È stata inaugurata poco fa la rassegna, a 60 anni dalla morte dell'arcense
Riflettori su "Luigi Bonazza. Trento, la montagna, il circolo degli artisti"
La mostra è visitabile fino al 16 maggio in via Manci e presso la Cappella Vantini. Foto in allegato
Un
grande dell’arte trentina nelle sale di palazzo Trentini (ma anche
nella raccolta Cappella Vantini in via delle Orne). E’ di
particolare interesse e rilievo la mostra che la Presidenza del
Consiglio provinciale ospita da oggi nella sede di via Manci 27 a
Trento. Poco fa la vernice della proposta, dal titolo “Luigi
Bonazza – Trento, la montagna, il circolo degli artisti”.
L’esposizione è stata promossa a sessant’anni dalla morte del
maestro nativo di Arco, in collaborazione con il Trentino Film
Festival e con il Comune di Trento. Una sessantina le opere esposte,
alcune assolutamente inedite, reperite grazie a prestiti di enti
pubblici, banche cooperative, collezionisti privati.
Il
progetto espositivo, curato
da Roberta
Bonazza e Nicoletta Tamanini,
mette
in luce le forti relazioni che Bonazza consolida con la città di
Trento a partire dal 1912, data di rientro del pittore da Vienna,
città nella quale si era formato in piena Secessione. Sono anni,
quelli,
di
forti turbolenze geopolitiche che porteranno allo scoppio del primo
conflitto mondiale e all’annessione del Trentino all’Italia.
Pittore
e incisore, Bonazza – ha
spiegato poco fa a una folla di intervenuti la curatrice
altogardesana Bonazza - mantiene
fin dagli esordi della sua storia artistica legami con la SAT Società
degli Alpinisti Trentini, per la quale realizza il manifesto del 1904
Italiani
visitate il Trentino e
con la SOSAT alla quale lascia in donazione la Leggenda
di Orfeo, il
suo capolavoro del periodo viennese.
La
mostra – che Sat e Sosat hanno infatti patrocinato - racconta,
attraverso le opere, il legame di Bonazza con Trento, città dove
costruisce la sua casa in Bolghera, insegna all’Istituto Tecnico,
partecipa alla formazione del Circolo Artistico Trentino del quale è
primo presidente, dipinge l’affresco al Palazzo delle Poste e si
dedica alla pittura di paesaggio dei suoi luoghi elettivi, compresa
la rappresentazione di paesaggi alpestri.
A
Palazzo Trentini, nel cuore della città, si possono ora ammirare,
dopo alcune opere in rappresentanza del periodo viennese, soprattutto
i lavori del periodo dal 1912 fino alla morte di Bonazza, nel 1965,
con la scelta dei paesaggi elettivi, sempre con le montagne sullo
sfondo. Straordinaria la veduta notturna e postimpressionistica di
Vienna, un inedito di grande valore.
A
Cappella Vantini si può proseguire – all’inaugurazione l’ha
ben spiegato la co-curatrice Nicoletta Tamanini – con un
approfondimento sul Circolo Artistico Trentino, che si avvale di
opere di una sorta di pantheon dell’arte trentina del secolo
scorso: Luigi Bonazza, Oddone Tomasi, Giorgio Wenter Marini,
Cesare Covi, Erminia Bruni Menin, Dario Wolf, Ermete Bonapace,
Stefano Zuech, Luigi Ratini, Camillo Bernardi, Luigi Pizzini e
Francesco Trentini.
La
mostra di Luigi Bonazza è un modo per tornare a dialogare con l’idea
di bellezza che animava l’artista
e
che resterà fino all’ultimo il riferimento della sua poetica
artistica, nonostante i grandi cambiamenti che la vita gli riserva.
L’esposizione
- che invita anche a scoprire alcune opere di Bonazza in città,
come il citato, magnifico dipinto murale con i tre Cardinali al tempo
del Concilio, dipinto nel ‘33 a palazzo delle Poste
(opera di cui oggi è stata auspicata la
giusta valorizzazione) - sarà corredata da un catalogo che
verrà presentato a fine aprile nel corso del prossimo Trento Film
Festival, con un saggio curato dalla Fondazione Museo Storico del
Trentino.
A
“tagliare il nastro” è stato oggi pomeriggio il presidente del
Consiglio provinciale. “Palazzo Trentini, ancora una volta, ospita
– ha detto - una mostra di altissima qualità artistica e storica.
