Dopo un dibattito di 4 ore e mezza nell'aula del Consiglio provinciale
Sì alla legge di stabilità. Minoranze contro l'addizionale Irpef applicata ai redditi fino a 20.000 euro
Fugatti: impugneremo la norma statale che regola unilateralmente i rapporti finanziari con l'Autonomia
Alle
14.00 la legge di stabilità, secondo provvedimento della manovra
finanziaria 2020
proposta dalla Giunta
provinciale, è stata
approvato in Aula con 20
voti a favore, 10 contrari e 2 astenuti: i consiglieri di minoranza
De Godenz e Ossanna. Il voto
è stato preceduto dall’esame degli articoli e dei numerosi
emendamenti, durato un’ora più del previsto. Il presidente della Giunta Fugatti è intervenuto durante i lavori per aggiornare il Consiglio sulla norma statale con cui tra domenica e ieri è stato modificato l'emendamento già approvato dalla Commissione bilancio del Senato mettendo a rischio la stabilità finanziaria dell'Autonomia delle due Province autonome di Trento e Bolzano e della Regione. La norma è stata respinta con delibera dalle Giunte del Trentino, dell'Alto Adige e della Regione e potrà ora essere impugnata davanti alla Consulta perché viola lo Statuto di autonomia.
Articolo
1: niente addizionale Irpef per redditi da 20.000 euro (e non più
15.000)
Su
questa norma che sposta il diritto all’esenzione da 15.000 a 20.000
euro si sono concentrati diversi interventi.
L’articolo
1, ha osservato Filippo Degasperi (5 Stelle), è quello che
segna il cambio di rotta di questa manovra. Infatti, a partire dal
2014 avevamo visto ridursi gradualmente il peso dell’addizionale
regionale Irpef, ha notato, mentre quello di oggi passerà alla
storia come il more taxes day, perché da oggi si inverte la
rotta e si dice “trentini dovete pagare di più”. Ma quali
trentini? Non i super ricchi, ma quelli che hanno un reddito tra i 15
e i 20.000 euro lordi annui, ai quali si vanno a sottrarre circa 300
euro all’anno. Chi viene penalizzato, ha rilevato Degasperi, sono
lavoratori e pensionati con redditi contenuti ed il bonus che si va
propagandando verrà pagato dalle stesse persone che ne
beneficeranno, in un’operazione a somma zero, o forse negativa a
danno dei trentini.
Giorgio
Tonini (Pd) ha aggiunto che l’articolo 1 è l’”articolo
chiave” di questa manovra, l’ha definita “una norma dal chiaro
indirizzo politico”. Io non sono un fan della riduzione delle tasse
generalizzata perché il livello di pressione fiscale di un paese
deve essere adeguato alle prestazioni che quel paese offre. Il nostro
paese, in questo senso e dal punto di vista quantitativo, è in
equilibrio, anche se purtroppo, al netto del finanziamento del
debito, che continua a crescere. Con questa manovra “socialmente
regressiva”, i trentini pagheranno l’anno prossimo 9 milioni di
tasse in più concentrati sul segmento più debole del nostro mondo
del lavoro, i contribuenti che stanno tra i 15 e i 20.000 euro,
ovvero persone con livelli salariali bassi o medio bassi. Pro capite
siamo nell’ordine di 150/180 euro e questo significa per quella
fascia di contribuenti qualcosa a cui dover rinunciare. Numerosi gli
emendamenti presentati dall’opposizione per “correggere” questa
norma da loro considerata odiosa.
L’iniquità
contenuta in questo articolo è evidente, ha continuato Ugo Rossi
(Patt) perché corregge l’esenzione limitandola a 15.000 euro,
ovvero grava sui cittadini più deboli. Una soluzione era provare a
altrove le coperture, magari aumentando dello 0,5% l’addizionale
Irpef per i redditi sopra i 100.000 euro, ma nessuna delle numerose
proposte emendative avanzate è stata accolta.
Questa
norma “toglie ai poveri per dare ai ricchi” ha aggiunto Paolo
Ghezzi (Futura) che si è visto respingere numerose proposte di
correzione dell’articolo. Questo articolo che da il tono a tutto il
disegno di legge è una scelta di campo inaccettabile e dà coerenza
all’incoerenza della Giunta provinciale.
Articolo
2: Irap.
