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24/11/2022 - In aula o in commissione

Manovra di bilancio approvata in I Commissione

Le minoranze: alcuni interventi sono solo spot elettorali. Mancano misure strutturali

Manovra di bilancio approvata in I Commissione

Spinelli: sì a una sana logica del guadagno privato. Basta coperture pubbliche a perdite private

Manovra di bilancio approvata in I Commissione

La I Commissione permanente del Consiglio presieduta da Vanessa Masè de La Civica, ha approvato stamane la manovra di bilancio della Provincia proposta dalla Giunta Fugatti e formata dai disegni di legge 166 (legge collegata), 167 (legge di stabilità) e 168 (bilancio di previsione 2023). Mentre la legge collegata ha ottenuto 5 voti favorevoli, 1 contrario (Paolo Zanella di Futura) e due di astensione (Ugo Rossi e Alex Marini del Gruppo Misto) la legge di stabilità e il bilancio di previsione sono stati approvati con i 5 sì di Masè, dei tre consiglieri leghisti (Mara Dalzocchio, Alessandro Savoi e Devid Moranduzzo) e di Ivano Job (Misto-Coraggio Italia). I consiglieri hanno infine ribadito nelle dichiarazioni di voto conclusive le valutazioni espresse nel corso della discussione generale.



L’ESAME DELLA LEGGE DI STABILITA’ E DEI RELATIVI EMENDAMENTI


Articolo 6. Stabilizzazione del personale sanitario assunto durante l’emergenza Covid.


Il dirigente del dipartimento salute Giancarlo Ruscitti ha spiegato un emendamento aggiuntivo alla norma firmato dal presidente Fugatti e approvato dalla Commissione, che permette la stabilizzazione entro il 2023 negli organici dell’Apss con risorse statali e senza inficiare le graduatorie, di 132 unità di personale sanitario assunto con contratto a tempo determinato dall’Apss nel periodo della pandemia e di alcune decine di operatori nelle Apsp convenzionate con l’azienda sanitaria provinciale .


Articolo 8. Sostegno all’affitto per chi si trasferisce in zone periferiche e svantaggiate.


La norma, alla quale si è aggiunto un emendamento del presidente Fugatti (approvati entrambi con 5 voti a favore e 4 no), prevede la promozione da parte della Provincia di un progetto volto a favorire l’incremento di popolazione insediata nelle zone periferiche e svantaggiate del territorio mediante il riconoscimento di un incentivo economico per il pagamento del canone di locazione sul libero mercato a favore di chi si trasferisce in queste zone. La norma, avendo carattere sperimentale, sarà attiva per tre anni e riguarderà i nuclei familiari che si trasferiranno nel corso del 2023. Rispondendo a una richiesta di informazioni di Marini Ruscitti ha segnalato che sono circa 1.000 gli alloggi di risulta dell’Itea che andranno ristrutturati, rimessi sul mercato e gestiti dalle comunità di valle di Trento e Rovereto. Per il recupero di questi appartamenti la Giunta ha messo a disposizione circa 7 milioni di euro. Rossi ha espresso perplessità evidenziando che il tema delle politiche abitative e dei canoni è in realtà del tutto assente in questa manovra. Il numero degli alloggi di risulta dell’Itea è cresciuto enormemente negli ultimi anni ma manca un ragionamento e un’analisi sulle politiche abitative. Vi sono zone come l’Alto Garda dove la situazione è drammatica perché non si riesce ad ottenere un alloggio. La risposta al problema inserita in questo bilancio è un articoletto che stanzia 500.000 euro all’anno per stimolare le famiglie ad andare a vivere nei paesi periferici. Secondo Rossi sarà già un successo se a questo scopo si riusciranno a spendere 250.000 euro. “Questa norma è una presa in giro – ha aggiunto – mentre per il quarto anno consecutivo non si vedono politiche abitative serie a fronte di una crisi allarmante.

Paolo Zanella (Futura) ha criticato la norma sia perché non esprime una politica abitativa sia perché non raggiunge l’obiettivo di evitare lo spopolamento delle località periferiche. Il problema nelle zone decentrate non è la casa ma l’assenza di servizi. Per contrastare le disuguaglianze in aumento la Giunta dovrebbe almeno impegnarsi a per tamponare la crisi evitando che in Trentino vi siano persone costrette a dormire nell’auto. Servirebbe per questo una mappatura degli alloggi disponibili e un investimento sui servizi.

Alessandro Savoi (Lega) ha preannunciato il proprio “convinto voto positivo su questa norma” che va incontro ai bisogni delle zone periferiche e svantaggiate. L’obiettivo è sostenere chi vuole insediarsi o rimanere in queste valli troppo spesso dimenticate offrendo anche servizi sanitari e negozi. Questo – ha concluso – è un piccolo segnale di una politica orientata alla salvaguardia del territorio e di chi resta in queste aree.

Giorgio Tonini (Pd) ha giudicato del tutto condivisibile questo obiettivo ma sbagliato lo strumento. Questa misura ha infatti senso soprattutto per le zone ad alta intensità turistica dove le persone normali faticano a pagare l’affitto per un alloggio a causa di una concorrenza terribile dovuta al mercato delle vacanze. Ma nelle valli periferiche non turistiche il problema non è la casa perché per questo c’è più offerta che domanda ma avere un lavoro. Questa norma per Tonini è solo uno spot buono per comizi ma i soldi per attuarla non verranno mai spesi.

