Dalla Terza Commissione subito dopo la conclusione delle audizioni . No al ddl di Manica
Primo via libera al ddl della Giunta sui criteri per il rinnovo delle concessioni idroelettriche
Testi allegati
La
terza Commissione presieduta da Ivano Job ha completato l’esame dei disegni di legge 49 di Mario
Tonina e
8 di Alessio
Manica e Sara Ferrari,
che intervengono in diversa misura a modifica della legge provinciale
6 marzo 1998, n. 4, in materia di energia e derivazioni
idroelettriche. Approvato il primo con 3 astensioni e 4 voti
favorevoli, respinto il secondo con 3 voti favorevoli e 4 contrari.
Poco
prima delle 17.00 è iniziato l’esame dell’articolato del disegno
di legge di Tonina, con i relativi emendamenti, già illustrati
dall’assessore nel dettaglio nella fase di discussione generale.
Per questo le norme sono passate senza alcuna discussione e in poco
tempo il testo è stato licenziato con 3 astensioni e 4 voti
favorevoli.
In
dichiarazione di voto è intervenuto il consigliere Manica,
che ha chiarito la volontà di astenersi, esprimendo apprezzamento
gli emendamenti che hanno corretto sopratutto l’aspetto più
complesso del maggior peso del prezzo nella fase di aggiudicazione.
L’astensione significa anche che di qui all’aula ci si propone di
apportare ulteriori emendamenti, ha aggiunto.
Il
disegno di legge del consigliere Manica è stato respinto con 3 voti
favorevoli e 4 contrari. Il consigliere ha ritirato l’emendamento
annunciato, precisando che di qui all’aula si verificherà la
percorribilità di una formulazione più accettabile.
Le ultime audizioni e la discussione prima del voto
Si sono concluse nel primo pomeriggio con l’ascolto del
Coordinamento provinciale imprenditori e della Federazione delle
cooperative, le audizioni al disegno di legge 49 di Mario
Tonina e
8 di Alessio
Manica e Sara Ferrari,
che intervengono in diversa misura a modifica della legge provinciale
6 marzo 1998, n. 4, in materia di energia e derivazioni
idroelettriche. A seguire l’organismo guidato a Ivano
Job ha
avviato l’esame dei due testi che sarà completato entro la
giornata di oggi, per consentirne la discussione in aula nella
sessione di fine marzo. Segue comunicato sull’esame dell’articolato
e dichiarazioni di voto.
Gli
imprenditori: troppo peso attribuito al prezzo nell’aggiudicazione
Marco
Segatta,
Presidente dell’associazione artigiani ha premesso che questa
proposta è importante per il mantenimento e lo sviluppo delle
centrali idroelettriche e le ricadute per il mondo produttivo
industriale, degli artigiani e della Cooperazione. Noi vogliamo
rimarcare, il maggior peso attribuito all’aspetto del prezzo
nell’aggiudicazione: questo esula dal nostro modo di concepire
l’offerta più vantaggiosa perché se l’attenzione sarà
esclusivamente sul prezzo ne verrà meno la qualità con una
conseguente cattiva ricaduta sulle nostre imprese. L’assegnazione
deve avere un ritorno positivo per le casse, ma anche per le imprese
e nel momento in cui si faranno le gare si questo si deve tenere
debito conto. Ad esempio, ha notato, il peso del prezzo in altre
regioni come la Lombardia e il Piemonte è al quarto posto.
Il
Presidente di Confindustria Fausto
Manzana ha
ribadito la necessità di non attribuire prevalenza agli elementi di
carattere economico ed ha suggerito un atteggiamento più neutro
nella formulazione dell’articolo che lo prevede. Alessandro
Ceschi (Federazione
Cooperative) ha detto di aver affidato l’esame del disegno di legge
al consulente prof. Falcon, ma che non ci sono stati i tempi per
produrre delle osservazioni, che ha garantito di voler condividere un
documento con la Commissione entro il 20 marzo.