Sull’articolo
2 che riguarda l’Irap, è intervenuto il consigliere
Alessandro Olivi (PD). L’Irap è sempre stata considerata
una tassa odiosa su chi produce e in quest’aula abbiamo sempre
affrontato il tema cercando di costruire attorno a questa imposta uno
schema pattizio di reciprocità, ha osservato. Apprezzo, ha detto,
che la Giunta abbia mantenuto tutte le deduzioni e le detrazioni
costruite insieme alle parti sociali nel tempo per dare significato a
questo patto di reciprocità. Due gli emendamenti da lui presentati a
questa norma: con uno di questi, accolto dalla maggioranza, è
tornato su un tema già affrontato dall’aula, quello di limitare
l’incentivo fiscale Irap zero per 5 anni per le nuove imprese, solo
a chi dimostra di avere operatività e un personale stabile a livello
locale. Il senso di questa “correzione” è quello di attribuire
valore a quell’incentivo all’interno di un patto trasparente.
L’altro emendamento, sul quale Olivi ha espresso rammarico per il
fatto che sia stato respinto, proponeva di ridurre al 2,30 l’aliquota
ordinaria, già confermata al 2,68, ma non in modo generalizzato,
bensì “selettivo”, tenendo cioè conto di alcuni dati che
emergono a fronte di chi accetta la sfida della qualità del lavoro e
di certificate politiche di conciliazione lavoro-famiglia. Quando
Fugatti rappresentava da solo la Lega all’opposizione in
quest’aula, proponeva la riduzione generalizzata di questa tassa.
Filippo
Degasperi ha osservato che qui parliamo con una maggioranza che
aggiunge tasse, non le toglie e dunque Olivi ha avuto un
interlocutore sordo da questo punto di vista.
Articolo
3: Imis.
Sull’articolo
3 Lorenzo Ossanna
(Patt) ha espresso la contrarietà per il fatto che non siano stati
accettati diversi suoi emendamenti che proponevano detrazioni Imis
per le zone svantaggiate o per i fabbricati per gli artigiani. Un
aiuto che serviva a contrastare lo spopolamento dei territori, ha
aggiunto.
Articolo
5: personale enti locali.
Fallito
all’articolo 5 il
tentativo di Paola Demagri (Patt), di proporre un emendamento
che consentiva di stabilizzare 30 dipendenti degli enti museali. La
modifica concordata con l’assessore Bisesti interviene
sull’articolo 10 della legge 12 e introduce la possibilità per i
precari di partecipare ad un concorso. Si è persa comunque una
preziosa occasione e dispiace molto, ha concluso Demagri.
Articolo
6: soppressione obbligo gestione associata delle funzioni comunali.
Non
si sa come pensiate di conciliare le sfide di efficienza e
produttività che attendono i comuni trentini, ha detto Alessio
Manica (PD) sull’articolo 6 che
sopprime l’obbligo di gestione associata per i comuni trentini. Il
consigliere ha aggiunto di avere presentato un emendamento, bocciato,
che cercava di fare salva la volontà di chi aveva già scelto di
sciogliere le gestioni associate senza l’obbligo di un ulteriore
passaggio nei rispettivi consigli.
Finalmente
si mette fine a forzature imposte ai comuni in passato, ha detto
Alessandro Savoi (Lega) perché le gestioni associate non
hanno portato alcun risparmio economico, piuttosto numerose
difficoltà e divergenze.
Qui
si lascia semplicemente la libertà. Lucia Coppola (Futura) ha
osservato che qui si cerca di mettere i comuni nella possibilità di
valorizzare la propria autonomia nell’interesse generale e
considerando il territorio come un tutt’uno che deve cercare forme
di collaborazione, con l’obiettivo della riduzione della spesa da
un lato e della semplificazione del quadro istituzionale dall’altra.
Sullo sfondo un tema sentito, ha aggiunto, che è quello di mettere
in relazione in modo nuovo le popolazioni, uscendo dagli schemi
limitati di campanilismo che vanno superati.
In
molti comuni le gestioni associate hanno funzionato benissimo, ha
osservato Pietro De Godenz (UpT): questo
strumento va a suo avviso promosso e valorizzato, anche se togliere
l’obbligo è doveroso.
Ugo
Rossi (Patt) si è complimentato con De Godenz che ha colto lo
spirito in cui nacque la riforma: fare rete e mettersi assieme è
senz’altro positivo, come ci insegnano gli altoatesini che hanno
intelligentemente fatto tesoro dei fondi per le collaborazioni
intercomunali. Purtroppo però, qui si sta facendo passare
culturalmente il messaggio che piccoli e divisi è meglio e dunque
difficilmente si tornerà indietro sull’idea che fondersi e gestire
assieme è bello.