Rossi ha chiesto cosa ha fatto la Giunta in questi per portare lavoro nelle periferie per evitarne lo spopolamento, anche creando nelle località di montagna sedi di servizi pubblici. Occorrerebbe un piano della pubblica amministrazione che consenta ai pendolari dalle valli di rimanere nei loro paesi.

Masè ha evidenziato che la norma si inserisce in un insieme di misure alcune delel quali già adottate dall’esecutivo, che si sono rivelate efficaci per ripopolare le località di montagna come è accaduto a Luserna e a Canal San Bovo, anche offrendo servizi le famiglie. E ha auspicato che la Giunta definisca con delibera i criteri di attuazione per invogliare le famiglie a vivere in questi territori.


Articolo 9. Bonus una tantum per il terzo figlio e successivi.


La norma, approvata con 4 voti a favore e 4 di astensione, introduce un bonus con un contributo una tantum per dotare le famiglie numerose di risorse finanziarie a partire dalla nascita del terzo figlio e successivi. Il contributo è limitato al 2023 ammonta a 5000 euro alla nascita del terzo figlio e successivi.

Rossi ha ricordato di aver inizialmente apprezzato questa norma che si inserisce in un insieme di politiche a favore delle famiglie numerose per le quali il Trentino si è distinto. Tuttavia a suo avviso quest’articolo ha purtroppo un grave limite, perché prevede il contributo di 5.000 euro a nucleo per il solo 2023 (con una disponibilità complessiva di spesa di 3 milioni di euro). Perché questa norma risponda a una vera logica di politiche familiari dovrebbe prevedere che di queste risorse le famiglie possano beneficare “a decorrere dal 2023”. Per mettere in campo politiche familiare che davvero incentivino e sostengano i genitori servirebbero – questa è la proposta avanzata da Rossi – almeno 2.500 euro all’anno fino al quinto anno di vita del figlio. Questa sarebbe una misura strutturale da inserire nel nostro ordinamento per fronteggiare con 7 milioni all’anno il drammatico calo demografico attuale e sostenere le famiglie con figli. Questo dovrebbe fare una Provincia autonoma come la nostra. A questo scopo Rossi ha preannunciato la presentazione di un emendamento in aula.

Zanella ha giudicato del tutto inadeguato perché non strutturale ma anche inefficace questo intervento. Non è con un contributo una tantum di 5.000 euro – ha spiegato – che si induce una famiglia a fare il terzo figlio. Per il consigliere il primo modo per aiutare i nuclei familiari dovrebbe consistere in politiche di conciliazione e nel sostegno del lavoro delle donne. Dal 2011 il tasso di fecondità in Trentino è in calo, segno che le misure fin’ora messe in campo dalla Provincia non hanno rallentato la decrescita.

Savoi ha motivato il suo sì a questo articolo perché anche se non si tratta di una risposta strutturale al problema fornisce però una piccola risposta immediata e concreta che tiene conto della scarsità delle risorse disponibili in una finanziaria nella quale la coperta è cortissima. Oggi più che grandi progetti servono interventi da realizzare subito.

Marini ha sostenuto che il problema di molti nuclei oggi non è come fare il terzo figlio ma come riuscire a fare il primo e il secondo. Manca soprattutto alle coppie una prospettiva di sostegno e accompagnamento che parta dall’inizio del percorso genitoriale e prevedendo servizi e lavoro apra la strada alla possibilità un figlio e poi anche un secondo e un terzo.

Tonini ha ribadito che il problema è sempre il rapporto tra fini e mezzi. Se il fine è invertire la tendenza negativa sul piano demografico, tutti siamo d’accordo, non è la politica dei bonus che si può invertire quest’andamento. Occorre piuttosto puntare sul lavoro delle donne perché è dimostrato che dove c’è nascono più figli. Non ha poi senso limitare il bonus al 2023, perché questo vorrebbe dire costringere ad avere il terzo figlio solo in questo periodo. Di sicuro per Tonini con questo bonus non nascerà un maggior numero di terzi figli. E ha rilanciato la richiesta di prevedere che al bonus si possa accedere a decorrere dal 2023.

Luciano Malfer, dirigente dell’Agenzia per la famiglia provinciale, rispondendo a una domanda di Zanella, ha ricordato che in Trentino le famiglie con 3 e più figli sono oggi 9.000 e che ogni anno 650 bambini che nascono da famiglie numerose sono terzi, quarti, quinti e sesti figli. I dati degli ultimi 10 anni mostrano un aumento significativo delle famiglie numerose che la Provincia ha perciò deciso di sostenere con questo bonus.

Masè ha evidenziato che vi è la consapevolezza nelle politiche per la famiglia che un figlio è un valore per tutta la comunità e che è giusto mettere in campo politiche strutturali per rispondere al desiderio di genitorialità per dare prospettive. In un tempo di crisi come questo e visto il calo delle nascite registrato nel 2020 e 2021 a causa della pandemia servono sia sostegni economici come questo sia, soprattutto, misure di accompagnamento alla genitorialità.

