato Tonini, è terza per numero di incidenti con un trend in
peggioramento e la conferenza d’informazione ha lo scopo di
fornire al parlamento trentino elementi di conoscenza. Per capire le
tendenze: s’è il fenomeno, anche grazie alle tecnologie si sa
contraendo, oppure, come sembra, se si stia aggravando anche per
l’espandersi del lavoro nero. Inoltre, va capito il peso della
burocrazia, delle tante “grida manzoniane” che sembra non abbiano
inciso sull’andamento degli incidenti. Tonini, ha infine affermato
che c’è spazio anche per la nostra autonomia per gestire questo
inaccettabile fenomeno che è anche indice di arretratezza economica.
I
protocolli anti Covid hanno reso le aziende i luoghi più sicuri.
L’assessore
Achille Spinelli ha affermato che il peso del tema della sicurezza
del lavoro è cresciuto moltissimo nel primo semestre 2020 ma
l’obiettivo incidenti zero rimane sempre presente. Il covid, ha
ricordato, ha imposto un radicale ripensamento dei protocolli che
hanno richiesto centinaia incontri, migliaia di ore di lavoro che
hanno permesso di produrre 18 protocolli anti contagio che hanno
prodotto risultati eccellenti, trasformando i luoghi di produzione in
luoghi di massima sicurezza. Spinelli ha ringraziato chi si sta
impegnando su questo campo, comprese le organizzazioni sindacali.
Sulla
sicurezza la Pat può trovare altri spazi di intervento.
Andrea
Merler, del Dipartimento di prevenzione dell’Apss ha ricostruito il
quadro della normativa sulla sicurezza del lavoro. Normativa
estremamente complessa, basti ricordare che il testo unico è
composto da più di 300 articoli e 13 titoli. Un tema, ha ricordato
Merler, presieduto da norme penali, quindi statali, che negli ultimi
anni hanno subito una lunga serie di cambiamenti anche in seguito a
crisi come quella della Thyssen. Progressivamente si è passati dalla
logica del precetto, al coinvolgimento, introdotto dal decreto 81, di
tutti gli attori non solo del lavoro ma anche del volontariato per
costruire un sistema di prevenzione degli incidenti. Nella normativa,
ha però ricordato, c’è spazio per la Pat, soprattutto, come ha
già fatto Bolzano, per la gestione a favore della sicurezza del
lavoro delle somme, in alcuni anni robuste, che derivano dalle
sanzioni. La Pat, ha continuato Merler, ha fatto molto: ha inserito
norme sulla sicurezza nella legge sugli appalti, sulle cave, in
quella urbanistica e emanato tantissime ordinanze e delibere per gli
ambienti di lavoro e ha fatto chiarezza sulle responsabilità ad
esempio nel settore degli impianti a fune. Ora la politica, ha
concluso Merler, potrebbe indirizzare i fondi sulla sicurezza verso
la formazione e sui settori maggiormente soggetti agli incidenti.
Intervenire sulla formazione nell’uso delle macchine e dando un
maggior peso della sicurezza negli appalti. Un tema sul quale la
Provincia, rispetto ad altre regioni, si trova piuttosto indietro.
Repressione
e vigilanza non bastano, puntare sulla cultura della sicurezza.
Marcello
Cestari, direttore dell’Ufficio sicurezza negli ambienti di lavoro
della Pat, ha ricordato che la piaga degli incidenti sul lavoro è
fatta di sofferenze concrete, di storie umane drammatiche. Un
argomento sul quale lo statuto di autonomia ci dà competenze su
igiene e sanità pubblica e vigilanza sul lavoro che viene attuata
dal Servizio lavoro e dall’Uopsal. In materia di sicurezza
specifica è stata varata la legge del 2008 che norma la prevenzione
delle cadute dall’alto. Una materia, quella della sicurezza, che
vede impegnate molte regioni italiane, soprattutto del centro –
nord, come l’Emilia – Romagna hanno realizzato protocolli con
l’Inail e varato una serie di legge specifiche. La Toscana che ha
istituito un Osservatorio e norme per i familiari delle vittime del
lavoro. Sempre la Toscana ha introdotto un organismo per il controllo
delle macchine e degli impianti. La Lombardia ha una legge del 2006
che punta sulla promozione della responsabilità sociale delle
imprese. Il Veneto, nel 2009, ha introdotto un articolo sulla
promozione della sicurezza attraverso le buone pratiche. Cestari,
infine ha affermato che le norme penali non sono sufficienti e anche
la vigilanza ha dei limiti, anche se le sanzioni portano nella casse
Pat cifre robuste che vanno dai 400 mila euro al milione all’anno.
