Le minoranze: alcuni interventi sono solo spot elettorali. Mancano misure strutturali
Manovra di bilancio approvata in I Commissione
Spinelli: sì a una sana logica del guadagno privato. Basta coperture pubbliche a perdite private
La
I Commissione permanente del Consiglio presieduta da Vanessa Masè de
La Civica, ha approvato stamane la manovra di bilancio della
Provincia proposta dalla Giunta Fugatti e formata dai disegni di
legge 166 (legge collegata), 167 (legge di stabilità) e 168
(bilancio di previsione 2023). Mentre la legge collegata ha ottenuto
5 voti favorevoli, 1 contrario (Paolo Zanella di Futura) e due di
astensione (Ugo Rossi e Alex Marini del Gruppo Misto) la legge di
stabilità e il bilancio di previsione sono stati approvati con i 5
sì di Masè, dei tre consiglieri leghisti (Mara Dalzocchio,
Alessandro Savoi e Devid Moranduzzo) e di Ivano Job (Misto-Coraggio
Italia). I consiglieri hanno infine ribadito nelle dichiarazioni di
voto conclusive le valutazioni espresse nel corso della discussione
generale.
L’ESAME
DELLA LEGGE DI STABILITA’ E DEI RELATIVI EMENDAMENTI
Articolo
6. Stabilizzazione del personale sanitario assunto durante
l’emergenza Covid.
Il
dirigente del dipartimento salute Giancarlo Ruscitti ha
spiegato un emendamento aggiuntivo alla norma firmato dal presidente
Fugatti e approvato dalla Commissione, che permette la
stabilizzazione entro il 2023 negli organici dell’Apss con risorse
statali e senza inficiare le graduatorie, di 132 unità di personale
sanitario assunto con contratto a tempo determinato dall’Apss nel
periodo della pandemia e di alcune decine di operatori nelle Apsp
convenzionate con l’azienda sanitaria provinciale .
Articolo
8.
Sostegno
all’affitto per chi si trasferisce in zone periferiche e
svantaggiate.
La
norma, alla quale si è aggiunto un emendamento del presidente
Fugatti (approvati entrambi con 5 voti a favore e 4 no), prevede la
promozione da parte della Provincia di un progetto volto a favorire
l’incremento di popolazione insediata nelle zone periferiche e
svantaggiate del territorio mediante il riconoscimento di un
incentivo economico per il pagamento del canone di locazione sul
libero mercato a favore di chi si trasferisce in queste zone. La
norma, avendo carattere
sperimentale, sarà attiva per tre anni e riguarderà i nuclei
familiari che si trasferiranno nel corso del 2023. Rispondendo
a una richiesta di informazioni di Marini Ruscitti
ha
segnalato che sono circa 1.000 gli alloggi di
risulta dell’Itea
che andranno ristrutturati, rimessi sul mercato e gestiti dalle
comunità di valle di Trento e Rovereto. Per
il recupero di questi appartamenti la
Giunta ha messo a disposizione circa 7 milioni di euro. Rossi
ha espresso perplessità evidenziando
che il
tema delle politiche abitative e
dei canoni è in realtà del tutto assente
in
questa manovra.
Il
numero degli alloggi di risulta dell’Itea è
cresciuto
enormemente
negli
ultimi anni ma manca un
ragionamento e un’analisi sulle politiche abitative. Vi
sono
zone come l’Alto Garda dove la
situazione è drammatica perché non si riesce ad ottenere un
alloggio.
La risposta al
problema inserita in questo bilancio è un
articoletto che
stanzia 500.000
euro all’anno per stimolare le famiglie ad andare a vivere nei
paesi periferici. Secondo
Rossi sarà già un successo se a questo scopo si
riusciranno a spendere
250.000
euro.
“Questa
norma
è
una presa in giro – ha
aggiunto – mentre per il
quarto anno consecutivo non
si vedono politiche
abitative serie
a
fronte di una crisi allarmante.
Paolo
Zanella (Futura) ha criticato la norma sia perché non
esprime una politica abitativa sia perché non raggiunge l’obiettivo
di evitare lo spopolamento delle località periferiche. Il problema
nelle zone decentrate non è la casa ma l’assenza di servizi. Per
contrastare le disuguaglianze in aumento la Giunta dovrebbe almeno
impegnarsi a per tamponare la crisi evitando che in Trentino vi siano
persone costrette a dormire nell’auto. Servirebbe per questo una
mappatura degli alloggi disponibili e un investimento sui servizi.
Alessandro
Savoi (Lega) ha preannunciato il proprio “convinto voto
positivo su questa norma” che va incontro ai bisogni delle zone
periferiche e svantaggiate. L’obiettivo è sostenere chi vuole
insediarsi o rimanere in queste valli troppo spesso dimenticate
offrendo anche servizi sanitari e negozi. Questo – ha concluso –
è un piccolo segnale di una politica orientata alla salvaguardia del
territorio e di chi resta in queste aree.
Giorgio
Tonini (Pd) ha giudicato del tutto condivisibile questo obiettivo
ma sbagliato lo strumento. Questa misura ha infatti senso soprattutto
per le zone ad alta intensità turistica dove le persone normali
faticano a pagare l’affitto per un alloggio a causa di una
concorrenza terribile dovuta al mercato delle vacanze. Ma nelle valli
periferiche non turistiche il problema non è la casa perché per
questo c’è più offerta che domanda ma avere un lavoro. Questa
norma per Tonini è solo uno spot buono per comizi ma i soldi per
attuarla non verranno mai spesi.
