Approvato all'unanimità dal Consiglio provinciale
Sì unanime al ddl Coppola-Ghezzi sull’assegno di autodeterminazione alle donne vittime di violenza
Nel
pomeriggio il Consiglio provinciale ha approvato all’unanimità con
31 voti il disegno di legge 48 proposto da Lucia Coppola
(Misto-Europa Verde) insieme all’ex esponente di Futura Paolo
Ghezzi, sostenuto ora da Paolo Zanella (Futura), che
modifica la legge provinciale 6 del 2010 sulla prevenzione della
violenza di genere e la tutela delle donne che ne sono vittima,
introducendo un assegno di autodeterminazione a loro sostegno.
Prima del sì al ddl sono stati discussi alcuni ordini del giorno
collegati.
Zanella:
soluzioni abitative per le donne che hanno subito violenza.
Approvato.
Approvato
all’unanimità l’odg 1
proposto da Zanella impegna la Giunta a pubblicizzare attraverso
apposito materiale informativo da distribuire nei Centri
antiviolenza, presso i servizi sociali, la Cpo e gli altri soggetti
che sul territorio si occupano di violenza di genere, le tre
possibilità (locazione temporanea a canone sostenibile di tre anni
più proroga ai soggetti in possesso di Icef, locazione a canone
concordato per un anno e mezzo a nuclei familiari particolarmente
bisognosi sprovvisti dei requisiti di accesso all’edilizia
abitativa pubblica, contributo integrativo al canone di mercato
concesso a prescindere dalle graduatorie e dalla domanda di accesso a
contributo) di accesso urgente e agevolato a soluzioni abitative per
le donne che hanno subito violenza, che non riescano diversamente a
lasciare l’abitazione condivisa con la persona maltrattante.
Coppola:
sostegno ai progetti per contrastare la violenza contro le donne.
Respinto.
L’odg
di Lucia Coppola (Misto – Europa Verde), respinto con 18 no e 10
sì, voleva impegnare la Giunta a verificare la possibilità di
prevedere dei bonus economici premianti a favore di quelle realtà
sociali che avviano con successo progetti per contrastare il fenomeno
della violenza contro le donne, supportando i percorsi di coloro che
intendono uscire dalle relazioni violente allo scopo del
re-inserimento sociale e lavorativo, bonus con cui tali realtà
potranno implementare e avviare nuovi progetti. L’assessora ha
motivato il no della Giunta con l’esistenza di una apposita
disciplina provinciale che già prevede un sostegno di questo tipo.
Marini:
sensibilizzare i cittadini e gli studenti con campagne di
comunicazione. Approvato.
Approvato
all’unanimità l’odg di Marini, rielaborato nel dispositivo
d’intesa con l’assessora Segnana, che impegna la Giunta a
valutare la possibilità di realizzare campagne di comunicazione e di
sensibilizzazione in merito al problema del femminicidio e alla
cultura non discriminatoria basata sul rispetto tra uomini e donne, e
di promuovere con confronto con la Cpo, l’ordine degli psicologi e
le istituzioni scolastiche per valutare la possibilità di
progettazione di moduli di educazione emotiva in ambito scolastico.
Degasperi:
riattivare sostegno ai percorsi di recupero di soggetti autori di
violenze. Respinto.
L’odg
dell’esponente di Onda Civica, respinto con 16 no e 13 sì perché
– ha spiegato l’assessora Segnana – l’esecutivo sta già
lavorando per definire un progetto condiviso su questo obiettivo
compatibilmente con la normativa nazionale in materia – voleva
impegnare la Giunta a verificare l’effetto della scelta di
interrompere il sostegno diretto della Pat ai percorsi di recupero
dei soggetti autori di violenza, riportando gli esiti della verifica
alla commissione consiliare competente, e di verificare l’opportunità
di riattivare il sostegno diretto della Pat a questi percorsi
prevedendo la successiva rivalsa del soggetto partecipante,
riportando l’esito delle valutazioni alla commissione consiliare.
Degasperi ha lamentato il fatto che la Giunta non condivida un odg
che propone un obiettivo al quale sta lavorando. Dalzocchio (Lega) ha
condiviso l’utilità di percorsi come questi che permettono in
alcuni casi il recupero di queste persone. Ma questo progetto è
stato stoppato dalla Procura perché era prevista la comunicazione
dell’esito entro tre mesi. Un tempo troppo stretto per giudicare
secondo l’autorità giudiziaria. Ferrari (Pd) ha difeso i risultati
dell’esperienza dei percorsi di recupero realizzati in passato,
fermata – ha ricordato – non per la finalità, che consiste
nell’evitare le recidive, ma solo per motivi tecnici. E ha
auspicato che, come ha preannunciato Segnana, questi percorsi di
prevenzione vengano ripristinati.
