Domani in aula si prosegue con l'esame dell'articolato
Avviata dal Consiglio la discussione conclusiva del ddl unificato su giovani e cyberbullismo
In allegato, la convocazione con i temi e testi all'ordine del giorno. Nella foto, Lucia Maestri (Pd)
La
seduta del Consiglio di oggi pomeriggio si è conclusa alle 17,30,
all’inizio della discussione dell’articolato del disegno di legge
unificato sul cyberbullissmo e le politiche giovanili, presentato da
Lucia Maestri del Pd, Walter Viola e Luca Giuliani del Patt, Claudio
Cia del Misto, Filippo Degasperi di 5 Stelle e dall’assessora Sara
Ferrari del Pd. La richiesta di rinvio a domattina del dibattito è
stata fatta dal consigliere di Amministrare il
Trentino, Nerio Giovanazzi, il quale ha fatto presente che sul tavolo
rimane un corposo “pacchetto” di emendamenti firmati da Borga e
Civettini della Civica Trentina. Anche se lo stesso Borga ha
affermato in aula di voler ritirare 250 emendamenti. Nel corso della
seduta di oggi sono state discusse anche due interrogazioni: quella
di Giuseppe Detomas (Ual) sui confini della Marmolada e quello di
Violetta Plotegher (Pd) sull’applicazione della legge contro le
ludopatie. I lavori riprendono domani alle 10.00
Il Corecom è rimasto con
un solo funzionario.
In
apertura della seduta
pomeridiana il
consigliere Giacomo Bezzi (Forza Italia) ha sollevato il caso del
Corecom che, ha affermato, dalle
quattro persone previste
dall’organico è
rimasto
con una sola, al punto che i tempi della conciliazione si
sono allungati fino a 6
mesi. Una crisi,
ha detto inoltre
il consigliere di Forza
Italia, che
arriva in vista della
campagna elettorale e
pregiudica la funzione di controllo del Corecom.
Il Presidente del
Consiglio, Bruno
Dorigatti ha replicato affermando
che l’Ufficio di presidenza si è interessato più volte della
situazione del Corecom, portando
da tre a quattro dipendenti
’organico e si è mosso per trovare una soluzione parziale per le
conciliazioni. In queste ore, ha
affermato ancora il Presidente del Consiglio,
si attende il via libera da parte di altri istituti per ottenere
persone in comando.
Bullismo
e cyberbullismo, è emergenza.
Sempre
nel pomeriggio, dopo la discussione di due interrogazioni, si è
aperta la discussione sul disegno unificato sul contrasto al
cyberbullismo, la modifica della legge sul Consiglio provinciale dei
giovani e la promozione della conoscenza dei giovani del territorio.
Da questo ultimo aspetto è partita Lucia Maestri del Pd (nella foto), la
quale ha affermato che la sua proposta parte da un ddl, presentato la
scorsa legislatura, che voleva restituire un ruolo di protagonista
del mondo giovanile nella promozione del territorio. Nel testo, ha
lamentato la consigliera, questo obiettivo è uscito limitato, anche
se ci possono essere altri strumenti per raggiungerlo. Filippo
Degasperi (5
Stelle), sul piano del contrasto del bullismo e del
cyberbullismo, ha detto che il ddl unificato ha raggiunto un buon
risultato e una buona condivisione. Condivisione che èmancata,
invece, ha ricordato, sulla mozione sulle stabilizzazioni delle
maestre delle scuole d’infanzia. Tornando al cyberbullismo il
consigliere di 5 stelle ha detto che con questo ddl la Pat deve fare
una scelta di campo e stare a fianco di chi subisce questi gravi
fenomeni che non vanno sottovalutati, anche perché, attraverso i
social, sono diventati devastanti per le vittime, che, secondo
l’Istat, sono il 20% degli adolescenti. Con queste proposta, ha
detto ancora, si rompe quella che viene definita la neutralità
educativa perché la Pat dovrà coordinare le iniziative di
contrasto, avviando l’osservatorio sul fenomeno. I 5 Stelle, ha
concluso Degasperi, su questa proposta di legge non si sono mostrati
ciechi e presuntuosi come dissero, tre anni fa, alcuni
professionisti, che lavorano nella scuola trentina, quando venne
presentato il primo ddl. Infine, il consigliere di 5 Stelle ha
criticato il termine contributi inserito nell'articolo sulle
disposizioni finanziarie. Una parola, ha detto, che si spera non apra
la strada a conventicole.
