Dalla Prima Commissione
Manovra finanziaria: ascoltati Camera di commercio, Organizzazioni sindacali e Coordinamento imprenditori
In allegato i documenti con le osservazioni della Cciaa, dei sindacati e degli imprenditori
La
Camera di commercio, industria, agricoltura e artigianato (Cciaa)
di
Trento, le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl, Uil, Fenalt e
il Coordinamento
provinciale
imprenditori,
sono stati i soggetti esterni ascoltati stamane dalla Prima
Commissione presieduta da Vanessa Masè (La Civica) in merito ai tre
disegni
di legge che
formano la manovra finanziaria della
Provincia proposti
dal presidente dalla Giunta Maurizio Fugatti: il 166 Legge
collegata alla manovra di bilancio provinciale 2023, il
167 Legge
di stabilità provinciale 2023 e
il 168 Bilancio
di previsione della Provincia autonoma di Trento per gli esercizi
finanziari 2023–2025. La
Cciaa ha espresso un giudizio di sostanziale condivisione della
manovra che invece è stata fortemente criticata dalle organizzazioni
sindacali, mentre le categorie economiche si sono mostrate favorevoli
al criterio della prudenza adottato per questo bilancio
dall’esecutivo chiedendo, tuttavia, interventi sia integrativi che
più incisivi e mirati in vari settori.
La
Camera di commercio: manovra pragmatica sostanzialmente
condivisibile.
Per
la Cciaa, Luca Trentinaglia e
Massimo Pavanelli hanno espresso una sostanziale condivisione per la
manovra dopo aver presentato
il quadro dell’andamento
economico
del
Trentino nel corso del 2022 e alcune previsioni per il 2023. Il
caro-energia elettrica e dei
combustibili
– hanno
segnalato – sta riducendo
il potere d’acquisto delle famiglie e mette
in difficoltà le imprese
colpite
anche dall’aumento del prezzo delle materie
prime. Mentre
la
prima parte del 2022 è stata caratterizzata da una crescita del
fatturato e
il
sentiment
delle imprese oggi è ancora buono, in chiave prospettica per
l’anno prossimo prevalgono il pessimismo
e l’incertezza. Già
nel terzo
trimestre di
quest’anno si registra
una marcata
decelerazione
dei tassi di crescita. Il
registro
delle imprese al 30 settembre documenta
segnali
confortanti sulla nati-mortalità delle aziende, risultata
in
aumento soprattutto grazie all’edilizia, ai comparti collegati e
ai
servizi del terziario. Pesa
tuttavia in tutti i settori dell’economia trentina la difficoltà
di trovare manodopera, tanto
che le imprese sembrano disposte a cercare anche professionalità
non
qualificate.
I consumi fin’ora hanno tenuto grazie al
risparmio
delle famiglie, ma il clima di fiducia dei consumatori è ai minimi
termini come
nel 2020 nella fase più acuta
della pandemia. Se
il
29% dichiara che avrà soldi sufficienti per le spese essenziali,
l’8,5% ritiene
di non averne neanche per
queste. La
manovra di bilancio proposta dalla Giunta è apprezzata dalla Cciaa
perché considerata pragmatica,
all’insegna della concretezza e della prudenza. Giusto
per l’ente di via Calepina che le risorse vengano concentrate a
sostegno
delle
famiglie
in difficoltà e
s linee di credito a tassi
agevolati per le
imprese, evitando l’erogazione di contributi a fondo perduto vista
la limitazione delle risorse finanziarie provinciali. Strategico per
l’economia secondo la Cciaa
sarà
il
varo in
primavera della nuova
legge unica dell’economia da
poco presentata.
Positiva
è anche la conferma dgli investimenti
sulle
opere
pubbliche, nella speranza che la maggior parte possa prendere avvio
nel corso del 2023.
La
discussione.
Ugo
Rossi
(Misto-Azione) ha chiesto
se per il sostegno ai piccoli negozi e soprattutto agli allevatori la
Cciaa non pensa che sia necessario concedere aiuti più consistenti.
A suo avviso inoltre
le risorse a
disposizione della Provincia consentirebbero
investimenti molto più efficaci perché
in particolare molte aziende zootecniche l’anno prossimo rischiano
di chiudere. Impossibile poi, per Rossi, che nel 2023 venga
avviata la realizzazione delle opere pubbliche programmate in questa
legislatura. Semmai
potranno partire quelle previste due legislature orsono. Infine
l’esponente di Azione ha chiesto come giudica la Cciaa i
consistenti
avanzi di amministrazione della
Provincia che
crescono
ogni
anno e che dimostrano l’incapacità di scaricare a terra le
risorse. Perché
– ha concluso – se gli
avanzi crescono di 100 milioni di euro all’anno occorre
porsi qualche interrogativo.
Trentinaglia
e
Pavanelli hanno
risposto sottolineando la necessità sempre affermata dalla Cciaa
di sostenere sia i piccoli negozi di montagna sia le aziende agricole
zootecniche per
le quali auspica interventi
integrativi in sede di assestamento di bilancio. Quanto all’avanzo
di
amministrazione la
Ccia ritiene opportuno
verificare che
nei prossimi mesi l’andamento dell’economia e concentrare le
risorse su alcuni investimenti strategici. L’avanzo potrà
rivelarsi un’opportunità
purché
non
venga
ulteriormente
accumulato.
La
Cciaa ha
segnalato
che
il
10% dei titolari delle attività di piccolo commercio al dettaglio e
dei trasporti
ha
dichiarato che non riuscirà a proseguire a rincari dell’energia
invariati.
Se però la Giunta confermerà l’apertura di linee
di credito a
bassi tassi di interesse, c’è da sperare nella
tenuta delle
aziende.
Sul
avanzi
ha imputato il
problema anche alla farraginosità
delle regole relative alle gare di
appalto.
