20 voti (a 11) contro l’iniziativa portata in aula dalle opposizioni
Il Consiglio respinge la mozione di sfiducia a Walter Kaswalder
Il presidente dell'Aula durante la discussione. In allegato, il documento delle minoranze

La
mozione di sfiducia al presidente del Consiglio provinciale,
presentata dalle
minoranze
(meno Alex Marini e Lorenzo Ossanna),
con Paola Demagri prima firmataria, è stata respinta dall’aula
alle 18
di oggi,
con 20
no e
11 sì. Il
presidente Walter Kaswalder e Marini
(Gruppo Misto) non hanno
partecipato al voto. In apertura di discussione – stamane - Ugo
Rossi (Patt)
aveva
proposto al presidente di passare al vicepresidente Alessandro
Olivi
la conduzione dei
lavori
durante la discussione della mozione. E’
intervenuto
Alessandro Savoi (Lega)
auspicando
che Kaswalder restasse
invece
al
suo posto. Il
presidente
ha risposto che
avrebbe presieduto la seduta,
considerato che nella storia del Consiglio ci sono state altre
situazioni analoghe e i predecessori Carlo
Alessandrini
(Pds,
1993-1996) e
Mario
Cristofolini
(Civica
Margherita, 1998-2003) rimasero
al proprio posto durante l’esame della mozione di sfiducia nei loro
confronti. Solo
Marco
Giordani (Gruppo misto, 1996-1998)
scelse
di non presiedere il dibattito.
Ecco
a seguire una
sintesi degli
interventi di oggi in Consiglio, prima del voto finale, in cui è
mancata in aula la maggioranza semplice necessaria per far scattare
la sfiducia al presidente.
Paola
Demagri.
La
prima firmataria della mozione ha spiegato perché le opposizioni non
si sentono più tutelate dal presidente in carica. La consigliera del
Patt ha parlato di “inaccettabile vicinanza alla maggioranza
politica” e ha detto che le rassicurazioni date più volte da
Kaswalder non sono state seguite dai fatti. Il suo intervento
pubblico sul tema dei rapporti finanziari Pat-Stato – ha aggiunto –
ha rotto l’unanimità raggiunta in aula sulle posizioni da assumere
nei confronti del Governo. E’ seguita la citazione della vicenda
del segretario particolare licenziato dal presidente.
Paolo
Ghezzi.
Ha
espresso con un personale abbecedario – dalla A alla Z - la serie
di appunti rivolti alla conduzione dell’assemblea da parte di
Kaswalder, verso il quale ha detto di non avere alcuna antipatia
personale. Il capogruppo di Futura ha citato la sentenza del giudice
di lavoro Flaim, ha poi contestato al presidente di intendere il
Consiglio come la casa dei “fugattisti” invece che “heim” per
tutti. Il presidente vedrebbe le minoranze “come un dio minore” e
si muoverebbe di fatto come un assessore aggiunto della Giunta.
In
dichiarazione di voto il consigliere ha contestato a Kaswalder di non
aver risposto nel merito dei rilievi. A Cia: guardi che noi di Futura
e Marini auspichiamo che ci siamo le dimissioni delle minoranze
dall’Ufficio di Presidenza.
Sara
Ferrari.
La
nuova capogruppo del Pd ha detto di non avere nulla contro la
persona, ma di dover rilevare che il presidente non si è fin qui
preoccupato di rappresentare tutta l’aula. L’episodio più grave
– ha detto – è la condanna ricevuta dal giudice del lavoro, che
lei presidente ha scaricato sui trentini. Le dimissioni sgraverebbero
il Consiglio di una macchia ed eviterebbero che il denaro pubblico
venisse usato per difendere il presidente da un suo errore personale.
Respingendo la mozione – ha detto in dichiarazione di voto – la
maggioranza fa male a questa istituzione.
Alex
Marini.
Come
esponente del Movimento 5 Stelle non parteciperò al voto, nonostante
le dimissioni del presidente siano secondo me doverose.
In
realtà l’Ufficio di Presidenza ha appoggiato Kaswalder,
ratificando le sue scelte sbagliate e l’incarico legale per la
difesa in giudizio. Oggi dovrebbero per questo lasciare il ruolo
anche i colleghi che si sono resi corresponsabili di quanto accaduto,
ossia il pagamento con i soldi di tutti dei capricci della politica.