Zanella ha ricordato che già prima del Covid il tasso di fecondità in Trentino era calato mentre in Alto Adige era cresciuto. Non si può puntare solo sul sostegno famigliare ma soprattutto sull’occupazione femminile. L’errore è andare avanti con interventi spot a scopo elettorale.

Masè ha precisato che la struttura della popolazione dell’Alto Adige è diversa da quella del Trentino e che per questo il tasso di natalità in provincia di Bolzano è maggiore.

Malfer ha ricordato che quasi il 40% dei lavoratori nel Trentino è inserito nelle 180 aziende che, adottando il family audit, hanno introdotto valide misure di conciliazione famiglia-lavoro, che sono raccordate con la norma di cui si sta discutendo.

Zanella ha osservato che le politiche di conciliazione non devono servire alle donne ma alle famiglie in una società che divide paritariamente i compiti di cura.

Mara Dalzocchio (Lega) ha ricordato che si sta parlando di una norma della manovra che mette a disposizione delle risorse per la natalità. Le politiche di conciliazione sono necessarie per permettere alla famiglia e non solo alla donna di avere figli, ma se non si sostengono le famiglie tradizionali, tutte le altre misure rivolte agli individui non portano ad aumentare la natalità.

L’articolo 9 stato approvato con 4 voti favorevoli e 4 di astensione.


Articolo 12. Sostegno economico alle aziende agricole. Le minoranze chiedono più risorse per le aziende zootecniche di montagna.


La norma introduce un sostegno economico a favore delle imprese agricole per quelle iniziative in grado di generare un effetto moltiplicativo e di leva finanziaria, anche attraverso l’accesso al credito. Per accrescere lo sviluppo e la competitività delle imprese del settore agricolo la Provincia vuole intervenire sia con contributi in conto capitale sia mediante contributi in conto interessi, inclusi quelli a valere sui fondi rotativi per il sostegno alle imprese e gli investimenti in ricerca. Contributi che possono essere concessi anche ad integrazione di altre misure agevolative previste da norme statali o unionali.

Rossi ha rivolto un appello all’assessora Zanotelli per aumentare le risorse da destinare in particolare agli allevatori che con il presidente della Federazione hanno chiesto aiuti urgenti da ottenere entro la primavera 2023. A suo avviso basterebbe spostare a questo scopo 7 milioni di euro destinati all’informatica che potrebbero essere recuperati per questo settore nell’assestamento. Inoltre, visti i 340 milioni di euro di avanzi e un fondo di riserva del presidente che ammonta a circa 130-140 milioni, un intervento del genere per Rossi sembra sostenibile se si considera la zootecnica un settore strategico a sostegno e per la permanenza di chi vive e lavora in montagna.

L’assessore Spinelli ha suggerito di non mettere in competizione nel bilancio spese per settori diversi perché l’informatica fornisce anche importanti servizi alla collettività Inoltre l’assessore ha negato che esista un fondo di riserva del presidente di 130 milioni.

Zanella ha ricordato che il fondo di riserva del presidente ammontava a 180 milioni da cui sono stati già tolti una cinquantina per i Comuni.

Spinelli ha avvertito che esistono vincoli precisi sull’utilizzo delle risorse del bilancio, per cui non è possibile ragionare in questo modo.

Tonini ha riconosciuto che le verifiche sulle coperture sono sacrosante, ma sostenere l’allevamento è fondamentale perché questo è un settore produttivo che ha anche effetti sul paesaggio, sul turismo e quindi sul mantenimento della popolazione in montagna. A suo avviso non è quindi possibile che non si riesca e non si possa trovare nel bilancio lo spazio finanziario per un settore importante come questo, anche a beneficio di chi eroicamente e in condizioni difficili dimane a vivere e a lavorare in montagna.

Romano Masè, dirigente del dipartimento agricoltura, ha spiegato che 50 aziende zootecniche avevano chiesto nel 2021 di beneficiare del meccanismo di attivazione del fondo di stabilizzazione del reddito mentre oggi ha aderito la quasi totalità dei 600 operatori del settore.

Savoi ha replicato alle minoranze che non si possono attingere risorse da altri settori per aiutare gli allevatori che sono stati sempre difesi da questa Giunta (come nel caso del problema dei lupi e degli orsi). Gli aiuti si possono chiedere con emendamenti al bilancio solo se vi sono le coperture finanziarie. Ma oggi come oggi non ci sono risorse per interventi di questo tipo.

Rossi ha replicato a Savoi spiegando che quando le risorse sono poche occorre fare delle scelte se è vero che si riconosce negli allevatori la categoria oggi più esposta al rischio di chiusura dell’attività. Il punto è che siamo in presenza di un fattore tempo che richiede risorse subito pur senza fare debito. E ha riproposto di attingere dai 4 ai 6 milioni di euro subito da una voce di bilancio dove non c’è questa urgenza e che possa essere ristorata con l’assestamento.

Ivano Job (Misto-Coraggio Italia) ha chiesto se la criticità del settore riguarda tutto il Trentino o si può pensare di intervenire solo nei territori dove gi allevatori sono più in difficoltà.

