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21/11/2022 - In aula o in commissione

Manovra finanziaria: ascoltati Camera di commercio, Organizzazioni sindacali e Coordinamento imprenditori

Dalla Prima Commissione

Manovra finanziaria: ascoltati Camera di commercio, Organizzazioni sindacali e Coordinamento imprenditori

In allegato i documenti con le osservazioni della Cciaa, dei sindacati e degli imprenditori

Manovra finanziaria: ascoltati Camera di commercio, Organizzazioni sindacali e Coordinamento imprenditori
​​​​​​​​La Camera di commercio, industria, agricoltura e artigianato (Cciaa) di Trento, le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl, Uil, Fenalt e il Coordinamento provinciale imprenditori, sono stati i soggetti esterni ascoltati stamane dalla Prima Commissione presieduta da Vanessa Masè (La Civica) in merito ai tre disegni di legge che formano la manovra finanziaria della Provincia proposti dal presidente dalla Giunta Maurizio Fugatti: il 166 Legge collegata alla manovra di bilancio provinciale 2023, il 167 Legge di stabilità provinciale 2023 e il 168 Bilancio di previsione della Provincia autonoma di Trento per gli esercizi finanziari 2023–2025. La Cciaa ha espresso un giudizio di sostanziale condivisione della manovra che invece è stata fortemente criticata dalle organizzazioni sindacali, mentre le categorie economiche si sono mostrate favorevoli al criterio della prudenza adottato per questo bilancio dall’esecutivo chiedendo, tuttavia, interventi sia integrativi che più incisivi e mirati in vari settori.


La Camera di commercio: manovra pragmatica sostanzialmente condivisibile.


Per la Cciaa, Luca Trentinaglia e Massimo Pavanelli hanno espresso una sostanziale condivisione per la manovra dopo aver presentato il quadro dell’andamento economico del Trentino nel corso del 2022 e alcune previsioni per il 2023. Il caro-energia elettrica e dei combustibili – hanno segnalato – sta riducendo il potere d’acquisto delle famiglie e mette in difficoltà le imprese colpite anche dall’aumento del prezzo delle materie prime. Mentre la prima parte del 2022 è stata caratterizzata da una crescita del fatturato e il sentiment delle imprese oggi è ancora buono, in chiave prospettica per l’anno prossimo prevalgono il pessimismo e l’incertezza. Già nel terzo trimestre di quest’anno si registra una marcata decelerazione dei tassi di crescita. Il registro delle imprese al 30 settembre documenta segnali confortanti sulla nati-mortalità delle aziende, risultata in aumento soprattutto grazie all’edilizia, ai comparti collegati e ai servizi del terziario. Pesa tuttavia in tutti i settori dell’economia trentina la difficoltà di trovare manodopera, tanto che le imprese sembrano disposte a cercare anche professionalità non qualificate. I consumi fin’ora hanno tenuto grazie al risparmio delle famiglie, ma il clima di fiducia dei consumatori è ai minimi termini come nel 2020 nella fase più acuta della pandemia. Se il 29% dichiara che avrà soldi sufficienti per le spese essenziali, l’8,5% ritiene di non averne neanche per queste. La manovra di bilancio proposta dalla Giunta è apprezzata dalla Cciaa perché considerata pragmatica, all’insegna della concretezza e della prudenza. Giusto per l’ente di via Calepina che le risorse vengano concentrate a sostegno delle famiglie in difficoltà e s linee di credito a tassi agevolati per le imprese, evitando l’erogazione di contributi a fondo perduto vista la limitazione delle risorse finanziarie provinciali. Strategico per l’economia secondo la Cciaa sarà il varo in primavera della nuova legge unica dell’economia da poco presentata. Positiva è anche la conferma dgli investimenti sulle opere pubbliche, nella speranza che la maggior parte possa prendere avvio nel corso del 2023.


La discussione.


Ugo Rossi (Misto-Azione) ha chiesto se per il sostegno ai piccoli negozi e soprattutto agli allevatori la Cciaa non pensa che sia necessario concedere aiuti più consistenti. A suo avviso inoltre le risorse a disposizione della Provincia consentirebbero investimenti molto più efficaci perché in particolare molte aziende zootecniche l’anno prossimo rischiano di chiudere. Impossibile poi, per Rossi, che nel 2023 venga avviata la realizzazione delle opere pubbliche programmate in questa legislatura. Semmai potranno partire quelle previste due legislature orsono. Infine l’esponente di Azione ha chiesto come giudica la Cciaa i consistenti avanzi di amministrazione della Provincia che crescono ogni anno e che dimostrano l’incapacità di scaricare a terra le risorse. Perché – ha concluso – se gli avanzi crescono di 100 milioni di euro all’anno occorre porsi qualche interrogativo.