Però, secondo l’esperto, si deve puntare sulla partecipazione,
sulla costruzione di una rete dei professionisti che si occupano di
questa materia, sulla cultura della sicurezza a partire dalla scuola
e dell’Università. Perché con le norme penali e la vigilanza non
si può affrontare in modo profondo questo problema. Anche perché,
secondo uno studio dell’Unione europea, ben il 63% degli infortuni
mortali dipendono dalle scelte effettuate a monte, che vengono fatte
prima dell’apertura dei cantieri e delle produzioni.
L’Inail
è impegnata per la riabilitazione degli infortunati Covid.
Giovanna
Pignataro, direttrice provinciale Inail, ha presentato, come abbiamo
riferito in apertura, i dati sugli infortuni nel 2020 compresi quello
causati dal Covid. Nel suo intervento la dottoressa Pignataro ha
ricordato che l’Inail ha messo in campo un progetto per la
riabilitazione degli infortunati Covid; un bando, per un totale di un
milione e 532 mila euro, per imprese che scelgono di investire nella
prevenzione; un avviso pubblico che concede finanziamenti per le Pmi
del settore agricolo per l’acquisto di macchinari che adottano
sistemi innovativi per la sicurezza. Infine, sono previsti sconti sul
premio Inail per le ditte che migliorano le condizioni di tutela
della salute.
In
Trentino un tasso di incidenti troppo alto. C’è qualcosa che non
va.
Manuela
Faggioni della Cgil, in rappresentanza delle confederazioni, ha
sottolineato che il Trentino, rispetto al resto del Paese, ha un
distacco del 13% per quanto riguarda gli infortuni. C’è, quindi,
ha sottolineato, qualcosa da noi che non va. C’è bisogno di un
cambiamento culturale, ma serve l’impegno di tutti e in un’era di
solitudini e piazze virtuali il posto di lavoro rimane l’ultimo
luogo di aggregazione delle persone. E’ vero, ha continuato, che ci
sono stati esempi in Trentino di contrattazione aziendale che possono
essere ritenuti esempi anche sul piano del cambiamenti culturali.
Esperienze che però andrebbero coordinate anche dalla Pat e
dovrebbero entrare a far parte del piano di prevenzione che si dovrà
ultimare entro settembre. In prospettiva si deve poi tenere conto
dell’invecchiamento dei lavoratori: nel 2030, ha ricordato, sul
lavoro gli over 55 saranno un terzo del totale e gli over 45 il 60%.
Quindi si dovranno investire risorse economiche e intellettuali per
mettere in campo progetti ad hoc. Sul piano della formazione, la
rappresentante Cgil, ha detto che il primo dato da fornire alle
imprese è che un euro investito in salute e sicurezza ne produce 4
in termini di risparmio di costi. In Trentino, inoltre, le aziende
sono in media piccolissime e un incidente mortale è quasi sempre
mortale anche per la ditta dove è accaduto. Fondamentali per Manuela
Faggioni le verifiche. ma andrebbe fatta una ricognizione su quante
ditte hanno aggiornato il documento di sicurezza e istituito il
comitato Covid in azienda. Perché un conto è mettere a disposizione
i dispositivi di protezione e un conto è il rispetto della legge.
