Il Consiglio provinciale approva il ddl di Zeni con 31 sì e 2 non partecipanti al voto (5 stelle)
Il Pd accetta la mediazione con la maggioranza: il quorum dei referendum passa dal 50 al 40%
A metà pomeriggio è stato
approvato il ddl Zeni (PD) che porta il quorum dei referendum dal 50
al 40%: 31 i sì e due non partecipanti al voto, Marini e Degasperi
(5 Stelle). Bocciati con 20 no e 11 sì e due non partecipanti al
voto, sempre Marini e Degasperi, gli articoli 3 e 5, decaduti, a
seguito dell’emendamento che ha introdotto il 40%, gli altri due.
L’abbassamento del quorum è stato il frutto di una mediazione
raggiunta nelle ultime ore tra il Pd e la maggioranza. Il ddl Zeni,
nella prima stesura, prevedeva che i referendum fossero validi se
avessero raggiunto almeno la metà della percentuale media dei
votanti delle elezioni provinciali.
Luca Zeni, in apertura di
seduta, ha illustrato la proposta affermando che l’oggetto del
contendere vero è il quorum che deve essere in equilibrio tra
democrazia rappresentativa e quella diretta. Il ddl in origine, ha
ricordato, prevedeva un criterio razionale: metà più uno della
media votanti alle ultime elezioni ma la strada di questa proposta è
risultata sbarrata. Così come non si è trovato l’accordo
sull’altra proposta del Pd, che riprendeva il l’emendamento
Ceccanti, votato a maggioranza dal Parlamento pochi mesi fa: cioè
l’obbligo di superare la soglia del 25% dei sì degli aventi
diritto. La Giunta, ha continuato nella sua ricostruzione Zeni, ha
proposto il 40%, un criterio discrezionale, ma che, rispetto al 50%,
migliora sul versante della partecipazione e scoraggia la campagna
per il non voto. Di qui, ha continuato Luca Zeni, la scelta di
accettare la mediazione della Giunta. Non è l’ottimo, ha concluso,
ma è un miglioramento, un passo avanti.
Savoi: la Lega non poteva
accettare quorum troppo bassi.
Alessandro Savoi (Lega) ha
affermato che la legge sui referendum andava rivista dopo 16 anni, ma
la Lega non poteva accettare quorum troppo bassi. La soglia del 40%,
invece, è un segnale positivo e dà la possibilità di effettuare
veri referendum.
Marini (5 Stelle): nessuna
apertura di spazi democratici.
Alex Marini (5 Stelle) citando
Bobbio ha detto che la democrazia si misura sul grado di ampliamento
degli spazi democratici e in questo caso non si è aperto alcuno
spazio. Il consigliere ha detto di aver cercato compromessi senza
aver avuto risposte e ha respinto l’accusa di aver agito con
rigidità. Altrimenti, ha continuato, dovremmo dire che rigida è la
Svizzera, l’Australia o la Germania o la commissione di Venezia. Il
quorum, come dimostrano le consultazioni anche in Italia, induce la
gente a stare a casa, mentre il quorum zero stimola la
partecipazione. Secondo Marini, inoltre, non c’è stata alcuna
mediazione, tutt’altro. Di fronte a dati e argomentazioni anche
accademiche c’è sempre stato un muro. Almeno, ha commentato, si
sarebbe dovuto armonizzare il quorum a quello dei comuni, che in
alcuni casi è zero.
Tonini (Pd): guardiamo al
bicchiere mezzo pieno del 40%.
In dichiarazione di voto il
capogruppo Pd Tonini ha ricordato che le mediazioni sono sempre un
bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Il mezzo pieno è che il 40% e
meglio del 50%. Dieci punti in meno rendono meno rischioso il
comportamento ostruzionistico che è come il fuorigioco nel calcio
che col 40% diventa un po’ più rischioso da praticare. Insomma, si
è fatto un passo avanti.
Ghezzi (Futura): sarebbe
stato meglio il 33%. Come richiamo ai 33 trentini.
Paolo Ghezzi (Futura) ha detto
di aver preso atto della mediazione tra Pd e Giunta e, annunciando il
sì di Futura, ha aggiunto che sarebbe stato bello ascoltare
dall’esecutivo un minimo di disponibilità a schiodarsi da questo
40%. Avrei visto bene un 33%, ha affermato ironicamente, visto che
Trento è conosciuta anche per i 33 trentini. Sarebbe stato un
simpatico richiamo alla nostra specialità. Insomma, per Ghezzi ci si
deve accontentare di questo piccolo passo avanti. Infine, il
capogruppo di Futura ha ringraziato per la passione civile Marini.
Rossi (Patt): è un passo
avanti ma la Giunta poteva osare di più.
Sì al ddl è stato espresso
anche da Rossi che ha anche lui ringraziato Marini per un lavoro che,
assieme al comitato, viene da lontano. Un lavoro senza il quale non
si sarebbe fatto neppure questo piccolo passo. Il capogruppo Patt ha
ricordato che Bolzano ha avuto più coraggio e forse il governo
attuale, pur riconoscendo che la Lega è sempre stata al 40%, poteva
osare come ha fatto il governo precedente, magari arrivando ad un
35%.
Savoi (Lega): si è
migliorata la legge dopo 16 anni.
Savoi, annunciando voto
favorevole al ddl, ha detto di rispettare la battaglia di 5 Stelle ma
quando si fanno referendum che abrogano legge fatte dal Consiglio è
indispensabile avere un quorum buono. Il risultato è comunque
positivo per il Trentino perché è stata migliorata una legge che ha
ormai 16 anni.
