I lavori in Quinta commissione
Via libera unanime al ddl per valorizzare la figura di padre Kino
Prosegue il confronto sul disegno di legge 148 di Cia e Guglielmi
In
Quinta commissione, presieduta da Mara Dalzocchio (Lega), è stato
approvato all’unanimità
il ddl n.
152
di Alex Marini (5 Stelle),
Lorenzo Ossanna (Patt), e Paola Demagri (Casa Autonomia) che
interviene sulla legge sulla cultura del 2007 e
ha l’obiettivo di valorizzare la figura del grande missionario di
Segno, padre Eusebio
Chini. Disegno
di legge, che in seguito a una serie di emendamenti, concordati
tra Marini e l’assessore Bisesti,
è uscito dalla commissione semplificato rispetto
al testo originale.
Cuore della proposta
legislativa è l’articolo 2 (sostituito
rispetto alla prima versione con un emendamento a doppia firma Marini
-Bisesti),
il quale stabilisce che la Pat riconosce l’importanza di padre Kino
e ne promuove la conoscenza delle imprese per lo sviluppo delle genti
che abitavano il Messico e gli Usa, oltre al mantenimento dei
rapporti con i soggetti che ancora lavorano per le popolazioni
indigene. La Pat sostiene questo lavoro di studio, ricerca e
divulgazione, col supporto del Museo storico, sulla storia
dell’evangelizzazione e la colonizzazione europea delle Americhe;
dei
fenomeni migratori dall’Europa e continente americano; infine,
dello sviluppo dei
popoli indigeni e la collaborazione culturale e scientifica tra
Italia, Usa e Messico.
Marini
ha ricordato che con l’emendamento sottoscritto anche
dall’assessore si riconosce la vicenda umana, religiosa e storica
di padre Kino. Una valorizzazione che verrà fatta sotto l’egida e
l’organizzazione del Museo storico. Inoltre, il
ddl riconosce la
collaborazione tra
Italia, Messico e
Usa per approfondire temi che sono di attualità come la tutela dei
popoli indigeni del Sud America e lo studio dei processi migratori
dall’Europa alle Americhe e all’interno del continente americano.
L’assessore
ha ricordato che la scelta
di optare per il Museo storico anziché per una Fondazione ad hoc si
fonda su motivi
organizzativi, ma l’obiettivo di valorizzare padre Eusebio Chini
rimane centrale. Infine, Bisesti ha ricordato l’importantissimo
lavoro, tra l’altro volontario, del
Museo padre Kino. Soddisfatta anche Paola Demagri perché con
questo ddl viene dato
riconoscimento a personaggi come il grande missionario gesuita
noneso. Per Lucia Coppola (Europa Verde) è
importante la modalità
con la quale si è arrivati al ddl che ha permesso di approfondire la
figura di padre Kino e la sua dimensione internazionale.
Si
è passati poi alle ulteriori audizioni sul ddl n.
148
di Claudio Cia (FdI) e
Luca Guglielmi (Lista Fassa) sulla
libertà educativa.
Giuristi
per la vita: i figli
non appartengono allo Stato
L’avvocato
Gianfranco Amato, presidente dei Giuristi per la vita, ha ricordato
che il principio della difesa della prevalenza dei genitori
nell’educazione venne introdotta nel 1948 nella Dichiarazione
universale dei diritti umani
in seguito alla choc provocato dall’impatto della propaganda
nazista e stalinista sui ragazzi. Una logica che partiva dal
principio che i figli
non appartengono ai genitori ma allo Stato. Una costante di tutti gli
stati totalitari che non sono scomparsi e comunque anche nella Spagna
democratica di questi giorni un ministro dell’istruzione ha detto
che i figli non appartengono più alla famiglia ma alla società.
Amato ha stigmatizzato quello che ha definito il fenomeno gender
nelle scuole e ha
ricordato la circolare
dell’ex ministro all’istruzione
Maria Stella Gelmini
che sottolineò il diritto dovere dei genitori di conoscere i
contenuti delle offerte formative in
particolare quelle delicate come l’educazione sessuale.
L’avvocato
Lorenzo Jesurum del Centro studi Livatino ha anche lui ritenuto
pertinente il testo del ddl con la Dichiarazione universale dei
diritti, con la Carta dei diritti dell’adolescenza dell’Onu e con
quella dei diritti fondamentali dell’Unione europea, con la
Costituzione e con le principali norme nazionali che prevedono la
volontarietà della partecipazione a corsi che riguardano
l’educazione affettiva e di genere e la necessità
dell’approvazione dei genitori. Sempre
secondo l’esponente del Centro Livatino l’accusa che il ddl va
contro la libertà di insegnamento non sta in piedi perché il ddl
esclude solo dall’insegnamento le materie che possono creare dei
contrasti preservando quindi la libertà educativa dei genitori e
degli studenti. Quindi la proposta Cia – Guglielmi appare coerente
giuridicamente e anche nell’ottica del principio della tutela del
minore e di quello di precauzione anche nei confronti di possibili
derive ideologiche.