Romano Masè ha risposto che la sofferenza è generalizzata perché i costi sono maggiori per tutti, ma le situazioni territoriali sono differenziate perché il sistema azienda caseificio che si trova nelle zone turistiche ha retto molto meglio che in altre aree grazie a migliori ricavi. Sempre rispondendo a Job il dirigente ha sottolineato che il sistema organizzato e ben strutturato nel quale operano alcune aziende del settore lattiero-caseario ha permesso agli operatori di fare massa critica e di reggere all’urto dei rincari grazie a una logica di solidarietà. Si attendono ora dati aggiornati per capire quali sono le aree di maggiore sofferenza. Sul fronte della liquidità il dirigente ha riferito che ai 6 milioni di euro messi in campo nei mesi passati per il settore zootecnico si sono aggiunti 2 milioni che stanno già arrivando dallo Stato e la partita dell’indennità compensativa di 11 milioni di euro. Si garantisce anche per quest’anno il 100% dell’indennità compensativa per complessivi 13 milioni e mezzo e il 100% dell’aiuto a sostegno dell’attività di alpeggio, che vale 1.300.000 euro entro la fine dell’anno per i capi portati in malga. C’è comunque in programma nel 2023 a sostegno di queste aziende un adeguamento giustificato dall’aumento dei costi delle materie prime.


Articolo 13. Contributo a chi ha rinunciato in anticipo alla casa da abbattere per permettere la realizzazione della circonvallazione ferroviaria di Trento.


La norma riconosce un contributo provinciale di 10.000 euro alle famiglie che hanno rinunciato anticipatamente all’immobile in cui vivevano a causa della realizzazione della circonvallazione ferroviaria di Trento.

Rossi ha chiesto all’assessore Spinelli di prevedere risorse anche per le attività economiche e commerciali in affitto all’interno di strutture incompatibili con quest’opera.

Massimo Negriolli, ingegnere responsabile dell’ufficio sviluppo corridoio del Brennero, ha spiegato che RFI indennizza a tutte le famiglie interessate da demolizioni i costi dell’immobile da abbandonare, del trasloco e degli oneri sostenuti per l’acquisto di un altro immobile. Per le attività commerciali invece RFI copre i costi di avvio dell’attività in altro luogo.

Zanella ha chiesto a che punto si è sull’esproprio dell’area in questione.

Negriolli ha risposto che oggi l’iter istruttorio ha già visto bandire la gara e attualmente sono in fase di valutazione le offerte pervenute. La pubblica utilità è scattata nel luglio scorso ed è stato raggiunto un accordo tra i proprietari e RFI sugli indennizzi, anche se vi sono alcune partite aperte ancora in fase di definizione. L’affidamento delle attività propedeutiche per preparare gli spazi in cui le frese dovranno scavare è previsto in marzo con gli eventuali sgomberi se un accordo tra le parti non venisse raggiunto.

Marini ha chiesto perché non siano considerate anche le spese da sostenere con le agenzie immobiliari per trovare una nuova casa. Quanto alla spesa di 10.000 euro per questo contributo, Marini ha chiesto perché non si tenga conto in questa indennità anche delle pesanti ripercussioni che vi possono essere sulle famiglie costrette a traslocare.

Negriolli ha risposto che le scadenze previste impediscono di introdurre altri parametri di cui tener conto, per cui si è deciso di indicare un valore forfetario di 10.000 euro.

Spinelli ha aggiunto a proposito della sofferenza causata per l’abbandono del nido abitativo, che altri soggetti hanno ricevuto solo il valore dell’esproprio, mentre in questo caso la Provincia interviene con un contributo aggiuntivo.

Job ha ricordato che gli espropri attuati per il prolungamento della linea da Malè a Marilleva danneggiarono gravemente i cittadini interessati, mentre in questo caso la le ripercussioni sembrano soppesate in modo adeguato.

Zanella ha ricordato che 40 miliardi dei fondi del Pnrr per le grandi opere oggi sono a rischio e potrebbero incidere anche su questa partita. E ha chiesto se vi siano informazioni sui risultati della bonifica delle aree inquinate.

Negriolli ha risposto che il sondaggio e le indagini sono state fatte e altre sono in corso presso il cantiere del Lavisotto. L’opera è interamente finanziata e i risultati dovrebbero arrivare a breve. Il cantiere pilota è stato fatto in contraddittorio con Appa.


Marini: no al suo emendamento per il rimborso spese ai consultori


Marini ha presentato un suo emendamento aggiuntivo all’articolo 12 in materia di emigrazione, respinto con 5 voti contrari e 4 a favore, per consentire ai consiglieri provinciali designati come nel suo caso dall’assemblea legislativa nella conferenza dei consultori di incontrare le comunità della Trentini nel Mondo all’estero, ad esempio in Argentina, prevedendo che le spese sostenute per la trasferta dai consultori siano a carico del bilancio del Consiglio provinciale.

Job ha condiviso che vi sia un rimborso ma non l’assenza di controllo. La soluzione sarebbe un rimborso con rendicontazione delle spese sostenute e dell’attività svolta.

Marini ha garantito che presenterà un resoconto completo sulla trasferta.


Sì anche al bilancio di previsione


A seguire la Commissione ha approvato il disegno di legge 168 relativo al bilancio di previsione della Provincia per gli esercizi finanziari 2023-2025 con 5 voti a favore della maggioranza e 4 contrari delle minoranze.



