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07/02/2017 - In aula o in commissione

Riforma della cultura. Il Castello del Buonconsiglio chiede un polo dedicato

La Quinta Commissione ha iniziato le consultazioni sul disegno di legge della Giunta

Riforma della cultura. Il Castello del Buonconsiglio chiede un polo dedicato

In allegato, i documenti con le osservazioni distribuiti durante la seduta e una foto

Riforma della cultura. Il Castello del Buonconsiglio chiede un polo dedicato

​La controversa questione dei poli museali ha animato le consultazioni avviate oggi dalla Quinta Commissione, guidata da Lucia Maestri (Pd), sulla riforma della cultura proposta nel disegno di legge 162 dall'assessore Mellarini. Il testo della Giunta prevede di modificare le normative provinciali riguardanti le attività culturali (2007) e i beni culturali (2003). Per lo più positive le valutazioni emerse eccetto che dal Buonconsiglio. Il castello, con la direttrice Laura Dalprà e il comitato scientifico, contesta infatti la sua collocazione nello stesso polo della Fondazione museo storico di Trento e chiede un quinto polo dedicato oppure di creare un "polo della civiltà trentina" nel quale inserire anche il museo diocesano.  Sempre in tema di cultura la Quinta Commissione esaminerà anche il disegno di legge 135 proposto da Lorenzo Baratter (Patt) per la promozione e la tutela del patrimonio dialettale del Trentino. 

Dalprà: serve un polo che valorizzi la specificità del Castello del Buonconsiglio.

Ad essere ascoltata per prima è stata la direttrice del Castello del Buonconsiglio Laura Dalprà, portavoce anche del comitato scientifico del museo omonimo, che ha trasmesso all'assessore una lettera di osservazioni sulla nuova legge. La principale preoccupazione riportata da Dalprà e condivisa dal comitato riguarda la quadripartizione dei "poli" – scienza, contemporaneità, arte ed etnografico – prefigurati dalla riforma. Nel Castello, struttura che ha superato i secoli, coesistono molteplici aspetti – arte, storia, cultura, turismo, collezioni permanenti ed importanti esposizioni temporanee – impossibile da ricondurre allo schema proposto dall'assessore. Secondo la direttrice con questa articolazione e le quattro sedi distaccate di Castel Stenico, Castel Beseno, Castel Thun e Castel caldes, il Buonconsiglio ha un ruolo centrale di presidio dell'identità culturale del Trentino e della regione. E costituisce un formidabile polo di attrazione per il turismo culturale, confermato dagli oltre 311.000 visitatori registrati nel 2016, che collocano il museo al secondo posto assoluto dopo il Muse e prima del Mart. "Spiace quindi – ha osservato Dalprà – che nonostante questi elementi qualitativi e quantitativi il museo del Buonconsiglio sia dimenticato dalla nuova legge. Questo – ha aggiunto – è un autogol della cultura trentina". Più precisamente la direttrice e il comitato scientifico respingono l'ipotesi di collocare il Castello nel polo storico e artistico e chiedono la creazione di un polo esclusivamente dedicato al Buonconsiglio, che si potrebbe denominare ad esempio "Arte medievale e moderna e dei castelli", in modo da tutelare l'unicità e la configurazione scientifica ed operativa consolidata da decenni di questo museo. Unicità riconosciuta sia dagli organi di informazione sia dal grande pubblico alla stessa stregua del Mart, per il quale però la legge prevede un polo dedicato: quello della contemporaneità. "Come mai – ha chiesto Dalprà – per il Mart si è pensato al polo della contemporaneità e per il Buonconsiglio non si è immaginato un polo di pari importanza?" Condividendo l'emendamento con cui l'assessore ha accolto la richiesta di istituire un quarto polo, quello etnografico, la direttrice ha chiesto come mai non sia stato creato un polo anche per il Castello del Buonconsiglio. Se non fosse possibile immaginare un quinto polo, Dalprà suggerisce di ribattezzare uno dei quattro poli già previsti "polo della civiltà trentina", nel quale aggregare il Buonconsiglio e musei altrettanto antichi come quello diocesano e i castelli, valorizzando così i presidi dell'identità trentina. Un'altra scelta non condivisibile per Dalprà e comitato scientifico, sarebbe quella di assegnare un ruolo di coordinamento del polo "Storia e Arte" in cui rientrerebbe il Castello del Buonconsiglio alla Fondazione Museo Storico di Trento. Quest'ultimo si interessa infatti alla storia moderna dal XIX al XXI secondo, ossia a un ambito cronologico coincidente con quello del Mart. Ambito che risulta quindi molto diverso da quello del museo del Castello del Buonconsiglio, che si occupa di un ambito cronologtico di ben maggiore ampiezza e valorizza molteplici campi disciplinari. "Il Buonconsigliio è nato come museo nazionale – ha spiegato Dalprà – e come tale non può essere sottoposto a una Fondazione che è invece espressione del Comune di Trento, che si dedica alla prima guerra mondiale e alla ricerca sul Novecento. Per la Fondazione Museo Storico di Trento è quindi più indicato, secondo il Buonconsiglio, il polo della contemporaneità. Non si può costringere il museo del Castello a dialogare con una realtà di segno completamente diverso.

