Dalla Terza Commissione con l'astensione di Borgonovo Re e Tonina. Contrari Manica e Ossanna
Sì al ddl per favorire l'abbattimento del cinghiale nonostante il parere negativo della Giunta
Acquisito il parere dell'esecutivo sul collegamento ciclopedonale tra Romagnano e Mattarello
Nonostante
il parere contrario espresso dalla Giunta con l'assessore
Dallapiccola, la Terza Commissione presieduta da Mario Tonina (Upt)
ha approvato stamane con tre voti favorevoli, due contrari e due
astenuti, il disegno di legge 183 proposto da Giovanazzi (AT),
Fasanelli (Gruppo misto) e Tonina (Upt) per integrare e modificare la
normativa provinciale sulla caccia allo scopo di limitare
l'espansione dei cinghiali nel Trentino. L'organismo ha anche
acquisito il parere dell'esecutivo in merito alla petizione che
chiede il collegamento ciclopedonale e con mezzi pubblici tra
Mattarello e Romagnano. Il dirigente, Raffaele De Col, ha subordinato
il concorso finanziario all'opera da parte della Provincia alla
scelta del Comune di Trento di inserire il progetto in un disegno
complessivo sulla mobilità sostenibile.
L'agricoltura
di montagna e il territorio vanno difesi da questo animale dannoso.
Determinanti
per il via libera al disegno di legge per la caccia al cinghiale sono
stati, oltre ai tre consiglieri di minoranza favorevoli – con
Giovanazzi si sono schierati anche Walter Kaswalder (presente per il
Gruppo misto al posto del secondo firmatario Massimo Fasanelli) e
Claudio Civettini di Civica Trentina –, i due voti di astensione di
Mario Tonina e di Donata Borgonovo Re (Pd). Contro il ddl hanno
votato, quindi, solo Lorenzo Ossanna (Patt) e Alessio Manica (Pd).
Nella
discussione il primo firmatario Nerio Giovanazzi (Amministrare il
Trentino) ha preso atto del "no" della Giunta al ddl,
ricordando di aver presentato questa proposta non a vantaggio dei
cacciatori ma per le "forti pressioni ricevute dagli
agricoltori", perché i cinghiali danneggiano gravemente i
territori di montagna e quindi anche le loro attività produttive.
"Se non si permetterà ai cacciatori di abbattere i cinghiali
nel corso della stagione venatoria – ha sottolineato il consigliere
– sarà impossibile contenerne il radicamento".
Nel
ribadire l'opposizione della Giunta al testo, da lui già comunicata
a Giovanazzi, l’assessore Dallapiccola ha tuttavia "aperto"
alla possibilità di individuare una soluzione al problema perché,
ha spiegato, la proposta del consigliere è "interessante",
anche se con uno strumento diverso dal disegno di legge. Per questo,
ha detto, "abbiamo cercato di capire con una verifica se
esistono spazi per accoglierne lo stimolo". Spazi, ha
proseguito, individuati nella possibilità che il Comitato faunistico
provinciale avrebbe, di permettere con un'apposita delibera
l'abbattimento dei cinghiali durante le sessioni di caccia agli
ungulati. Dallapiccola ha promesso di farsi carico della richiesta
all'interno dell'organismo. E ha perciò precisato che il rigetto del
provvedimento è dovuto dalla volontà del ddl di modificare la legge
provinciale sulla caccia, mentre l'obiettivo condivisibile del testo
– dal momento che "il problema cinghiale effettivamente esiste
– si può perseguire attivando un mix delle migliori pratiche
amministrative e gestionali in questo campo, per ampliare le
opportunità di abbattimento".
Più
in particolare, rispondendo a una richiesta di chiarimento rivolta
all'assessore da Donata Borgonovo Re (Pd), Maurizio Zanin, del
Servizio fauna e foreste, ha ricordato che dal punto di vista
venatorio il territorio provinciale è diviso in due aree: di
controllo e di eradicazione. In quelle di controllo, in cui si trova
il cinghiale, i cacciatori possono avvalersi di tutti i mezzi per
l’abbattimento nel periodo della caccia agli ungulati, derogando
alle norme previste dalla legge sull’attività venatoria, escluso
il veleno. Nelle altre aree è consentito invece solo l’intervento
del personale di vigilanza.
Claudio
Civettini (Civica Trentina) ha chiesto ai proponenti di non ritirare
il disegno di legge per favorire una più ampia discussione del
problema in aula. E ha aggiunto che a sua giudizio la delega
dell'intervento al Comitato faunistico provinciale è solo “una
furberia” per evitare un confronto serio sul tema.
Walter
Kaswalder (misto) ha criticato l'intervento tardivo della Giunta
visto che ormai i cinghiali si sono fortemente riprodotti a danno
degli agricoltori trentini. A suo avviso la vera domanda che
l’assessore dovrebbe porsi a questo punto è se si vuole o no che i
contadini continuino a lavorare in montagna. Per Kaswalder, se
l'assessore non è in grado di affrontare e risolvere il problema dei
cinghiali dovrebbe dimettersi.
Lorenzo
Ossanna (Patt) ha sottolineato l'importanza della soluzione
amministrativa e gestionale individuata dall'assessore Dallapiccola
su impulso di questo disegno di legge.
Giovanazzi
ha ricordato il caso analogo del muflone, che in passato era stato
introdotto dai cacciatori nel nostro territorio non essendo tra le
specie autoctone del Trentino. I mufloni si sono diffusi rapidamente
e quindi la Provincia ne ha consentita la caccia durante la stagione
venatoria e il problema è stato risolto.