Rossi
ha chiesto cosa ha fatto la Giunta in questi per portare lavoro
nelle periferie per evitarne lo spopolamento, anche creando nelle
località di montagna sedi di servizi pubblici. Occorrerebbe un piano
della pubblica amministrazione che consenta ai pendolari dalle valli
di rimanere nei loro paesi.
Masè
ha evidenziato che la norma si inserisce in un insieme di misure
alcune delel quali già adottate dall’esecutivo, che si sono
rivelate efficaci per ripopolare le località di montagna come è
accaduto a Luserna e a Canal San Bovo, anche offrendo servizi le
famiglie. E ha auspicato che la Giunta definisca con delibera i
criteri di attuazione per invogliare le famiglie a vivere in questi
territori.
Articolo
9.
Bonus
una tantum per il terzo figlio e successivi.
La
norma, approvata
con 4 voti a favore e 4 di astensione,
introduce
un bonus
con
un
contributo una tantum per dotare le famiglie numerose di risorse
finanziarie a
partire dalla
nascita del
terzo figlio e successivi.
Il
contributo è limitato al 2023 ammonta a 5000
euro
alla
nascita del terzo figlio e successivi.
Rossi
ha ricordato di aver inizialmente apprezzato questa norma che si
inserisce in un insieme di politiche a favore delle famiglie numerose
per le quali il Trentino si è distinto. Tuttavia a suo avviso
quest’articolo ha purtroppo un grave limite, perché prevede il
contributo di 5.000 euro a nucleo per il solo 2023 (con una
disponibilità complessiva di spesa di 3 milioni di euro). Perché
questa norma risponda a una vera logica di politiche familiari
dovrebbe prevedere che di queste risorse le famiglie possano
beneficare “a decorrere dal 2023”. Per mettere in campo politiche
familiare che davvero incentivino e sostengano i genitori
servirebbero – questa è la proposta avanzata da Rossi – almeno
2.500 euro all’anno fino al quinto anno di vita del figlio. Questa
sarebbe una misura strutturale da inserire nel nostro ordinamento per
fronteggiare con 7 milioni all’anno il drammatico calo demografico
attuale e sostenere le famiglie con figli. Questo dovrebbe fare una
Provincia autonoma come la nostra. A questo scopo Rossi ha
preannunciato la presentazione di un emendamento in aula.
Zanella
ha giudicato del
tutto inadeguato
perché non strutturale ma
anche inefficace questo
intervento. Non
è con un contributo una tantum di 5.000 euro – ha
spiegato – che si
induce una famiglia a fare il terzo figlio. Per il consigliere il
primo
modo per aiutare i nuclei familiari dovrebbe consistere in
politiche di conciliazione e
nel sostegno
del lavoro delle
donne.
Dal
2011 il tasso di fecondità in Trentino è in calo, segno che le
misure fin’ora messe in campo dalla Provincia non hanno rallentato
la decrescita.
Savoi
ha motivato il suo sì a questo articolo perché anche
se non si tratta di una risposta strutturale al problema fornisce
però
una
piccola risposta immediata
e concreta che
tiene conto della scarsità delle risorse disponibili in una
finanziaria nella quale la coperta è cortissima. Oggi
più che grandi progetti
servono
interventi
da realizzare subito.
Marini
ha
sostenuto
che il
problema di molti nuclei oggi
non
è come fare il terzo figlio ma come riuscire a fare il primo e il
secondo. Manca soprattutto
alle coppie una
prospettiva di sostegno
e accompagnamento
che
parta dall’inizio
del percorso genitoriale
e prevedendo servizi e lavoro
apra la strada alla possibilità un
figlio e poi anche un secondo e un terzo.
Tonini
ha
ribadito che il problema è sempre il rapporto tra fini e mezzi. Se
il fine è invertire la tendenza negativa sul piano demografico,
tutti siamo d’accordo, non è la politica dei bonus che si può
invertire quest’andamento.
Occorre
piuttosto
puntare
sul lavoro delle donne perché è dimostrato che dove c’è
nascono
più figli. Non ha poi
senso
limitare il bonus al 2023, perché questo vorrebbe
dire costringere ad avere il terzo
figlio solo
in questo periodo.
Di
sicuro per Tonini con
questo bonus non nascerà
un maggior numero di terzi
figli. E
ha
rilanciato la richiesta di prevedere che al bonus si possa accedere a
decorrere dal 2023.
Luciano
Malfer,
dirigente dell’Agenzia
per la famiglia provinciale,
rispondendo
a una domanda di Zanella, ha ricordato
che in Trentino le famiglie con 3 e più figli sono oggi 9.000 e
che ogni
anno 650 bambini che nascono da
famiglie
numerose sono terzi, quarti, quinti e sesti figli. I
dati degli
ultimi
10
anni mostrano
un aumento significativo delle famiglie
numerose che
la Provincia ha perciò deciso di sostenere con questo bonus.
Masè
ha evidenziato che vi è la consapevolezza nelle politiche per la
famiglia che un figlio è un valore per tutta la comunità e
che è giusto mettere in campo politiche
strutturali per rispondere al desiderio di genitorialità per
dare prospettive.
In
un tempo di crisi come questo e visto il calo delle nascite
registrato nel 2020 e 2021 a causa della pandemia servono sia
sostegni economici come questo sia, soprattutto, misure di
accompagnamento alla genitorialità.
Zanella
ha ricordato che già prima del Covid il tasso di fecondità in
Trentino era calato mentre in Alto Adige era cresciuto. Non si può
puntare solo sul sostegno famigliare ma soprattutto sull’occupazione
femminile. L’errore è andare avanti con interventi spot a scopo
elettorale.