LE DICHIARAZIONI FINALI DEI CONSIGLIERI E DELL’ASSESSORE



Zanella: l’Imis andrebbe aumentata a chi non affitta


In discussione generale, Paolo Zanella (Futura) ha affermato che anche questa manovra ha poco di sostanziale anche a fronte della situazione di crisi permanente che stiamo vivendo. Crisi, che richiederebbe interventi per rendere il sistema economico – sociale resiliente. Prima di tutto, ha continuato, vanno fatte iniziative per la crisi demografica e quella ambientale. Per questo i fondi europei, oggi impegnati per il 53% per la digitalizzazione, andrebbero maggiormente indirizzati alla tutela ambientale. C’è inoltre la miopia sul piano sociale e sull’accoglienza. Una posizione ideologica che ritiene fondamentale arroccarsi sulla trentinità a fronte di squilibri ambientali e economici globali. Una via, secondo Zanella, che ci fa perdere opportunità visto che oggi mancano una moltitudine di figure professionali, dai camerieri ai medici e si assiste ad un calo, che arriva al 3%, di iscrizioni nelle scuole. Un ritardo enorme che è dimostrato dalla decrescita della popolazione trentina. Un trend che andrebbe interrotto e invertito con l’integrazione degli stranieri creando le condizioni per la coesione sociale. Certo, per l’esponente di Futura, la soluzione non è il bonus di 5 mila euro per il terzo figlio, ma in una politica di conciliazione famiglia – lavoro per le donne, come dimostrano i risultati dei paesi più avanzati. Altro tema la casa. Per molti un dramma fatto di bollette assurde e sfratti in crescita. Sui 180 euro a tutti, ha continuato Zanella, la Giunta potrebbe trarre spunto dalla manovra Meloni che sugli aiuti ha previsto almeno l’Isee. Anche sui contributi alle imprese i criteri dovrebbero essere legati all’efficienza energetica e all’occupazione, anche per sostenere le ditte più moderne e strutturate. Sull’Imis, bene usarlo per regolarizzare gli affitti, ma si dovrebbe aumentare per chi non affitta, visto che sono circa 2500 gli alloggi vuoti nella sola Trento.


Marini: del tutto assente la crisi demografica e climatica


Alex Marini (5 Stelle) ha affermato che la finanziaria non è fatta solo di numeri, ma deve affrontare temi di fondo come la programmazione delle politiche pubbliche. La logica, che è diventato un problema strutturale della nostra democrazia, invece, è quella elettorale che prevale sulla programmazione delle politiche sociali. Tra pochi anni avremo al mondo 10 miliardi, dei quali 9 africani o asiatici e dobbiamo essere consapevoli che gli equilibri cambieranno. Per questo si deve ragionare in termini strategici. Va affrontata poi la crisi democratica, testimoniata dall’astensionismo e dalla volatilità del voto che mostra la sfiducia dei cittadini nella politica. Quindi, il capitolo del rafforzamento delle istituzioni è fondamentale anche per fare ragionamenti sull’oggi. C’è, inoltre, un aumento delle richieste di assistenza psicologica causate da una crisi sociale profonda e che andrà peggiorando verso orizzonti di tipo argentino. In apertura dell’anno accademico, ha ricordato il pentastellato, Francesca Bria, ha mostrato un quadro delle opportunità che la digitalizzazione può portare nelle nostre vite. Temi fondamentali che però non rientrano nel dibattito consiliare. Eppure, ha affermato, servono processi visionari per affrontare i cambiamenti climatici. Invece, anche da noi si aumentano emissioni e con le opere pubbliche si favorisce la mobilità pubblica. Anche sull’agricoltura poco si fa per le filiere corte e aiutare la produzione locale. Anche per gli incentivi alle imprese non si è fatta la scelta di orientarle verso una radicale conversione ambientale. Anche per questo servirebbe, per Marini, una concertazione fiscale per mettere il fisco in relazione con le politiche economiche e sociali. Importante, sarebbe anche ottenere da Roma una maggiore autonomia fiscale e ha criticato l’emendamento sull’Imis che secondo il consigliere di opposizione finisce per dare, seppur in base a una sentenza della Consulta, un incentivo a chi di case ne ha più di due quando c’è un sacco di gente che non trova un alloggio. Aperta rimane la questione degli acquedotti, del risparmio energetico e non si sono recepite direttive europee come la Habitat 2000 e sul piano energetico non ci sono incentivi per le soluzioni collettive come le comunità energetiche. E sempre in questo campo Dolomiti energia, ha detto ancora, è vista come fonte di finanziamento per i comuni di Trento e Rovereto. Permane, inoltre, la crisi del lavoro e la fuga dei giovani all’estero. Per quanto riguarda la sanità, per Marini, andrebbe realizzata la camera conciliativa. Sulle Asuc, da sempre dimenticate, si è scelto invece di assegnare loro il peso della gestione delle cave di porfido. Infine, per quanto riguarda le norme sulla sicurezza che verranno inserite con la finanziaria per lo sci queste andrebbero estese alle ciclabili. Mentre per la protezione civile, andrebbero introdotti premi per i volontari e le aziende per le quali lavorano.


