L'esposizione a palazzo Trentini curata da Cavallini, aperta fino all'1 aprile con ingresso libero
Foto, giocattoli, scarpette: un'appassionata ricerca antropologica racconta la storia dei paesi e delle valli
Nell’estate
2019, con “Il cuore divino di Gesù – storia e
devozione”, il presidente Walter Kaswalder avviò
assieme alla legislatura anche la proposta culturale ed espositiva
negli spazi dedicati di palazzo Trentini, sede del Consiglio
provinciale di Trento. Quasi quattro anni dopo, mentre la XVI
legislatura volge al termine, la Presidenza torna a far leva
sull’appassionata ricerca antropologica condotta nelle nostre valli
e nei nostri paesi da Rosanna Cavallini. Con il suo primo,
appassionato racconto, l’insegnante trentina assemblò con le
tracce della cultura materiale e domestica il vivido racconto di come
i trentini erano devoti al Sacro Cuore, una pratica religiosa
profondamente propria dell’area tirolese, di cui abbiamo fatto
parte integrante per almeno otto secoli.
Da oggi – e per
tutto il mese di marzo - ecco invece in via Manci 27 “Nascere
in montagna - riti, paure, speranze”,
un’altra originale mostra
che parimenti ci
riporta al diciannovesimo - ventesimo secolo, ancora una volta attraverso un taglio ben
definito: abitudini, credenze, simboli, oggetti, riti apotropaici,
personaggi, oggetti, raffigurazioni legati alla maternità e al
momento fatidico della nascita di un bimbo o di una bimba. La
rassegna è stata inaugurata dal presidente Kaswalder, che
nel ricordare l’epoca in cui si nasceva in casa – ancora a metà
anni Cinquanta - ha attinto anche a ricordi personali, come quello
del padre medico condotto, caricato nella benna di un escavatore per
superare un muro di neve e raggiungere così una partoriente in
attesa dentro un maso in quota.
Rosanna Cavallini ha
ringraziato per i tanti crediti di collaborazione, di persone e di
enti, dal Comune di Trento a quello di Borgo Valsugana, dal Museo
Casa Andriollo di Olle Valsugana al Museo della Civiltà Solandra di
Malé. La rassegna che ne è uscita si sviluppa non sulle tracce
della grande storia o dei grandi artisti o dei grandi eventi, bensì
delle piccole vicende quotidiane, delle tradizioni familiari, dei
modi di intendere i cicli della vita e la sua brevità, nel semplice
mondo contadino dei nostri nonni e antenati. Che tanti problemi aveva
ma non certo quello dell’inverno demografico così grave nel nostro
tempo attuale.
Fiorenzo Degasperi
ha tratteggiato l’epoca secolare in cui fare figli era un dogma e
anche una questione di sopravvivenza, l’unica via per garantire ai
genitori la possibilità di vivere la vecchiaia. In un clima di
profonda immersione nella religiosità, il lieto e tenero evento era
preceduto e talvolta seguito anche dalla paura - della solitudine,
della sterilità, del peccato - in un contesto sociologico dominato
dal senso di colpa. Anche di non avere figli o di avere avuto figli
nati morti e quindi non battezzati.
È una mostra sui
generis, questa nella sede consiliare: scopriremo giocattoli,
scarpette, cuffiette e calzette, fasce battesimali, culle, orecchini
e tante altre vestigia di una comunità umana ormai consegnata alla
storia. Fino all’1 aprile prossimo, con ingresso libero dalle 9.30
alle 18.30 in tutti i giorni feriali e la mattina (9.30-12.30) il
sabato.