Ferrari
e altri consiglieri di minoranza: convocare al più presto il
Comitato per la tutela delle donne vittime di violenza. Approvato.
L’odg
7, approvato all’unanimità, presentato da Sara Ferrari insieme ai
consiglieri del gruppo da lei guidato (Pd) e ad altri 6 esponenti di
minoranza (Marini, Zanella, Dallapiccola, Demagri, Degasperi e
Rossi), impegna la Giunta a convocare quanto prima il Comitato per la
tutela delle donne vittime di violenza previsto da una legge
provinciale del 2010 mai convocato dal 2018 in poi. Ferrari ha
apprezzato, ricordando che il Comitato coinvolge tutti i soggetti
impegnati nell’attività di prevenzione della violenza.
Ferrari
e altri consiglieri di minoranza: educazione antiviolenza nelle
scuole. Approvato.
L’odg
8 sottoscritto dagli stessi consiglieri firmatari del 7, approvato
con 2 contrari, 2 astenuti e un non partecipa al voto, impegna la
Giunta,a promuovere ed offrire, a carico della Provincia, percorsi di
educazione antiviolenza nelle scuole di ogni ordine e grado del
Trentino. L’assessora ha condiviso l’odg con un emendamento
concordato con Ferrari segnalando anche la formazione rivolta agli
insegnanti perché sappiano cogliere negli alunni i sintomi di una
violenza subita dai genitori. Ferrari ha apprezzato la volontà di
riprendere queste iniziative interrotte lo scorso anno solo a causa
della pandemia e sottolineato l’importanza di rivolgersi attraverso
la scuola anche agli insegnanti e alle famiglie. Cia (Fratelli
d’Italia) ha annunciato la sua scelta di non partecipare al voto di
questo odg, perché a suo avviso già le scuole sono impegnate in
questi interventi e non si capisce quindi perché si voglia insistere
con una fissazione su questo tema, quasi a voler “marcare il
territorio”. Inoltre c’è a su avviso il rischio di
sovraccaricare di compiti le scuole. Zanella (Futura) ha criticato
l’identificazione di questo impegno per le pari opportunità con
una “fissazione”. La violenza di genere è frutto di un processo
di reificazione delle donne, contro la quale occorre lavorare sulla
cultura nelle scuole. Coppola (Misto) ha rivendicato il diritto dei
consiglieri di occuparsi di una tematica trasversale e non ideologica
come questa. Inoltre occorre a suo avviso non allentare la tensione
su questo argomento perché gli alunni sono continuamente influenzati
da una cultura discriminatoria e che avalla la violenza di genere.
Accordo
raggiunto sugli emendamenti.
Si
è poi passati all’esame dei tre articoli del provvedimento,
approvati dopo il ritiro di alcuni emendamenti di Zanella e altre
modifiche dell’assessora. Zanella ha spiegato di aver concordato
con l’assessora l’emendamento principale, firmato da Segnana ma
che recepisce la sua più importante richiesta, che subordina
l’accesso dell’assegno di autodeterminazione non alla denuncia ma
alla presa in carico della donna vittima di violenza da parte dei
servizi sociali territoriali, tenendo conto anche dei percorsi
intrapresi presso i servizi antiviolenza accreditati.
Le
dichiarazioni di voto conclusive.
Paolo
Zanella si è detto orgoglioso di portare a casa questo
provvedimento sull’uguaglianza, la lotta alle discriminazioni e il contrasto alla violenza. Per questo ha ringraziato le colleghe
intervenute e Marini, ma anche l’assessora alla luce della
collaborazione che ha permesso di ottenere un risultato ottimale.
Questo è un passo in più per dotarci di strumenti a sostegno delle
donne vittime di violenza e che non hanno un reddito sufficiente per
condurre un’esistenza autonoma e autodeterminata. Si tratta di
lavorare non più solo a valle della violenza di genere ma con
strumenti preventivi culturali, attraverso l’educazione dei bambini
e della cittadinanza e per abbattere il divario tra uomini e donne.