Gianni
Bort (Presidente
Confcommercio) ha condiviso quanto illustrato da Segatta e Manzana,
aggiungendo alcune osservazioni affidate al consulente ing. Betti
sull’articolo 6 laddove si definisce la tempistica per le procedure
di assegnazione delle concessioni, secondo un criterio penalizzante.
Confcommercio proporrebbe dunque una modifica di questa norma che
faccia salvi possibili differenti utilizzi delle acque.
Lorenzo
Ossanna
(Patt) ha detto che l’aspetto evidenziato, il focus
sull’offerta economicamente più vantaggiosa sia da analizzare in
maniera più attenta perché l’osservazione è già emersa da più
parti ed è condivisibile.
Alessio
Manica (PD)
ha notato che questa audizione conferma un tema centrale di questo
disegno di legge, ovvero la prevalenza o meno del prezzo, un aspetto
contestato dagli ambientalisti da un lato e dagli imprenditori
dall’altro. Forse, ha suggerito, qualche giorno di riflessione in
più sarebbe utile.
La
discussione generale
Alessio
Manica (PD)
ha esordito con una considerazione di metodo su questo che è uno dei
disegni di legge più importanti di questa legislatura: essere
chiamati ad approvare un disegno di legge 10 minuti dopo la chiusura
delle audizioni non è rispettoso della dignità del nostro ruolo di
consiglieri, ha detto, perché impedisce un lavoro di emendamento.
Questo sistema non fa che spostare il lavoro sull’aula con le
dinamiche del tutto diverse che ciascuno deciderà di intraprendere.
Rilevo con dispiacere che su pressione della Giunta la Commissione
abbia adottato questa prassi, ha aggiunto: questa è una presa in
giro, che lede la buona volontà comunicata inizialmente
dall’assessore, che aveva detto che data l’importanza del tema si
ricercava la più ampia condivisione da parte del Consiglio.
Arriviamo
a questa discussione con un’accelerazione che non gioverà per
niente alla discussione, ha aggiunto Lucia
Coppola (Futura):
non c’è stato il tempo per fare nessuna riflessione e questo
qualche difficoltà indubbiamente la crea.
L’assessore
Tonina: sono disponibile ad ulteriori momenti di dialogo prima della
discussione in aula
Dopo
aver ascoltato gli interventi dei colleghi, l’assessore Mario
Tonina
ha confermato quanto già detto stamane, ovvero l’importanza del
contenuto di questo disegno di legge e la necessità che ci sia una
condivisione la più ampia possibile da parte del Consiglio
provinciale. Spero, ha aggiunto rivolto ai colleghi, che da qui
all’aula ci sia la possibilità di un ulteriore approfondimento ed
anche, se i colleghi lo ritengono utile, do l’inedita disponibilità
ad un confronto, per incrociare le vostre legittime richieste su temi
tanto rilevanti. Tonina ha poi osservato che questo non è un disegno
di legge improvvisato ed ha chiesto un atto di fiducia circa il modo
operativo che la struttura e lui stesso hanno voluto tradurre in
questo documento. Il testo, ha premesso, contiene in
primis
una serie di articoli per recepire le regole imposte dalla comunità
europea e quindi disciplina secondo quelle norme gli affidamenti
delle grandi derivazioni idroelettriche sul nostro territorio, che
sono complessivamente 17. L’acqua è un bene primario la cui tutela
deve essere vigilata e protetta, sopratutto nella fase delle delibere
attuative e nei bandi, ha detto. Sotto il profilo ambientale gli
strumenti della programmazione prevedono in dettaglio limiti, tutele
e modalità di utilizzo e valorizzazione del bene acqua anche nella
consapevolezza della finitezza del bene medesimo, ovvero tenendo
conto dei deflussi minimi vitali (oggi chiamati “deflussi minimi
ecologici”) quale misura per contemperare gli interessi ambientali
con quelli produttivi. Su questo punto, ha aggiunto, vi posso
confermare che il Trentino non parte dall’anno zero e vi garantisco
che molte regioni in questo momento guardano a noi per capire, oltre
al lavoro preparatorio di questo disegno di legge anche quanto è
stato fatto in passato: un impegno di lungo corso che vogliamo
confermare anche per il futuro, ha detto. Infine, Tonina ha rimarcato
che prima di avviare le procedure di riassegnazione delle concessioni
la Giunta avvierà il processo di verifica che non sussistano
interessi prevalenti con quello idroelettrico e vaglierà istanze
preliminari in concorrenza: processi caratterizzati dalla massima
partecipazione pubblica. Inoltre l’ipotesi di riaffido delle
concessioni sarà oggetto di valutazione ambientale, perché il tema
ambientale è di massima importanza, anche in termine di canoni,
ovvero delle compensazioni ambientali a carattere finanziario.