Claudio
Cia (Agire) ha ricordato a Rossi che quando era presidente della
Giunta regionale avvallò 26 milioni per le fusioni a beneficio del
Trentino.
Luca
Zeni (Pd) ha osservato che il tema va oltre la questione degli
incentivi. La questione è di fondo, su che Trentino vogliamo: ci
sono fasi in cui servono soluzioni nuove, quindi o scegliamo di
uscire dal sistema oppure ci mettiamo in gioco pianificando assieme
il futuro.
Alessio
Manica del Pd ha osservato che occorre distinguere il sostegno
alle fusioni dei Comuni dal sostegno alle collaborazioni tra Comuni
promosso in Alto Adige.
Mara
Dalzocchio, capogruppo della Lega, ha precisato che sulle
gestioni associate dei Comuni non si sta tornando indietro ma si
risolvono le criticità del sistema per ridare dignità ai Comuni in
modo da lasciare alle municipalità autonomia nel fare rete o meno.
L'assessore
agli enti locali Mattia Gottardi ha precisato che l'articolo
inserito nella legge di stabilità è frutto di un accordo senza
precedenti con il Cal. La norma non causa nessun crollo di sistema ma
scaturisce dalla consapevolezza che l'obbligo della gestione
associata non ha dato i risultati sperati. Anzi, ha causato
sperequazioni e disservizi agli utenti specie nei territori
geograficamente più estesi. La visione che sta dietro questa scelta
è che il Trentino non è Trento-centrico ma multi-centrico.
Claudio
Cia (Agire) ha giudicato questo articolo una risposta agli
amministratori che vivono come una forzatura l'obbligo delle gestioni
associate introdotto a suo tempo dalla Provincia e hanno finalmente
trovato ascolto. Le fusioni sono costate alla Provincia 26 milioni di
euro con la riduzione dei Comuni da 223 a 166, ma anche in questo
caso la genesi è la stessa: un'imposizione. Sono i territori stessi
a chiedere di tornare alle origini.
Alessandro
Savoi della Lega ha ricordato che con questa norma si vuole
abolire il “maledetto obbligo” delle gestioni associate imposto
dalla precedente amministrazione provinciale e non le gestioni
associate.
L'articolo
6 è stato approvato con 19, 9 no e 2 astenuti: Ossanna del Patt e De
Godenz dell'UpT.
Fugatti:
no all'emendamento statale che mira a regolare unilateralmente i
rapporti finanziari con la Regione e le Province, violando lo Statuto
di autonomia. Possibile impugnazione.
Con
la lettura di un’apposita comunicazione il presidente Fugatti ha
poi aggiornato l'Aula sull'emendamento inizialmente inserito nel ddl
di bilancio dello Stato per il 2020, emendamento che era stato
approvato dalla Commissione bilancio del Senato, volto a
salvaguardare le risorse finanziarie dell'Autonomia con una
disposizione che prevedeva che gli effetti negativi derivanti da
modifiche delle disposizioni statali relative ai tributi erariali e
ai tributi propri derivati, sarebbero stati “sterilizzati”
attraverso la riduzione del nostro concorso allo Stato per il
perseguimento degli equilibri di finanza pubblica nazionale. Ebbene –
ha informato il presidente – con una serie di modifiche a questo
emendamento intervenute tra la giornata di domenica e ieri, la
modifica si è trasformata in un testo che ha efficacia unilaterale
per lo Stato. Si prevede in sostanza che a fronte di modifiche alla
disciplina statale che possono produrre effetti sulla finanza
provinciale, il Ministero dell'economia e delle finanze attivi con
decreto “procedure di monitoraggio degli effetti finanziari”, per
regolare di conseguenza i rapporti finanziari tra lo Stato e la
Regione Trentino-Alto Adige e le Province autonome. La proposta –
ha commentato Fugatti – non è accoglibile perché da un lato si
colloca al di fuori delle procedure previste dall'articolo 104 dello
Statuto di autonomia per la modifica delle norme finanziarie dello
Statuto – procedure che prevedono un'intesa tra lo Stato, la
Regione e le Province autonome – e quindi non costituisce una
modifica all'ordinamento finanziario statutario, e dall'altro in
quanto prevede che lo Stato possa intervenire unilateralmente. Quindi
la norma approvata dallo Stato è come tale da rifiutare. Per questo
– ha concluso Fugatti – le Giunte provinciali di Trento e di
Bolzano e la Giunta regionale hanno deliberato la non approvazione di
questa disposizione statale – ha aggiunto il presidente –
passibile di una potenziale impugnativa.
