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04/04/2023 - In aula o in commissione

Via libera unanime al ddl per valorizzare la figura di padre Kino

I lavori in Quinta commissione

Via libera unanime al ddl per valorizzare la figura di padre Kino

Prosegue il confronto sul disegno di legge 148 di Cia e Guglielmi

​​​​​​In Quinta commissione, presieduta da Mara Dalzocchio (Lega), è stato approvato all’unanimità il ddl n. 152 di Alex Marini (5 Stelle), Lorenzo Ossanna (Patt), e Paola Demagri (Casa Autonomia) che interviene sulla legge sulla cultura del 2007 e ha l’obiettivo di valorizzare la figura del grande missionario di Segno, padre Eusebio Chini. Disegno di legge, che in seguito a una serie di emendamenti, concordati tra Marini e l’assessore Bisesti, è uscito dalla commissione semplificato rispetto al testo originale. Cuore della proposta legislativa è l’articolo 2 (sostituito rispetto alla prima versione con un emendamento a doppia firma Marini -Bisesti), il quale stabilisce che la Pat riconosce l’importanza di padre Kino e ne promuove la conoscenza delle imprese per lo sviluppo delle genti che abitavano il Messico e gli Usa, oltre al mantenimento dei rapporti con i soggetti che ancora lavorano per le popolazioni indigene. La Pat sostiene questo lavoro di studio, ricerca e divulgazione, col supporto del Museo storico, sulla storia dell’evangelizzazione e la colonizzazione europea delle Americhe; dei fenomeni migratori dall’Europa e continente americano; infine, dello sviluppo dei popoli indigeni e la collaborazione culturale e scientifica tra Italia, Usa e Messico.

Marini ha ricordato che con l’emendamento sottoscritto anche dall’assessore si riconosce la vicenda umana, religiosa e storica di padre Kino. Una valorizzazione che verrà fatta sotto l’egida e l’organizzazione del Museo storico. Inoltre, il ddl riconosce la collaborazione tra Italia, Messico e Usa per approfondire temi che sono di attualità come la tutela dei popoli indigeni del Sud America e lo studio dei processi migratori dall’Europa alle Americhe e all’interno del continente americano.

L’assessore ha ricordato che la scelta di optare per il Museo storico anziché per una Fondazione ad hoc si fonda su motivi organizzativi, ma l’obiettivo di valorizzare padre Eusebio Chini rimane centrale. Infine, Bisesti ha ricordato l’importantissimo lavoro, tra l’altro volontario, del Museo padre Kino. Soddisfatta anche Paola Demagri perché con questo ddl viene dato riconoscimento a personaggi come il grande missionario gesuita noneso. Per Lucia Coppola (Europa Verde) è importante la modalità con la quale si è arrivati al ddl che ha permesso di approfondire la figura di padre Kino e la sua dimensione internazionale.

Si è passati poi alle ulteriori audizioni sul ddl n. 148​ di Claudio Cia (FdI) e Luca Guglielmi (Lista Fassa) sulla libertà educativa.

Giuristi per la vita: i figli non appartengono allo Stato

L’avvocato Gianfranco Amato, presidente dei Giuristi per la vita, ha ricordato che il principio della difesa della prevalenza dei genitori nell’educazione venne introdotta nel 1948 nella Dichiarazione universale dei diritti umani in seguito alla choc provocato dall’impatto della propaganda nazista e stalinista sui ragazzi. Una logica che partiva dal principio che i figli non appartengono ai genitori ma allo Stato. Una costante di tutti gli stati totalitari che non sono scomparsi e comunque anche nella Spagna democratica di questi giorni un ministro dell’istruzione ha detto che i figli non appartengono più alla famiglia ma alla società. Amato ha stigmatizzato quello che ha definito il fenomeno gender nelle scuole e ha ricordato la circolare dell’ex ministro all’istruzione Maria Stella Gelmini che sottolineò il diritto dovere dei genitori di conoscere i contenuti delle offerte formative in particolare quelle delicate come l’educazione sessuale.

L’avvocato Lorenzo Jesurum del Centro studi Livatino ha anche lui ritenuto pertinente il testo del ddl con la Dichiarazione universale dei diritti, con la Carta dei diritti dell’adolescenza dell’Onu e con quella dei diritti fondamentali dell’Unione europea, con la Costituzione e con le principali norme nazionali che prevedono la volontarietà della partecipazione a corsi che riguardano l’educazione affettiva e di genere e la necessità dell’approvazione dei genitori. Sempre secondo l’esponente del Centro Livatino l’accusa che il ddl va contro la libertà di insegnamento non sta in piedi perché il ddl esclude solo dall’insegnamento le materie che possono creare dei contrasti preservando quindi la libertà educativa dei genitori e degli studenti. Quindi la proposta Cia – Guglielmi appare coerente giuridicamente e anche nell’ottica del principio della tutela del minore e di quello di precauzione anche nei confronti di possibili derive ideologiche.

