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07/01/2020 - Documenti e Interventi

La Commissione pari opportunità critica due norme provinciali in materia di casa e famiglia

La presidente Taufer contesta i provvedimenti sugli alloggi Itea e gli incentivi alla natalità

La Commissione pari opportunità critica due norme provinciali in materia di casa e famiglia

Ingiusto che a pagare per il reato di un uomo siano le mogli, i bambini e i familiari incolpevoli

La Commissione pari opportunità critica due norme provinciali in materia di casa e famiglia

Ecco la nota con cui oggi la Commissione provinciale per le pari opportunità tra uomo e donna interviene criticamente con la presidente Taufer su due misure legislative in materia di alloggi pubblici (nella foto, una casa Itea) e famiglie recententemente introdotte dal Consiglio su proposta della Giunta nell'ordinamento del Trentino.


"Interveniamo su due decisioni della Provincia di Trento che a nostro avviso trascurano alcune conseguenze e ricadute sulla componente femminile della nostra cittadinanza e generano diseguaglianze nel nostro territorio, toccando le libertà e i diritti di tutte e tutti:

1) La revoca o la mancata assegnazione di case popolari anche per il restante nucleo familiare di chi ha in prima persona una condanna penale alle spalle.

Questa norma è stata approvata definitivamente dal Consiglio provinciale di Trento, facendo seguito al disegno di legge provinciale 36/2019, che prevede “l’assenza da parte del richiedente e dei componenti del nucleo familiare, nei dieci anni precedenti la data di presentazione della domanda, di condanne definitive per i delitti non colposi per i quali la legge prevede la pena della reclusione non inferiore a cinque anni, nonché per i reati previsti dall’articolo 380, comma 2, del codice di procedura penale”.

Prendiamo atto che, grazie anche all’intervento della società civile, in seguito è stata accettata un’unica correzione riguardante l’eliminazione, dal novero dei reati, di quello di maltrattamenti in famiglia: le inquiline Itea vittime di violenza non perderanno più la casa (come da previsione iniziale) se denunciano il coniuge e questo viene condannato. Sarebbe stato aberrante che le donne, che già fanno fatica a denunciare il maltrattante, una volta riuscite dolorosamente e coraggiosamente a farlo si ritrovassero per strada a causa di un provvedimento della stessa autorità pubblica che avrebbe il compito di tutelarle.

Resta il fatto – indiscutibile – che a delinquere (dati alla mano) siano nella maggior parte dei casi gli uomini; non riteniamo giusto che il prezzo da pagare ricada sulle mogli, sui bambini e le bambine e altre/i familiari incolpevoli. Ma ancor più in generale reputiamo allarmante una misura che certamente non si pone in linea con il principio rieducativo della pena e che al contrario marginalizza in maniera definitiva e istituzionale chi ha commesso un reato.

Ci preoccupa anche l’annuncio del Presidente Fugatti che, dopo l’approvazione, ha dichiarato che sono previste «una serie di deroghe» caso per caso, rinviando a un regolamento di Giunta, che indicherà altre eccezioni alla regola e lamentiamo in proposito la mancanza di regole chiare e condivise, che garantiscano equità e parità di trattamento per tutte e tutti.

2) Per quanto riguarda il mutuo agevolato in caso di famiglie numerose, destinato, nelle intenzioni della Giunta, a incentivare la natalità in Trentino, pur ritenendo di estrema importanza e stringente necessità l’adozione di misure di sostegno alle famiglie con figlie/i, ci saremmo aspettate in merito provvedimenti seri e strutturati: sostegno all’occupazione femminile, affrontando anche il problema del lavoro precario, incentivando l’uso dei congedi parentali (anche dei padri), promuovendo pratiche serie di conciliazione vita personale-familiare-lavorativa, strutturando ancor di più i servizi e i loro orari. Non pensiamo produttivo ed efficace questo intervento “una tantum” che allontana le giovani coppie da una genitorialità pienamente consapevole, relega la donna al ruolo meramente gestazionale e genitoriale, con delle tempistiche ex lege che le renderebbero impossibile rientrare nel mondo del lavoro".


La Presidente della CPO

dott.a Paola M. Taufer