Firmata dalla garante delle minoranze Demagri e da altri 11 esponenti dell'opposizione
Depositata la mozione di sfiducia al presidente del Consiglio provinciale Walter Kaswalder
All'iniziativa non hanno aderito Alex Marini del Misto e Lorenzo Ossanna del Patt
Paola
Demagri del Patt, garante delle minoranze, è la prima firmataria
della mozione di sfiducia al presidente del Consiglio provinciale
Walter Kaswalder depositata oggi a palazzo Trentini. Oltre a Demagri
hanno sottoscritto il documento altri 11 esponenti dell’opposizione:
Lucia Coppola e Paolo Ghezzi di Futura, Michele Dallapiccola e Ugo
Rossi del Patt, Filippo Degasperi di Onda Civica Trentino, Pietro De
Godenz dell’UpT e tutto il gruppo del Pd formato da Sara Ferrari,
Alessio Manica, Alessandro Olivi, Giorgio Tonini e Luca Zeni. Non
hanno invece aderito all’iniziativa Alex Marini del Gruppo misto e
Lorenzo Ossanna del Patt. Ecco il testo della mozione di sfiducia che
sarà discussa nella seduta del Consiglio provinciale in programma
dal 30 giugno al 2 luglio.
La mozione di sfiducia al presidente del Consiglio provinciale Kaswalder.
L'articolo
19 del Regolamento del Consiglio provinciale di Trento stabilisce:
"Il Presidente garantisce e tutela con imparzialità le
prerogative ed i diritti dei Consiglieri e dei componenti la Giunta
assicurando il rispetto dei diritti delle minoranze".
L’elezione
del Presidente del Consiglio provinciale è un solenne momento
istituzionale, che rende opportuno un accordo fra maggioranza e
opposizione con l’obiettivo di individuare una figura imparziale e
in grado di fungere da garante di tutte le componenti dell’assemblea.
Nel
corso dei primi venti mesi della legislatura in
più occasioni le minoranze si sono viste costrette a richiamare il
Presidente Kaswalder, invitandolo a svolgere con maggior imparzialità
il suo ruolo di garante dei consiglieri appartenenti a tutte le forze
politiche. In aula e nelle sedi istituzionali, infatti, il Presidente
ha dimostrato più volte di non essere super partes, nella dialettica
tra maggioranza e minoranze. Fuori aula, ha partecipato più volte a
incontri non istituzionali di giunta provinciale e dei partiti di
maggioranza, esprimendo anche simbolicamente una inaccettabile
vicinanza alla maggioranza politica che lo sostiene.
A
seguito di tali ripetuti episodi, le minoranze avevano ottenuto
incontri di chiarimento con il Presidente Kaswalder, nel corso dei
quali lo stesso aveva assicurato l’impegno ad esercitare le proprie
funzioni nel rispetto delle diverse sensibilità e senza travalicare
il proprio ruolo di arbitro imparziale. In tali incontri il
Presidente aveva manifestato la volontà di condurre i lavori
consiliari nel migliore dei modi per tutelare il Consiglio
provinciale.
Di
recente, proprio questo impegno a tutelare il Parlamento
dell’Autonomia è irrimediabilmente venuto meno.
A
ciò si aggiunga inoltre la reiterazione di comportamenti assunti
fin dall'avvio del
mandato istituzionale che hanno evidenziato un palese sbilanciamento
dell’autorità garante dell’Assemblea legislativa nei riguardi
della componente di maggioranza della stessa, fino alla
partecipazione del Presidente del Consiglio provinciale ad incontri
amministrativi pubblici della Giunta provinciale sul territorio e ad
una presa di posizione ufficiale sugli organi di informazione, in
dispregio agli impegni assunti unanimemente dall'Aula durante
la sessione dedicata al bilancio di previsione 2020 con un apposito
ordine del giorno e con la quale si è indebolita ogni strategia di
tutela degli accordi intercorsi fra lo Stato e le Province autonome e
sottoscritti a Milano nel 2009 ed a Roma nel 2014. La questione è di
inaudita gravità perché il Presidente del Consiglio provinciale ha
disatteso platealmente un accordo trovato con fatica ed attraverso un
dialogo costruttivo fra maggioranza e minoranze per salvaguardare gli
interessi del Trentino, in ciò denunciando tutta la sua irosità
personale e l’evidente incapacità di farsi promotore e garante del
confronto democratico, qualità queste specifiche e proprie di un
tale ruolo istituzionale.