Walter
Viola del Patt ha ricordato che il suo ddl è partito dal
confronto con insegnanti e dirigenti scolastici che lamentavano, di
fronte a questi fenomeni, la mancanza di strumenti idonei. Gli studi
del Ceis e Polizia Postale, ha aggiunto, dimostrano che di fronte
alla gravità del fenomeno c’è una sottovalutazione da parte di
genitori e ragazzi. Un tema, questo della sottovalutazione, emerso
anche nelle audizioni e che si accompagna alla natura del
cyberbullismo che è meno evidente del bullismo. La proposta di
Viola, quindi, punta in particolar modo sulla sensibilizzazione degli
insegnanti e dei giovani. Il consigliere ha aggiunto che il testo del
ddl unificato, da parte della maggioranza, è “blindato”: non ci
saranno quindi emendamenti, non tanto per timori politici, ma per
difenderne l’impostazione. La sfida, ha concluso, è sopratutto
quella di attuare la norma. Luca Giuliani, sempre del Patt, ha
ricordato che il suo ddl è nato su sollecitazione di famiglie i cui
figli sono stati vittime di cyberbullismo e bullismo. Ragazzi che
hanno dovuto cambiare scuola e che si sono trovati indifesi perché
mancano gli strumenti di contrasto di aggressioni che vengono
potenziate dalle nuove tecnologie. L’assessora Sara Ferrari
del Pd ha detto che il testo riconosce fondamentalmente i giovani
come elemento centrale dello sviluppo della nostra comunità. Il
motivo per il quale la legge sulle politiche giovanili del 2007 sta
funzionando bene. Trentadue sono i piani giovani di zona e, ha
ricordato, si sono create anche professionalità che vengono
riconosciute in questo ddl. Una proposta normativa che va a dare
riconoscimento a realtà come le esperienze formative estive promosse
dai piani giovani e prevede esperienze come innovative come co -
housing per dare la possibilità ai ragazzi di uscire dalla
famiglie. Altro aspetto importante il riconoscimento dello strumento
del Servizio civile. Dal 2013, ha ricordato l’assessora, si è
passati da 70 ragazzi in Servizio civile agli attuali 500 che
ricevono 430 euro al mese, che, ha detto, non sono pochi per
un’esperienza formativa. C’è, inoltre, nel ddl la risposta ai
limiti, anche di partecipazione, sollevati dal Consiglio provinciale
dei giovani. Un Consiglio che non sarà composto solo da ragazzi
della Consulta degli studenti ma anche da giovani più adulti.
Inoltre, il ddl prevede risposte al bullismo che oggi è diventato
un’emergenza perché ha cambiato pelle e trova i cittadini
disorientati. Già da anni si lavora su questo tema nelle scuole, ha
ricordato l'assessora, ma oggi c’è bisogno di dare risposte più
strutturate. Da due anni c’è una cabina di regia che ha messo in
piedi due bandi per le scuole per progetti all’educazione alla
cittadinanza digitale che hanno coinvolto un centinaio di scuole. Ma,
ha aggiunto, il disegno di legge non si limita sono alla scuola ma
interessa l’intero mondo giovanile. Per questo è stato inserito
nelle politiche giovanili e non nella legge sulla scuola, anche
perché coinvolge tutte le figure educative. Nella replica
l’assessora ha aggiunto che nel ddl è stato introdotto uno
strumento che è lo sportello giovani che ha sede in via Belenzani a
Trento e che è gestito il collaborazione col Comune di Trento.
Sportello fisico e informatico, embrione del centro giovani che verrà
creato nell’ex mensa Santa Chiara, nel quale i ragazzi possono
trovare risposste a molti loro bisogni.