L’assessore ha invitato i colleghi a condividere anche su
quest’ultimo punto un percorso per l’aula, attraverso un
confronto sulle possibili destinazioni dei canoni ambientali. Le
concessioni che andranno in scadenza e in gara, ha aggiunto, ci
permetteranno di restituire a quei territori che in passato sono
stati penalizzati. Forse, ha ammesso, avessimo avuto più tempo
avremmo potuto concentrarci di più sulle comunità energetiche. Mi
impegno a proporre per l’aula, ha detto, una norma che valorizzi le
comunità energetiche di autoproduzione e consumo anche tenendo conto
dei consorzi elettrici, come già affrontato in sede di federazione
delle cooperative. Nel ddl il tema non è stato disciplinato perché
il recepimento della direttiva è in evoluzione. I consorzi
cooperativi in passato sono stati innovativi ed hanno colto delle
opportunità con il fotovoltaico, grazie alla sensibilità ormai
datata e allo spirito cooperativo che li contraddistingue. Quanto
alle procedure, vista la dettagliata conoscenza della realtà delle
concessioni da parte della Provincia, sono stati previsti requisiti
obbligatori ed altri facoltativi per essere aderenti alle peculiarità
dei singoli impianti idroelettrici da concedere. Quanto al “tema
dei temi”, quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa
(prevalenza economica sui criteri di aggiudicazione) recepisco e
capisco la preoccupazione manifestata, ha detto l’assessore e su
questo ho preparato un emendamento che prevede di inserire il
concetto dell’importanza rivestita da valutazioni anche di altra
natura, che partono dalla considerazione che in Trentino in passato
già è stato fatto un lavoro importante in questo contesto. Dal 2008
ad oggi, in 12 anni di gestioni delle concessioni da parte di
Dolomiti energia, su input
della
Provincia, si è lavorato in un certo modo. Chiunque gestirà quegli
impianti li troverà efficienti, grazie a importanti investimenti
sempre fatti in passato.
I
produttori ascoltati in Commissione stamattina hanno fatto le
osservazioni che ci si aspettava, ha detto, mentre i sindacati si
sono soffermati sul tema lavoro e in questo senso nel disegno di
legge abbiamo previsto un numero minimo di mantenimento del personale
attuale. Quanto alle osservazioni dei professori, è irrispettoso
dire che questo disegno di legge è stato fatto dai burocrati “per
difendersi”: è inaccettabile, ha aggiunto, sottolineando anche,
rispondendo al prof. Andreaus, che non c’è assolutamente conflitto
tra le istanze ambientali e le aspettative finanziarie. In replica
all’intervento del prof. Gios Tonina ha precisato che non si
vogliono nella maniera più assoluta escludere dalla determinazione
delle scelte di conduzione delle concessioni, i criteri di
miglioramento dell’efficienza energetica, del risanamento
ambientale, o le misure di compensazione territoriale, quanto
piuttosto, per maggior trasparenza e partecipazione risolvere questi
aspetti prima della gara e determinarli come obblighi del
concessionario. Quanto all’Imis Tonina ha sottolineato che il minor
gettito è ininfluente sul totale delle risorse che la Pat
raccoglierà, perché diminuiranno i costi di gestione per i
concessionari, ma ciò permetterà loro di corrispondere canoni
maggiori a condizione che la concessione sia aggiudicata in una gara
che possa massimizzare i canoni da corrispondere.
