Interrogazione presentata da Paolo Ghezzi (Futura)
Infermiera sì, assessora no: la Provincia usa un linguaggio maschilista. Fugatti è d'accordo?
Chiamato in causa anche il convegno organizzato il 22 marzo da Segnana e Bisesti
"Infermiera
sì, assessora no: la giunta provinciale usa un linguaggio sessista"
s'intitola un'interrogazione, la numero 356, appena presentata da
Paolo Ghezzi (Futura 2018), che evidenzia
il mancato rispetto per le
differenze di genere dimostrato dall'esecutivo
a guida leghista. Ghezzi ricorda che "da anni ormai il
movimento delle donne ma anche linguisti e glottologi di ogni genere
raccomandano l’uso di un linguaggio rispettoso delle differenze di
genere, per superare i pregiudizi maschilisti che tuttora ostacolano
il raggiungimento di una piena ed effettiva parità". E che "la
lingua italiana è sufficientemente ricca e duttile per consentire la
declinazione al femminile di tutte le parole di genere maschile (un
esempio per tutti, la tradizionale preghiera “Salve Regina” si
rivolge alla Vergine Maria con le parole “orsù dunque avvocata
nostra”; e dunque si possono evitare assurdità come “il mio
avvocato è molto bella” e cacofonie dal sapore implicitamente
dispregiativo come “avvocatessa”).
Il
consigliere risponde anche all'obiezione di chi ribatte che molte
donne percepiscano come una “diminutio” l’appellativo
femminile, e dunque chiedano di essere chiamate “ministro,
assessore, avvocato” o “professore”. Per Ghezzi questa "non
è certo una buona ragione per non progredire verso un linguaggio
corretto e rispettoso per le differenze di genere, anzi semmai è una
ragione che rinforza la necessità di questa attenzione."
A
sostegno di questa esigenza Ghezzi cita uno studio dell’Accademica
della Crusca, una "guida" realizzata dalla Confederazione
elvetica e una direttiva del Parlamento europeo recepita dalla
Gazzetta Ufficiale nel 2007, che raccomanda alle amministrazioni
pubbliche di utilizzare "il più possibile in tutti i documenti
di lavoro (relazioni, circolari, decreti, regolamenti, ecc.) un
linguaggio non discriminatorio", con sostantivi o nomi
collettivi riferiti ai due generi (es. persone anziché uomini,
lavoratori e lavoratrici anziché lavoratori). Contrariamente a
quanto prevedono questi atti, il capogruppo di Futura 2018 segnala
l'attribuzione alle due donne assessore, nella presentazione della
squadra della giunta provinciale che appare nel sito ufficiale della
Provincia, della qualifica di “assessore”, singolare maschile,
esattamente come ai colleghi uomini. E aggiunge che anche l’Elenco
Telefonico dei Dipendenti Provinciali, disponibile in rete, recita:
“In questo elenco troverete tutti gli impiegati
dell'amministrazione provinciale”; "evidentemente – osserva
Ghezzi – dimenticando LE dipendenti e LE impiegate, mentre nelle
pagine dei dipartimenti si usa, correttamente, il termine
“responsabile”, riferito sia alle donne sia agli uomini".
Il
capogruppo di Futura 2018 attira infine l'attenzione sul convegno
organizzato il venerdì 22 marzo (dopodomani), dall’assessora alle
attività sociali e dall’assessore alla cultura, intitolato “Donne
e uomini. Solo stereotipi di genere o bellezza della differenza?”,
pensato proprio per incentivare la diffusione di una cultura attenta
al rispetto e alla valorizzazione della pari dignità e delle
differenze. Convegno che paradossalmente presenta nel suo programma ufficiale tre
relatrici che definisce con termini maschili: “Stefania Segnana,
Assessore alla salute, politiche sociali, disabilità e famiglia
della Provincia Autonoma di Trento; Maria Cristina Del Poggetto,
medico-chirurgo, specialista in psichiatria, specialista in
psicoterapia sistemico-relazionale, mediatore familiare relazionale;
Maristella Paiar, avvocato, autrice del libro: “Femminicidio. Abuso
e violenza: riconoscere e intervenire” (2017)”. A fronte di tutto
ciò, Ghezzi conclude l'interrogazione rivolgendosi al presidente
della Giunta provinciale Fugatti per sapere se condivida le diffuse
preoccupazioni per una cultura maschilista che continua a “passare”
attraverso la lingua che usiamo, e se intende rimuovere il linguaggio
sessista dalla comunicazione ufficiale della Provincia autonoma di
Trento.