Il
consigliere ha parlato di danno d’immagine per il Consiglio e di
forte danno subito dal dipendente, licenziato senza nessun tentativo
di conciliazione. Non sento più il Consiglio come la casa di tutti –
ha infine dichiarato Marini - qui nessuno chiede scusa, c’è un
degrado istituzionale in atto, che rischia di produrre una logica
sociale devastante. Marini ha lamentato anche di non avere ricevuto
la documentazione richiesta formalmente a palazzo Trentini, accusa di
opacità respinta dal presidente.
Lucia
Coppola.
Nessuna
ostilità alla persona e imbarazzo anzi per la situazione venutasi a
creare. Un tempo dicevamo che “il personale è politico”, nel
senso che ogni comportamento dell’eletto coinvolge l’istituzione
che rappresenta. La sentenza Flaim pesa, ha provocato un danno
d’immagine per l’assemblea e un grave danno al dipendente. Mi ha
molto colpito pure il silenzio assordante della Giunta, senza nemmeno
una parola per prendere le distanze.
Ugo
Rossi.
Nel
2018 votai per Kaswalder presidente, concorrendo alla sua elezione.
Mi sbagliai nel credere che fosse la figura giusta. In realtà le è
mancato il coraggio di prendere decisioni davvero indipendenti.
Ricordo ad esempio quando qui dentro non mi tutelò da un insulto
rivoltomi da un consigliere. Un altro esempio di stretta attualità:
sta per arrivare in aula un disegno di legge palesemente
incostituzionale e lei non ha eccepito nulla. Lei non sta esercitando
le sue prerogative. Un mese fa le chiedemmo che intenzioni aveva, ci
disse che ci avrebbe informato, ma non l’ha fatto. Le chiedo per il
futuro di metterci più coraggio nel decidere a tutela dell’assemblea
tutta. In dichiarazione di voto finale Rossi ha fatto presente a
Kaswalder che da oggi gode della fiducia solamente della maggioranza,
mentre va riguadagnata quella perduta delle minoranze.
Filippo
Degasperi.
Anch’io
le accordai fiducia, poi sono seguite molte scelte, legittime ma
secondo me inadeguate. Un caso: quando si vota e la maggioranza
rumoreggia per capire gli ordini di scuderia, lei non interviene e
svilisce così il ruolo dei consiglieri. Un altro episodio: la seduta
virtuale del Consiglio, celebrata on line perché lei ha seguito le
pressioni del momento. Ancora: in aprile si vota sulla legge Covid e
io presento un emendamento per far chiudere i negozi di domenica e
nei festivi. Mi si vota contro, lo boccia anche lei, poi adesso
arriva un disegno di legge della Giunta identico e lei non solo lo
ammette, ma lo porta avanti con procedura d’urgenza.
Sulla
sentenza Flaim: il costo del processo non deve gravare sul Consiglio
ed essere sottratto dalla somma risparmiata dall’ente e destinata
alle famiglie bisognose, per questo mi batto in Ufficio di
Presidenza.
Michele
Dallapiccola.
Io
dico che la presidenza Kaswalder è il minore dei mali che possano
capitare in questa legislatura. Prenda questa discussione come un
check up di metà mandato, che può suggerirle nuove modalità di
gestione della presidenza. Lei nella scorsa legislatura invocò le
mie dimissioni, perché colpevole dell’orso aggressore, ora ecco il
contrappasso.
Alessandro
Olivi.
La
Presidenza del Consiglio richiede autorevolezza, imparzialità,
garanzia di un dibattito realmente plurale e dialettico. Non basta
schermirsi con il rispetto dei regolamenti, il problema è che lei
non è per noi un punto di riferimento. La vicenda del licenziamento:
lei ha fatto tutto da solo e ora dovrebbe andare avanti da solo,
tenendo esente il Consiglio dalle conseguenze della condanna.
Luca
Zeni.