Gli
emendamenti: prevista una “doppia possibilità”
nell’aggiudicazione della concessione
Tonina
ha quindi illustrato il pacchetto degli emendamenti,
alcuni dei quali squisitamente tecnici. All’articolo 6 si inserisce
il parere preventivo del Cal sulle valutazioni in materia di
interesse pubblico sull’utilizzo delle acque e di aggiudicazione
delle concessioni. All’articolo 7 si specifica il requisito
dell’esperienza per la partecipazione alla gara. All’articolo 8
si chiarisce che la somma prevista nel protocollo di finanza locale
comprende entrambe, la quota delle misure di miglioramento ambientale
e il canone per l’utilizzo dell’impianto. All’articolo 9,
quello più dibattuto, si specifica, nell’aggiudicazione della
concessione, la possibile prevalenza di altri aspetti rispetto a
quello economico e si chiarisce che i criteri di selezione dipendono
dalle caratteristiche oggetto di concessione. All’articolo 18 si
chiarisce che l’autorizzazione è da rilasciare al concessionario
solo se l’investimento comporta l’aumento della capacità
produttiva.
Bene
l’emendamento all’articolo 9 in materia di aggiudicazione, ha
replicato Alessio
Manica,
che fa passare il suo voto sul documento da negativo ad
un’astensione. Il consigliere ha chiesto per l’aula di avere un
dossier
con una mappatura sullo stato delle concessioni trentine, un aspetto
che sta a monte della scelta sul prezzo. Anche Lucia
Coppola
ha annunciato l’astensione perché il tema è complesso, anche se
appassionante e necessita maggiore approfondimento. Lorenzo
Ossanna (Patt)
ha convento con l‘assessore sull’opportunità di approvare questa
norma in tempi rapidi: la velocità è anche una prerogativa da
esercitare grazie alla nostra autonomia, ha detto, per l’importanza
di legiferare per primi. Il consigliere del Patt ha evidenziato
alcuni aspetti che vanno a suo avviso approfonditi, come l’aspetto
dei beni asciutti: rimane aperta ad esempio la questione della
gestione di questi beni. Negli emendamenti manca anche a suo parere
la richiesta pervenuta da molti della creazione di un tavolo sulle
decisioni circa la distribuzione delle risorse. Il mio è un
approccio di attesa dell’evoluzione di questi ed altri aspetti, ha
concluso Ossanna. Gianluca
Cavada (Lega)
ha apprezzato il lavoro svolto e la disponibilità dell’assessore
ad un confronto sui canoni. Spero che anche nel bando ci siano norme
severe per la procedura degli svasi, ha aggiunto, che impattano
pesantemente sul sistema fluviale.
Il
disegno di legge di Manica e Ferrari
Il
consigliere Alessio
Manica
ha spiegato il senso “ideologico” del disegno di legge 8, che ha
l’obiettivo di togliere la facoltà di ricorrere allo strumento
coattivo dell’esproprio alle iniziative di tipo idroelettrico
privato, per ridurre la forza di queste iniziative. Ci infiliamo in
un campo lesivo della concorrenza, ha ammesso però Manica, quindi
aldilà delle motivazioni politiche il testo incontra un vizio di
costituzionalità. Però, ho predisposto un emendamento con il
duplice obiettivo di far pulizia, introducendo il limite dei 3
megawatt
e allineando il privato e il pubblico.
Le consultazioni precedenti
In mattinata sono continuate in Terza commissione, presieduta da Ivano
Job (Lega) le audizioni sul ddl sul rinnovo delle grandi concessioni
idroelettriche dell’assessore Mario Tonina e di quello di Alessio
Manica e Sara Ferrari del Pd.