Masè
ha precisato che la struttura della popolazione dell’Alto Adige è
diversa da quella del Trentino e che
per
questo il tasso di natalità in
provincia di Bolzano è
maggiore.
Malfer
ha ricordato che quasi il 40% dei lavoratori nel Trentino è
inserito nelle 180
aziende che, adottando il family audit, hanno introdotto
valide misure di
conciliazione famiglia-lavoro, che
sono raccordate
con la
norma di
cui si sta discutendo.
Zanella
ha
osservato che le politiche di conciliazione non devono servire alle
donne ma alle famiglie in una società che divide paritariamente i
compiti di cura.
Mara
Dalzocchio (Lega)
ha ricordato che si sta parlando di una norma della manovra che mette
a disposizione delle risorse per la natalità. Le politiche di
conciliazione sono necessarie per permettere alla famiglia e non solo
alla donna di avere figli, ma se non si sostengono le famiglie
tradizionali, tutte le altre misure rivolte agli individui non
portano ad aumentare la natalità.
L’articolo
9 stato approvato con 4 voti favorevoli e 4 di astensione.
Articolo
12.
Sostegno
economico alle aziende agricole. Le minoranze chiedono più risorse
per le aziende zootecniche di montagna.
La
norma introduce
un
sostegno economico a
favore delle imprese agricole per
quelle
iniziative in grado di generare un effetto moltiplicativo e di leva
finanziaria, anche attraverso l’accesso al credito. Per accrescere
lo sviluppo e la competitività delle imprese del settore agricolo la
Provincia vuole
intervenire sia
con contributi in conto capitale
sia mediante
contributi in conto interessi, inclusi quelli a valere sui fondi
rotativi per il sostegno alle imprese e gli investimenti in ricerca.
Contributi
che possono
essere concessi anche ad integrazione di altre misure agevolative
previste da norme statali o unionali.
Rossi
ha
rivolto un appello all’assessora Zanotelli per aumentare le risorse
da destinare in particolare agli allevatori che con
il presidente della Federazione hanno
chiesto aiuti urgenti
da ottenere entro
la primavera 2023. A
suo avviso basterebbe spostare a questo scopo 7
milioni di euro destinati
all’informatica
che
potrebbero essere recuperati per questo settore nell’assestamento.
Inoltre, visti i 340
milioni di euro di avanzi e un fondo di riserva del presidente che
ammonta a circa
130-140 milioni, un
intervento
del
genere per Rossi sembra sostenibile se si considera la zootecnica un
settore strategico a sostegno e per la permanenza di chi vive e
lavora in montagna.
L’assessore
Spinelli ha
suggerito di non mettere in competizione nel
bilancio spese
per settori diversi perché
l’informatica
fornisce anche
importanti servizi
alla collettività Inoltre l’assessore
ha negato che esista
un
fondo di riserva del presidente di 130 milioni.
Zanella
ha
ricordato che il fondo di riserva del presidente ammontava a 180
milioni da cui sono stati già
tolti
una
cinquantina per
i Comuni.
Spinelli
ha avvertito
che esistono
vincoli precisi
sull’utilizzo delle risorse del bilancio, per cui non è possibile
ragionare in questo modo.
Tonini
ha riconosciuto che le verifiche sulle coperture sono sacrosante, ma
sostenere l’allevamento è fondamentale perché questo
è un
settore produttivo che ha anche
effetti
sul paesaggio, sul turismo e quindi
sul
mantenimento della popolazione in montagna. A suo avviso non è
quindi possibile che
non si riesca e non si possa trovare
nel bilancio lo spazio finanziario per un settore importante come
questo, anche
a beneficio di chi eroicamente
e in condizioni difficili dimane
a vivere e a lavorare in
montagna.
Romano
Masè,
dirigente del dipartimento agricoltura,
ha
spiegato che 50
aziende zootecniche avevano chiesto nel 2021 di beneficiare del
meccanismo
di attivazione del fondo di stabilizzazione del reddito mentre
oggi ha aderito la quasi
totalità dei
600
operatori
del settore.
Savoi
ha
replicato alle minoranze che non si possono attingere risorse da
altri settori per aiutare gli allevatori che sono stati sempre difesi
da questa Giunta (come
nel caso del problema dei lupi
e degli
orsi).
Gli aiuti si possono chiedere con emendamenti al bilancio solo se vi
sono le coperture finanziarie. Ma
oggi
come oggi non ci sono risorse per interventi di questo tipo.
Rossi
ha
replicato
a Savoi spiegando che
quando
le risorse
sono poche occorre fare delle scelte se
è vero che si
riconosce negli
allevatori
la
categoria oggi
più
esposta
al rischio di chiusura dell’attività.
Il
punto è che siamo in presenza di un
fattore tempo che
richiede risorse
subito pur
senza
fare debito. E ha riproposto di attingere
dai 4 ai 6 milioni di euro subito da
una voce di bilancio dove
non c’è questa urgenza e che
possa
essere ristorata con l’assestamento.
Ivano
Job
(Misto-Coraggio Italia) ha chiesto se la criticità del settore
riguarda tutto il Trentino o si può pensare di intervenire solo nei
territori dove gi allevatori sono più in difficoltà.
Romano
Masè
ha risposto che la sofferenza è generalizzata perché i costi sono
maggiori per tutti, ma le situazioni territoriali sono differenziate
perché il sistema azienda caseificio che si trova nelle zone
turistiche ha retto molto meglio che
in altre aree grazie a migliori ricavi.
