Il presidente Soini ha inaugurato l’antologica dell’artista trentino
Ettore Lunelli, ovvero l'arte come ricerca dell'essenza
La mostra resta aperta dal lunedì al venerdì tra le 10 e le 19, il sabato dalle 10 alle 12
“Figura
ieratica, affilata, schiva, un viso carico d’energia e vitalità,
occhi profondi, buoni,
barba
bianca, capelli bianchi, fluidi, lunghi, annodati a coda di cavallo a
battere il tempo
dei
passi sulle spalle: un uomo senza tempo o meglio oltre il tempo”.
Così
- in catalogo - Danilo Curti Feininger “fotografa” Ettore
Lunelli, un trentino che ha vissuto per l’arte. Insegnante
proprio di educazione artistica alle scuole medie (di Borgo
Valsugana, di Lavis, poi alle Manzoni di Trento), fu allievo di
Ermete Bonapace e tra il ‘39 e il ‘43 frequentò l’atelier
di Luigi Bonazza. Diplomato all’Accademia delle Belle
Arti di Bologna, è stato lungamente membro dell’Ucai, l’Unione
cattolica artisti italiani, partecipanto a molte collettive
organizzate dall’associazione.
Quello
che i tre figli Raffaella, Lorenzo e Francesco hanno ora
amorevolmente composto a palazzo Trentini, auspice la Presidenza del
Consiglio provinciale, è un omaggio a tutto tondo alla sua versatile
creatività pittorica, a cento anni dalla nascita e a tredici dalla
scomparsa.
Ecco
quindi che la vasta produzione custodita nell’abitazione
dell’artista esce allo scoperto e si mostra con abbondanza negli
spazi di via Manci 27 a Trento, esibendo tutta la poliedrica
espressività degli oli su tela, delle tempere, dei dipinti a lacca,
delle grafiche pazientemente e sapientemente realizzate in casa.
Lunelli
è una di quelle figure di artista schivo e disinteressato dalle
dinamiche di mercato, che per questo rimane meno conosciuto rispetto
ai meriti. Merita quindi questo bel “viaggio” tra i suoi dipinti,
quello proposto dalla rassegna “Composizioni di luce – L’arte
come conoscenza”, che a palazzo Trentini – da oggi e per
tutto il mese di luglio – vengono proposti con suddivisione in
sezioni, pensate in base al soggetto: persone, paesaggi, natura
silente (così il pittore appellava le cosiddette nature morte), arte
sacra. C’è anche una particolare sezione con opere degli anni
Novanta: tempere all’uovo su tavola, una serie intitolata “Fiabe
senza Parole”, dedicata alla natura e all’integrazione dell’uomo
con essa, rappresentata per lo più da boschi e da animali selvatici.
Infine la grafica: serigrafie, xilografie, acqueforti, anche stampe
di disegni realizzati con tavoletta grafica al computer. E biglietti
di auguri natalizi, una serie che parte negli anni ‘50 e arriva
agli anni ‘80.
Curti
Feininger all’inaugurazione di oggi pomeriggio ha ricordato la
fierezza che questo antico maestro ha messo nella sua opera,
illuminata anche da una fede sincera e profonda.
L’altro
critico d’arte, Giuseppe Caliari, ha spiegato l’affollamento
di opere esposte dai figli: una vera e propria quadreria alla
maniera barocca – ha detto – per far risaltare quella intensa
dimensione del fare, dell’agire manualmente, che ha portato Lunelli
a sperimentare tecniche compositive diverse e ad esplorare tutte le
possibilità del figurativo “sub specie geometrica”, in cui si è
voluto cimentare sempre alla ricerca dell’essenza che sta dietro il
visibile.
Il
presidente del Consiglio provinciale Claudio Soini, che ha
accolto il pubblico e aperto il vernissage in sala Aurora, ha detto
che questa poliedricità tecnica è uno dei motivi di interesse d’una
mostra che contribuisce egregiamente alla missione degli spazi
espositivi di palazzo Trentini: proporre il bello alla nostra
popolazione e indurla così ad entrare nella sede dell’Autonomia
trentina, facendone una vera e trasparente casa della comunità, come
dev’essere.
La
mostra resta aperta dal lunedì al venerdì tra le 10 e le 19,
il
sabato in orario 10-12.