Sono
stati ascoltati i rappresentanti delle associazioni delle società
idroelettriche che hanno mosso critiche al ddl Tonina in sostanza su
tre fronti: quello della concorrenza, che non sarebbe garantita dalle
norme di partecipazione alle gare giudicate troppo stringenti e che
premierebbero i concessionari uscenti; quello del peso di canoni,
sovracanoni e cessioni gratuite di energia che, così come previsti
dal ddl, metterebbero a rischio la sostenibilità economica delle
aziende; no infine alle gare col metodo dell’offerta economicamente
più vantaggiosa. Inoltre, critiche sono state espresse alla legge
nazionale 12/2019 che ha demandato alle Regioni la disciplina del
rinnovo delle concessioni con il rischio, secondo gli esponenti delle
società idroelettriche, di una frammentazione normativa che andrebbe
ad aggravare quella esistente tra gli stati dell’Unione europea.
Alla
Commissione europea e all’Autority della concorrenza, ha annunciato
Paolo Pinamonti, presidente di Assoidroelettrica, verrà presentato
un esposto preventivo contro il ddl Tonina perché, come accennato,
non favorirebbe la concorrenza.
Le associazioni dei
produttori: sbagliato escludere le piccole e medie società.
Andrea
Zanghi, direttore generale di Elettricità Futura che rappresenta 600
aziende produttrici, ha sollevato in Terza commissione critiche su
quello che viene definito Cherry picking, cioè la possibilità
di selezionare, in modo del tutto discrezionale, i beni da trasferire
al nuovo concessionario, al posto del trasferimento del ramo
d’azienda. Una scelta, ha detto Zanghi, che rischia di porre a
rischio la continuità della produzione. Critiche anche
all’indennizzo al netto dei beni ammortizzati per le cosiddette
“opere asciutte” che è in netta discontinuità con la legge in
vigore. Dito puntato da Elettricità futura, e dagli altri
rappresentanti delle imprese elettriche, sulla previsione, oltre che
delle cessioni gratuite di energia per i servizi pubblici, di una
componente fissa e una variabile per i canoni che, se la norma non
verrà specificata meglio, potrebbe sommarsi con i sovracanoni Bim e
rivieraschi.
Deciso
il no al ddl anche da parte di Paolo Pinamonti, presidente di
Assoelettrica. Associazione, ha ricordato, che si è battuta per
introdurre anche nel mondo dell’idroelettrico la concorrenza.
Secondo il manager il ddl in discussione, invece, riduce la
concorrenza fino a quasi vanificarla. In particolare Pinamonti ha
criticato la norma che dà la possibilità di partecipazione alle
gare solo alle società che già gestiscono impianti superiori ai 3
mila kilowatt. Un limite, ha aggiunto, che non ha nessun motivo
tecnico perché spesso i piccoli impianti, posti in zone di montagna
e su torrenti che diventano impetuosi all’improvviso, sono i più
complessi da gestire. Critiche anche al peso delle garanzie bancarie
richieste ai concessionari; alla struttura dei canoni che
arriverebbero al 40% dei ricavi e, con la cessione di una quota
gratuita di energia ai comuni, favorirebbero le società pubbliche.
No infine (no condiviso anche dagli altri rappresentanti delle
società, compreso Vincenzo Colarullo, presidente di Utilitalia, che
rappresenta le municipalizzate) anche al criterio dell’offerta
economica più vantaggiosa, per Pinamonti e Zaghi, una scelta che
andrebbe a scapito della qualità, anche ambientale, degli
investimenti. Infine, il presidente di Assoelettrica ha ricordato che
il ddl, ostacolando la partecipazione alle gare dei soggetti privati
di medie dimensioni, quelli più innovativi, finirebbe per favorire i
grandi gruppi stranieri. Questo perché le nostre imprese private
cercherebbero con le società internazionali alleanze per non venire
tagliate fuori dalle concessioni.
Nel
corso della presentazione, che è avvenuta via skype, sono
intervenuti con alcune domande Alessio Manica del Pd e Lorenzo
Ossanna del Patt.