A una domanda di Borga (Civica Trentina) sulle conseguenze per le attività del museo del Buonconsiglio del taglio del 40% dei fondi per la cultura previsto dalla finanziaria provinciale, Dalprà ha risposto che in questo momento il castello riesce a gestire il calo conservando la bontà delle proposte. Ma il punto è per quanto tempo si riuscirà a mantenere questa situazione". Rispondendo poi a una domanda di Maestri (Pd) sul ruolo dei poli museali, Dalprà ha sottolineato che "molto si giocherà sulle norme applicative della legge di riforma: bisognerà – ha proseguito – prevedere un'osmosi tra le singole istituzioni museali". I poli, secondo la direttrice, "in questa riforma non dovrebbero essere un elemento di divisione ma di razionalizzazione di pochi filoni disciplinari" E ha concluso: "inoltre l'articolazione dei poli non è stata elaborata con i diretti interessati".

Per il Muse la vera sfida della legge sta nello sviluppo di un approccio interdisciplinare.

Per il Muse, il presidente Marco Andreatta, ha condiviso gli obiettivi di fondo del disegno di legge Mellarini. Quanto ai quattro poli museali previsti dalla riforma, il timore è che questa strutturazione possa irrigidire e limitare lo sviluppo di progetti interdisciplinari, considerati dal Muse sempre più importanti. Per favorire l'interdisciplinarietà il Muse propone anche una conferenza provinciale dedicata al settore. Dalla razionalizzazione amministrativa il Muse si aspetta più efficienza e un maggiore risparmio di risorse. Purché alla condivisione amministrativa non si sacrifichi una certa autonomia dei musei per portare avanti progetti e rapporti con altre istituzioni. Per il direttore del Muse, Michele Lanzinger, i musei in Europa hanno un ruolo sempre meno settoriale perché mettono in relazione scienza, natura, arte e storia. Aumentare il numero dei poli rischia quindi, a suo avviso, di indebolire questa tendenza all'intreccio di interessi. Il Muse ad esempio ha superato da tempo l'approccio alla sola dimensione naturalistica abbracciando l'integrazione paesaggio-uomo-natura, per cogliere i processi di trasformazione di un territorio tenendo conto di secoli di antropizzazione. Anche  i temi dell'inclusione sociale e dell'accessibilità sono necessariamente trasversali, per Lanzinger, ai poli museali. Come l'esigenza di promuovere servizi associati sul versante amministrativo. Rispondendo a una domanda di approfondimento di Maestri sui rischi di un'articolazione dei poli museali per materie, Lanzinger ha sottolineato l'esigenza di subordinare la logica dei poli a quella di produrre "progettualità strategiche" con piani o piattaforme che necessariamente supereranno la dimensione disciplinare toccando temi interdisciplinari come il rapporto con l'economia, il turismo, l'imprenditoria, la creatività. A suo avviso "sarà naturale utilizzare i poli prefigurati dalla riforma per arrivare a linee strategiche più legate ad una politica di sviluppo culturale del territorio".