Cgil,
Cisl e Uil:
vuoto
di prospettive anche l’ultimo bilancio della legislatura
Andrea
Grosselli,
segretario
della Cgil,
ha
illustrato il documento unitario sottoscritto anche da Cisl e Uil del
Trentino. La
considerazione di fondo delle tre maggiori organizzazioni sindacali è
che “questa
è
l’ultima
vera
sessione di bilancio della legislatura e
si
muove sulla falsariga delle precedenti: un bilancio di previsione
monco che rimanda alla legge di assestamento per la definizione del
quadro della finanza pubblica dell’Autonomia, nell’assenza di
reali scelte programmatorie e di politica economica, nonché di
riforme in grado di rilanciare crescita e coesione sociale
indispensabili per guardare al futuro con più fiducia. Il tutto,
anche stavolta, viene giustificato dalla sbandierata necessità di
essere prudenti di fronte ad uno scenario a tinte fosche per le
dinamiche economiche, certificando però così il tradimento delle
fondamenta su cui, giusto 50 anni fa, fu costruito il Secondo Statuto
di Autonomia. Fu il coraggio a caratterizzare i legislatori di allora
che puntarono tutto sulla Specialità (e sulla conseguente
responsabilizzazione diffusa di tutti gli agenti economici e sociali)
come strumento principe per affrontare le trasformazioni che
attendevano il nostro territorio. Oggi la cifra di chi guida le
istituzioni provinciali è la paura - di perdere consenso, in
primis -
e ciò, a noi pare, fa quasi diventare l’Autonomia un peso
insopportabile più che un’opportunità. La manovra resta
sostanzialmente vuota e sorda alle istanze della società trentina.
Si affossa l’ultima possibilità di una concertazione alta tra
istituzioni e parti economiche e sociali utile a costruire insieme
un’idea comune del futuro del Trentino”.
Una
pagina bianca.
“Anche
per questo – ha
spiegato Grosselli – abbiamo deciso
di lasciare in bianco la
seconda pagina del documento unitario, in modo da testimoniare
come nel vuoto di prospettive con cui si chiude la XVI legislatura si
è spenta anche l’ultima speranza di un governo condiviso
dell’autonomia
perché
capace di individuare soluzioni a problematiche sempre più complesse
sollecitando chi rappresenta attivamente porzioni importanti della
società trentina ad avanzare proposte innovative e responsabili che
guardino più all'interesse generale della comunità che a quelli
particolari. Abbandonando questo faticoso ma produttivo processo
cooperativo, che caratterizza gran parte dei Paesi dell’Europa
settentrionale, a partire dal vicino Tirolo dove la
Sozialpartnerschaft
è
parte fondante della costituzione materiale del Land e dell’intera
Austria, la Giunta rinuncia ad esercitare fino in fondo il proprio
ruolo di governo per cedere alle logiche spicce degli slogan o delle
misure spot”.
L’assestamento
2023.
Quanto
all’assestamento di bilancio dell’anno prossimo, le
organizzazioni sindacali avvertono che “se
quelle risorse verranno utilizzate ai meri
fini elettoralistici, il nostro giudizio sarà pesantemente
negativo”. Grosselli
è
poi entrato nel merito delle principali
criticità
riscontrate
nella manovra
e presentato
le proposte
con cui le confederazioni ritengono che si potrebbe mettere
in campo politiche e interventi provinciali per migliorare
la situazione dei lavoratori e alleviare
quella dei soggetti
più esposti alle
difficoltà economiche. “Il
problema di questo
bilancio è che
anche
per il 2023 non si vede il benché minimo accenno alla definizione di
una politica dei redditi provinciale che provi a contrastare gli
effetti di riduzione del potere d’acquisto di dinamiche dei prezzi
che resteranno significativamente alte”. Secondo
Cgil, Cisl e Uil La
Giunta con questo bilancio mostra di non aiutare l’economia.
Grasselli
ha rimarcato che “non
c’è in questa manovra finanziaria nessun apporto alla crescita
economica. I 4 miliardi e mezzo delle risorse provinciali
non
hanno nessun impatto sulle imprese e lo sviluppo, mentre dovrebbero
servire
proprio a questo”.
L’addizionale
Irpef.
La
continua modifica dei livelli di esenzione al pagamento
dell’addizionale
Irpef regionale (fissata all’1,23% dei redditi dichiarati al fisco
fino a 50.000 euro) si trasforma in una sorta di gioco di prestigio
con il quale la Giunta può dire di aver messo nelle tasche dei
cittadini a basso reddito 30 milioni di euro riducendo l’addizionale
che verrà pagata dai trentini l’anno prossimo. Ancor più
dell’operazione tutta elettoralistica, di alzare nuovamente la
pressione fiscale riportando la deduzione a 15.000 euro nella legge
di stabilità per il 2023 per poi abbassarla in assestamento di
bilancio immediatamente a ridosso delle elezioni provinciali, a
sconcertare è la leggerezza con cui si danno le cifre complessive. I
30 milioni annunciati quest’estate come minori entrate per la
riduzione dei gettito dell’addizionale, non sono aggiuntivi
rispetto alla situazione pregressa. Andrebbero infatti prima
calcolati gli sgravi di cui beneficiavano i contribuenti trentini
prima dell’avvento della Giunta Fugatti che corrispondevano a circa
24-25 milioni di euro ogni anno. Le risorse aggiuntive di cui
godranno sotto forma di minore imposizione fiscale i cittadini nel
corso del prossimo anno rispetto all’avvio di legislatura, saranno
pari solo a circa 5 milioni di euro. Briciole. In totale
le risorse nuove mobilitate fino ad oggi dalla Giunta provinciale
contro il caro
bollette ammontano nominalmente a circa 27 milioni di euro.
Le
risorse per le bollette.
Siamo
poi ancora in attesa di sapere a quanto ammonteranno realmente le
risorse - circa 45 milioni di euro si è letto sui giornali -
dedicate al previsto taglio delle bollette dell’energia elettrica
che dovrebbe avvenire sotto forma di una tantum a gennaio
2023. Nel ribadire la nostra critica alle modalità del tutto inique
ed inefficaci (180 euro a famiglia sulla base di una dichiarazione
dei redditi inferiore a 50.000 euro lordi annui del titolare del
contratto di fornitura di energia elettrica), rileviamo che queste
risultano in contraddizione con quanto specificato dalla Nadefp
stessa quando la Giunta stessa ricorda che a pagare il prezzo più
alto dell’iperinflazione di questi mesi sono le famiglie a basso
reddito. Proprio per questo la Provincia autonoma di Bolzano ha
stanziato in diverse tranche ben 90 milioni di euro nel corso del
2022 utilizzando l’indicatore Isee e concentrando le risorse
proprio sulle famiglie, con e senza figli, che risultano meno
abbienti per condizioni economiche e patrimoniali. A questi
stanziamenti si aggiungeranno sconti in bolletta per tutta la
popolazione grazie all’utilizzo dei dividendi non utilizzati dalle
amministrazioni pubbliche altoatesine, insieme agli sgravi fiscali
sull’addizionale Irpef da sempre significativamente più generosi
oltre Salorno.
L’inverno
demografico.