Rispondendo a Paolo Zanella (Futura) (in quali Stati europei c’è il divieto di affrontare il tema di identità di genere?) l’avvocato Jesurum ha ricordato che la Convenzione di Instanbul contro la violenza delle donne, contiene anche dei passaggi sull’identità di genere che sono stati recepiti dalla nostra legislazione. Ma l’impatto di questa identità di genere ha diversi impatti sulle varie forme di diritto. Quindi, il problema è quello di garantire quest’ultimo con altri diritti, in questo caso tra la libertà di insegnamento e quella educativa dei genitori. L’avvocato Amato ha affermato che in tutti gli Stati è tutelato l’equilibrio tra diritti e comunque ha ricordato che su questi temi ci sono stati forti contrasti, anche, come ad esempio sul ddl Zan, all’interno del mondo femminista.

Le associazioni delle famiglie: un ddl pienamente condivisibile

Elena Fruganti dell’Associazione Esserci per Essere ha espresso apprezzamento per il ddl che, ha affermato, mette la Pat in una posizione di avanguardia ed è in linea con la ratio della giurisprudenza nazionale e internazionale che riconosce la prevalenza delle genitori nell’esercizio della responsabilità educativa che non può essere delegata alla scuola. Fondamentale, per l’esponente di Esserci per Essere, la distinzione di ruolo contenuto nella proposta Cia – Guglielmi, tra l’attività educativa della scuola e quella della famiglia e quindi della necessità di una autorizzazione preventiva dei genitori sulle attività che non rientrano nei curriculum obbligatori, in particolare quelle che interessano materie sensibili.

Anche la vicepresidente dell’associazione di genitori Articolo 26, Elisabetta Mazzeschi, condividendolo, ha messo in evidenza la coerenza del ddl con le principali norme internazionali (a partire dalla dichiarazione Onu del ‘48) e nazionali. La proposta, ha sottolineato, tutela la libertà di insegnamento a partire dal pieno riconoscimento delle scuole paritarie e la responsabilità educativa delle famiglie a partire dalla necessità di un preciso consenso preventivo per i corsi extra curriculari. L’ottica e la parità di genere, l’educazione affettiva, ha continuato, chiamano in causa pienamente la libertà educativa.

Maria Rachele Ruiu, membro del direttivo dell’associazione Generazione famiglia, ha ricordato una serie di segnalazioni pervenute, negli ultimi anni, all’associazione da parte dei genitori trentini su alcuni corsi sulla identità di genere che miravano, ha affermato, a diffondere l’idea che il genere è un prodotto culturale e non naturale. Esperienze, ha aggiunto, che, come dimostra l’esperienza di alcuni paesi, sono fallite. Per l’esponente dell’associazione va riconsegnata la responsabilità e la priorità educativa alle famiglie nei confronti delle quali la scuola deve essere di supporto in modo paritetico delle scelte nel campo dell’educazione. Dalla scuola, ha concluso, devono rimanere fuori la politica e l’indottrinamento ideologico che ha portato anche ragazzi ad effettuare transizioni sessuali delle quali si sono pentiti. Per questo ha concluso il ddl è pienamente condivisibile.

Maestri: un “brillante comizio”. Cia: finalmente la voce delle famiglie

Lucia Maestri (Pd) ha definito un “brillante comizio” quello di Maria Rachele Ruiu. Mentre Cia ha detto che con gli interventi degli auditi si è sentita anche la voce delle famiglie ed ha aggiunto che la sua preoccupazione sono gli orrori che si possono provocare ai ragazzi.

Zanella: il pruralismo non si fa con gli obblighi

Zanella ha detto che il pluralismo non si fa con obblighi, mentre il ddl prevede un divieto di parlare di identità di genere di stampo patriarcale e ha affermato che non c’è una legislazione in materia. Infine, ha ricordato che l’elenco di iniziative citate dall’esponente di Generazione famiglia sono contenute nell “Indice” di Pro Vita che riporta moltissime falsità. Infine, il consigliere di Futura, ha detto che in realtà l’ideologia è quella che vorrebbe proibire lo studio sull’identità di genere nelle università.

Dalzocchio: in Commissione ascoltate tutte le posizioni

La presidente Dalzocchio ha affermato che in Commissione sono state riportate tutte le posizioni, anche discordanti, e che quindi non si possono definire di propaganda solo alcune valutazioni sul ddl. Cia ha detto che la sua preoccupazione sono gli orrori che si possono provocare ai ragazzi. 



Allegati
Il ddl 148
Emendamenti ddl p.Kino
Emendamento art.3 ddl P.Kino
emendamento art.4 ddl padre Kino