Ricordo
l’inizio della legislatura, quando lei fece entrare il
vicepresidente del Senato Calderoli in visita a palazzo Trentini,
accompagnato solamente da esponenti leghisti, al di fuori dal
protocollo istituzionale. Ancora: sul ddl 18/XVI noi minoranze
dovemmo uscire dall’aula per protestare contro il suo via libera a
un emendamento palesemente inammissibile promosso dalla sola
maggioranza. Molti altri episodi ricorrono, rammento il finanziamento
della Presidenza all’inaugurazione di palazzi in via Manci, la
prassi dei singoli consiglieri presenti in occasioni pubbliche in
nome di assessori, oppure le troppe interrogazioni lasciate senza
risposta della Giunta. Speriamo che cambi questa situazione.
Claudio
Cia.
Non
condivido tutti questi interventi di minoranza. Mi chiedo: perché
Olivi, Dallapiccola e Degasperi non si dimettono dall’Ufficio di
Presidenza? Sulla sentenza Flaim: solidarizzo umanamente con il
dipendente rimasto senza lavoro, ma ribadisco: la palla è nel vostro
campo, signori della minoranza.
Luca
Guglielmi.
Le
accuse di parzialità delle minoranze sono davvero improbabili. Vi
leggo molta tracotanza politica e un clima da resa dei conti,
avallata da tutti voi con la lodevole eccezione di Lorenzo Ossanna e
con il distinguo di Alex Marini. Io dico che Kaswalder è un
gentiluomo, ha accettato le vostre scorrettezze anche nella scorsa
discussione di bilancio qui dentro. Questa è una mozione di sfiducia
grottesca. I ripetuti episodi citati esistono solo nel vostro
utilizzo distorto dei fatti, io riconosco invece al presidente la
piena legittimazione a guidare l’aula. Ricordo quando l’avete
accusato di avere presenziato all’incontro della Giunta nella sua
Vigolo Vattaro. Ebbene, Kaswalder è il presidente di tutti, ma anche
storico esponente autonomista, che non può essere chiuso dentro
palazzo Trentini. Sul tema delle finanze Pat: Kaswalder ha detto la
pura verità e valorizzato l’assemblea legislativa con il suo
intervento pubblico, segnalando che in passato l’assemblea non fu
coinvolta nell’elaborazione dei patti con lo Stato. La vicenda del
licenziamento: occorre aspettare la sentenza definitiva. E ricordiamo
che il segretario viene licenziato un mese e mezzo dopo il congresso
Patt, che viene però capziosamente indicato come la causa
dell’allontanamento. Nessuno dice per contro dei grossi risparmi
conseguiti dalla gestione Kaswalder sul bilancio consiliare. Pessimo
infine l’esempio dato da Olivi firmando la mozione da
vicepresidente e da Dallapiccola e Degasperi come segretari questori
in carica del Consiglio.
Gianluca
Cavada.
Dichiaro
la profonda stima per il presidente Kaswalder e per il suo operato
nell’interesse del Trentino. Viene messo in croce per una causa di
lavoro che davvero non ha nulla da spartire con l’imparzialità del
suo ruolo. In passato avete cacciato il presidente dalla vostra
coalizione e ora proseguite nell’ostilità preconcetta. Kaswalder
sta lavorando con 2 collaboratori contro i 5 della scorsa
legislatura. Avete accusato di aver tagliato le attività culturali a
palazzo Trentini per pagare la causa di lavoro, quando invece è
notorio che è l’emergenza sanitaria ad averle frenate nel 2020.
Devid
Moranduzzo.
Kaswalder
è un autonomista genuino, persona vera e di parola, sincero e
corretto. La sua conduzione d’aula è sempre stata rispettosa e
aperta al confronto. Sono orgoglioso di questa sua Presidenza
autonomista e amareggiato per questa vicenda inopportuna e
ingiustificata.
Roberto
Paccher.
Discutiamo
una mozione di sfiducia povera di argomenti, un castello fragile
costruito sulla sentenza Flaim. Ossia su un giudizio di primo grado,
che riguarda un rapporto contrattuale fiduciario, non certo frutto di
concorso pubblico. Dov’è il garantismo nel centrosinistra?
Sulla
condotta d’aula di Kaswalder io dico che è stato anche troppo
tollerante verso le minoranze, come quando si è lavorato per tutta
la notte nonostante si dovesse chiudere nella precedente serata.
