Partito l'iter in Quarta commissione
Via al ddl Rossi per equiparare la maternità del privato con quella del pubblico
Oggi
pomeriggio in Quarta commissione, presieduta da Claudio Cia (Agire),
è partito l’iter del ddl del gruppo del Patt, primo firmatario Ugo
Rossi, che ha come obiettivo l’equiparazione del trattamento di
maternità delle lavoratrici e dei lavoratori del privato con quelli
del settore pubblico trentino. Una proposta, ha ricordato Rossi in
commissione, che si colloca nel contesto delle iniziative che mirano
a dare impulso alla maternità e che trae origine da una serie di
emendamenti presentati nel corso del dibattito sull’assestamento di
bilancio. Il ddl Rossi, aperto in Quarta commissione oggi, punta
soprattutto sulla conciliazione famiglia – lavoro che, come
dimostrano gli studi su scala nazionale e europea, riveste
un’importanza centrale nelle politiche di rilancio demografico.
Contributi
alle imprese che applicano la maternità del pubblico.
Il
ddl del Patt, in sostanza, prevede l’introduzione di contributi
alle imprese che accettano di applicare alle lavoratrici in maternità
le tutele previste nel settore pubblico, in cambio dell’obbligo
della sostituzione delle dipendente in maternità. In sostanza, la
differenza tra il trattamento previsto dai contratti di lavoro del
privato e quello del contratto dei provinciali verrebbe coperta
dall’intervento della Provincia. Altro capitolo del ddl, gli
incentivi (un meccanismo di rimborso degli eventuali costi
previdenziali e un’indennità integrativa provinciale) all’utilizzo
da parte dei padri dei congedi parentali, uno strumento previsto
dalla normativa nazionale ma ancora poco utilizzato. Un ddl, ha
concluso Rossi, non ideologico ma concreto che lascia alla Giunta gli
spazi per individuare gli aspetti tecnici e operativi.
Coppola
(Futura) e Demagri (Patt): lavoro femminile penalizzato.
La
proposta del Patt è stata accolta favorevolmente da Lucia Coppola
(Futura) la quale ha ricordato che il lavoro femminile sta
attraversando un momento di gravi difficoltà. Difficoltà che
pesano, oltre che sui tassi di natalità, anche sul Pil, anche perché
troppe donne con un’alta professionalità vengono penalizzate dalla
maternità. Paola Demagri (Patt) ha ricordato che le misure di
conciliazione famiglia – lavoro sono ancora poco conosciute e in
Trentino esistono già iniziative pilota, ad esempio il progetto
Perla messo in campo dall’Azienda sanitaria per le dipendenti mamme
(sono 500 all’anno), che vanno nella direzione tracciata dal ddl.
Dalzocchio
(Lega): per le mamme imprenditrici c’è tropo poco.
Mara
Dalzocchio (Lega) ha invece sottolineato le gravi difficoltà che
toccano le piccole imprenditrici le quali, troppo spesso, sono
costrette a rinunciare alla maternità perché non possono lasciare
le loro aziende e non esistono reali misure di sostegno a parte la
possibilità di una loro sostituzione nel periodo di assenza, ma che
è di difficile applicazione.
In
180 aziende si attuano i piani di conciliazione famiglia – lavoro.
Il
dottor Luciano Malfer, dirigente dell’Agenzia della famiglia ha
ricordato che oggi il 20% dei dipendenti trentini (sono circa 170
mila) lavorano in aziende (180 circa) che hanno attuato piani di
conciliazione famiglia – lavoro. Inoltre, per quanto riguarda i
mesi estivi, di solito i più problematici per la famiglie, operano
in Trentino 250 organizzazioni che organizzano le attività per i
ragazzi d’estate.
L’Agenzia
del lavoro, come ha ricordato la dottoressa Alessandra Rosani, ha già
da tempo sperimentato iniziative a favore della maternità, ad
esempio gli incentivi per il part – time, il contributo di 25 mila
euro alle mamme imprenditrici, e quella più vicina al ddl Rossi che
prevede interventi a favore del congedo parentale dei padri.