Dalla Quarta Commissione, sempre priva dei consiglieri di minoranza
Sì alle delibere proposte dalla Giunta per Icef, assegno di cura e assegno unico provinciale
Sempre
priva di tre consiglieri di minoranza, la Quarta Commissione
presieduta da Giuseppe Detomas (Ual) si è espressa oggi
all'unanimità – con i voti oltre che del presidente anche di
Violetta Plotegher (Pd), Lorenzo Baratter (Patt, presente al posto
del collega Lozzer) e di Gianpiero Passamani (UpT, che ha sostituito
De Godenz) – a favore di tre deliberazione della Giunta: le prime
due in materia di Icef e assegno di cura, proposte dall’assessore
Luca Zeni; la terza per perfezionare l’assegno unico provinciale,
di competenza dell’assessore Olivi, illustrata dal dirigente
dell'Apapi, l'Agenzia provinciale per l'assistenza e la previdenza
integrativa, Gianfranco Zoppi.
Novità
per l'Icef con la franchigia sulle proprietà immobiliari diverse
dall'abitazione di residenza e la tutela delle donne che lavorano.
Zeni
ha spiegato che la prima delibera modifica della disciplina Icef
soprattutto con due obiettivi: la tutela delle proprietà immobiliari
e delle donne lavoratrici. Innanzitutto la Provincia tutelerà con
una franchigia di 20.000 euro le proprietà immobiliari diverse
dall'abitazione di residenza. Questo considerando che l'investimento
nel patrimonio immobiliare, in quanto alternativa al patrimonio
finanziario tutelato da un'apposita franchigia, non può garantire
un'immediata e facile conversione in liquidità. Inoltre si escludono
dalla valutazione, per ragioni di semplificazione, le quote di
comproprietà di beni immobili inferiori al 5%. Altra novità per
l'Icef, non sarà valutata l'abitazione di residenza, escludendo le
abitazioni di lusso, classificate in categoria A1, A8 e A9, in quanto
l'abitazione principale in cui risiede il nucleo famigliare, essendo
un bene essenziale per la vita di individui e famiglie, va sempre
esclusa dalla valutazione economico-patrimoniale. A meno che, appunto
non sia di lusso, per la quale continuerà a valere la franchigia di
150.000 euro. L'assessore ha indicato il secondo obiettivo della
modifica della disciplina Icef nella scelta di tutelare maggiormente
le donne lavoratrici portando a 3.000 euro la deduzione forfetaria
prevista per loro. Questo – ha sottolineato – per favorire il
lavoro femminile rimuovendo uno dei possibili ostacoli rappresentato
dalla perdita delle agevolazioni pubbliche in conseguenza di un
aumento del reddito familiare prodotto da un maggiore impegno
lavorativo della componente femminile del nucleo. Per quanto riguarda
l'Icef, Zeni ha segnalato infine che la delibera introduce anche il
dettaglio delle spese assistenziali già previste ma non puntualmente
esplicitate, indicando tra queste anche quelle per i servizi
assistenziali in residenza, l'assistenza domiciliare e quella per i
centri diurni. La delibera proposta è stata ulteriormente
modificata, ha ricordato l'assessore, per accogliere la richiesta
delle organizzazioni sindacali di inserire nel Comitato Icef anche un
loro rappresentante.
Per
l'assegno di cura, introdotta una gradualità nella rivalutazione
degli importi.
Con
la seconda delibera, Zeni ha spiegato che la Giunta provinciali ha
preso atto delle difficoltà che possono interessare le famiglie con
persone che hanno diritto all'assegno di cura, quando si vedono
improvvisamente diminuire l'importo per il livello di gravità
inferiore attestato dalla visita sanitaria di accertamento
obbligatoria effettuata dall'Uvm, l'Unità valutativa
interdisciplinare, quando cambia la fascia di età al compimento dei
18 e dei 65 anni. Per questo – ha proseguito l'assessore – la
delibera stabilisce che questi soggetti potranno mantenere, per il
primo anno, l'importo dell'assegno di cura corrispondente al livello
di gravità riconosciuto prima della rivalutazione (eventualmente
rideterminato per effetto dell'Icef). Nel secondo anno potranno
mantenere l'importo corrispondente al nuovo livello di gravità, ma
maggiorato del 50% della differenza tra l'importo dell'assegno di
cura corrispondente al precedente livello e l'importo dell'assegno
corrispondente al nuovo livello. La novità – precisa la delibera –
si applicherà alle persone che compiranno 18 e 65 anni dopo
l'approvazione della delibera e ai casi in sospeso presso l'Uvm
provinciale.