Sempre rispondendo a
Job il dirigente ha
sottolineato che il
sistema organizzato e ben strutturato nel quale operano alcune
aziende del settore lattiero-caseario ha
permesso agli
operatori di
fare massa critica e
di reggere all’urto dei rincari grazie a una logica di solidarietà.
Si attendono ora
dati
aggiornati
per
capire quali sono le aree di maggiore sofferenza. Sul fronte della
liquidità il
dirigente ha
riferito che ai 6 milioni di euro messi in campo nei mesi passati per
il settore zootecnico si sono aggiunti 2 milioni che stanno già
arrivando dallo Stato e la partita dell’indennità compensativa di
11 milioni di euro. Si
garantisce anche per quest’anno il 100% dell’indennità
compensativa per complessivi 13 milioni e mezzo e il 100% dell’aiuto
a sostegno dell’attività di alpeggio, che vale 1.300.000 euro
entro la fine dell’anno per i capi portati in malga. C’è
comunque
in
programma nel
2023 a sostegno di queste aziende un
adeguamento giustificato dall’aumento dei costi delle materie
prime.
Articolo
13. Contributo a chi ha rinunciato in anticipo alla casa da abbattere
per permettere la realizzazione della circonvallazione ferroviaria di
Trento.
La
norma riconosce un
contributo provinciale
di
10.000 euro
alle
famiglie che
hanno rinunciato anticipatamente all’immobile in cui vivevano a
causa della realizzazione
della circonvallazione ferroviaria di Trento.
Rossi
ha
chiesto all’assessore
Spinelli di prevedere risorse anche per
le attività economiche e
commerciali in
affitto all’interno di strutture incompatibili con quest’opera.
Massimo
Negriolli,
ingegnere
responsabile
dell’ufficio sviluppo corridoio del Brennero,
ha
spiegato che RFI
indennizza
a tutte
le famiglie interessate
da
demolizioni i
costi dell’immobile
da abbandonare, del trasloco e degli
oneri sostenuti per l’acquisto di un
altro immobile.
Per le attività commerciali
invece
RFI copre i
costi di avvio dell’attività
in altro luogo.
Zanella
ha chiesto a che punto si è sull’esproprio dell’area in
questione.
Negriolli
ha
risposto che oggi l’iter istruttorio ha già
visto
bandire la gara e attualmente sono in fase di valutazione le offerte
pervenute. La pubblica utilità è scattata nel luglio scorso ed è
stato raggiunto un accordo tra i proprietari e RFI sugli indennizzi,
anche se vi sono alcune partite aperte ancora in fase di definizione.
L’affidamento delle attività propedeutiche per preparare gli spazi
in cui le frese dovranno scavare è
previsto in marzo
con gli eventuali sgomberi se
un accordo tra le parti non venisse raggiunto.
Marini
ha chiesto perché non siano considerate anche le spese da sostenere
con le agenzie immobiliari per trovare una nuova casa. Quanto alla
spesa di 10.000 euro per questo contributo, Marini ha chiesto perché
non si tenga conto in questa indennità anche delle pesanti
ripercussioni che vi possono essere sulle famiglie costrette a
traslocare.
Negriolli
ha
risposto che le scadenze previste impediscono di introdurre altri
parametri di cui tener conto, per cui si è deciso di indicare un
valore forfetario di 10.000 euro.
Spinelli
ha
aggiunto a
proposito della sofferenza causata per
l’abbandono del nido abitativo, che
altri
soggetti hanno ricevuto solo il valore dell’esproprio, mentre
in questo caso la Provincia interviene con un contributo aggiuntivo.
Job
ha
ricordato che gli espropri attuati per il prolungamento della linea
da Malè a Marilleva danneggiarono gravemente i cittadini
interessati, mentre in questo caso la le ripercussioni sembrano
soppesate
in modo adeguato.
Zanella
ha ricordato che 40 miliardi dei fondi del Pnrr per le grandi opere
oggi sono a rischio e potrebbero incidere anche su questa partita. E
ha chiesto se vi siano
informazioni
sui risultati della bonifica delle aree inquinate.
Negriolli
ha risposto che il sondaggio e le indagini sono state fatte e altre
sono
in corso presso il cantiere del Lavisotto. L’opera è interamente
finanziata e i risultati dovrebbero arrivare a breve. Il cantiere
pilota è stato fatto in contraddittorio con Appa.
Marini:
no
al suo emendamento
per il rimborso spese ai
consultori
Marini
ha presentato un suo emendamento aggiuntivo all’articolo 12 in
materia di emigrazione,
respinto
con 5 voti contrari e 4 a favore, per
consentire ai consiglieri provinciali designati come
nel suo caso dall’assemblea legislativa nella
conferenza dei consultori
di incontrare le comunità della
Trentini nel Mondo all’estero,
ad
esempio in Argentina, prevedendo
che
le spese
sostenute
per la trasferta dai
consultori siano
a carico del bilancio del Consiglio provinciale.
Job
ha
condiviso che vi sia un rimborso ma non l’assenza di controllo. La
soluzione sarebbe un rimborso con
rendicontazione delle spese sostenute e dell’attività svolta.
Marini
ha garantito che presenterà un resoconto completo sulla trasferta.
Sì
anche al bilancio di previsione
A
seguire la Commissione ha approvato il disegno di legge 168 relativo
al bilancio di previsione della Provincia per gli esercizi finanziari
2023-2025 con 5 voti a favore della maggioranza e 4 contrari delle
minoranze.