Il
capogruppo del Patt Ugo Rossi ha ringraziato il presidente per
questa informazione doverosa ma non scontata e ha garantito il piano
sostegno del suo partito a questa linea, altrimenti si
consegnerebbero le chiavi delle decisioni sul monitoraggio a qualcun
altro. E se nella norma statale vi sono elementi lesivi della nostra
autonomia il Patt appoggerà tutte le iniziative che la Giunta
dovesse adottare per difendere la nostra specialità.
Anche
Giorgio Tonini a nome del Pd ha espresso piena condivisione e
appoggio alla posizione evidenziata dal presidente. Quando la legge
di bilancio viene esaminata in Parlamento fatta in maniera confusa
senza avere un testo chiaro approvato in commissione perché la
regola che garantiva questo è saltata, il risultato è che nella
produzione del maxi-emendamento del governo succedono incidenti come
questo. Tonini ha detto di non aver mai creduto molto nel principio
dell'invarianza fiscale. Difficilmente infatti un territorio può
chiamarsi fuori da una corrente di politica fiscale che viene avanti
nel Paese. A meno che come il Consiglio e la Giunta hanno fatto con
l'ordine del giorno 19 non si vada verso un'autonomia fiscale della
Provincia. Occorre spingere sul governo perché si metta sul tavolo
questo tema.
Articolo
9: fondo per la riconversione energetica del patrimonio pubblico.
Alessio
Manica (Pd) ha giudicato del tutto insufficiente il milione di
euro stanziato per questo obiettivo, anche tenuto conto
dell'emergenza climatica dichiarata dall'Ue. Qeusta norma è a suo
avviso un paravento solo per dimostrare che ci si è ricordati del
tema.
Lucia
Coppola di Futura ha segnalato di aver proposto un emendamento
per raddoppiare l’importo dello stanziamento.
Alessandro
Olivi del Pd ha avvertito che con un milione di euro non si
riesce a fare neanche un tetto. Si tratta di una norma-manifesto
priva di sostanza.
Il
presidente Fugatti ha rivendicato la novità costituita dal fondo
e pur riconoscendo che un milione di euro è poco, ha richiamato
l’attenzione sul merito di aver comunque avviato l'efficientamento
energetico per il quale arriveranno più avanti 10-15 milioni da
Cassa del Trentino. Inoltre i 200 milioni di euro messi con questa
manovra sulle opere pubbliche coinvolgono anche l’edilizia.
Articolo
18: scuole musicali.
Zeni
del Pd ha osservato che la norma sembra presagire una riduzione del
sostegno della Pat alle scuole musicali perché scompare la soglia
minima. Migliaia di famiglie trentine sono coinvolte e sarebbe
meglio, quindi, se prima di intervenire aumentando di molto la
discrezionalità della Giunta si presentasse ddl organico concertato
con le parti.
Ghezzi
di Futura si è detto stupito del no della Giunta agli emendamenti
proposti dalle minoranze per garantire a queste scuole il sostegno
minimo del 70% della Provincia. E ha inviato l'assessore Bisesti a
prendere in mano la materia in modo un po’ più organico.
L'assessore
Bisesti ha rassicurato Zeni e Ghezzi. Le scuole musicali – ha
sottolineato – hanno un valore prioritario per il Trentino e
l'emendamento della Giunta non comporta affatto una riduzione dei
contributi perché indica solo la volontà di fissare un limite
massimo di finanziamento togliendo il riferimento alla soglia minima.
Degasperi
del M5Stelle ha ricordato il distacco con cui la Provincia ha
trattato il settore nella passata legislatura, evitando di decidere
fino a scatenare la conflittualità tra le scuole musicali. La Pat
deve a suo avviso assumere un ruolo di regia del settore e la
soluzione sarebbe la creazione di scuola musicale provinciale. Fa
bene quindi l'assessore – ha aggiunto Degasperi – a prendere in
mano la gestione di questi orticelli abbattendo gli steccati che
dividono le scuole. E per rasserenare la situazione ha suggerito di
ascoltare gli insegnanti.
Pietro
De Godenz (UpT) ha detto di apprezzare la volontà della Giunta
di aumentare il contributo massimo alle scuole musicali dal 70 al
75%.
Alessia
Ambrosi del Carroccio ha dichiarato che la Lega è per la musica
ma non quando sulla musica si fa politica. A suo avviso, invece, di
musica si è sparlato. Questa norma non è ad personam né politico
ma necessario al funzionamento del sistema.