No di Cgil e Cisl alla priorità che
il ddl Tonina accorda all’interesse economico tra i criteri da
utilizzare per il rinnovo delle concessioni ideoelettriche. Chieste
garanzie per il mantenimento dell’occupazione
Sono
proseguite stamane con gli interventi di due delle maggiori sigle
sindacali (assente la Uil che ha preannunciato un documento scritto)
le audizioni della Terza Commissione, presieduta da Ivano Job (Lega),
sul ddl dell’assessore all’energia Mario Tonina che fissa i
criteri per il rinnovo delle concessioni delle centrali
idroelettriche. I rappresentanti della Filctem Cgil e della Flaei
Cisl hanno criticato la scelta del ddl della Giunta di privilegiare
l’offerta economicamente più vantaggiosa ad altri requisiti da
chiedere alle aziende per l’assegnazione delle concessioni perché
si rischia in tal modo di aprire la strada al dumping sociale
attraverso l’utilizzo di appalti e subappalti. Le due
organizzazioni dei lavoratori hanno chiesto di introdurre nel
provvedimento la previsione di un chiaro impegno di mantenimento dei
livelli occupazionali e di dare la priorità ai criteri del
miglioramento della produttività idroelettrica con il rinnovamento
tecnologico degli impianti e della tutela ambientale.
Entro
stasera è previsto il voto del ddl perché l’Aula del Consiglio
provinciale possa procedere all’esame finale del provvedimento
nella sessione del 31 marzo e 1-2 aprile.
Filctem
Cgil: limitare appalti e subappalti per evitare il dumping sociale e
introdurre garanzie che impegnino al mantenimento dei livelli
occupazionali.
La
Filctem Cgil, rappresentata da Franco Weber, ha lamentato l’iniziale
mancata consultazione delle organizzazioni sindacali su un tema
delicato come questo, visto che i lavoratori interessati sono 160
lavoratori e che sono state interpellate altre categorie interessate.
Ha poi evidenziato alcune criticità rilevate dalla Filctem Cgil nel
testo del ddl proposto dall’assessore.
La
prima: all'articolo 7 comma 4 si parla di “possibilità” di
prevedere che l'operatore economico sia in possesso di determinati
requisiti, mentre dal momento che a questi soggetti verrebbe affidata
la responsabilità di gestire impianti molto delicati per la
sicurezza del territorio, occorrerebbe utilizzare il verbo “devono”.
Questo permetterebbe alla Provincia di avere la garanzia che
l'azienda alla quale viene assegnata la concessione sia competente.
Secondo:
l'articolo 9 comma 1 per l’assegnazione delle nuove concessioni
considera prioritaria la valutazione dell’offerta economica più
vantaggiosa. “Si può capire che la Provincia voglia fare cassa –
ha osservato Weber – ma privilegiando l'interesse economico si
rischia di aprire la strada al dumping sociale sul costo del lavoro
del personale, ad esempio quello di guardiania, utilizzando i
subappalti in modo da “mungere” nell’unico settore possibile”.
A suo avviso, quindi, la Pat dovrebbe imporre al concessionario che
l'impianto al momento della restituzione per la scadenza sia al top.
Per questo i costi devono essere messi in chiaro fin dall'inizio. Nel
resto d'Italia, ha aggiunto l’esponente della Cgil, l'aspetto
economico nei rinnovi è stato sempre collocato al quarto o quinto
posto nella graduatoria dei requisiti da valutare. Diversamente, il
rischio è di ritrovarsi costi successivi vent’anni dopo alla
dismissione e al momento di rinnovare la gara. Vanno quindi valutati
prioritariamente, secondo Weber, altri aspetti importanti per
l’assegnazione delle concessioni, a partire dall'offerta
migliorativa della produzione di energia che un’azienda propone
impegnandosi ad adottare tecniche innovative per massimizzare
l’efficienza idroelettrica delle centrali.
Terzo:
fondamentale è dare la precedenza nella valutazione agli interventi
di miglioramento e risanamento ambientale, per garantire il rispetto
delle caratteristiche del bacino. Anche dall'Ue si potranno ottenere
finanziamenti per ridurre l’impatto ambientale. Accordare invece il
primato all'offerta economica vorrebbe dire danneggiare sia i
lavoratori che la produzione e l’ambiente.