A
fronte del crollo del tasso di fecondità
(in provincia
di Bolzano è di
1,71 figli per donna, tra i più alti in
Italia, mentre in Trentino si
è scesi negli ultimi
anni a 1,36, vicini
alla media nazionale di 1,24), i
sindacati contestano gli aiuti destinati
dal bilancio alle famiglie numerose, che avrebbero meno bisogno di
sostegno rispetto alle coppie che non fanno figli. A
questi nel 2023 la Giunta riduce
di fatto la capacità di spesa. Non provvedendo a indicizzare
l’Assegno unico provinciale (come invece farà lo Stato per le
famiglie beneficiarie di Assegno Unico Universale), il potere reale
d’acquisto delle misure di sostegno alle famiglie si ridurrà di
oltre l’11%. Così, solo per fare un esempio, una famiglia con tre
figli e un Icef uguale o inferiore a 0,10, perderà strutturalmente
dal 2023 in avanti, solo sulla quota B, una cifra pari a 316 euro
ogni anno. In pratica tutti i 32mila beneficiari di sostegno per i
figli minori dall’anno prossimo in avanti avranno in tasca meno
soldi per far fronte alle necessità dei figli. A seconda dell’indice
utilizzato e della platea cui applicare gli effetti
dell’armonizzazione al tasso di inflazione, i sindacati stimano che
il costo complessivo del recupero delle dinamiche dei prezzi per i
soli 2021 e 2022 potrebbe attestarsi tra i 6 e gli 8 milioni di euro
all’anno. In questa manovra questi stanziamenti non sono previsti.
L’occupazione.
La
Giunta non ha ancora individuato un meccanismo per vincolare
l’accesso ai contributi pubblici alle sole imprese che applicano i
contratti collettivi sottoscritti dalle organizzazioni maggiormente
rappresentative. Su questo fronte auspichiamo che possa essere
raggiunta a breve un’intesa con le associazioni di rappresentanza
delle imprese per garantire alla nostra terra uno strumento ulteriore
per evitare gli effetti di dumping a favore delle aziende che
applicano i cosiddetti contratti pirata. Ormai quasi un quarto della
popolazione lavorativa, pari a circa 48.000 persone, è occupata con
contratti a termine. Una tendenza preoccupante che ha registrato
quest’anno una crescita ulteriore.
La
riforma della legge unica dell’economia.
Nell’annunciata
riforma della legge provinciale sui sussidi alle imprese verrà
eliminata la procedura negoziale, ossia quella modalità di
concessione di contributi provinciali all’innovazione che prevede
l'adozione di un accordo tra le organizzazioni sindacali e l’azienda
interessata. Un meccanismo virtuoso utilizzato da decine di aziende
in Trentino che permette di definire congiuntamente l’impatto
sociale degli investimenti, a partire dal numero e dalle tipologie di
assunzioni che l’impresa beneficiaria del sostegno si impegna ad
effettuare. Ripristinare il vincolo dell’accordo sindacale e
riservare i contributi solo alle aziende che hanno un rapporto tra
lavoratori stabili e lavoratori a termine sotto una certa soglia,
dovrebbe essere un impegno condiviso dalle istituzioni per ridurre il
fenomeno della precarietà.
Le
politiche industriali.
Occorre
che la Provincia intervenga per far sì che le imprese aumentino la
capacità di investimento in ricerca e sviluppo perché solo
l’innovazione garantisce reali margini di aumento della
produttività e del valore aggiunto del sistema economico locale. Per
questo sarebbe auspicabile aumentare la selettività del sistema di
incentivazione provinciale delle imprese. Come ha già fatto la
Provincia autonoma di Bolzano andrebbe prevista l’eliminazione
degli sgravi Irap a pioggia. Anche in questo caso invece la Giunta
provinciale persevera nel garantire sgravi fiscali ad aziende che non
utilizzano questi incentivi per investire. Così di fatto si
sostengono indifferentemente le aziende che innovano e quelle che
invece non lo fanno, spesso quindi riducendo anche la qualità
dell’occupazione.
La
pubblica amministrazione.
la
Giunta provinciale – lamentano le organizzazioni sindacali – non
ha stanziato neppure un euro per il rinnovo dei contratti, scaduti
nel 2021 senza ancora essere pienamente rinnovati, per il triennio
2022-2024. Così per i dipendenti pubblici trentini, per gli
infermieri degli ospedali, per gli operatori socio-assistenziali
delle case di riposo, per il personale docente e non docente delle
scuole, per i dipendenti dei comuni non viene stanziato un euro
neppure per il recupero strutturale del potere d’acquisto e
l’adeguamento dei minimi tabellari all’inflazione che come detto
quest’anno raggiungerà un livello medio record intorno al 10%.
Il
welfare.
I
sindacati chiedono alla Giunta di costituire degli Stati generali del
Welfare in Trentino.Il consolidamento della sperimentazione e la
diffusione degli Spazio Argento su tutto il territorio deve essere
supportata infatti con nuovi stanziamenti e nuove progettualità, a
partire da una reale condivisione delle banche date informatiche
all’investimento sulle nuove tecnologie anche in questo campo. Sul
fronte poi delle politiche della casa, al netto delle fallimentari e
sbagliate logiche di propaganda, fondate sull’esclusione dei
cittadini di origine straniera su cui la Giunta ha dovuto fare marcia
indietro dopo le ripetute sentenze del Tribunale di Trento, non si
vedono reali investimenti da molti anni. Oltre a dar vita d un fondo
per la morosità incolpevole, anche sul fronte dell’Imis c’è la
necessità per gli enti locali di poter modulare la tassazione
innalzando le aliquote per i proprietari di alloggi sfitti in modo da
ampliare l’offerta locativa sul libero mercato provando così
ridurre la pressione sugli affitti.
Gli interventi degli altri sindacalisti.
Michele
Bezzi,
segretario della
Cisl,
ha
esortato
la Giunta a coinvolgere i sindacati per cercare assieme le soluzioni
migliori ai problemi sostenendo
soprattutto
chi
ha i
redditi più bassi. A suo avviso mancano investimenti
seri sulla sicurezza del lavoro, che
potrebbe rivelarsi un valore per risultare attrattivi dal momento che
abbiamo bisogno di manodopera. Per questo va eliminato il requisito
dei 10
anni di residenza chiesti
agli immigrati per
accedere ai benefici sociali. Sul sostegno
al soccorso
sanitario
gestito dal volontariato,
Bezzi ha raccomandato che questo non comporti
un taglio al servizio
pubblico e
non risponda alla logica della privatizzazione
del
settore sanitario.
Walter
Alotti,
segretario
della Uil
ha
evidenziato
la mancanza in questa manovra proiettato verso l’assestamento di
bilancio 2023 la mancanza di una visione di futuro e la voglia della
Giunta di soddisfare solo aspettative elettorali.