Zeni
ha ricordato che comunque, dal 2012, anno di attivazione dell'assegno
di cura, fino ad oggi, sono stati in tutto 101 i casi di soggetti che
si sono visti ridurre l'importo dopo il controllo dell'Uvm. Ora la
delibera garantisce una certa gradualità.
Introdotti
miglioramenti nella disciplina dell'assegno unico provinciale.
Passando
alle novità introdotte nella disciplina dell'assegno unico
provinciale, il dirigente dell'Apapi Gianfranco Zoppi ha informato
innanzitutto che ad oggi sono state raccolte 38.000 domande idonee,
30.000 delle quali riguardano famiglie con figli minori. Di queste,
2.500 provengono da nuclei che chiedono sostegno per l'asilo nido,
5.500 da famiglie con invalidi, mentre le altre arrivano da chi
riceveva il reddito di garanzia. In questi ultimi casi l'assegno
unico provinciale consente di percepire una quota aggiuntiva. Tre –
ha spiegato Zoppi – sono le categorie sociali considerate da questo
strumento di sostegno: coloro che dimostrano di impegnarsi
attivamente per migliorare la situazione economica cercando lavoro;
chi vede peggiorare la propria condizione; e quanti mantengono
invariato il loro stato. Con questa modifica della disciplina
dell'assegno unico la Giunta interviene a favore dei primi e sui
secondi.
Dove,
quindi, uno o più componenti di un nucleo familiare si attivano per
iniziare a lavorare o per cercare un ulteriore impiego, il reddito
viene escluso dal calcolo dell'indicatore Icef. Questo per evitare
che un maggior impegno lavorativo si traduca immediatamente nella
fuoriuscita dall'ambito della tutela rappresentata dall'assegno. Si
preferisce piuttosto garantire una gradualità nell'accompagnare i
percettori della quota a sostegno del reddito nell'acquisizione di
una propria autonomia economica.
In
secondo luogo, se un componente del nucleo familiare termina il
godimento della Naspi o della indennità di disoccupazione
(Dis-Coll), la quota dell'assegno unico viene incrementata nei 12
mesi successivi di un importo, parametrato al genere e all'età del
soggetto che ha cessato di beneficiare dell'ammortizzatore sociale
statale, in funzione della difficoltà a trovare un lavoro, e
moltiplicato per il coefficiente della scala di equivalenza. Lo scopo
del provvedimento è di tutelare quei nuclei familiari o soggetti che
perdendo la Naspi/Discoll e avendo comunque difficoltà a trovare
lavoro, si ritrovano in brevissimo tempo senza un sostegno economico
rilevante. Gli importi mensili dell'incremento saranno per gli uomini
con meno di 55 anni di 100 euro e con età pari o superiore ai 55
anni di 200 euro, mentre per le donne fino a 55 anni di 150 euro e
per le donne con età pari o superiore a 55 anni di 300 euro.
Su
richiesta delle organizzazioni sindacali, la Giunta ha stabilito
inoltre che nei primi sei mesi in cui una persona perde il lavoro e
non percepisce ancora nulla dall'Inps, la Provincia anticiperà i
pagamenti.
Al
riguardo, Detomas (Ual) ha osservato che in tal modo vi potrà essere
un periodo in cui si accumuleranno le somme erogate dai due enti, con
la conseguente necessità per la Provincia di verificare gli importi
percepiti. E ha chiesto quindi a Zoppi di accertare se questa misura
sia sostenibile dal punto di vista normativo. Rispondendo a un altro
quesito di Detomas, Zoppi ha infine segnalato che con l'assegno unico
provinciale le domande di chi chiedeva solo il reddito di garanzia
sono cresciute di 1.700 casi. L'assegno unico provinciale ha infatti
più capacità di attrazione del reddito di garanzia.