Rossi: 60 milioni dello stadio del ghiaccio? Meglio darli all’housing sociale


Ugo Rossi (Misto) ha lamentato il vuoto assoluto di politiche per la casa. L’effetto del 110%, ha aggiunto, andrà scemando e molte imprese, in questi mesi, si sono strutturate e esposte finanziariamente e il rischio di una crisi dell’edilizia c’è. Anche per questo il fondo di housing sociale andrebbe rifinanziato, magari con i 60 milioni previsti per lo stadio del ghiaccio di Pinè. Una cifra che creerebbe una leva finanziaria tale sufficiente a salvare molte imprese e dare una casa alle famiglie medio basse. Rossi ha ricordato che l’esperienza della scorsa legislatura ha permesso di creare 500 alloggi. Nel bilancio 2023, ha continuato, c’è un filo rosso: aiutare i bilanci dei comuni, ma con soldi che vengono presi dalle piccole opere, fondamentali per le imprese artigiane, e messi sulle spese correnti. Il consigliere del misto ha detto che si deve stare attenti ai “proclami” sui grandi cantieri perché, come è successo per la strada della Valsugana, si finisce solo per bloccare ingenti fondi. Sul turismo ha affermato che il territorio sta vedendo l’esplosione di pseudo strutture di accoglienza e per questo c’è bisogno di ben altro che un intervento sull’Imu. Serve invece un ragionamento, come si è fatto in Alto Adige, per limitare i numeri delle presenze turistiche qualificando l’offerta. Quindi, una manovra che andasse a favore degli affitti per la popolazione, in primo luogo per l’Alto Garda dove la situazione è di grande sofferenza, favorirebbe lo stesso turismo che sarebbe messo nelle condizioni di crescere in qualità. Invece, nella manovra non si vede alcuno sforzo di visione. Visione che manca anche sui comuni per i quali sono state aperte le porte alle assunzioni, senza chiedersi come migliorare il lavoro del personale. Non c’è nulla nella manovra, ha detto ancora, sulla politica demografica che va affrontata con misure per gestire l’immigrazione che ha permesso la tenuta del Trentino in questi anni. Apprezzabile il bonus di 5000 euro, ma questa misura dovrebbe essere strutturale, almeno per 5 anni. Scelte, ha aggiunto l’ex presidente della Giunta, che richiedono un respiro che vada al di là dei termini elettorali. Sforzo che si vede, piuttosto, nelle politiche familiari della Meloni. E ciò dovrebbe preoccupare anche la Giunta leghista perché si rischia di venire superati da un partito centralista.

Sulla sanità, Rossi ha detto che la situazione è pericolosa perché l’immagine esterna è totalmente negativa. Fatto ancora più grave per una realtà come la nostra che ha sempre visto una sanità d’avanguardia che attraeva professionisti da tutta Italia. La scelta di non rinnovare il mandato a Bordon, ha affermato Rossi, ha avuto un impatto estremamente negativo. Un processo che è culminato con l’allontanamento del dottor Benetollo.


Savoi: una manovra realistica e di grande responsabilità


Alessandro Savoi (Lega) ha affermato che i bilanci da sempre vanno fatti con i soldi che si hanno in mano e devono pareggiare e per il 2023 nelle casse Pat ci saranno 629 milioni in meno rispetto al bilancio 2022. Anche sulle polemiche degli avanzi di bilancio, Savoi ha ricordato che questi sono sempre utilizzati dalla Giunta e lo farà anche il prossimo annocon l’assestamento anche per rifinanziare l’esenzione dell’addizionale Imis ai 25 mila euro. Obiettivi che la maggioranza si pone, tenendo comunque conto che le spese correnti della Pat sono arrivate al 67%. Nonostante la crescita del costo del personale, ha aggiunto, i contratti del settore pubblico sono sempre stati rinnovati. Inoltre, ha ricordato Savoi, di fronte ai rincari energetici e all’inflazione si devono coprire i bilanci comunali. Quindi, la manovra, con le risorse a disposizione, se non bastasse sempre più minate dai trasferimenti allo Stato, cerca di fare fronte a esigenze straordinarie e a un futuro incertissimo che rischia di essere caratterizzato da una recessione e dal calo del Pil. Nonostante ciò la Giunta ha messo a disposizione risorse per le opere pubbliche che creeranno ricchezza. Quindi, per Savoi si tratta di una manovra realistica e di grande responsabilità.


Dalzocchio: i cittadini hanno bisogno di risposte concrete


La mattinata si è chiusa con l’intervento di Mara Dalzocchio (Lega) la quale ha ricordato che i cittadini hanno bisogno di risposte immediate. La manovra si concentra molto sull’oggi e ha i piedi per terra. Una logica che ha permesso all’economia trentina di reggere ai colpi provocati dalle continue emergenze come dimostrano i 300 milioni messi a disposizione per fare fronte al caro energetico. Senza attenzione all’oggi, alla difesa del potere d’acquisto, ha continuato, non ci sarà futuro. E comunque, ha sottolineato, nel bilancio ci sono finanziamenti per le opere pubbliche, le imprese, l’agricoltura, la digitalizzazione. Per la sanità ha ricordato che le riforme della scorsa legislatura hanno portato più burocrazia e non più medici e infermieri e comunque la struttura voluta dal centro sinistra non è stata in grado di far fronte all’emergenza Covid. Un’eredità che non è stata facile da gestire dalla Giunta Fugatti. Su ambiente e natalità, la capogruppo della Lega, ha affermato che la Giunta ha lavorato per affrontarli anche se si tratta di problemi generali. E comunque, ha concluso, non si può puntare sugli extra comunitari. 