Lo
dimostrano i tagli
all’università e alla ricerca, la
riduzione del 40% della spesa sanitaria, la
scelta di non prevedere la Casa
della salute nel
distretto
del Primiero. Quanto alle politiche energetiche non si nota nel
bilancio un grande investimento. Si parla di un successo del
contributo per il fotovoltaico ma sono state tagliate fuori le
famiglie che abitano nei condomini, limitandosi al contributo
“ridicolo” di 180 euro per tutti. Questo
bilancio
non
prevede stanziamenti
mirati e intelligenti per fronteggiare l’aumento del costo
dell’energia. A
suo avviso il Consiglio provinciale dovrà entrare
nel merito della situazione di HDE. Anche
sulla sicurezza
del lavoro ci
sono solo le chiacchiere dell’assessore
Spinelli perché
non vengono adeguati gli organici
dell’Uopsal. Su
questo tema i sindacati hanno scritto un esposto alla Corte
dei conti per
chiedere conto dell’utilizzo delle risorse dell’Apss. Infine
sull’edilizia
abitativa Alorri
ha segnalato che nel bilancio,
nonostante i 1200 alloggi sfitti dell’Itea, non vi è alcun
stanziamento suppletivo, mentre
la Giunta
va
incontro alle richieste dei costruttori
dell’Ance.
Maurizio
Valentinotti,
segretario
della
Fenalt, sui
dipendenti
del pubblico impiego nelle autonomie locali del Trentino ha
evidenziato che per
questi lavoratori
nel
bilancio mancano completamente le
risorse per il rinnovo del contratto 2022-2024 mentre non sono ancora
arrivate le risorse del precedente. Inoltre
ai lavoratori
vengono
riconosciuti
solo
10 euro al mese di vacanza contrattuale. Anche
su questo
punto
servirebbe a suo avviso un cambiamento. Il problema del pubblico
impiego sta
però, per Valentinotti, nel bisogno di cambiare
mentalità in
modo da rendere
di nuovo appetibile il lavoro in
questo settore e arginare la fuga verso altre occupazioni gfuori
regione. Nei
Comuni – ha
avvertito – la situazione
è drammatica. Chi può scappa anche per le eccessive responsabilità
a carico dei dipendenti pubblici. Questo
perché non viene applicato il principio per cui il
lavoratore, in assenza di dolo o colpa grave, non
deve sobbarcarsi gli oneri giudiziari
di
eventuali cause legali contro la pubblica amministrazione.
Vi
è in Trentino una norma che prevede la corresponsione delle spese
legali a chi viene assolto. E ha preannunciato un emendamento per il
riconoscimento per intero delle spese legali a favore degli operatori
sanitari. Il
segretario della Fenalt ha ricordato che è urgente affrontare anche
il tema del valore dei buoni pasto, fermo a 6 euro, sul quale sarebbe
ora di rendere dignitoso questo strumento permettendo
che l’importo sia spendibile
in tutti gli esercizi che
vendono alimenti.
Ancora,
mancano ai dipendenti pubblici sbocchi
di carriera, il
riconoscimento del merito e dell’esperienza
professionale. Infine
per prevenire che si verifichino casi analoghi a quello di Sara Pedri
nella sanità, Valentinotti chiede che ci si preoccupi del benessere
organizzativo introducendo
anticorpi e controlli più strutturati.
La
discussione.
Giorgio
Tonini (Pd) ha ricordato che in questi anni è stata fatta molta
politica della domanda con risorse derivate da trasferimenti
nazionali ed europei mentre è stata fatta molta poca politica
dell’offerta per il miglioramento della produttività. E anche i 4
interventi prospettati dalla Giunta sulla questione dell’eneriga,
sulla pubblica amministrazione, sul Progettone e sulla nuova legge
per l’economia appaiono, a ben guardare, ancora molto incerti e
poco incisivi. Per questo ha chiesto ai sindacati se vi sia su questi
temi una possibilità di confronto con l’esecutivo.
Grosselli
ha
risposto di no e
ha ribadito, sulla prospettata riforma della legge 6 per modificare
gli aiuti all’economia, che servirebbero scelte
selettive auspicate
dagli stessi imprenditori, riservando gli incentivi alle aziende
proiettate verso l’innovazione.
Alotti
ha evidenziato che anche questa proposta di riforma
della legge 6 a cui sta lavorando l’assessore
Spinelli dimostra volta come
l’attenzione
della
Giunta sia rivolta soprattutto a soddisfare le aspettative delle
categorie
economiche, estromettendo
dal confronto sulla nuova normativa le organizzazioni
sindacali.
Ugo
Rossi ha notato il segnale preoccupante costituito dalla pagina
bianca lasciata dai sindacati per indicare il vuoto di prospettive
della Giunta in questo bilancio. “E’ la prima volta che accade”,
ha commentato. E ha ripetuto quanto già anticipato ai rappresentanti
della Camera di commercio in merito alla disponibilità delle risorse
della Provincia. Mentre il rendiconto del 2017 aveva un avanzo di
amministrazione pari a zero e il fondo casa al 1 gennaio 2018
ammontava a 275 milioni, nel Nel 2018 l’avanzo era di 82 milioni,
nel 2019 cresceva fino a 211, nel 202o arrivava a 233 e
nel 2021 raggiungeva quota 384 milioni di euro. Il fondo cassa della
Provincia – ha ricordato l’ex presidente della Giunta – ammonta
oggi a 2.720 milioni. Vi sono quindi due miliardi in più di fondo
cassa rispetto al 2017. “Di questi dati – ha aggiunto – non si
può non tener conto di fronte a una situazione economica e
finanziaria straordinaria come quella attuale che richiede interventi
forti sulle famiglie, ma anche a sostegno dei piccoli esercizi
commerciali e degli allevatori. Rossi ha anche chiesto ai sindacati
se abbiano valutato le ricadute in Trentino del ridimensionamneto del
reddito di cittadinanza deciso dal governo nazionale. Il consigliere
ha ricordato poi che dagli anni 2000 in poi la natalità nella nostra
provincia era sostenuta dagli stranieri, mentre oggi servono
politiche di attrazione perché non abbiamo più manodopera. Servono
quindi interventi massicci in questa direzione, magari coinvolgendo
anche le associazioni che si occupano di immigrazione ed emigrazione.
