In Quarta Commissione
Accreditamento per le associazioni socio – assistenziali, parere favorevole dopo le audizioni
In allegato, tutti i documenti distribuiti e presentate durante i lavori di oggi
In
mattinata in Quarta commissione, presieduta da Giuseppe Detomas
(Ual), è stato dato parere positivo, con quattro sì, alla delibera
che introduce il regolamento in materia di autorizzazione e
accreditamento dei soggetti che operano nel settore socio -
assistenziale. Al termine della mattinata di audizioni Walter Viola
(Patt) ha sottolineato la necessità di prolungare il periodo di
transizione e monitoraggio a tre anni; la valutazione sull’attività
e nella fase di applicazione del regolamento il coinvolgimento del
terzo settore. Violetta Plotegher (Pd) ha chiesto anche lei i tre
anni (richiesta accolta dall’assessore Zeni) e ha sottolineato il
tema della qualificazione del personale sollevato da molti degli
uditi. La necessità di avere personale con alta qualifica nel
rapporto diretto con gli utenti dei servizi sociali, ha aggiunto, va
nella linea dell’accreditamento che punta sulla qualità. Infine,
la consigliera Pd ha raccomandato di ridefinire gli elementi ritenuti
critici sottolineati dalle associazioni. Pietro De Godenz (UpT) ha
affermato che è necessario anche un intervento per modificare la
legge. La Quarta commissione ha espresso infine una raccomandazione
alla Giunta affinché venga esteso ai tre anni la fase di
monitoraggio e venga redatta una nuova formulazione sulla percentuale
di personale con titolo di studio specifico (nel testo attuale si
parla di 70% per il personale a contatto con l’utente).
Fondazione
De Marchi: è un buon modello.
La
mattinata di audizioni si è aperta con la Fondazione Franco De
Marchi, Massimo Campedelli ha detto che quello introdotto dalla
delibera è un modello innovativo perché le garanzie sui servizi
vengono date prima degli incarichi e perché si incentivano gli
interessati a partecipare ad un disegno di politica sociale in grado
di adattarsi all’evoluzione dei bisogni.
Consula
delle politiche sociali: c'è il rischio di maggiori costi.
Per
la Consulta provinciale delle politiche sociali, il presidente
Riccardo Santoni, ha espresso preoccupazioni sull’aspetto economico
causato l’impatto burocratico della riforma (da quanto ha detto si
arriverebbe, a regime, ad una forbice di maggiori costi che andrebbe
dai 18 ai 30 mila euro) e rimangono aperte poi alcune questioni come
il catalogo dei servizi. La Consulta ha chiesto inoltre un tempo
ponte di 3 anni per monitorare le conseguenze dell’accreditamento,
in primo luogo sui costi. Altro aspetto che preoccupa è la
possibilità che in Trentino entrino grandi organizzazioni che
vengono da fuori, anche perché le associazioni trentine sono tutte
medio piccole. L’assessore Zeni ha contestato il fatto che la
riforma introduca maggiori burocrazia e, anche sulla competizione con
le realtà esterne, ha detto che rimanendo nelle situazione attuale,
con gli appalti al massimo ribasso, non si va di sicuro meglio.
Il
sindacato: buona riforma, ma attenzione ai lavoratori.
Cgil,
Cisl e Uil hanno accolto con favore la tutela dei contratti per
ottenere gli accreditamenti, ma è stato ricordato che il contratto
nazionale e provinciale delle coop sociali è scaduto da anni e si
auspica che con questa riforma si possa riaprire la trattativa.
Positivo, ha affermato Andrea Grosselli (Cgil), che per il
regolamento si segua una fase sperimentale di due anni. Centrale è
per il sindacato la certificazione delle conoscenze e la formazione
del personale che dovrebbe essere obbligatoria (20 ore in settimana)
e finanziata dalla Pat. Da rafforzare i criteri di accreditamento che
puntano sul radicamento territoriale degli enti. Walter Viola (Patt)
ha messo in evidenza che non ci si può limitare, per
l’accreditamento, al personale perché è tutta la struttura che va
valutata. Lucchini della Uil, infine, ha ricordato che va presa in
considerazione l’introduzione del carico di lavoro del personale.