Claudio
Cia del Misto ricordato che nella sua proposta ha preso in
considerazione, oltre al cyberbullismo, anche la cyberpedofilia. Il
consigliere ha letto in aula una lettera di du genitori di una
ragazza, presa di mira con un biglietto di pesanti offese, ad un
dirigente scolastico nella quale si lamenta la scarsa concretezza
delle risposte e la solitudine nel quale rimangono confinate le
vittime degli epidodi di bullismo. Una lettera nella quale si afferma
che la scuola non è un luogo sicuro anche a causa dell’impossibilità
di punire i protagonisti di questi atti. I genitori, alla fine, hanno
comunicato che la ragazza, come è accaduto, si sarebbe recata a
scuola solo per gli esami finali di terza media. Cia ha letto anche
la replica del dirigente che ha riconosciuto la gravità del fatto,
dichiarando la consapevolezza che spesso la scuola è impotente di
fronte a queste situazioni. Il Dipartimento della conoscenza, ha
aggiunto Cia, informato del fatto, avrebbe dovuto intervenire per non
lasciare sola questa famiglia. C’è, inoltre, ha aggiunto il
consigliere, la paura da parte degli insegnanti di intervenire nei
confronti dei bulli perché rischiano di finire in tribunale
denunciati dai genitori. La legge in discussione, quindi, è un
segnale, ma la situazione è seria e vanno previsti anche strumenti
repressivi.
Alessandro
Savoi (Lega) ha presentato un ordine del giorno sull’università
perché divenga, ha detto, un'agenzia educativa e non solo in una
macchina che eroga informazioni e un luogo di confronto tra
generazioni. L’odg, bocciato con 18 no e 10 sì, che nel concreto
mirava ad impegnare la Giunta a coinvolgere l’Università nei
percorsi formativi, ad incrementare il tutoraggio degli studenti e a
coinvolgere il servizio civile in corsi extracurriculari di
educazione civica. L’assessora Ferrari ha detto che l’odg ha
sollevato il tema della responsabilità e della partecipazione
dell’Università, ma ha fatto presente che l’ateneo ha 16 mila
studenti e, nonostante i due terzi non siano di origine trentina,
sono 19 le associazioni studentesche che collaborano con le
associazioni del territorio. L’Università partecipa già nel Taut,
il tavolo dell’Università e delle politiche giovanile. Quanto al
miglioramento del tuoraggio e i corsi extraciurriculari per
l’educazione civica, secondo l’assessora, un impegno in questo
senso della Pat rappresentebbe un’ingerenza nell’autonomia
dell’Università.
LE DUE INTERROGAZIONI
Giuseppe
Detomas (Ual)
Marmolada,
perché la Giunta
non
fa rispettare il confine
L'esponente
dell'Ual ha chiesto alla Giunta perché abbia incaricato uno studio
legale di predisporre una difesa del protocollo d'intesa sottoscritto
con il Veneto nel 1998 in merito al confine regionale sulla
Marmolada, protocollo puramente "politico", senza valore in
quanto privo di fondamento giuridico nonché disconosciuto dal Comune
di Canazei. Detomas ha chiesto di sapere poi se l'esecutivo non
ritenga opportuno far rispettare la linea confinaria sulla Marmolada
stabilita dalle diverse sentenze passate in giudicato e
inappellabili, sollecitando il Ministero dell'interno – come sta
facendo il Comune di Canazei – ad intervenire apponendo i cippi di
confine ed aggiornando le cartografie ufficiali. Sarebbe infine utile
e corretto secondo il consigliere coinvolgere l'ente Regione Trentino
Alto Adige/Sudtirol nella difesa del confine storico della Marmolada,
dal momento che si tratta di confini regionali e non solo provinciali
e comunali.
La
risposta: L’assessore
Gilmozzi ha risposto a nome del Presidente Rossi affermando che si
tratta di una materia da giuristi che poggia però su scelte
politiche. Il protocollo del 2002 tra Trentino e Veneto aveva un
valore legato alla sentenza
del Consiglio di Stato
del ‘98 e si poneva come volontà dei due territori
di garantire
la leale e reciproca collaborazione nell’area della Marmolada. La
Pat, ha continuato,
ha sempre agito con coerenza e l’atto che viene fatto è a difesa
della proprie azioni. L’affido della difesa di uno studio legale di
Venezia è stata fatta perché ha
sempre seguito la questione.