Grosselli
ha
risposto
che
sull’andamento
della finanza pubblica locale il problema sta non
già nella
scarsità delle risorse quanto
di idee
su come investire questi
soldi, ad
esempio per
la medicina territoriale. Il
timore dei sindacati è che il prossimo assestamento di bilancio sarà
probabilmente il più ricco della storia del Trentino. Sul reddito di
cittadinanza Grosselli
ha ricordato che
i sindacati avevano chiesto invano alla Giunta di mantenere in vita
anche gli interventi
provinciali
a
sostegno delle politiche attive del
lavoro,
delle condizionalità e dei servizi. Manca
poi per i sindacati un investimento nei
centri per l’impiego. Sull’emigrazione l’Italia ha tanti
sbarchi e poche domande di asilo politico mentre l’Austria sostiene
accogliendole sia la politica demografica sia la crescita economica.
Alotti
ha ricordato che la Provincia nel 2019 ha restituito all’Ue oltre 1
milione di euro con cui avrebbe potuto finanziare corsi di lingua
italiana per l’integrazione dei migranti. La verità è a suo
avviso che alla Giunta non interessa migliorarne le condizioni. Del
resto solo la Provincia mantiene il requisito dei 10 anni di
residenza per poter godere del welfare nonostante le sentenza avverse
a questa disposizione. In ogni caso per il sindacalista si potrebbero
utilizzare le associazioni che percepiscono contributi pubblici per
indirizzare l’emigrazione in Trentino verso impieghi nella sanità.
Alex
Marini (Misto-5 Stelle) ha criticato l’utilizzo da parte della
Giunta della finanza provinciale utilizzata in chiave strumentale al
solo scopo di sconfiggere gli avversari politici e avere il potere
per 5 anni.
Paolo
Zanella
(Futura) ha stigmatizzato
la non volontà della Giunta di utilizzare la concertazione
per
le scelte politiche e sottolineato il peggioramento
delle
disuguaglianze
sociali
conseguente alle disparità salariali sulle quali il Trentino è
uno dei territori più
critici in Italia. Si
aiutano le famiglie che fanno 3 o 4 figlie e non quelle che non ne
hanno. Zanella ha ricordato
di aver chiesto all’assessora
Segnana notizie sul contratto dei dipendenti delle cooperative
sociali, le
cui retribuzioni sono troppo basse.
Grosselli
ha
segnalato
la lettera scritta l’estate scorsa dai sindacati all’assessora
sul problema del contratto di questi lavoratori, bloccato da 15 anni
e che la
risposta di Segnana è stata
che
va tutto bene e che non intende incontrare Cgil, Cisl e Uil.
Il
Coordinamento
provinciale imprenditori
Il
segretario del Coordinamento Roberto
Pallanch
ha evidenziato i passaggi più significativi del documento unitario
presentato sul bilancio dagli imprenditori. Che
inizia segnalando che il quadro
generale della situazione economica in Italia e
nel Trentino
è ancora molto incerto. Il Pil è cresciuto nel 2022 ma già nel
2023 la
crescita sarà
contenuta e vi sarà una forte spinta inflattiva. Per il Trentino
l’economia provinciale nel primo semestre di quest’anno è andata
bene e vi è un ottimo dato della stagione turistica estiva. Il
nostro territorio dispone di punti
di forza e di
potenzialità
che vanno coltivate e che
lasciano
ben sperare per il futuro. Sul
bilancio proposto dalla Giunta il Coordinamento ritiene apprezzabile
il criterio della prudenza adottato
per la manovra
e
la corposità degli interventi previsti ma esprimono preoccupazioni
per il
calo di circa il 17% del potere d’acquisto delle
famiglie più colpite dall’impatto negativo dell’inflazione.
Pallanch
ha ricordato che sui dati
del
bilancio
il
Coordinamento
si
era inizialmente espresso in modo
positivo riservandosi
però una valutazione più approfondita non appena fossero stati resi
noti i dati puntuali della manovra. Per
evidenziare i quali occorrerebbe
secondo
gli imprenditori associare
ai
valori
finanziari i principali obiettivi e progetti di spesa contenuti nelle
tabelle di bilancio. Serve
inoltre un
confronto tra il bilancio di previsione del 2023 con il precedente.
Confronto
da cui emerge una
crescita
delle spese
correnti che nel 2023 superano il 65% del totale della spesa. Questa
grande
incidenza
è ancor maggiore
e arriva quasi all’80% della spesa se
si considerano
le
somme già impegnate o contenute in fondi vincolati alla copertura di
investimenti decisi in passato.
Sul fronte delle risorse per investimenti (spese in c/capitale) si
evidenzia che se nel 2023 complessivamente
l’importo cresce dal 1,75 mld€ a 1,8 milioni di euro, tenendo in
considerazione le somme impegnate e le somme di cui al fondo
pluriennale vincolato si ha una riduzione da 704 mila euro a 689 mila euro. Sulle
somme destinate specificatamente all’economia (promozione turismo e
sviluppo economico)
si rileva una riduzione complessiva sia in valore assoluto – da 411
milioni a 372 milioni di euro – sia in percentuale sul totale – dal 23,52%
al 20,64%. A queste risorse destinate agli investimenti e
all’accrescimento della competitività del sistema trentino
dovrebbero essere aggiunte le ulteriori disponibilità del bilancio
di APIAE e soprattutto le risorse cosiddette esterne (PNRR, FSE,
PSR). I fondi FESR dovrebbero essere già inclusi
nel bilancio. La presenza di queste risorse “esterne” è molto
importante e giustamente se ne sottolineano, in primo luogo da parte
della Giunta provinciale, gli effetti positivi sugli investimenti,
sulla crescita e sulla competitività del sistema economico e
sociale, e in prospettiva per l’effetto di leva che dovrebbero
esercitare sulle entrate finanziarie a favore del bilancio pubblico.
Rimane quindi forte la nostra preoccupazione, già precedentemente
evidenziata in occasione delle precedenti manovre provinciali, per la
contrazione pro futuro delle risorse pubbliche ordinarie (come
conseguenza diretta della lieve crescita del PIL) e per le note
dinamiche legate al venir meno di risorse arretrate da parte dello
Stato. Questa inevitabile contrazione delle risorse comporta già da
oggi una necessaria e puntuale razionalizzazione delle spese future
sia correnti che in conto capitale. Come ribadito in altre sedi va
inoltre attentamente seguita e non banalizzata la proposta di legge
sulla cosiddetta Autonomia differenziata e sullo strisciante processo
di separazione tra Trento
e Bolzano, che rischia di indebolire competenze e risorse per il
Trentino.
Olimpiadi
e opere pubbliche.
Il
coordinamento chiede anche di porre attenzione ad
alcune partite di
particolare importanza come il progetto
di
interramento della ferrovia
del Brennero a Trento, perché
non succeda che intoppi giudiziari privino il territorio delle
risorse che non potranno mai
essere sostituite da interventi della
Provincia.