Museo di S. Michele: soddisfazione per il polo etnografico. Più rapporti con gli ecomusei.

Per il Museo degli usi e costumi della gente trentina di S. Michele all'Adige, sono intervenuti il direttore Giovanni Kezich e la presidente del cda, Paola Matonti. Matonti ha espresso riconoscenza per l'emendamento introdotto dall'assessore Mellarini che individua uno spazio preciso per il comparto etnografico in senso lato. "In tal modo – ha osservato – si valorizza un aspetto della realtà e dell'identità trentina, che rende più forte e ravviva il senso di appartenenza". Certo, per Matonti, c'è ancora molto da fare per la scarsa trasmissione anche scolastica della passione per il nostro territorio e la nostra storia. Si tratta di dimostrare che l'autonomia "non è solo soldi, ma un costume, un modo di vivere, un senso di responsabilità verso il territorio. In questa direzione per Matonti "sarà molto importante il regolamento di attuazione della riforma".

Anche Kezich si è detto soddisfatto per l'emendamento che istituisce un polo dell'etnografia "perché la cura degli usi e costumi del Trentino è un cespite molto diffuso della cultura dell'autonomia. Ci sono attualmente sul territorio tra 90 e 100 realtà etnografiche disponibili alla visita del pubblico e collegate con il museo di S. Michele. Su questo tema noi lavoriamo dal 1995. Questo polo delle tradizioni popolari potrebbe quindi distinguere il Trentino e i suoi valori, dando un segnale importante all'esterno, alle province contermini limitrofe e al Paese, dove questo settore esiste ma stenta ad ottenere un riconoscimento legislativo.

Kezich e Matonti hanno infine assicurato la massima attenzione alla richiesta di Lorenzo Baratter (Patt), di mettere gli ecomusei esistenti nella nostra provincia, che nascono come musei etnografici, in una relazione sinergica con il museo degli usi e costumi della gente trentina di S. Michele all'Adige. Marino Simoni, di Progetto Trentino, ha apprezzato il collegamento tra il museo degli usi e costumi della gente trentina e l'autonomia. A suo avviso "occorre riattivare tramite i musei il senso di appartenenza all'autonomia della nostra popolazione, anche promuovendo la conoscenza dei territori mediante il coordinamento con gli ecomusei, che dovrà diventare strutturale. Guai se tutto questo si dovesse ridurre a folclorismo".

Difficile collocazione per la Fondazione Degasperi.

Per la Fondazione Alcide Degasperi sono intervenuti il presidente, Giuseppe Tognon, e il direttore, Marco Odorizzi. Tognon ha ricordato che la Fondazione ha un cda formato da volontari, due dipendenti, due collaboratori e un bilancio pari a poco più di 300.000 euro, il 75% dei quali a carico della Provincia. Il museo Casa Degasperi, per metà di proprietà della Provincia e metà dell'istituto Luigi Sturzo di Roma,  non è sede di esposizioni ma un luogo della memoria. Difficile, quindi, interpretare in termini solo museali la Fondazione Degasperi, che organizza ogni anno l'evento della "Lectio" dedicata allo statista trentino. Secondo Tognon, quindi, tutto ciò che viene realizzato per creare sinergie e valorizzare le risorse investite è benvenuto. "Non sappiamo dove la Fondazione si potrebbe collocare, ma se vi fosse un polo educativo o un polo della cittadinanza parteciperemmo volentieri. In ogni caso – ha concluso – la Fondazione Degasperi è disponibile ad integrarsi e a collaborare con altre realtà culturali".