Job: la manovra tutela il sistema economico in una fase difficile


Job ha sostenuto che questa manovra, gravata da difficoltà e ostacoli indipendenti dalla volontà dell’esecutivo, prevede interventi a difesa del sistema economico e a favore della natalità opportuni a fronte di una situazione profondamente cambiata rispetto al passato. Il consigliere ha poi giudicato “doping economico” la misura del 110% che ha generato un aumento dei prezzi e interventi su immobili che non ne avevano bisogno. A suo avviso questo è un bilancio di mantenimento rispetto alle aspettative dei cittadini, degli operatori del settore turistico. Ha espresso condivisione per l’intervento che punta a stimolare gli affitti in chiave sociale e per la misura finalizzata al riutilizzo degli alberghi dismessi e vetusti come foresterie in cui ospitare i lavoratori del turismo. sull’emendamento riguardante la possibilità di riportare in servizio i vigili del fuoco volontari over 65 ha anticipato il proprio voto di astensione perché a suo avviso va rivisto e perfezionato.


Tonini (Pd): questa Giunta non ha mai messo in campo riforme strutturali.


Considerando che questa è l’ultima manovra della legislatura Tonini ha tracciato un bilancio delle politiche portate avanti fino ad oggi dalla Giunta Fugatti, riconoscendo che non era facile mettere in campo investimenti sull’economia e il sociale in questi ultimi anni segnati da crisi gravissime come la Tempesta Vaia, la pandemia e ora la depressione derivante dal rincaro dei prezzi legato alla guerra. Tuttavia a suo avviso, dal momento che dovremo abituarci a questa stagione di cambiamenti non si può continuare a ragionare solo e sempre in chiave emergenziale con misure di corto respiro. Per questo occorre che la Giunta prenda in seria considerazione anche le proposte dell’opposizione che nei periodi più difficili si è dimostrata collaborativa con l’esecutivo. La Giunta secondo Tonini ha risposto a tre livelli a quest’esigenza. Il primo per fronteggiare le emergenze di cui sopra per riuscire a “tenere la testa fuori dall’acqua”, con due criticità: una certa farraginosità degli interventi dovuta alla continua rincorsa dei problemi alternando manovre finanziarie ogni sei mesi. Sono state messe in campo misure minute con un raggio d’azione molto breve e questo è un limite da evidenziare perché la Provincia gode di una stabilità politica ben superiore a quella del governo nazionale. La seconda criticità è che in nome dell’emergenza e dell’urgenza degli interventi non sempre è stato rispettato il principio dell’equità buttando “i soldi dall’elicottero” (elicopter money). Ma la logica dei sussidi a pioggia non funziona se si tiene conto dell’attuale impennata dell’inflazione che richiederebbe politiche selettive. La seconda direttrice degli interventi della Giunta per fronteggiare le criticità è stato il sostegno alla spesa per investimenti, logica privilegiata contando sull’effetto moltiplicativo del prodotto e della crescita economica che in tal modo si riuscirebbe ad innescare. Anche in questo caso sono però emerse per Tonina due criticità: la prima per la difficile “messa a terra” degli investimenti, per cui l’elenco delle opere progettate e da realizzare è rimasto e rimane sempre lo stesso con il passar degli anni; la seconda legata all’aumento della spesa corrente rispetto agli investimenti da attuare, peraltro, con risorse provenienti da fuori provincia e dovute a fattori esogeni che sfuggono al nostro controllo. Risorse che quindi domani potrebbero non esserci più. Per Tonini c’è poi una contraddizione nel voler concentrare le risorse sui grandi investimenti e la scelta di soffocare, al tempo stesso, i piccoli investimenti dei Comuni che con i sindaci hanno denunciato nei giorni scorsi l’azzeramento di questa possibilità. La terza linea di intervento portata avanti dalla Giunta Fugatti è stata per Tonini la scelta di non agire sull’offerta per privilegiare invece la domanda. Secondo il consigliere non si possono giudicare inutili o da visionari gli interventi finalizzati a una profonda ristrutturazione delle aziende pubbliche e private perché diventino più produttive e competitive sul mercato. Agire sull’offerta significa infatti aumentare il tasso di crescita potenziale dell’economia, ma quest’obiettivo non è mai stato perseguito dall’esecutivo perché questa è una politica che ha bisogno di tempo e non di interventi semestrali. Su questo punto è emersa per Tonini la principale distanza politica con la minoranza. Il risultato è che oggi abbiamo un governo provinciale che ha affrontato sì le emergenze ma non si è dato un programma di riforme, a cominciare da quella della macchina amministrativa della Provincia, per risolvere problemi che sono strutturali. Riforme che non sono state messe in campo perché hanno bisogno sia di tempo e di superare anche i limiti della legislatura in corso, sia di disponibilità al dialogo politico, che la Giunta ha dimostrato di non avere ma senza il quale non si possono realizzare riforme strutturali.