Occorre inoltre
un
coordinamento con la mobilità sostenibile verso le valli e le
principali località turistiche, anche
per tener conto delle
infrastrutture
e delle opere necessarie in vista delle Olimpiadi
2026. Il
Coordinamento apprezza le opere pubbliche previste nel bilancio
e
ribadisce la richiesta
che
vengano utilizzate in modo efficiente. Servirà per questo una
costante azione di monitoraggio.
Per tornare su un sentiero di crescita, secondo gli imprenditori il
Trentino deve risolvere alcune criticità. Secondo il rapporto della
Fondazione Nord Est il trentino negli ultimi 20 anni la
nostra provincia ha perso
ben 26 posizioni in termini di creazione di ricchezza e di benessere.
Il
problema coinvolge però non solo il Trentino ma anche l’Alto Adige
e tutto il Nord Est. All’interno
di queste dinamiche c’è il problema, assolutamente
da affrontare, della
fuga dei cervelli dal
nostro territorio, visto che il Trentino Alto Adige detiene un
primato nazionale in questo campo. Altro
problema da affrontare per
gli imprenditori:
l’invecchiamento della popolazione. In
tutte le aziende
del
Trentino si
registra una grave
mancanza
di manodopera. Se
non si arresta questo trend non potrà verificarsi alcuna crescita
economica. Serve
quindi
secondo gli imprenditori una
strategia di accoglienza e integrazione degli immigrati.
Le
proposte.
Quanto
alle proposte, secondo gli imprenditori per sostenere l’economia
occorre intervenire sugli appalti pubblici, che
vanno accelerati e resi più efficienti. Va
per questo il coinvolgimento delle
associazioni di categoria tramite il Tavolo
Appalti. Per
quanto riguarda, invece, il quadro della finanza provinciale, si
esprime apprezzamento per le misure specifiche indicate per
fronteggiare il caro prezzi con riferimento ai contratti per la
realizzazione di opere pubbliche (aggiornamento straordinario
dell’elenco prezzi 2022 e introduzione della rinegoziazione delle
condizioni contrattuali per il 2022 e il 2023). Considerata l’utilità
delle misure e il permanere del caro prezzi, è auspicabile che a
livello provinciale l’istituto della rinegoziazione delle
condizioni contrattuali diventi permanente e che sia previsto un
aggiornamento su base semestrale dell’elenco prezzi anche per il
2023.
Caro
bollette
La
Provincia sta attivando una misura per l’abbattimento degli
interessi per nuovi mutui
bancari e per la concessione tramite Confidi di linee di credito di
importo fino a 20-25 mila euro alle piccole imprese per fare fronte
ai rincari delle bollette energetiche. La misura per il Coordinamento
è utile ma gli imprenditori segnalano il rischio che questi
interventi seppur importanti per assicurare liquidità alle aziende
non saranno probabilmente accessibili per le imprese che già oggi
risultano molto esposte, rimanendo agli istituti di credito la
valutazione ultima in merito ad accordare o meno il nuovo
finanziamento. Da questo punto di vista è possibile individuare
altre misure che sostengano le imprese, come ad esempio la
riproposizione dell’esenzione dal versamento dell’imposta
municipale propria (IMIS) per l’anno 2023 per gli immobili dove si
svolgono attività connesse alla ricettività alberghiera e più in
generale ai settori del turismo. Facciamo, inoltre, presente che la
crisi energetica internazionale ha causato non solo un’impennata
dei prezzi delle materie energetiche, ma ha anche ridotto la loro disponibilità.
Diverse imprese manifatturiere, infatti, che necessitano di
importanti quantitativi di gas per la produzione (non sostituibili
con fonti rinnovabili per esigenze di quantità e continuità della
fornitura), stanno riscontrando notevoli difficoltà ad
approvvigionarsi sul mercato per il 2023. I fornitori tradizionali, a
cominciare da quelli locali, non sono in grado di rispondere
all’intero fabbisogno del comparto manifatturiero trentino.
Pertanto, si rende necessario ricorrere a fornitori internazionali,
che però chiedono alle imprese depositi cauzionali importanti per
arrivare alla sottoscrizione di un contratto di fornitura di gas.
Vista la riduzione della liquidità disponibile che le aziende stanno
affrontando per la contrazione della propria marginalità, a causa
degli aumenti esponenziali delle materie prime e ora per i rincari
energetici, si propone di prevedere l’agevolazione per
l’abbattimento degli interessi per finanziamenti fino almeno ad
1.250.000 euro, in quanto l’importo attualmente previsto di massimo
di 300.000 euro non è sufficiente a soddisfare le necessità
finanziarie delle aziende generate dalla costituzione di importanti
cauzioni in contanti (nell’ordine delle centinaia di migliaia di
euro) in un momento di forte tensione finanziaria. Per questo sarebbe
opportuno poter disporre anche delle garanzie dei confidi. La misura
ricalca, quindi, quanto già posto in essere per l’emergenza Covid,
che ha costituito un supporto indispensabile alle aziende per uscire
da quella emergenza. Proponiamo, inoltre, l’istituzione di una
misura di aiuto ad hoc per le imprese escluse dal credito d’imposta
nazionale per contrastare l'aumento dei costi energetici. Alcune
imprese a forte consumo di gas naturale (c.d. imprese gasivore) che,
non approvvigionandosi dalla rete nazionale di fornitura di gas
metano non possono accedere agli sgravi nazionali introdotti per
contrastare l'aumento dei costi energetici (crediti d’imposta
primo, secondo, terzo trimestre, ottobre-novembre 2022). Tali imprese
devono pertanto acqu stare in cisterna il Gas Naturale Liquefatto
(GNL) o il Gas di Petrolio Liquefatto (GPL), che deve essere poi
rigassificato in loco al fine di poterlo utilizzare per i processi
produttivi. Tutto questo con elevatissimi costi ad oggi totalmente a
carico delle imprese, non potendo appunto accedere agli aiuti
nazionali. Alcune di queste aziende hanno già attivato la cassa
integrazione in quanto questo processo non permette loro di essere
concorrenziali con altri produttori europei, perdendo a loro volta
importanti volumi di mercato. La misura proposta dal Coordinamento
andrebbe quindi a sostituire per entità l’aiuto statale concesso
attraverso il credito d’imposta, limitatamente alle aziende che non
possono accedere a quest’ultimo perché non allacciate alla rete.
La
discussione.