La
cooperazione: si deve andare avanti per attuare la legge del 2007.
Per
la Federazione delle coop e Consolida Stefano Maines ha ricordato che
la legge è del 2007 e dopo 11 anni deve essere attuata ma
l’accreditamento rappresenta solo una tappa di un percorso e non un
risultato definitivo. Serenella Cipriani di Consolida ha affermato
che il percorso partecipato si deve concludere anche perché, ha
aggiunto la vicepresidente Francesca Gennai, si va verso, con
l’accreditamento, un welfare generativo. Bernandino Santoni ha
concluso affermando che si deve andare avanti senza indugi,
nonostante le diversità di posizione nel terzo settore.
Fondamentale, infine, è il tema della coprogrammazione e
coprogettazione anche per evitare il rischio, sempre presente, della
deriva degli appalti.
Anfass
e Appm: la valutazione rischia di essere troppo burocratica.
Il
direttore Anfass, Massimiliano Deflorian, ha detto che ci sono due
incognite: il catalogo e il sistema di valutazione. Il regolamento
prevede soprattutto una valutazione di tipo documentale e la fase di
verifica rischia di mettere in difficoltà burocratiche le Comunità
di valle che, inoltre, per le valutazioni, dovrebbero avere a
disposizione indicatori omogenei. Comunque, ha aggiunto,
l’accreditamento può essere un passo avanti per migliorare
ulteriormente la qualità, già buona, dei servizi. Il Presidente di
Associazione provinciale problemi dei minori, Mario Magnani, ha detto
che è necessario il catalogo dei servizi e è necessaria una
coerenza con il sistema di affidamento e su questo è necessaria la
diversificazione nella valutazione tra qualità e aspetto economico.
Va inoltre introdotta una gestione diversa delle gare che impongono
alle associazioni un lavoro burocratico troppo pesante. La
valutazione delle case famiglia, poi non si può limitare alle
struttura, ma deve essere estesa all’intera qualità del servizio.
Il
Cip: il mercato fa risparmiare, ma rischia di abbassare la qualità.
Il
Coordinamento inclusione prevenzione (Cip), ha messo in evidenza il
fatto che il carico burocratico previsto dall’accreditamento non è
tarato sul tipo di caratteristiche delle associazioni trentine.
Inoltre, per il Cip, il sistema di accreditamento è avulso dalla
qualità. Anche per questo, la fase di transizione, prevista dalla
delibera, va allungata a tre anni, in attesa della normativa
nazionale. Per Fabiano Morandi, serve inoltre attenzione alla
questione del libero mercato, che può portare risparmi, ma anche uno
scadimento della qualità nelle relazioni. Anche i rappresentanti del
Coordinamento hanno messo in evidenza il rischio di una forte
concorrenza da parte di soggetti finanziariamente più forti.
L’assessore Zeni, dissentendo dalle affermazioni fatte dai
rappresentanti del Coordinamento, ha fatto presente che ci sono dei
limiti di legge, per esempio sul libero mercato, e che le Comunità
stanno partendo con le gare al massimo ribasso.
Anep
e psicologi: per gli educatori la laurea è fondamentale.
Per l’Anep, l’Associazione
nazionale educatori professionali, Anna Giacomuzzi, ha espresso dubbi
su alcuni criteri generali per l’autorizzazione, prima di tutto le
lacune sulla richiesta della formazione e dei requisiti del
personale. Non tenendo conto che c’è un’università specifica
per preparare gli educatori. Sara Piazza, presidente dell’Ordine
degli psicologhi, ha condiviso l’introduzione della supervisione
della qualità del personale. Anche lei, però, ha detto che sarebbe
importante chiedere un diploma di laurea per gli educatori che hanno
grosse responsabilità.