Odorizzi, condividendo il disegno di legge di riforma, ha ribadito​​ la difficoltà per la Fondazione Degasperi, che per statuto lavora sull'educazione, per la cittadinanza e in particolare con le giovani generazioni, darsi un'etichetta precisa all'interno dei poli prefigurati nella legge. La Fondazione non dispone infatti di collezioni di proprietà ma è un allestimento permanente e per lo più multimediale, è insomma un luogo di conoscenza e un centro di relazioni e il nome di Degasperi ha favorito relazioni importanti con l'Italia e in Europa anche attraverso il sito.

Sì alla nuova legge dalla Fondazione Museo Storico di Trento.

Per la Fondazione Museo Storico del Trentino è intervento il presidente, Giorgio Postal, accompagnato dal direttore Giuseppe Ferrandi (nella foto, presenti anche  il dirigente Bettotti e l'assessore Mellarini). Per Postal il disegno di legge merita una valutazione "sostanzialmente positiva" e avrà un impatto "notevole" individuando nella cultura una risorsa strategica per il Trentino "in termini di rafforzamento del suo capitale identitario". Capitale che per Postal si sta indebolendo soprattutto per quanto riguarda il senso di appartenenza. Scommettere allora sul capitale identitario di una zona di confine come la nostra, è importante. Anche sviluppando, come fa la Fondazione Museo storico del Trentino, il rapporto con il mondo della scuola per la divulgazione culturale. Anche attraverso il canale televisivo. Sulla questione dei poli museali Postal ha riaffermato il giudizio positivo, "perché risponde alla logica delle reti e delle collaborazioni senza nulla togliere all'autonomia delle istituzioni per quanto concerne la ricerca e le iniziative proposte da ciascuna. Secondo Postal sarà molto opportuno che il polo coinvolga anche i soggetti culturali non museali che nelle valli e in tutto il territorio del Trentino si occupano di storia, come il circuito dei forti, i luoghi della memoria, i castelli, i siti archeologici e varie associazioni da aggregare o collegare. Ma questo potrà avvenire nella regolamentazione attuativa della nuova legge.

La normativa riconosca e valorizzi il ruolo di minoranze linguistiche come quella cimbra.

Per il Centro di documentazione Luserna Onlus, il vicepresidente  ed ex sindaco Luigi Nicolussi Castellan ha apprezzato le novità previste dalla legge per la valorizzazione delle attività culturali nei centri minori, delle loro ricadute economiche e la volontà di favorire la cooperazione tra i soggetti culturali del Trentino. Ha poi ricordato l'importante ruolo che il Centro svolge da vent'anni a Luserna di motore, per la valorizzazione anche turistica della storia locale e dell'ambiente naturale anche attraverso sentieri tematici. In tal modo il Centro ha sostenuto l'economia dell'isola linguistica cimbra, dove sono sorte nove strutture turistiche. Nicolussi Castellan ha proposto di integrare il testo del disegno di legge per il riconoscimento delle minoranze linguistiche, i cui territori di insediamento andrebbero considerati "distretti culturali specifici" nei quali programmare e sostenere attività museali, musicali, teatrali, bibliotecarie, di educazione permanente. Promuovendo l'uso della lingua di minoranza. Un secondo emendamento proposto dal Centro di documentazione di Luserna prevede che i Comuni sede di minoranze linguistiche possano derogare dalla gestione associata dei servizi bibliotecari, attivando convenzioni che consentano l'ampliamento delle offerte culturali e il miglioramento dei servizi, lasciando in capo ai Comuni questa competenza. All'interno di un apposito piano, ha aggiunto l'ex sindaco, si potrebbe valorizzare anche il Forte di Luserna, recentemente ristrutturato ma che ora merita una promozione adeguata.

In allegato alcuni documenti distribuiti nel corso della seduta. Le consultazioni proseguiranno giovedì 9 febbraio.

Allegati
Le osservazioni del Muse
Le osservazioni della Centro di documentazione cimbro di Luserna
Immagini
  • Postal, Ferrandi, Bettotti e Mellarini