Per
confermare l'esigenza di utilizzare per affrontare efficacemente il
problema lo strumento legislativo e ribadire la sua volontà di
portare in aula il ddl, Giovanazzi ha ricordato che non a caso il
testo prevede anche un inasprimento delle sanzioni a carico di chi
introduce senza autorizzazione nel territorio provinciale selvaggina
viva estranea alla fauna autoctona (in particolare l'articolo 2
prevede che "a chi immette cinghiali si applica una sanzione
amministrativa da 300 a 1.800 euro per ciascun capo").
Mario
Tonina (Upt), annunciando il proprio voto di astensione alla luce
della contrarietà espressa dall'assessore, ha tuttavia sostenuto che
le azioni finora messe in campo dalla Provincia attraverso il
Comitato faunistico non hanno risolto il problema del cinghiale. “Ora
– ha osservato – non so se la soluzione appena prospettata
dall’assessore sia efficace”, “ma occorre riconoscere che il
cinghiale sta causando danni importanti all’agricoltura trentina e
al territorio, specialmente nelle malghe dove questi animali arano il
terreno e occorre ripristinare il manto erboso”. Per Tonina "se
c'è la volontà politica da parte della Giunta l’assessore
dovrebbe puntare decisamente all’eradicazione del cinghiale
prevedendo interventi forti e individuando uno strumento adeguato a
risolvere il problema nella sua interezza. Forse – ha proseguito –
il ddl non è lo strumento più idoneo, ma allora occorre sforzarsi
di trovare una soluzione definitiva, perché i danni e le legittime
preoccupazioni degli agricoltori crescono, come hanno evidenziato
anche i rappresentanti della categoria durante le audizioni della
Commissione. Di sicuro questo ddl ha contribuito a sollevare il
problema".
Sì
alla petizione per la pista ciclopedonale Romagnano-Mattarello, ma la
decisione spetta al Comune che dovrà inserire l'opera in un disegno
complessivo sulla mobilità sostenibile.
Sulla
petizione popolare numero 22, il cui testo era stato consegnato nel
maggio scorso al presidente del Consiglio provinciale Dorigatti con
il supporto di 780 firme, per chiedere la realizzazione di una pista
ciclopedonale che colleghi gli abitati di Romagnano e Mattarello
nonché il potenziamento dei mezzi di trasporto pubblico tra i due
paesi, il dirigente del dipartimento infrastrutture e mobilità della
Provincia Raffaele De Col, ha evidenziato da un lato come l'istanza
sia ampiamente condivisibile ma ha anche ricordato, dall'altro, che
la competenza su questo progetto appartiene al Comune di Trento. "Il
tema è urbano – ha infatti spiegato De Col – e la Provincia,
coerentemente con la legge sulla mobilità sostenibile approvata
nella primavera scorsa dal Consiglio, sta cercando un'intesa con i
Comuni per l'utilizzo dei fondi messi a disposizione a questo scopo".
Per la realizzazione di questa pista, ha aggiunto, il Comune di
Trento sta mettendo a punto un progetto che la Provincia potrà però
concorrere a finanziare solo nell'ambito di un disegno complessivo
riguardante la mobilità sostenibile nella città capoluogo. Lo
stesso ragionamento vale anche per la richiesta della petizione di
aumentare l'impiego di mezzi pubblici per collegare i due centri
abitati. Nell'ultima finanziaria, ha concluso il dirigente, la
Provincia ha aumentato le risorse per il trasporto pubblico, ma anche
in questo caso si potrà intervenire non solo a sostegno del
collegamento Ravina-Romagnano ma per l’intero territorio del Comune
di Trento.
Donata
Borgonovo Re (Pd) si è espressa a favore dell'opportunità che la
Provincia sostenga anche solo la realizzazione di quest'opera, che
sul territorio non avrebbe un impatto positivo solo per il Comune di
Trento, senza quindi attendere la definizione di tutti i progetti,
perché, ha osservato, “il meglio a volte è nemico del bene”. In
gioco, insomma, per la consigliera non c'è solo un "interesse
urbano". Inoltre le risorse destinate ai Comuni per collegamenti
come questo provengono dalla Provincia che proprio a questo scopo si
è recentemente dotata della legge sulla mobilità sostenibile.
"Sarebbe bello – ha auspicato Borgonovo Re – iniziare a
tessere alleanze anche su piccoli progetti come questo, che legati
insieme qualificherebbero però l'intero territorio".
Su
richiesta della consigliera il presidente della Commissione, Mario
Tonina ha accolto la proposta di inserire nella relazione sulla
petizione il plauso e il ringraziamento dell'assemblea legislativa ai
promotori della petizione per aver mobilitato la comunità a sostegno
dell’iniziativa, dando un esempio di cittadinanza attiva. Tonina ha
sollecitato la Giunta a sostenere proposte come questa, per
qualificare il territorio rendendo effettivamente praticabile la
mobilità sostenibile. Certo, ha concluso, sarà il Comune di Trento
a decidere l’opera, ma va molto apprezzato il fatto di aver
sottoposto la richiesta alla Commissione attraverso questa petizione.
.
Rispondendo
a Borgonovo Re, De Col ha segnalato che la Provincia già sostiene i
Comuni, ma a differenza di altre amministrazioni quello di Trento non
ha bisogno di supporti professionali per esercitare il proprio ruolo.
La Provincia quindi, vuole rispettare il ruolo della città
capoluogo, la cui amministrazione ha in questo campo autonomia
progettuale e pianificatoria. Giovanazzi (AT) ha evidenziato
l’importante condivisione espressa dalla Giunta alla richiesta del
comitato promotore della petizione, pur ponendo la condizione che il
progetto sia parte integrante di un disegno complessivo sulla
mobilità sostenibile.