Ugo
Rossi ha segnalato anche agli imprenditori i dati anticipa a
Camera di commercio e sindacati relativi agli avanzi di
amministrazione e al fondo cassa della Provincia per evidenziare che
qualcosa va registrato, “perché la nostra autonomia rischia di
peggiorare la propria reputazione in Italia a fronte di 2 miliardi e
720 milioni di euro di fondo cassa”. Un mese e mezzo fa – ha
aggiunto Rossi – con una variazione di bilancio la Giunta ha
destinato 14 milioni di euro alla voce servizi informativi e
gestionali della Provincia. In vista delle Olimpiadi del 2026 Rossi
ha chiesto se gli imprenditori del turismo condividano lo
stanziamento di 60 milioni di euro per lo stadio del ghiaccio a
Baselga di Pinè a fronte di pochissimi praticanti in Italia. E ha
chiesto cosa propone il Coordinamento per attirare la manodopera di
cui le imprese hanno bisogno. Infine sulla riforma della legge 6 del
1999 si considera utile lo strumento della forma negoziale.
Alex
Marini ha chiesto agli imprenditori se ritengono di di
intervenire sulla formazione dell’autorità che dovrà presiedere
al controllo dell’impiego dei fondi del Pnrr destinati al Trentino
per la realizzazione degli obiettivi previsti e se non ritengano
necessario promuovere la partecipazione anche nelle scelte
riguardanti le politiche fiscali.
Giorgio
Tonini (Pd)
ha ribadito
la questione della carenza delle politiche dell’offerta rispetto
alla politica
della domanda derivante da risorse esogene alla Provincia, chiedendo
al Coordinamento imprenditori se non sia il caso di sollecitare la
Provincia a puntare su un
innalzamento strutturale del tasso di crescita dell’economia
e del
sistema trentino. Diversamente,
ha spiegato, l’autonomia
della
Provincia rischia di risolversi
in
una
dipendenza
dalle risorse provenienti dall’esterno, dimostrando
di non essere in grado di produrne al proprio interno.
Secondo i sindacati è mancato
un vero confronto
con la Giunta su
questo punto. Gli imprenditori cosa ne pensano?
Paolo
Zanella (Futura) è tornato sul tema dell’immigrazione per la
necessità di manodopera carente anche a causa del problema
demografico. I dati mostrano che la popolazione attiva scarseggia.
Diventerà concorrenziale per i territori che vi siano persone che
arrivano e che siano incluse per sostenere l’economia locale.
Zanella ha chiesto anche notizie al presidente della Cooperazione
Simoni sul rinnovo del econtratto e quindi della retribuzione dei
lavoratori delle cooperative sociali. Infine sull’Irap ha chiesto
se il Coordinamento condivida il mantenimento di sgravi indistinti
per tutti anziché mettere in campo sgravi selettivi che spingano la
crescita delle imprese.
Roberto
Simoni, presidente
della Federazione trentina della cooperazione, ha sottolineato
che la questione dell’integrazione
degli
immigrati per rispondere alla carenza di manodopera
è sentita
anche
dalle cooperative. E
ha assicurato un impegno per creare
meccanismi funzionali
all’inserimento
lavorativo
di più persone
provenienti da altri Paesi. Sul
Progettone
ha
espresso
un plauso convinto alla Giunta anche
se, ha aggiunto, ora servono
risorse adeguate per attuare
la nuova legge affrontando
soprattutto
il tema della precarietà del lavoro. Sulle cooperative sociali che
lavorano con appalti, ha
evidenziato che l’aumento
dei costi dell’energia e delle materie prime ha messo queste realtà
in grave sofferenza. Serve quindi
una
clausola di
salvaguardia per le cooperative sociali e anche il rinnovo del
contratto dei
lavoratori in questo settore è
strettamente legato alla possibilità di queste cooperative di
riconoscere quanto viene pattuito con l’aggiornamento e
quindi dalle
risorse pubbliche messe a disposizione. C’è un grande dibattito
interno alle cooperative sociali che oggi sono gravemente a rischio
in alcuni settore primari come il welfare. Si chiede quindi un forte
intervento della Provincia. Sul settore dell’allevamento e della
zootecnia, Simoni ha sottolineato che anche qui l’aumento
dei
costi energetici ha creato una situazione di grande tensione
soprattutto per quanto riguarda il latte e i suoi derivati. Queste
aziende
hanno bisogno di aiuto anche per il loro impatto
sull’ambiente e sul turismo.
La cooperazione auspica quindi un intervento della Provincia perché
il settore è a rischio si è già verificata qualche chiusura. La
produzione del latte
regista già
oggi una
contrazione di circa il 10%. In generale Simoni ha giudicato
responsabile questa manovra finanziaria e la prospettiva è che la
Provincia metta al centro dell’attenzione i temi dell’ambiente e
delle comunità energetiche per agevolare il percorso verso la
produzione e l’utilizzo di energia pulita.
Roberto
Busato di
Confindustria
si
è soffermato sul problema
della denatalità che interessa il Trentino per evidenziare che sulla
grave questione della mancanza di lavoratori in tutti i settori si
dimentica che nei prossimi 10 anni mancheranno persone per far
funzionare le aziende. Si parla di inserimento delle donne nel
mercato del lavoro ma non si sono
ancora adottate misure
concrete su questo tema. Secondo
Busato
per far crescere l’economia
non bastano gli sgravi sull’Irap ma servono
risorse per gli investimenti. Se
nel
periodo critico della pandemia erano giustificati
i
ristori, oggi
occorre
stare attenti a non abituare le aziende a queste politiche.
Confindustria sottolinea anche il problema dei lavoratori non
formati, al quale occorre assolutamente mettere mano. Oggi occorre
adeguare il nostro sistema della formazione alla riforma dell’Its
Academy nazionale per
inserire lavoratori preparati nelle
aziende con finanziamenti che arriveranno
da
Roma. Sul caro bollette Busato ha aggiunto che oggi le imprese di
maggiori dimensioni si trovano non tanto a trattare sul prezzo ma
sono
alle
prese con il problema di trovare energia. DE la deve acquistare
fuori. Confindustria ha sottoscritto un contratto con un fornitore
svizzero e
chiede
un
abbattimento degli interessi non
fino ai
300.000
euro previsti
bensì per finanziamenti fino
a 1.250.000 euro.