Per ciò che riguarda le risorse, ha ricordato che quelle derivanti
dalle sanzioni non vengono usate per la formazione, come prevede la
legge, ma vengono immesse nel bilancio della Apss e nemmeno dirottate
sulla Uopsal. L’Inail ha ricordato infine la sindacalista, ha messo
a disposizione risorse per incentivare la sicurezza, ma in Trentino
c’è un solo progetto attivato per il rinserimento del lavoratori
infortunati Covid.
Buoni
risultati dai piani di prevenzione.
Dario
Uber, direttore Unità operativa prevenzione sicurezza dell’Apss,
ha spiegato quali sono i piani mirati di prevenzione che hanno
l’obiettivo di introdurre elementi di trasparenza dell’azione
pubblica e l’incremento della cultura della sicurezza. Il modello
del piano si basa su una fase di assistenza, informazione e analisi;
su quella del monitoraggio e vigilanza dell’applicazione del piano
di prevenzione adottati dalle aziende; infine è prevista la fase di
verifica dell’efficacia. Nella realtà questi piani sono stati
avviati nel settore forestale, il più rischioso, tenendo conto anche
dei lavoratori “dilettanti” spesso vittime di gravi infortuni,
con l’obiettivo di realizzare buone pratiche valide per tutti gli
ambienti di lavoro. Altre esperienze, che hanno dato risultati
positivi, sono state fatte nell’edilizia, ad esempio nel caso del
ponte sull’Avisio e della Manifatura di Rovereto. Infine, si sta
lavorando sul Covid, in particolare sugli impianti di macellazione.
UN "CANTIERE" APERTO
L’ultima
parte della Conferenza d’informazione - organizzata oggi sul tema
della sicurezza sul lavoro dal Consiglio provinciale e moderata da
Rodolfo Ropelato - si è sostanziata in altre tre relazioni tecniche
e da un breve dibattito conclusivo.
Piero
Mattioli
(ingegnere,
direttore generale di Qsa srl Engeeniring Consulting Training,
responsabile servizio prevenzione e protezione strutture ad alto
rischio della Pat)
Ha
illustrato anzitutto gli strumenti previsti nelle normative
comunitarie e nazionali sugli appalti pubblici per la tutela della
salute e sicurezza dei lavoratori, a partire dal cardine
dell’articolo 41 della Costituzione. Quindi responsabilità
precontrattuale e contrattuale del committente pubblico, visto come
un regolatore del mercato nel suo ruolo di selezionatore delle
imprese e dei lavoratori autonomi. Un riferimento poi alla “patente
a punti”, per ora solo ipotizzata come strumento di selezione dei
soggetti più affidabili.
Venendo
alla normativa provinciale, Mattioli ha citato quelle del 1990, del
1993 e del 2016 (n. 2), spiegando che la Provincia ha optato per
l’<offerta economicamente più vantaggiosa> come criterio
premiante nell’affidare gli appalti. In questo contesto, sicurezza
e salute dei lavoratori e connesse certificazioni delle imprese sono
considerati parametri dirimenti.
Va
fatta crescere – ha ragionato Mattioli - la cultura della
prevenzione, che presuppone adeguati modelli organizzativi nelle
aziende, che oggi ci sono, sono codificati, innovativi e vanno
semplicemente adottati e rispettati. I lavoratori tendono ad essere
di età sempre più avanzata e questo suggerisce la necessità
crescente di gestire i rischi in modo oculato.
La
statistica Inail dimostra che le imprese certificate Ohsas 18001
scontano indici infortunistici nettamente inferiori a quelli delle
imprese non certificate, con cali attorno al 16% dell’infortunistica
grave.
Paolo
Angelini
(ingegnere,
responsabile Sapi dell’Associazione artigiani del Trentino,
componente del Comitato di coordinamento in materia di salute e
sicurezza della Pat).
Si
è soffermato sulla prevenzione del contagio da Covid-19 e sul
radicamento della stessa nella condivisione con le parti sociali
delle misure da adottare.