LE
DICHIARAZIONI FINALI DEI CONSIGLIERI E DELL’ASSESSORE
Zanella:
l’Imis andrebbe aumentata a chi non affitta
In
discussione generale, Paolo Zanella (Futura) ha affermato che anche
questa manovra ha poco di sostanziale anche a fronte della situazione
di crisi permanente che stiamo vivendo. Crisi, che richiederebbe
interventi per rendere il sistema economico – sociale resiliente.
Prima di tutto, ha continuato, vanno fatte iniziative per la crisi
demografica e quella ambientale. Per questo i fondi europei, oggi
impegnati per il 53% per la digitalizzazione, andrebbero maggiormente
indirizzati alla tutela ambientale. C’è inoltre la miopia sul
piano sociale e sull’accoglienza. Una posizione ideologica che
ritiene fondamentale arroccarsi sulla trentinità a fronte di
squilibri ambientali e economici globali. Una via, secondo Zanella,
che ci fa perdere opportunità visto che oggi mancano una moltitudine
di figure professionali, dai camerieri ai medici e si assiste ad un
calo, che arriva al 3%, di iscrizioni nelle scuole. Un ritardo enorme
che è dimostrato dalla decrescita della popolazione trentina. Un
trend che andrebbe interrotto e invertito con l’integrazione degli
stranieri creando le condizioni per la coesione sociale. Certo, per
l’esponente di Futura, la soluzione non è il bonus di 5 mila euro
per il terzo figlio, ma in una politica di conciliazione famiglia –
lavoro per le donne, come dimostrano i risultati dei paesi più
avanzati. Altro tema la casa. Per molti un dramma fatto di bollette
assurde e sfratti in crescita. Sui 180 euro a tutti, ha continuato
Zanella, la Giunta potrebbe trarre spunto dalla manovra Meloni che
sugli aiuti ha previsto almeno l’Isee. Anche sui contributi alle
imprese i criteri dovrebbero essere legati all’efficienza
energetica e all’occupazione, anche per sostenere le ditte più
moderne e strutturate. Sull’Imis, bene usarlo per regolarizzare gli
affitti, ma si dovrebbe aumentare per chi non affitta, visto che sono
circa 2500 gli alloggi vuoti nella sola Trento.
Marini:
del tutto assente la crisi demografica e climatica
Alex
Marini (5 Stelle) ha affermato che la finanziaria non è fatta solo
di numeri, ma deve affrontare temi di fondo come la programmazione
delle politiche pubbliche. La logica, che è diventato un problema
strutturale della nostra democrazia, invece, è quella elettorale che
prevale sulla programmazione delle politiche sociali. Tra pochi anni
avremo al mondo 10 miliardi, dei quali 9 africani o asiatici e
dobbiamo essere consapevoli che gli equilibri cambieranno. Per questo
si deve ragionare in termini strategici. Va affrontata poi la crisi
democratica, testimoniata dall’astensionismo e dalla volatilità
del voto che mostra la sfiducia dei cittadini nella politica. Quindi,
il capitolo del rafforzamento delle istituzioni è fondamentale anche
per fare ragionamenti sull’oggi. C’è, inoltre, un aumento delle
richieste di assistenza psicologica causate da una crisi sociale
profonda e che andrà peggiorando verso orizzonti di tipo argentino.
In apertura dell’anno accademico, ha ricordato il pentastellato,
Francesca Bria, ha mostrato un quadro delle opportunità che la
digitalizzazione può portare nelle nostre vite. Temi fondamentali
che però non rientrano nel dibattito consiliare. Eppure, ha
affermato, servono processi visionari per affrontare i cambiamenti
climatici. Invece, anche da noi si aumentano emissioni e con le opere
pubbliche si favorisce la mobilità pubblica. Anche sull’agricoltura
poco si fa per le filiere corte e aiutare la produzione locale. Anche
per gli incentivi alle imprese non si è fatta la scelta di
orientarle verso una radicale conversione ambientale. Anche per
questo servirebbe, per Marini, una concertazione fiscale per mettere
il fisco in relazione con le politiche economiche e sociali.
Importante, sarebbe anche ottenere da Roma una maggiore autonomia
fiscale e ha criticato l’emendamento sull’Imis che secondo il
consigliere di opposizione finisce per dare, seppur in base a una
sentenza della Consulta, un incentivo a chi di case ne ha più di due
quando c’è un sacco di gente che non trova un alloggio. Aperta
rimane la questione degli acquedotti, del risparmio energetico e non
si sono recepite direttive europee come la Habitat 2000 e sul piano
energetico non ci sono incentivi per le soluzioni collettive come le
comunità energetiche. E sempre in questo campo Dolomiti energia, ha
detto ancora, è vista come fonte di finanziamento per i comuni di
Trento e Rovereto. Permane, inoltre, la crisi del lavoro e la fuga
dei giovani all’estero. Per quanto riguarda la sanità, per Marini,
andrebbe realizzata la camera conciliativa. Sulle Asuc, da sempre
dimenticate, si è scelto invece di assegnare loro il peso della
gestione delle cave di porfido. Infine, per quanto riguarda le norme
sulla sicurezza che verranno inserite con la finanziaria per lo sci
queste andrebbero estese alle ciclabili. Mentre per la protezione
civile, andrebbero introdotti premi per i volontari e le aziende per
le quali lavorano.