Un motivo di orgoglio per il Consiglio che
rappresento e per me
personalmente. E’ un’ulteriore riprova del ruolo che Palazzo
Trentini ha assunto nel panorama culturale trentino, ruolo che
ritengo coerente all’istituzione che rappresento perché ritengo
che un parlamento, in particolare quello di una realtà autonoma come
la nostra, abbia il dovere di ospitare chi opera per la crescita
culturale del popolazione e di diffondere bellezza. Un altro motivo
di soddisfazione viene dalla collaborazione che il Consiglio ha
attuato con il Film festival della montagna e il Comune di Trento,
che qui oggi è rappresentato dalla vicesindaca”.
Un
saluto è stato portato anche dal presidente del Trento Film
Festival, Mauro Leveghi, entusiasta per la valorizzazione con questa
mostra in particolare del rapporto tra Bonazza e le montagne del
Trentino.
Gli orari:
CAPPELLA
VANTINI
dal
5 aprile al 16 maggio
mar
- ven: ore 15-18
sab
- dom: ore 10-12 / 15-19
PALAZZO
TRENTINI
dal
5 aprile al 24 aprile
lun
- ven: 10-13 / 14-19
sab:
10-13
dal
25 aprile al 4 maggio
tutti
i giorni: 10-13 / 14-19
dal
5 maggio al 16 maggio
lun
- ven: 10-13 / 14-19
sab:
10-13
Luigi
Bonazza (Arco, 1877- Trento, 1965) - note biografiche
La
prima formazione dell’artista
nato ad Arco avviene
presso la Scuola Reale Elisabettina di Rovereto, che frequenta dal
1890 al 1893. Dopo il diploma, nel 1897 si trasferisce a Vienna e si
iscrive alla Kunstgewerbeschule, dove segue le lezioni di Felician
von Myrbach, raffinato illustratore che gli insegna a disegnare e che
lo avvicina alle tecniche dell’incisione e dell’acquerello. Dal
1898 frequenta il corso di pittura condotto da Franz von Matsch,
artista che lavora con i fratelli Klimt. Nella capitale austriaca,
dove affitta un atelier, collabora con alcune riviste e riceve le
prime commissioni. Mantiene i contatti con il Trentino e con
l’ambiente culturale italiano partecipando ad alcuni concorsi per
decorazioni e illustrazioni, come quello promosso dalla rivista
milanese “La Lettura”, che vince nel 1904. In questo stesso anno
inizia a comporre la sua grande tela La
leggenda di Orfeo,
presentata all’Esposizione internazionale di Milano l’anno
successivo, e intraprende la realizzazione del ciclo Jovis
Amores,
una serie di incisioni a tema mitologico esposte con successo alla
mostra della Secessione e pubblicate nella rivista tedesca “Die
Kunstwelt” e nelle inglesi “The Studio” e “The Graphic”.
Nel 1911 inizia il ciclo delle Allegorie
del giorno,
che porterà a termine solo dopo la prima guerra mondiale. Nel 1912
torna a Trento, dove ottiene l’incarico di professore ordinario
presso l’Istituto tecnico e riprende i contatti con l’ambiente
artistico locale, partecipando alla fondazione del Circolo artistico
trentino del quale è primo presidente. Nel marzo del 1914, a pochi
mesi dallo scoppio della Prima guerra mondiale, l'artista fugge a
Milano e nell'estate ottiene un lavoro come disegnatore presso le
officine Caproni a Vizzola Ticino, dove esegue delle acquaforti sul
tema dei velivoli. Alla fine del 1918 ritorna a Trento e riprende il
suo lavoro di insegnante presso l'Istituto tecnico.
Nel
1930 gli viene commissionata la decorazione del Palazzo delle Poste
di Trento. Negli anni Trenta esegue affreschi di soggetto sacro per
alcune chiese della sua città; tra il 1935 e il 1938 soggiorna a
Torbole, dove realizza degli interessanti paesaggi lacustri. Da
questo momento si dedica principalmente alla pittura da cavalletto,
portando a termine sia ritratti sia paesaggi. Interrompe l’attività
artistica solamente all’inizio degli anni Sessanta a causa di
problemi alla vista. Muore nella sua casa a Trento il 4 novembre del
1965.