Rispondendo
a Paolo Zanella (Futura) (in quali Stati europei c’è il divieto di
affrontare il tema di identità di genere?) l’avvocato Jesurum ha
ricordato che la Convenzione di Instanbul
contro la violenza delle donne, contiene anche dei passaggi
sull’identità di genere che sono stati recepiti dalla nostra
legislazione. Ma l’impatto di questa identità di genere ha diversi
impatti sulle varie forme di diritto. Quindi, il problema è quello
di garantire quest’ultimo con altri diritti, in questo caso tra la
libertà di insegnamento e quella educativa dei genitori. L’avvocato
Amato ha affermato che in tutti gli Stati è tutelato l’equilibrio
tra diritti e comunque ha ricordato che su questi temi ci sono stati
forti contrasti, anche, come ad esempio sul ddl Zan, all’interno
del mondo femminista.
Le
associazioni delle famiglie: un ddl pienamente condivisibile
Elena
Fruganti dell’Associazione Esserci per Essere ha espresso
apprezzamento per il ddl che, ha affermato, mette la Pat in una
posizione di avanguardia ed è in linea
con la ratio
della giurisprudenza nazionale e internazionale che riconosce la
prevalenza delle genitori nell’esercizio della responsabilità
educativa che non può essere delegata alla scuola. Fondamentale, per
l’esponente di Esserci per Essere,
la distinzione di ruolo contenuto
nella proposta Cia – Guglielmi,
tra l’attività educativa della scuola e quella della famiglia e
quindi della
necessità di una autorizzazione preventiva dei genitori sulle
attività che non rientrano nei curriculum obbligatori, in
particolare quelle che interessano materie sensibili.
Anche
la vicepresidente dell’associazione di genitori Articolo 26,
Elisabetta Mazzeschi, condividendolo, ha messo in evidenza la
coerenza del ddl con le principali norme internazionali (a partire
dalla dichiarazione Onu del
‘48) e nazionali. La
proposta, ha sottolineato, tutela la libertà di insegnamento a
partire dal pieno riconoscimento delle scuole paritarie e la
responsabilità educativa delle famiglie a partire dalla necessità
di un preciso
consenso preventivo per i corsi extra curriculari. L’ottica e
la parità di genere, l’educazione affettiva, ha continuato,
chiamano in causa pienamente la libertà educativa.
Maria
Rachele Ruiu, membro del direttivo dell’associazione Generazione
famiglia, ha ricordato una serie di segnalazioni
pervenute, negli ultimi
anni, all’associazione
da parte dei genitori trentini
su alcuni corsi sulla identità di genere che miravano, ha
affermato, a diffondere
l’idea che
il genere è un prodotto culturale e non naturale. Esperienze,
ha aggiunto, che, come dimostra l’esperienza di alcuni paesi, sono
fallite. Per l’esponente dell’associazione va riconsegnata la
responsabilità e la priorità educativa alle famiglie nei confronti
delle quali la scuola deve essere di supporto in modo paritetico
delle scelte nel campo dell’educazione. Dalla scuola, ha concluso,
devono rimanere fuori la politica e l’indottrinamento ideologico
che ha portato anche
ragazzi ad effettuare transizioni sessuali delle quali si sono
pentiti. Per
questo ha concluso il ddl è pienamente condivisibile.
Maestri:
un “brillante comizio”. Cia: finalmente la voce delle famiglie
Lucia
Maestri (Pd) ha definito un “brillante comizio” quello di Maria
Rachele Ruiu. Mentre Cia ha detto che con gli interventi degli auditi
si è sentita anche la voce delle famiglie ed
ha aggiunto che la sua
preoccupazione sono gli orrori che si possono provocare ai ragazzi.
Zanella:
il pruralismo non si fa con gli obblighi
Zanella
ha detto che il pluralismo non si fa con obblighi, mentre il ddl
prevede un divieto di parlare di identità di genere di stampo
patriarcale e ha affermato che non c’è una legislazione in
materia. Infine, ha ricordato che l’elenco di iniziative citate
dall’esponente di Generazione famiglia sono contenute nell “Indice”
di Pro Vita che riporta moltissime falsità. Infine, il consigliere
di Futura, ha detto che in realtà l’ideologia è quella che
vorrebbe proibire lo studio sull’identità di genere nelle
università.
Dalzocchio:
in Commissione ascoltate tutte le posizioni
La
presidente Dalzocchio
ha affermato
che in Commissione sono state riportate tutte le posizioni, anche
discordanti, e che quindi non
si possono definire di
propaganda solo alcune
valutazioni sul ddl.
Cia ha detto che la sua
preoccupazione sono gli orrori che si possono provocare ai ragazzi.