Rossi:
60 milioni dello stadio del ghiaccio? Meglio darli all’housing
sociale
Ugo
Rossi (Misto) ha lamentato il vuoto assoluto di politiche per la
casa. L’effetto del 110%, ha aggiunto, andrà scemando e molte
imprese, in questi mesi, si sono strutturate e esposte
finanziariamente e il rischio di una crisi dell’edilizia c’è.
Anche per questo il fondo di housing sociale andrebbe rifinanziato,
magari con i 60 milioni previsti per lo stadio del ghiaccio di Pinè.
Una cifra che creerebbe una leva finanziaria tale sufficiente a
salvare molte imprese e dare una casa alle famiglie medio basse.
Rossi ha ricordato che l’esperienza della scorsa legislatura ha
permesso di creare 500 alloggi. Nel bilancio 2023, ha continuato, c’è
un filo rosso: aiutare i bilanci dei comuni, ma con soldi che vengono
presi dalle piccole opere, fondamentali per le imprese artigiane, e
messi sulle spese correnti. Il consigliere del misto ha detto che si
deve stare attenti ai “proclami” sui grandi cantieri perché,
come è successo per la strada della Valsugana, si finisce solo per
bloccare ingenti fondi. Sul turismo ha affermato che il territorio
sta vedendo l’esplosione di pseudo strutture di accoglienza e per
questo c’è bisogno di ben altro che un intervento sull’Imu.
Serve invece un ragionamento, come si è fatto in Alto Adige, per
limitare i numeri delle presenze turistiche qualificando l’offerta.
Quindi, una manovra che andasse a favore degli affitti per la
popolazione, in primo luogo per l’Alto Garda dove la situazione è
di grande sofferenza, favorirebbe lo stesso turismo che sarebbe messo
nelle condizioni di crescere in qualità. Invece, nella manovra non
si vede alcuno sforzo di visione. Visione che manca anche sui comuni
per i quali sono state aperte le porte alle assunzioni, senza
chiedersi come migliorare il lavoro del personale. Non c’è nulla
nella manovra, ha detto ancora, sulla politica demografica che va
affrontata con misure per gestire l’immigrazione che ha permesso la
tenuta del Trentino in questi anni. Apprezzabile il bonus di 5000
euro, ma questa misura dovrebbe essere strutturale, almeno per 5
anni. Scelte, ha aggiunto l’ex presidente della Giunta, che
richiedono un respiro che vada al di là dei termini elettorali.
Sforzo che si vede, piuttosto, nelle politiche familiari della
Meloni. E ciò dovrebbe preoccupare anche la Giunta leghista perché
si rischia di venire superati da un partito centralista.
Sulla
sanità, Rossi ha detto che la situazione è pericolosa perché
l’immagine esterna è totalmente negativa. Fatto ancora più grave
per una realtà come la nostra che ha sempre visto una sanità
d’avanguardia che attraeva professionisti da tutta Italia. La
scelta di non rinnovare il mandato a Bordon, ha affermato Rossi, ha
avuto un impatto estremamente negativo. Un processo che è culminato
con l’allontanamento del dottor Benetollo.
Savoi:
una manovra realistica e di grande responsabilità
Alessandro
Savoi (Lega) ha affermato che i bilanci da sempre vanno fatti con i
soldi che si hanno in mano e devono pareggiare e per il 2023 nelle
casse Pat ci saranno 629 milioni in meno rispetto al bilancio 2022.
Anche sulle polemiche degli avanzi di bilancio, Savoi ha ricordato
che questi sono sempre utilizzati dalla Giunta e lo farà anche il
prossimo annocon l’assestamento anche per rifinanziare l’esenzione
dell’addizionale Imis ai 25 mila euro. Obiettivi che la maggioranza
si pone, tenendo comunque conto che le spese correnti della Pat sono
arrivate al 67%. Nonostante la crescita del costo del personale, ha
aggiunto, i contratti del settore pubblico sono sempre stati
rinnovati. Inoltre, ha ricordato Savoi, di fronte ai rincari
energetici e all’inflazione si devono coprire i bilanci comunali.
Quindi, la manovra, con le risorse a disposizione, se non bastasse
sempre più minate dai trasferimenti allo Stato, cerca di fare fronte
a esigenze straordinarie e a un futuro incertissimo che rischia di
essere caratterizzato da una recessione e dal calo del Pil.
Nonostante ciò la Giunta ha messo a disposizione risorse per le
opere pubbliche che creeranno ricchezza. Quindi, per Savoi si tratta
di una manovra realistica e di grande responsabilità.
Dalzocchio:
i cittadini hanno bisogno di risposte concrete
La
mattinata si è chiusa con l’intervento di Mara Dalzocchio (Lega)
la quale ha ricordato che i cittadini hanno bisogno di risposte
immediate. La manovra si concentra molto sull’oggi e ha i piedi per
terra. Una logica che ha permesso all’economia trentina di reggere
ai colpi provocati dalle continue emergenze come dimostrano i 300
milioni messi a disposizione per fare fronte al caro energetico.
Senza attenzione all’oggi, alla difesa del potere d’acquisto, ha
continuato, non ci sarà futuro. E comunque, ha sottolineato, nel
bilancio ci sono finanziamenti per le opere pubbliche, le imprese,
l’agricoltura, la digitalizzazione. Per la sanità ha ricordato che
le riforme della scorsa legislatura hanno portato più burocrazia e
non più medici e infermieri e comunque la struttura voluta dal
centro sinistra non è stata in grado di far fronte all’emergenza
Covid. Un’eredità che non è stata facile da gestire dalla Giunta
Fugatti. Su ambiente e natalità, la capogruppo della Lega, ha
affermato che la Giunta ha lavorato per affrontarli anche se si
tratta di problemi generali. E comunque, ha concluso, non si può
puntare sugli extra comunitari.