Marini: non c’è stata
alcuna volontà di aprire spazi democratici.
Alex Marini, dichiarando
l’astensione, ha affermato che si è perso di vista un principio
essenziale della democrazia: la separazione dei poteri che in
Trentino non c’è. Basti pensare alla lottizzazione delle figure di
garanzia. L’esponente di 5 Stelle ha ricordato che il prof.
Toniatti, in commissione, ha detto che la legge proposta dal Comitato
avrebbe bilanciato rappresentanza e popolo. Con questo quorum,
invece, ci sono solo pesi. La volontà di non aprire spazi
democratici la si è vista, ha aggiunto, con la bocciatura, con la
scusa che sarebbe costato troppo, di un odg che parlava semplicemente
di educazione civica attraverso la distribuzione di un opuscolo
informativo nelle scuole sui referendum. Così come il no all’odg
per semplificare l’iter burocratico. Quindi, la volontà, di questa
come della precendente maggioranza, di aprire spazi democratici è
pari allo zero.
Gottardi (Civica Trentina):
rappresentare il popolo vuol dire avere la responsabilità di
decidere.
L’assessore Gottardi ha
affermato che dire che in Trentino non c’è separazione dei potere
è fuori luogo e ha ricordato che anche a livello nazionale spesso i
membri del Governo sono anche membri del Parlamento. L’informazione
del Consiglio, ha aggiunto riferendosi all’odg bocciato, c’è e
quindi non sembra necessario aggiungere altri strumenti. Il sistema
giuridico italiano poi ha una sua storia che ci distingue dagli altri
Paesi e anche l’esempio dei quorum dei comuni non ha molto senso
perché i consigli comunali non legiferano. Infine, Gottardi ha
ricordato che il tema del quorum con questa maggioranza è arrivato
in aula, cosa che non è accaduta nel corso degli ultimi otto anni.
L’assessore, infine, ha difeso la democrazia rappresentativa,
perché, ha detto, rappresentare il popolo significa anche decidere,
avere la responsabilità di dire si sì o di no.
Degasperi (5 Stelle): s’è
trattato di una resa non di una mediazione.
Degasperi (5 Stelle) ha detto
che non c’è stata mediazione, se ci fosse stata sarebbe entrato in
partita anche 5 Stelle. In realtà la maggioranza e la Lega si sono
inchiodati al 40%. Quindi, non si è trattata di una mediazione ma di
una resa al partito di maggioranza. C’è stata una discussione da
farmacisti sulla percentuale, ha aggiunto, ma la sostanza era quorum
sì, quorum no. Dimenticando che i referendum costituzionali, senza
quorum, sono stati i più partecipati. Il ddl, ha ricordato, era
arrivato in aula nella scorsa legislatura e anche allora, da parte
della maggioranza, si è parlato, con le stesse parole dell’esecutivo
attuale, di un ipotetico conflitto tra maggioranza rappresentativa e
diretta.
Tonini (Pd): accettare il
40% è stato un atto di saggezza.
Tonini riferendosi a Degasperi
ha detto che la mediazione significa un passo avanti e in parlamento
si deve fare i conti con i numeri. Secondo il capogruppo Pd è stato
più saggio accettare di abbassare il quorum dal 50 al 40%. Poi sarà
la storia dirà se si è trattato di un trattamento cosmetico e di
una riforma vera.
Rossi (Patt): la scorsa
legislatura ci eravamo accordati sui contenuti del ddl Marini.
Rossi ha precisato che i
contenuti del ddl Marini erano quelli concordati con la Giunta la
scorsa legislatura. C’è stata dunque una forte differenza tra
l’approccio della Giunta Rossi e quello dell’attuale maggioranza.
Paccher (Lega): va dato
atto alla maggioranza di aver abbassato il quorum.
Roberto Paccher (Lega) ha
detto che il fatto che si sia parlato ore sui referendum dimostra che
nessuno della maggioranza vuole attentare alla democrazia. Di fatto,
ha continuato, solo oggi per la prima volta si è messa mano a questa
legge abbassando il quorum. Perciò va dato atto alla Lega e al
governo di aver dimostrato disponibilità a venire incontro ai
proponenti del ddl. Infine, Paccher ha ricordato che la stessa Lega
con referendum sulle comunità di valle è rimasta vittima del quorum
ma non per questo ha attaccato la legge.
Commissione maltempo
prorogata di quattro mesi.
Infine il Consiglio, con voto
unanime, ha prorogato di quattro mesi la commissione maltempo. A
questo proposito Ugo Rossi (Patt) ha di nuovo segnalato che alcuni
comuni hanno reso noto che non sono in grado di assegnare i lavori di
somma urgenza per il fatto che hanno la disponibilità del 30% dei
finanziamenti Pat. Il problema, ha aggiunto il capogruppo Patt, è
che le ditte hanno già lavorato. Non a caso il Presidente degli
artigiani ha segnalato pubblicamente ritardi nei pagamenti. Problema
che Rossi ha detto di aver evidenziato più volte anche in
commissione. Pare che la delibera che assegna il 100% dei
finanziamenti per questi fini sia in preparazione, ha detto Rossi, ma
non c’è ancora. Una risposta ai comuni interessati è dovuta. Tra
l’altro ai sindaci è arrivata una lettera di Fugatti perché
spendano in fretta i soldi che però, a quanto pare, non ci sono.
Fugatti
ha risposto che la questione è monitorata, e di averne parlato col
Presidente degli artigiani ma i sindaci devono portare i casi
all’attenzione della Provincia.