Una continuità difensiva, quindi,
legata anche alla conoscenza
storica della questione. La soluzione di questo conflitto, ha
concluso Gilmozzi, può
esser trovata anche in nuovi protocolli che contemplino i comuni
interessi delle comunità.
La
replica: Detomas ha detto di
capire la posizione dell’assessore, ma quando
la linea
confinaria si discosta di
ben 60
metri da quanto stabilito
è difficile dire che si
sta intervenendo
per far rispettare
un confine. In realtà si
disconosce la parte del
protocollo che riguarda proprio
i confini. Un
fatto che
la valle di Fassa e chi tiene al proprio territorio non capisce. La
Pat dovrebbe, invece,
ha detto Detomas,
condividere le posizioni dei
comuni sulla coerenza dei confini che hanno una valenza fortemente
simbolica come quello della
Marmolada. Non a caso per il
comune di Canazei, ha ricordato Detomas, uno degli esperti per la
contesa del confine è
stato padre Frumenzio
Ghetta,
grande storico fassano.
Violetta
Plotegher (Pd)
Cosa
si è fatto in base alla legge
contro
la dipendenza dalle slot?
La consigliera del Pd voleva
sapere dalla Giunta a che punto sono i regolamenti attuativi della
legge provinciale 13 del 2015 per la prevenzione e la cura della
dipendenza da gioco; i dati sull'applicazione del distanziometro nei
diversi Comuni e in che misura gli enti locali hanno recepito la
normativa; i dati relativi al numero degli apparecchi e delle sale
slot e vlt prima e dopo l'attuazione della legge; il numero degli
esercizi che hanno beneficiato delle misure previste dalla legge a
sostegno degli esercizi pubblici; se i sindaci hanno introdotto
limiti orari di apertura per le sale gioco e i pubblici esercizi che
offrono apparecchi e, se sì, quali; se è stato adottato e diffuso
il logo provinciale previsto dalla legge; quante sanzioni penali e
amministrative pecuniarie sono state irrogate nell'attività di
vigilanza e i risultati di questa attività; quante iniziative di
informazione rivolte alla cittadinanza sono state finanziate per
promuovere la consapevolezza delle pressoché inesistenti probabilità
di vincite in denaro.
La
risposta: Sui regolamenti
Gilmozzi ha detto che non
tutte le delibere sono state fatte: è
stata avviata la procedura
per l’esclusione dei
contributi per gli esercizi che hanno installato le macchine; è
stato poi avviato un progetto grafico da parte dei giovani per la
sensibilizzazione, anche se
alla fine è stato scelto di estendere alla Provincia il logo sui
rischi del gioco del comune. Sul divieto di collocare apparecchi da
gioco distante dei luoghi sensibili, è stata diffusa ai comuni la
delibera
attuativa. Recentemente è stata inoltrata la domanda
per avere i dati sulla diffusione delle macchine da gioco. Non
risultano, ha detto l’assessore, provvedimenti dei sindaci per
limitare la diffusione delle sale da gioco. C’è, ha
concluso Gilmozzi, la
necessità di un coordinamento con i comuni che hanno la titolarità
dei controlli.
La
replica: La
consigliera ha detto che è desolante vedere che l’applicazione
della legge e l’avvio del monitoraggio di un fenomeno così grave
socialmente e sul piano economico è a questo punto; vedere le
difficoltà di coordinamento con i comuni. La legge, ha ricordato,
prevede la rimozione degli apparecchi entro il 2020 che è dopodomani
e quindi va fatta subito una mappatura e avviato
un dialogo con gli esercenti. In molti comuni italiani, ha
ricordato, si sono fatti
grandi passi avanti. La nostra legge vuole agire sull’offerta,
anche se è difficile perché in Italia c’è un gioco d’azzardo
industriale. Ma se si vuole
agire sulla domanda, serve
una campagna pubblicitaria per far capire che le possibilità di
vincita sono remotissime, ma nessuno sta facendo nulla. Siamo
di fronte a un’emergenza
non solo sociale ma anche
economica, ha affermato la consigliera Pd, perché i costi sociali
determinati dalla dipendenza aumentano e pesano anche sull’erario.