Il presidente Dorigatti alla presentazione del volume sulla moglie del martire
Ernesta Bittanti Battisti, riferimento per un antifascismo che assume nuova attualità
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Oggi
si commemora la morte di Giannantonio Manci, eroe della Resistenza,
gettatosi dalla
finestra della sede della Gestapo
di Bolzano per
sfuggire alla tortura,
il
6 luglio
del 1944.
Nel
vicolo dei Partigiani
che immette in piazza Battisti, a Trento, l'Anpi ha posto oggi la
corona d'alloro che ogni anno rinnova il rito della memoria.
Poco
fa,
a palazzo Trentini, la presentazione invece
del
recente volume intitolato
"Ernesta
Bittanti Battisti, intellettuale antifascista", opera
di
Beatrice Primerano per
i tipi di Antares,
voluto
e promosso in
particolare dall'Associazione
partigiani di Cremona.
Il
presidente del Consiglio provinciale, Bruno Dorigatti, ha introdotto
l'incontro in sala Aurora, ricordando come la moglie
di Battisti fu donna di straordinario spessore, capace di reggere il
confronto intellettuale con personalità come Gaetano Salvemini,
Rodolfo Mondolfo e dei Morpurgo. Legatissima al Trentino, non fu mai
una provinciale ed anzi ebbe sempre un respiro ampio, nelle sue
battaglie contro il fascismo e in difesa degli ideali battistiani,
nonché
in
soccorso degli ebrei discriminati dalle leggi razziali di Mussolini.
Dorigatti
si è soffermato anche sul senso dell'antifascismo oggi. Serve – ha
detto – per "opporsi ad una cultura più informe del fascismo
storico, ma anche più populistica, demagogica e lontana dai valori
di quell'umanesimo sul quale è fondata la Repubblica uscita dalla
Resistenza. Risuonano infatti – e con crescente frequenza –
parole d'ordine vecchie
e nuove, che richiamano alla mente le fascinazioni oceaniche di un
maestro elementare capace di imbonire e mentire ad un popolo intero;
aleggiano slogan che divengono semplicistica e manichea narrazione
della realtà; ritornano concetti di odio razziale che speravamo
sepolti per sempre, in un crescendo che francamente preoccupa, non
solo per i toni minacciosi, quanto per la traduzione di quei toni
dentro il lessico quotidiano delle nostre comunità".
Prima
degli interventi di Vincenzo Calì, del presidente Anpi trentino
Mario Cossali e dell'autrice, ha preso la parola anche il presidente
dell'Anpi provinciale cremonese, Gian Carlo Corada, per spiegare che
la Bittanti fu molto legata a Cremona, dove arrivò da piccola per
via del padre, preside nel liceo cittadino. A Cremona tornò con i
figli dopo gli studi universitari a Firenze e l'impegno
imprenditoriale e politico a Trento con Cesare: poverissima, ridotta
a infilare la carta nelle scarpe per non sentirne i buchi sulla
suola, ma sempre ricca di idee, di volontà, di profondità culturale
e di pensiero.