Ricordo la ventina di mozioni che il presidente Giovanni Kessler
presentò rivolgendosi a se stesso su temi politico-amministrativi,
per dire dell’attività “extrapresidenziale” dei presidenti.
Ancora: 20 febbraio 2016, Dorigatti partecipò a una catena umana al
Brennero organizzata dal Pd e non condivisa dalla Lega. L’intervento
pubblico di Kaswalder sui patti finanziari, poi: nulla di scandaloso,
anzi è stata una difesa dell’aula consiliare, in cui quei patti
dovevano essere discussi preventivamente.
Katia
Rossato.
Riscontro
una campagna accusatoria e mediatica contro il presidente. Gli
accordo piena solidarietà e fiducia, perché è un politico
imparziale e propositivo.
Alessandro
Savoi.
E’
molto eloquente il silenzio oggi dell’ex capogruppo pd Giorgio
Tonini. Rossi parlava di coraggio, ebbene voi avete quello di don
Abbondio, perché non vi siete nemmeno dimessi dall’Ufficio di
Presidenza. Niente sarà come prima dopo questa mozione, qui si
scherza col fuoco. Sono sceneggiate che incattiviscono il clima
politico. Le minoranze usino il regolamento e sappiano che contiene
tutte le guarentigie per loro, con l’aggiunta della singolare
prassi di godere della maggioranza dell’Ufficio di Presidenza. La
sentenza Flaim: voi avete giudicato ancora prima della notifica di
una pronuncia di primo grado. L’attacco è politico ed èco di
rancori vecchi e mai sopiti. Vergognatevi di attaccare in questo modo
una persona per bene come il presidente. Noi andremo avanti a
governare e non metteteci in condizione di dover rivedere la
composizione dell’Ufficio di Presidenza o di dover reagire a una
paralisi del suo funzionamento o dell’aula.
La
replica del presidente Walter Kaswalder.
Ho
sempre difeso con passione le istituzioni autonomistiche, ho sempre
pensato che la democrazia partecipata e autenticamente popolare siano
il presupposto stesso dell’autonomia. Credo nel ruolo del Consiglio
come espressione diretta della partecipazione e come casa di tutti i
trentini. Partendo da questo mio patrimonio ideale, credo di aver
dimostrato imparzialità. Gli eventuali errori sono stati commessi in
buona fede, sono una persona più passionale che diplomatica. Ho
partecipato al noto incontro di Vigolo Vattaro solo perché invitato
per un saluto dall’amministrazione comunale da me lungamente retta
da sindaco. Non sono un presenzialista, rari sono i miei interventi
sulla stampa e l’ultimo tendeva ad aprire un dibattito sulla
situazione finanziaria della Provincia, non credo sia stato un atto
eversivo. Quanto alla causa di lavoro, non è questa la sede per
parlarne, ma il Consiglio ha diritto di pervenire al grado definitivo
di giudizio. In questi mesi non ho rimpiazzato il segretario,
evitando quindi costi aggiuntivi all’ente. Ho risparmiato cifre a
sei zeri nella gestione generale del Consiglio, ho anche ridotto a 2
gli addetti alla Presidenza che prima erano 5. Vi chiedo di votare in
coscienza.
Mara
Dalzocchio.
La
capogruppo della Lega ha chiesto a Kaswalder di pazientare di fronte
alla campagna denigratoria delle minoranze, alla loro vocazione
ostruzionistica, all’ostilità verso il presidente, alla
trasformazione dell’aula consiliare in aula di tribunale. Al di
fuori di quest’aula lei presidente ha il diritto di partecipare a
quel che crede, come fece anche il presidente Dorigatti, ad esempio
quando si unì al gay pride. Sul licenziamento: lei ha fatto una
scelta coraggiosa a fronte di una fiducia venuta meno. Si ricordi,
verso le minoranze è fin troppo condiscendente.
Giorgio
Leonardi.
Fino
al terzo grado di giudizio non si giudica. E’ tutta da capire
l’esatta natura giuridica della clausola fiduciaria, per cui oggi
non me la sento di anticipare conclusioni. Rinnovo la fiducia al
presidente, che nel 2018 votai senza precedente conoscenza personale.
Lorenzo
Ossanna.
Voterò
in dissenso dal mio gruppo, rinnovo la fiducia al presidente.