Quarto:
un altro requisito irrinunciabile da imporre alle concessionarie
riguarda
l'occupazione. Oggi
il settore occupa 161
lavoratori tra
manutentori,
guardiani e
tecnici.
Figure
alle quali vanno date precise
garanzie occupazionali. I nuovi concessionari dovranno assumersi
l'onere di garantire l'occupazione, evitando di
praticare il
dumping sociale per risparmiare sulla pelle dei lavoratori. Il
ddl
dovrà
prevedere concretamente questa tutela.
Secondo
Weber lo strumento
più idoneo a
questo scopo è la cessione
del ramo d'azienda. Il nuovo concessionario deve infatti
impegnarsi con la Provincia a mantenere
il
livello occupazionale di partenza per un
certo numero di anni. Per
questo servirebbe una norma che preveda una “fotografia”
dell’occupazione
attuale assicurando il controllo sul mantenimento di questo livello
anche “dopo” il rinnovo della concessione.
Il
rischio è che altrimenti, passato un anno, si
inizino
ad
appaltare alcune
attività
all’esterno
mentre
la ricchezza deve ricadere ed essere ripartita sul territorio. Ecco
perché il ddl deve prevedere precise limitazioni agli appalti
e
subappalti.
Solo
stabilendo che non siano
appaltabili i
servizi di manutenzione, guardiania e controlli si
eviteranno i
subappalti che penalizzerebbero
i
lavoratori.
Flaei
Cisl: si applichi il contratto di settore per tutelare anche la
qualità del lavoro. Gli occupati sono in tutto più di 250.
La
Flaei Cisl, con Piergiorgio Polignano ha condiviso le osservazioni
della Cgil ponendo l’accento sul mantenimento dell’occupazione ma
anche sulla qualità del lavoro nel comparto dell’idroelettrico.
Occorre cioè tutelare i lavoratori non solo sul piano numerico ma
anche a livello contrattuale. E' vero che il ddl fa riferimento alla
clausola sociale, ma solo con un trafiletto riferito all'articolo 32
della legge provinciale 9. Per Polignano su questo punto occorre
rafforzare il provvedimento. La Cisl chiede semplicemente
l'applicazione del contratto di settore. Polignano ha sollecitato a
“mettere al sicuro” con questo ddl le persone attualmente
occupate con una fotografia del settore che occupa oltre ai 161
lavoratori di Hydro Dolomiti Energia anche molto altro personale
utilizzato dalle aziende più piccole. Complessivamente gli occupati
superano le 250 unità ed è quindi necessario dare loro una
prospettiva per il futuro. Si tratta spesso di manodopera di qualità
perché la gestione degli impianti richiede professionalità e
competenze adeguate.
La
discussione.
Il
presidente Job ha assicurato che la Commissione non sottovaluta
il ruolo dei lavoratori e delle organizzazioni sindacati del settore.
Manica
(Pd) ha detto di condividere la preoccupazione dei due sindacati
sul tema dei subappalti ricordando che su questo punto il quadro
normativo non è tutto in mano alla Provincia. Manica ha espresso
stupore per il numero relativamente basso di lavoratori occupati in
questo settore visto che l’idroelettrico fattura 240 milioni di
euro all’anno. Ciò dimostra – ha aggiunto – che gli
investimenti nelle tecnologie giocano sempre più un ruolo cruciale
nella partita delle concessioni idroelettriche.
Weber
(Cgil) ha ribadito che i subappalti sono per i concessionari l'unico
elemento utilizzando il quale tentano di fare business, risparmiando
sui 9 milioni di euro complessivamente destinati al personale per
poter incassare di più. Ecco perché limitare la percentuale dei
subappalti nel ddl permetterebbe di ridurre il rischio di dumping.
Anche
la Magnifica Comunità di Fiemme, che doveva intervenire con lo
Scario, ha inviato osservazioni scritte.