Sull’energia vi
sono aziende fuori
dalla rete nazionale per
le quali Confindustria
chiede
una
misura provinciale ad hoc. Vi
sono anche
attività
non ammesse alle agevolazioni per gli impianti fotovoltaici e
imprese
ad es. per la lavorazione del vetro che hanno assoluto bisogno di
beneficiare degli aiuti Fesr. Ancora, in materia di sicurezza sulle
piste da sci, Busato ha chiesto che non
vengano
introdotti adeguamenti delle sanzioni ora, perché le aziende si
stanno muovendo ma
hanno bisogno di tempo per
adeguarsi al decreto. Sull’articolo 12 relativo al patrimonio
boschivo per
Confindustria occorre
utilizzare tutti gli scarti prodotti per incentivare gli impianti a
biomassa che permetterebbero di tenere puliti i boschi e generare
energia. Su questo Confindustria chiede un tavolo di lavoro con gli
esperti del settore. Infine Busato non
ha condiviso la proposta di un sistema
negoziale per la legge unica sull’economia, anche
se con il sindacato occorre certamente dialogare. Ma sulla riforma
della
legge 6 gli industriali
non
possono
rischiare
di subire
i ricatti
dei
sindacati.
Mauro
Paissan,
presidente di Confesercenti,
ha giudicato necessaria la prudenza adottata dalla Giunta su questo
bilancio, giudicato
positivo.
Quanto al sostegno alle imprese, per le due linee di credito previste
dall’esecutivo l’intervento è certamente indispensabile ma ha
espresso perplessità sui tempi, osservando che per l’attuazione
non si può attendere Natale. A proposito dell’impianto del
ghiaccio per
le Olimpiadi a Pinè, Paissan si
è dichiarato favorevole all’investimento dei 60
milioni di euro dopo
la
presentazione del progetto, perché
potrà costituire un
punto di attrazione forte su questa
disciplina in Italia.
L’impianto
potrebbe diventare un motore per l’economia di tutto il Trentino.
Quanto
agli incentivi Confesercenti ritiene che per le nuove tecnologie sia
stato
importante
l’investimento della Provincia sulle dorsali ma si rileva che manca
il cosiddetto “ultimo miglio”. Per questo a proposito della nuova
legge sugli incentivi Paissan chiede un investimento forte della
Provincia per completare la connessione e dare una spallata
conclusiva su questo tema. Sulla crescita strutturale per
Confesercenti occorre evitare che le risorse siano impiegate per
gestire le emergenze anziché promuovere lo sviluppo. Sui tavoli di
confronto in materia fiscale chiesti da Marini, Confesercenti è
favorevole al dialogo ma ritiene
che occorra
stare
attenti a non costruire tavoli su tavoli che poi non portano a nulla.
Infine
per Paissan sulla
denatalità e l’invecchiamento anziché continuare a parlarne
occorrerebbe
mettere
in campo politiche a sostegno della genitorialità
per
evitare che tra 25 anni i decessi doppino le nascite.
Davide
Cardella, direttore dell’Asat ha evidenziato l’impatto
devastante del quadrupicamento dei costi dell’energia anche sulle
prossime stagioni. Oggi gli aumenti rallentano ma non si ha alcuna
certezza sui prezzi di quest’inverno. Quanto alla manodopera la
politica di accoglienza è carente anche a causa della difficoltà di
trovare alloggi per il personale delle imprese del settore turistico.
Servono per questo foresterie recuperando immobili inutilizzati.
Sull’Its Academy Cardella ha osservato che l’introduzione di
questa formula restituirebbe appeal alla formazione professionale.
Sulla legge 6 dell’economia la riforma avviata è importante ma la
vera sostanza arriverà con i decreti attuativi sui quali Asat ha
chiesto di essere coinvolta. Tornando alle misure di credito
agevolato che la Provincia intende mettere in campo, resta sempre lo
scoglio della valutazione degli istituti di credito. Olimpiadi 2026:
nell’assestamento del bilancio serviranno misure dedicate a
sostegno delle aziende.
Andrea
Basso dell’Ance,
dopo
aver presentato le sei richieste specifiche della categoria si è
soffermato sul tema della mancanza
di manodopera, che
nel settore delle costruzioni edili è molto preoccupante perché non
vi sono più iscrizioni
all’Enaip in
questo indirizzo. Per questo ha chiesto
che meccanismi che
rendano
attrattiva
l’edilizia, anche
perché i lavoratori
stranieri
che se
n’erano andati a causa del Covid non sono più tornati. Serve una
valorizzazione delle scuole per promuovere la specializzazione sui
luoghi di lavoro anche per quanto riguarda la sicurezza. Quanto agli
alberghi, l’Ance
punta
ad opere finalizzate
al riutilizzo
di edifici disponibili. Per
le Olimpiadi
servono a
suo avviso organi
di controllo dedicati
alla realizzazione
degli impianti. Sulla denatalità per Basso il tema va
affrontato anche dal
punto di vista culturale.
A suo avviso
servono sia
incentivi
sia
prospettive
di lavoro perché
i ragazzi smettano di andarsene altrove.
Claudio
Filippi dell’Associazione artigiani si è soffermato
sull’esigenza di dare supporto alle imprese artigiane con misure
fino a 25mila euro e sul tema dirimente dell’accesso al credito con
formule semplificate per tener conto delle gravissime difficoltà
contingenti dovute al caro energia. Fondamentale è poi il tema della
maggiore autonomia energetica per produzioni da fonti rinnovabili:
non bisogna a suo avviso puntare solo sul fotovoltaico ma anche sulle
biomasse utilizzando gli schianti. Oggi il sostegno dell’economia
passa sempre più da risorse statali ed europee: gli artigiani
chiedono che anche per le piccole imprese vengano declinati i
relativi bandi per poter accedere a queste risorse. Siccome servono
interventi per un numero elevato di domande Assoartigiani propone di
coinvolgere i Cat (Centri di assistenza tecnica) delle associazioni
datoriali alle quali la Provincia potrebbe affidare delle deleghe per
evadere le domande. Sul Pnrr il Progetto Borghi che sosterrà lo
sviluppo delle località della Valle dei Mocheni interessa molto gli
artigiani trentini. Cardella ha concluso sottolineando la necessità
che la Provincia promuova maggiormente l’artigianato trentino
perché questo è un comparto che garantisce occupazione stabile e
destagionalizzata, offrendo opportunità di lavoro.
Pietro De
Godenz (UpT) ha chiesto all’Asat chiarimenti sulle misure dedicate
alle Olimpiadi.
Cardella ha risposto che che i bandi sono stati
molto apprezzati dalle aziende del turismo ma è anche necessaria una
misura specifica e soprattutto una tempistica e procedure ridotte che
consentano di realizzare gli impianti e le strutture entro il 2006.
Giovanni Battaiola, presidente di Asat, ha concluso sostenendo
che occorre spingere per una crescita del regime de minimis europeo,
perché i contributi possano sostenere la riqualificazione delle
strutture.