Masè: manovra prudente e migliorabile con le proposte emerse dalle audizioni


Secondo la consigliera quest’ultima manovra obbedisce giustamente a un approccio prudenziale anche perché la Giunta, come dimostra anche questo bilancio, ha faticato e fatica a coprire tutte le proprie competenze con risorse che non sono più quelle di un tempo. Questo richiede per Masè un cambio di paradigma ormai necessario, al quale anche in futuro bisognerà abituarsi. Tuttavia per la consigliera la manovra non è improntata al pessimismo perché interviene con misure a favore della natalità, della conciliazione famiglia lavoro e delle genitorialità dirette non solo a sostegno delle donne e dei loro diritti ma anche della crescita del Pil. Masè ha poi sottoposto all’assessore Spinelli alcune proposte emendative emerse dalle audizioni effettuate dalla Commissione sul bilancio. La prima del Coordinamento imprenditori per chiedere alla Giunta interventi a favore delle aziende escluse dal beneficio del credito d’imposta con cui fronteggiare il caro-energia. La seconda per incentivare con una norma sull’Imis i proprietari ad affittare gli alloggi inutilizzati e ad invogliare la permanenza dei commercianti nei piccoli negozi dei centri storici abbandonati a causa dei canoni troppo alti. La terza per dare alla Federazione dei vigili del fuoco il tempo di definire precisamente quale ruolo ulteriore rispetto a quello del vigile complementare potranno avere i volontari over 65 richiamati in servizio. La quarta per valutare la necessità o meno di una modifica della legge 23 del ‘92 sulla semplificazione e la partecipazione all’azione amministrativa provinciale per adeguare la norma alla legge nazionale. La quinta per stimolare Coperfidi a un intervento che sostenga i consorzi irrigui e di miglioramento fondiario penalizzati dalla crisi. La sesta per rafforzare l’organico di Apria in modo da favorire e anticipare attraverso il servizio di sportello, rispetto all’entrata in vigore dei decreti Arera, il processo istitutivo delle comunità energetiche alle quali i Comuni e le Comunità di valle del Trentino sono interessate. La settima per potenziare l’ufficio del Runts (Registro unico del terzo settore) perché rispondere alle esigenze delle tante associazioni di volontariato del Trentino, sia Odv (organizzazioni di volontariato) che Aps (Associazioni di promozione sociale), messe in grave difficoltà dalla nuova legge nazionale sul Terzo Settore che rischiano di morire.


L’assessore Spinelli: puntiamo a una sana logica del guadagno privato contro l’insana logica della copertura pubblica delle perdite private


L’assessore ha risposto a Zanella richiamando il problema dei costi aggiuntivi e del maggior carico di oneri per Provincia. “L’autonomia trentina – ha osservato – non riguarda solo l’amministrazione provinciale ma chiama in causa tutte le componenti della comunità, chiamate anch’esse sia a mettersi in discussione sia a dare un contributo di analisi e propositivo per affrontare e risolvere i problemi. Evitando di chiedere sempre e solo rimborsi a piè di lista”. Spinelli ha ricordato le risorse messe a disposizione dai fondi nazionali ed europei con volumi finanziari eccezionali da utilizzare per investimenti nel prossimo triennio, che implementano il bilancio provinciale anche dal punto di vista progettuale. Secondo l’assessore oggi al Trentino “serve una sana logica del guadagno privato” con quel che ne deriva per la Provincia in termini di gettito fiscale e sulla quale la Giunta sta scommettendo contrastando “l’insana logica della copertura delle perdite private con il sistema pubblico che garantisce tutto sempre e comunque”. In questa direzione – ha anticipato –, per sviluppare la crescita delle imprese e la loro partecipazione al libero mercato, andrà la riforma della legge unica sull’economia in arrivo nella primavera prossima. Spinelli ha poi rivendicato la validità dei provvedimenti che la Giunta intende portare avanti anche con questo bilancio per promuovere la natalità (“oggi ogni 1000 bambini che nascono nel mondo solo 3 nascono in Italia), calata perché in passato non sono state messe in campo politiche adeguate, e sul bonus energia che è stato sottoposto a un criterio di reddito nel caso dei 180 euro. Ha poi fornito a Rossi l’elenco dettagliato chiesto dal consigliere delle opere da realizzare per le Olimpiadi del 2026 con i relativi stanziamenti. Sul come rimpiazzare l’effetto del superbonus 110% ha sottolineato che “il punto è come strutturare il mercato degli operatori edilizi del Trentino, quasi nessuno dei quali oggi è competitivo al di fuori dei confini provinciali”. L’assessore ha rivendicato i risultati positivi prodotti dal Fondo Housing Sociale, che ha stimolato il mercato edilizio, gli investimenti previsti dalla Giunta sulle grandi opere. Ha poi risposto alle osservazioni di Tonini ribadendo che le difficoltà incontrate dalla Giunta hanno ostacolato la messa in campo di interventi di medio-lungo periodo anche per l’impreparazione del sistema pubblico ad emergenze ed eventi avversi di queste dimensioni. Sulle politiche a sostegno dell’offerta ha evidenziato il problema di come intervenire a questo livello e ribadito la scelta di concentrare le risorse pubbliche a favore di chi cresce e produce ricchezza disincentivando chi invece attende solo la copertura della Provincia. In ogni caso – ha aggiunto – è in cantiere la riforma della legge unica sull’economia mentre per rilanciare l’amministrazione pubblica la Giunta intende incentivare i percorsi di crescita professionale e l’efficienza delle prestazioni. A tutte le richieste di emendamento proposte da Masè ha risposto che saranno oggetto di attenta valutazione della Giunta.​