Job:
la manovra tutela il sistema economico in una fase difficile
Job
ha sostenuto che questa manovra, gravata da difficoltà e ostacoli
indipendenti dalla volontà dell’esecutivo, prevede interventi a
difesa del sistema economico e a favore della natalità opportuni a
fronte di una situazione profondamente cambiata rispetto al passato.
Il consigliere ha poi giudicato “doping economico” la misura del
110% che ha generato un aumento dei prezzi e interventi su immobili
che non ne avevano bisogno. A suo avviso questo è un bilancio di
mantenimento rispetto alle aspettative dei cittadini, degli operatori
del settore turistico. Ha espresso condivisione per l’intervento
che punta a stimolare gli affitti in chiave sociale e per la misura
finalizzata al riutilizzo degli alberghi dismessi e vetusti come
foresterie in cui ospitare i lavoratori del turismo. sull’emendamento
riguardante la possibilità di riportare in servizio i vigili del
fuoco volontari over 65 ha anticipato il proprio voto di astensione
perché a suo avviso va rivisto e perfezionato.
Tonini
(Pd): questa Giunta non ha mai messo in campo riforme strutturali.
Considerando
che questa è l’ultima manovra della legislatura Tonini ha
tracciato un bilancio delle politiche portate avanti fino ad oggi
dalla Giunta Fugatti, riconoscendo che non era facile mettere in
campo investimenti sull’economia e il sociale in questi ultimi anni
segnati da crisi gravissime come la Tempesta Vaia, la pandemia e ora
la depressione derivante dal rincaro dei prezzi legato alla guerra.
Tuttavia a suo avviso, dal momento che dovremo abituarci a questa
stagione di cambiamenti non si può continuare a ragionare solo e
sempre in chiave emergenziale con misure di corto respiro. Per questo
occorre che la Giunta prenda in seria considerazione anche le
proposte dell’opposizione che nei periodi più difficili si è
dimostrata collaborativa con l’esecutivo. La Giunta secondo Tonini
ha risposto a tre livelli a quest’esigenza. Il primo per
fronteggiare le emergenze di cui sopra per riuscire a “tenere la
testa fuori dall’acqua”, con due criticità: una certa
farraginosità degli interventi dovuta alla continua rincorsa dei
problemi alternando manovre finanziarie ogni sei mesi. Sono state
messe in campo misure minute con un raggio d’azione molto breve e
questo è un limite da evidenziare perché la Provincia gode di una
stabilità politica ben superiore a quella del governo nazionale. La
seconda criticità è che in nome dell’emergenza e dell’urgenza
degli interventi non sempre è stato rispettato il principio
dell’equità buttando “i soldi dall’elicottero” (elicopter
money). Ma la logica dei sussidi a pioggia non funziona se si tiene
conto dell’attuale impennata dell’inflazione che richiederebbe
politiche selettive. La seconda direttrice degli interventi della
Giunta per fronteggiare le criticità è stato il sostegno alla spesa
per investimenti, logica privilegiata contando sull’effetto
moltiplicativo del prodotto e della crescita economica che in tal
modo si riuscirebbe ad innescare. Anche in questo caso sono però
emerse per Tonina due criticità: la prima per la difficile “messa
a terra” degli investimenti, per cui l’elenco delle opere
progettate e da realizzare è rimasto e rimane sempre lo stesso con
il passar degli anni; la seconda legata all’aumento della spesa
corrente rispetto agli investimenti da attuare, peraltro, con risorse
provenienti da fuori provincia e dovute a fattori esogeni che
sfuggono al nostro controllo. Risorse che quindi domani potrebbero
non esserci più. Per Tonini c’è poi una contraddizione nel voler
concentrare le risorse sui grandi investimenti e la scelta di
soffocare, al tempo stesso, i piccoli investimenti dei Comuni che con
i sindaci hanno denunciato nei giorni scorsi l’azzeramento di
questa possibilità. La terza linea di intervento portata avanti
dalla Giunta Fugatti è stata per Tonini la scelta di non agire
sull’offerta per privilegiare invece la domanda. Secondo il
consigliere non si possono giudicare inutili o da visionari gli
interventi finalizzati a una profonda ristrutturazione delle aziende
pubbliche e private perché diventino più produttive e competitive
sul mercato. Agire sull’offerta significa infatti aumentare il
tasso di crescita potenziale dell’economia, ma quest’obiettivo
non è mai stato perseguito dall’esecutivo perché questa è una
politica che ha bisogno di tempo e non di interventi semestrali. Su
questo punto è emersa per Tonini la principale distanza politica con
la minoranza. Il risultato è che oggi abbiamo un governo provinciale
che ha affrontato sì le emergenze ma non si è dato un programma di
riforme, a cominciare da quella della macchina amministrativa della
Provincia, per risolvere problemi che sono strutturali. Riforme che
non sono state messe in campo perché hanno bisogno sia di tempo e di
superare anche i limiti della legislatura in corso, sia di
disponibilità al dialogo politico, che la Giunta ha dimostrato di
non avere ma senza il quale non si possono realizzare riforme
strutturali.