La
sentenza n. 61/2020 del Giudice del Lavoro del Tribunale di Trento,
pubblicata il 1° giugno 2020, ha condannato il Consiglio a risarcire
l’ormai ex segretario particolare del Presidente Kaswalder, a causa
dell’illegittimo licenziamento deliberato da quest’ultimo.
La
gravità di quanto accaduto è amplificata dal fatto che il
Presidente ha dichiarato che il licenziamento è giustificato dal
“venir
meno della fiducia reciproca”
verso
il dipendente a causa della partecipazione di quest’ultimo al
congresso del Partito Autonomista Trentino Tirolese.
Scrive
in modo inequivocabile il Giudice del Lavoro di Trento: "Recedere
ante tempus dal rapporto di lavoro a tempo determinato costituito con
il proprio segretario particolare perché questi ha partecipato al
congresso di un partito di opposizione, rispetto al quale il
presidente conosceva le frequentazioni, integra il perseguimento di
un motivo illecito in quanto diretto a impedire o comunque a limitare
l’esercizio della libertà personale".
La
partecipazione al congresso di un partito nel corso del proprio tempo
libero costituisce esercizio di un diritto costituzionalmente
garantito, che nessuno può mettere in discussione o addirittura
porre alla base di un licenziamento.
La
sentenza del Giudice del Lavoro accerta la violazione e condanna la
condotta del Presidente Kaswalder, il quale tuttavia ha agito per
conto del Consiglio e per questo saranno proprio il Consiglio
provinciale e dunque le casse pubbliche a farsi carico – in prima
battuta – delle pesanti conseguenze economiche del licenziamento
per "motivo illecito".
La
violazione di una libertà costituzionale, perpetrata dal Presidente
Kaswalder, costituisce solo l’apice di una lunga serie di episodi
che hanno inequivocabilmente dimostrato l’inadeguatezza dello
stesso a presiedere il Consiglio della Provincia autonoma di Trento.
A
fronte dei recenti eventi, le minoranze hanno
chiesto con fermezza un passo indietro al
Presidente Kaswalder, il quale ha tuttavia manifestato la volontà di
non rassegnare le proprie dimissioni. Non solo, durante l'ultima
sessione del Consiglio provinciale - a precisa richiesta delle
minoranze di voler indicare le proprie intenzioni rispetto al caso
giudiziario, il Presidente aveva garantito che si sarebbe consultato
con il proprio avvocato e avrebbe poi riferito alle minoranze in
merito. Nessuna comunicazione è poi arrivata. Ancora una volta, il
Presidente non ha tenuto fede ai propri impegni.
Il
rifiuto del Presidente di prendere atto della propria inadeguatezza a
guidare il Consiglio provinciale non può restare privo di
conseguenze.
Con
il presente atto i sottoscritti consiglieri intendono prendere le
distanze dalla condotta del Presidente Kaswalder e condannare le
modalità di conduzione dei lavori d’aula portate avanti dallo
stesso, in sfregio ai basilari principi di imparzialità ed
equidistanza dalle parti.
Il
voto sul presente atto non è solo un giudizio politico: esprime
un’assunzione di responsabilità del Consiglio nella sua interezza,
tesa a tutelare l’istituzione consiliare con la rimozione
dell’attuale Presidente. Ogni giorno che passa con la permanenza in
carica del Presidente, infatti, aumenta - oltre al danno di immagine
e credibilità per le pubbliche istituzioni - il danno economico al
bilancio del Consiglio provinciale causato dal suo Presidente, in
relazione agli stipendi dovuti all'ex segretario. Danno quantificato
nell'assestamento del bilancio triennale di previsione del Consiglio
provinciale in 95mila euro per il 2020, 56mila euro per il 2021,
56mila euro per il 2022, senza contare le ulteriori somme da
stanziare eventualmente per il 2023 fino al termine della XVI
legislatura, per un totale di oltre 250mila euro di risorse
pubbliche.
Tutto
ciò premesso,
IL
CONSIGLIO DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO
esprime
la propria sfiducia nei confronti del Presidente Walter Kaswalder.