Lucia
Coppola ha dichiarato la propria soddisfazione e ringraziato
l’assessora per la sensibilità dimostrata su questo tema. “Questo
– ha aggiunto – è stato un buon modo di procedere per cercare un
accordo”.
Il
capogruppo del Patt Ugo Rossi ha espresso soddisfazione per un
ddl che ha due funzioni: introdurre in modo concreto strumenti in più
rispetto a quel che la Provincia già fa sul tema; e ricordare che
non si può dare per scontato come spesso accade un approccio
culturale al problema, perché in realtà non è affatto scontato che
un approccio sbagliato concorra a generare la violenza contro le
donne. Basta ricordare che più di metà delle donne uccise (oltre il
54%) sono vittime del loro partner.
La
capogruppo del Pd Ferrari ha messo l’accento sulla possibilità
di occuparsi con questo ddl delle donne che si possono salvare
attivando un percorso di liberazione dalla violenza. Nel 2019 vi sono
stati 257 accessi di accessi di donne che segnalano di aver violenza
domestica nei pronti soccorsi del Trentino e 793 reati segnalati che
afferiscono a questo fenomeno, e 52 denunce al mese. Ma ancora
l’emerso è una percentuale bassissima rispetto a una realtà
sommersa che ancora non si conosce a sufficienza. I 793 casi
andrebbero moltiplicati per 10. Centinaia sono i casi di violenza
fisica, ma questa non è l’unica forma di violenza, viste le 442
donne prese in carico nel 2019 dai servizi antiviolenza oltre a 624
minori. Se fino ad oggi la legge offriva a queste donne servizi
residenziali e semiresidenziali e psicologici, con questo
provvedimento si fa un passo avanti dando anche garanzia di
assistenza economica e materiale a queste persone perché il percorso
di uscita dalla violenza permetta loro di ricominciare una vita
migliore.
L’assessora
Segnana ha sottolineato l’aiuto che questo ddl assicura alle
donne vittime di violenza perché si possano autogestire avendo anche
la sicurezza economica necessaria per compiere questo passo. Segnana
ha ringraziato la Giunta per il sostegno economico concesso a questo
ddl visto che le risorse disponibili in questo periodo sono limitate.
Le donne che subiscono violenza e maltrattamenti hanno spesso figli
ed è giusto quindi mettere in sicurezza il loro nucleo familiare.
La
capogruppo della Lega Mara Dalzocchio ha ricordato che i dati dal
2003 ad oggi mostrano un sensibile calo dei femminicidi in Italia,
segno che la prevenzione funziona. Oggi l’Italia è il terzo paese
con meno femminicidi, superata solo dall’Irlanda e dalla Croazia.
Prevenzione e cultura sono quindi alla base degli interventi da
mettere in campo per il contenimento di questo fenomeno. Per
Dalzocchio bisognerebbe però parlare anche della violenza contro gli
uomini all’interno delle coppie. Il fenomeno è in crescita ovunque
ed è quindi il caso di iniziare a parlarne. Si tratta di violenza
psicologica che gli uomini subiscono nel rapporto di coppia. Quando
si tratta di violenza il ragionamento va quindi allargato per
supportare sia un genere che l’altro.
Claudio
Cia (Fratelli d’Italia) ha condiviso il ragionamento di
Dalzocchio perché anche a suo avviso non si può enfatizzare una
sola violenza di genere. Il problema è che occorre rispettare la
libertà e la dignità delle persone all’interno delle relazioni
familiari e di coppia. Dai conflitti fonte di dolore entrambi i
generi escono sconfitti. Sbagliato, quindi, accendere i riflettori
mediatici solo sulla parte più debole, rappresentata dalla donna,
quando questi conflitti relazionali esplodono. Quando si parla di
violenza di genere non si può non considerare la violenza che non
traspare dalle cronache perché non muore nessuno, ma che genera
negli uomini una violenza che li spinge a togliersi la vita. Non
troveremo mai questi casi rubricati come violenza di genere, perché
vengono classificati come suicidi indotti dall’esasperazione
psicologica e dalla perdita del lavoro. Non bisogna mai dimenticare,
parlando di violenza di genere, che i generi sono due.
Alex
Marini (Misto-M5S) ha ricordato il problema del divario salariale
e previdenziale che penalizza le donne rispetto agli uomini, che era
oggetto di un suo ordine del giorno che per motivi tecnici non è
stato ammesso alla discussione.