Masè:
manovra prudente e migliorabile con le proposte emerse dalle
audizioni
Secondo
la consigliera quest’ultima manovra obbedisce giustamente a un
approccio prudenziale anche perché la Giunta, come dimostra anche
questo bilancio, ha faticato e fatica a coprire tutte le proprie
competenze con risorse che non sono più quelle di un tempo. Questo
richiede per Masè un cambio di paradigma ormai necessario, al quale
anche in futuro bisognerà abituarsi. Tuttavia per la consigliera la
manovra non è improntata al pessimismo perché interviene con misure
a favore della natalità, della conciliazione famiglia lavoro e delle
genitorialità dirette non solo a sostegno delle donne e dei loro
diritti ma anche della crescita del Pil. Masè ha poi sottoposto
all’assessore Spinelli alcune proposte emendative emerse dalle
audizioni effettuate dalla Commissione sul bilancio. La prima del
Coordinamento imprenditori per chiedere alla Giunta interventi a
favore delle aziende escluse dal beneficio del credito d’imposta
con cui fronteggiare il caro-energia. La seconda per incentivare con
una norma sull’Imis i proprietari ad affittare gli alloggi
inutilizzati e ad invogliare la permanenza dei commercianti nei
piccoli negozi dei centri storici abbandonati a causa dei canoni
troppo alti. La terza per dare alla Federazione dei vigili del fuoco
il tempo di definire precisamente quale ruolo ulteriore rispetto a
quello del vigile complementare potranno avere i volontari over 65
richiamati in servizio. La quarta per valutare la necessità o meno
di una modifica della legge 23 del ‘92 sulla semplificazione e la
partecipazione all’azione amministrativa provinciale per adeguare
la norma alla legge nazionale. La quinta per stimolare Coperfidi a un
intervento che sostenga i consorzi irrigui e di miglioramento
fondiario penalizzati dalla crisi. La sesta per rafforzare l’organico
di Apria in modo da favorire e anticipare attraverso il servizio di
sportello, rispetto all’entrata in vigore dei decreti Arera, il
processo istitutivo delle comunità energetiche alle quali i Comuni e
le Comunità di valle del Trentino sono interessate. La settima per
potenziare l’ufficio del Runts (Registro unico del terzo settore)
perché rispondere alle esigenze delle tante associazioni di
volontariato del Trentino, sia Odv (organizzazioni di volontariato)
che Aps (Associazioni di promozione sociale), messe in grave
difficoltà dalla nuova legge nazionale sul Terzo Settore che
rischiano di morire.
L’assessore Spinelli:
puntiamo a una sana logica del guadagno privato contro l’insana
logica della copertura pubblica
delle
perdite private
L’assessore
ha risposto a Zanella richiamando il problema dei costi aggiuntivi e
del maggior carico di oneri per Provincia. “L’autonomia trentina
– ha osservato – non riguarda solo l’amministrazione
provinciale ma chiama in causa tutte le componenti della comunità,
chiamate anch’esse sia a mettersi in discussione sia a dare un
contributo di analisi e propositivo per affrontare e risolvere i
problemi. Evitando di chiedere sempre e solo rimborsi a piè di
lista”. Spinelli ha ricordato le risorse messe a disposizione dai
fondi nazionali ed europei con volumi finanziari eccezionali da
utilizzare per investimenti nel prossimo triennio, che implementano
il bilancio provinciale anche dal punto di vista progettuale. Secondo
l’assessore oggi al Trentino “serve una sana logica del guadagno
privato” con quel che ne deriva per la Provincia in termini di
gettito fiscale e sulla quale la Giunta sta scommettendo contrastando
“l’insana logica della copertura delle perdite private con il
sistema pubblico che garantisce tutto sempre e comunque”. In questa
direzione – ha anticipato –, per sviluppare la crescita delle
imprese e la loro partecipazione al libero mercato, andrà la riforma
della legge unica sull’economia in arrivo nella primavera prossima.
Spinelli ha poi rivendicato la validità dei provvedimenti che la
Giunta intende portare avanti anche con questo bilancio per
promuovere la natalità (“oggi ogni 1000 bambini che nascono nel
mondo solo 3 nascono in Italia), calata perché in passato non sono
state messe in campo politiche adeguate, e sul bonus energia che è
stato sottoposto a un criterio di reddito nel caso dei 180 euro. Ha
poi fornito a Rossi l’elenco dettagliato chiesto dal consigliere
delle opere da realizzare per le Olimpiadi del 2026 con i relativi
stanziamenti. Sul come rimpiazzare l’effetto del superbonus 110% ha
sottolineato che “il punto è come strutturare il mercato degli
operatori edilizi del Trentino, quasi nessuno dei quali oggi è
competitivo al di fuori dei confini provinciali”. L’assessore ha
rivendicato i risultati positivi prodotti dal Fondo Housing Sociale,
che ha stimolato il mercato edilizio, gli investimenti previsti dalla
Giunta sulle grandi opere. Ha poi risposto alle osservazioni di
Tonini ribadendo che le difficoltà incontrate dalla Giunta hanno
ostacolato la messa in campo di interventi di medio-lungo periodo
anche per l’impreparazione del sistema pubblico ad emergenze ed
eventi avversi di queste dimensioni. Sulle politiche a sostegno
dell’offerta ha evidenziato il problema di come intervenire a
questo livello e ribadito la scelta di concentrare le risorse
pubbliche a favore di chi cresce e produce ricchezza disincentivando
chi invece attende solo la copertura della Provincia. In ogni caso –
ha aggiunto – è in cantiere la riforma della legge unica
sull’economia mentre per rilanciare l’amministrazione pubblica la
Giunta intende incentivare i percorsi di crescita professionale e
l’efficienza delle prestazioni. A tutte le richieste di emendamento
proposte da Masè ha risposto che saranno oggetto di attenta
valutazione della Giunta.