Il
Comitato di coordinamento di cui Angelini fa parte si avvale di un
sottotavolo Covid più ristretto (9 membri) che ha fin qui
collaborato a sviluppare i protocolli di prevenzione conosciuti da
tutta la cittadinanza. Il Tavolo Covid lavora su sei ambiti
settoriali dell’economia e per ciascuno ha cercato di semplificare
le regole per gli ambienti di lavoro e di calarle sulla specificità
del nostro territorio, condividendole con gli attori in campo. Il 14
marzo 2020 fu definito il primo protocollo operativo – poi
modificato e seguito da molti altri - per affrontare l’emergenza
pandemica, mentre si andava a caccia sul mercato di mascherine
protettive e di gel sanificante. Tanti gli aspetti da regolamentare:
valutazione dei rischi, spostamenti interni alle sedi aziendali,
riunioni in presenza del personale, formazione degli operatori,
igienizzazione degli ambienti… La figura del “referente Covid”
- formato dal servizio Uopsal Pat - è stata una scelta tutta
trentina, cui affidare in particolare la declinazione pratica dei
protocolli, a supporto dei datori di lavoro. Angelini ha citato il
lungimirante “Premio lavoro in sicurezza”, che si potrebbe
riprendere dopo il suo disuso, per una promozione attiva delle
aziende virtuose.
Patrizia
Tullini
(professore
ordinario di diritto del lavoro e della sicurezza sul lavoro
all’Università di Bologna; project leader dell’accordo Pat Uni
nell’ambito del progetto di razionalizzazione dei controlli sulle
imprese).
Ha
illustrato l’esperienza avanzata del Tavolo Pat-Uni, che nel 2020
ha prodotto prassi di riferimento per la sicurezza sul lavoro nelle
micro e piccole imprese. L’idea di fondo è che reprimere non
basta, occorre partecipazione e collaborazione degli attori della
sicurezza, per raggiungere l’effettività delle regole, ossia la
loro concreta applicazione. Si privilegia quindi una serie di prassi
virtuose e condivise, che affiancate alle regole obbligatorie imposte
dalle norme, producono efficienza gestionale. L’effetto è
particolarmente positivo nelle realtà produttive che per le piccole
dimensioni non possono sostenere misure di maggiore complessità e
costo.
Il
dibattito conclusivo.
Il
consigliere Alex Marini ha posto il tema del disagio
psicologico sul luogo di lavoro, chiedendo se si lavora a prevenire
anche questo fenomeno. Gli esperti hanno risposto che si tratta
certamente di un problema reale, cui si cominciano a dedicare
attenzioni e protocolli specifici. L’Inail in particolare si sta
occupando di riabilitazione dei contagiati da virus e considera in
questo contesto anche lo stress psicologico da Covid.
La
consigliera Sara Ferrari ha fatto riferimento all’ottica di
genere con cui si deve anche guardare alla prevenzione.
La
consigliera Lucia Coppola ha giudicato “abbastanza
sottovalutata” fino ad oggi la sicurezza in periodo Covid degli
insegnanti, che in Italia sono tra i più anziani d’Europa. In
Trentino gli over 60 non sono stati esentati dalla didattica in
presenza, come disposto invece in molti altri Paesi. Uber ha riferito
che controlli e verifiche di Uopsal sono stati effettuati anche nelle
scuole.
Il
consigliere Giorgio Tonini, primo firmatario della richiesta
di indizione della Conferenza odierna, s’è detto certo
dell’utilità dei lavori odierni. La situazione attuale non è
soddisfacente, c’è ancora un sistema da attrezzare per rendere il
lavoro davvero sicuro. Le norme ci sono e la loro corretta
applicazione è in definitiva anche un ottimo investimento per le
aziende. La nostra autonomia può prendersi degli spazi propri e fare
molto per attrezzare il Trentino, apprezzo che l’assessore Spinelli
abbia garantito oggi priorità a questo fronte d’impegno. Ci sono
provvedimenti che la Giunta potrebbe adottare anche semplicemente
guardando a Bolzano, in Consiglio sarà utile portare avanti queste
riflessioni.