Dallapiccola
del Patt ha osservato su questa norma che in Aula arrivano riforme
sotto forma di emendamenti. A suo avviso questo non è un
provvedimento ad personam ma “ad associazionem”.
Cia
di Agire ha detto di non capire perché quando a proporre gli
emendamenti è la maggioranza si tratta di blitz, mentre se
provengono dalle opposizioni vanno bene. Quanto al rapporto
politica-scuola ha osservato come oggi sia un fatto che la politica
nella scuola la fa da padrona.
Tonini
ha criticato l'inserimento di norme ordinamentali come questa in
una legge di bilancio, perché in tal modo si danneggia tutto il
sistema. Su questo tema bastava presentare un ddl di riforma, in modo
da preservare l'autonomia del bilancio.
Alle
13.00 il presidente Kaswalder ha annunciato che i lavori sarebbero
proseguiti ad oltranza, quindi senza pausa pranzo, per concludere
l’esame dell’intera manovra.
Articolo
25: turismo e imposta di soggiorno.
Degasperi
(5 Stelle) ha ricordato le proposte emendative da lui presentate
e respinte dalla Giunta sull'imposta di soggiorno che miravano ad
esentare i trentini che trascorrono le loro vacanze nella nostra
provincia.
Ghezzi
(Futura) ha stigmatizzato la resistenza opposta ad un emendamento
innoquo come quello di prevedere di acquisire dei semplici pareri –
della commissione consiliare e di altri soggetti interessati – su
queste norme riguardanti il turismo.
Articolo
26: immobili di alberghi dismessi da valorizzare.
Su
questo punto è stato approvato un emendamento concordato da Olivi
con la Giunta e da lui presentato per promuovere anche
l'imprenditoria giovanile e la collaborazione tra i proprietari degli
immobili e i gestori delle attività ricettive.
Articolo
28: modifiche della legge provinciale sul commercio.
Olivi,
visto il no all'emendamento da lui proposto, ha preannunciato
l'intenzione di presentare sul tema un disegno di legge
Articolo
29: politiche del lavoro.
Approvato
un emendamento presentato da Ferrari per introdurre una composizione
più allargata nell'organismo consultivo che può aiutare ad
incrociare meglio domanda e offerta di lavoro. Un secondo emendamento
di Ferrari è stato approvato per aggiornare il repertorio dei titoli
e di certificazione di competenze in modo tale che non dipenda solo
dal dipartimento istruzione della Provincia ma raccolga anche il
parere della commissione per il lavoro.
Articolo
37 sulle coperture finanziarie.
Su
questa norma è stato approvato un emendamento di Olivi (Pd)
concordato con la Giunta per recuperare 750.000 euro a sostegno delle
politiche del lavoro Olivi ha ricordato che il taglio inferto dalla
manovra su questo capitolo è stimato in circa 4,5-5 milioni di euro,
in attesa del nuovo piano annunciato dall'assessore Spinelli ma che
ancora non c'è. Ora, per Olivi, è grave sottrarre 5 milioni ad un
piano che dovrebbe invece essere implementato. Per questo ha spiegato
di aver condiviso con il presidente Fugatti il recupero di un importo
di 750.000 per gestire la fase di transizione garantendo la
continuità di alcuni istituti preziosi di politica del lavoro
(staffetta, congedo, lavoro femminile). Somma certo insufficiente ma
che segnala almeno la volontà di un impegno orientato sia a cambiare
il piano di politica del lavoro sia di non sottrarre risorse prezioso
a questo importante pilastro della nostra economia.
Ferrari
ha chiesto invano notizia di due suoi emendamenti, il primo
presentato per rimpinguare le risorse a sostegno delle relazioni
internazionali, l’altro del valore di 50.000 euro per ripristinare
il funzionamento dell’attività del consigliere di parità perché
continui ad offrire consulenza gratuita alle donne che una volta
rientrate al lavoro si trovano in difficoltà, vedendo compromesso il
benessere della famiglia. Il taglio di queste risorse contraddice le
politiche di questa Giunta a sostegno della maternità.
Rossi
(Patt) ha osservato che questo articolo è la norma sul “sì,
faremo”, tutta orientata alle risorse che la Giunta promette di
mettere in campo con l'assestamento del bilancio.
Da
segnalare che anche il consigliere di maggioranza Guglielmi si è
visto respingere su questo articolo due emendamenti.