Trentinaglia e Pavanelli hanno risposto sottolineando la necessità sempre affermata dalla Cciaa di sostenere sia i piccoli negozi di montagna sia le aziende agricole zootecniche per le quali auspica interventi integrativi in sede di assestamento di bilancio. Quanto all’avanzo di amministrazione la Ccia ritiene opportuno verificare che nei prossimi mesi l’andamento dell’economia e concentrare le risorse su alcuni investimenti strategici. L’avanzo potrà rivelarsi un’opportunità purché non venga ulteriormente accumulato. La Cciaa ha segnalato che il 10% dei titolari delle attività di piccolo commercio al dettaglio e dei trasporti ha dichiarato che non riuscirà a proseguire a rincari dell’energia invariati. Se però la Giunta confermerà l’apertura di linee di credito a bassi tassi di interesse, c’è da sperare nella tenuta delle aziende. Sul avanzi ha imputato il problema anche alla farraginosità delle regole relative alle gare di appalto.


Cgil, Cisl e Uil: vuoto di prospettive anche l’ultimo bilancio della legislatura


Andrea Grosselli, segretario della Cgil, ha illustrato il documento unitario sottoscritto anche da Cisl e Uil del Trentino. La considerazione di fondo delle tre maggiori organizzazioni sindacali è che “questa è l’ultima vera sessione di bilancio della legislatura e si muove sulla falsariga delle precedenti: un bilancio di previsione monco che rimanda alla legge di assestamento per la definizione del quadro della finanza pubblica dell’Autonomia, nell’assenza di reali scelte programmatorie e di politica economica, nonché di riforme in grado di rilanciare crescita e coesione sociale indispensabili per guardare al futuro con più fiducia. Il tutto, anche stavolta, viene giustificato dalla sbandierata necessità di essere prudenti di fronte ad uno scenario a tinte fosche per le dinamiche economiche, certificando però così il tradimento delle fondamenta su cui, giusto 50 anni fa, fu costruito il Secondo Statuto di Autonomia. Fu il coraggio a caratterizzare i legislatori di allora che puntarono tutto sulla Specialità (e sulla conseguente responsabilizzazione diffusa di tutti gli agenti economici e sociali) come strumento principe per affrontare le trasformazioni che attendevano il nostro territorio. Oggi la cifra di chi guida le istituzioni provinciali è la paura - di perdere consenso, in primis - e ciò, a noi pare, fa quasi diventare l’Autonomia un peso insopportabile più che un’opportunità. La manovra resta sostanzialmente vuota e sorda alle istanze della società trentina. Si affossa l’ultima possibilità di una concertazione alta tra istituzioni e parti economiche e sociali utile a costruire insieme un’idea comune del futuro del Trentino”.

Una pagina bianca.

“Anche per questo – ha spiegato Grosselli – abbiamo deciso di lasciare in bianco la seconda pagina del documento unitario, in modo da testimoniare come nel vuoto di prospettive con cui si chiude la XVI legislatura si è spenta anche l’ultima speranza di un governo condiviso dell’autonomia perché capace di individuare soluzioni a problematiche sempre più complesse sollecitando chi rappresenta attivamente porzioni importanti della società trentina ad avanzare proposte innovative e responsabili che guardino più all'interesse generale della comunità che a quelli particolari. Abbandonando questo faticoso ma produttivo processo cooperativo, che caratterizza gran parte dei Paesi dell’Europa settentrionale, a partire dal vicino Tirolo dove la Sozialpartnerschaft è parte fondante della costituzione materiale del Land e dell’intera Austria, la Giunta rinuncia ad esercitare fino in fondo il proprio ruolo di governo per cedere alle logiche spicce degli slogan o delle misure spot”.

L’assestamento 2023.

Quanto all’assestamento di bilancio dell’anno prossimo, le organizzazioni sindacali avvertono che “se quelle risorse verranno utilizzate ai meri fini elettoralistici, il nostro giudizio sarà pesantemente negativo”. Grosselli è poi entrato nel merito delle principali criticità riscontrate nella manovra e presentato le proposte con cui le confederazioni ritengono che si potrebbe mettere in campo politiche e interventi provinciali per migliorare la situazione dei lavoratori e alleviare quella dei soggetti più esposti alle difficoltà economiche. “Il problema di questo bilancio è che anche per il 2023 non si vede il benché minimo accenno alla definizione di una politica dei redditi provinciale che provi a contrastare gli effetti di riduzione del potere d’acquisto di dinamiche dei prezzi che resteranno significativamente alte”. Secondo Cgil, Cisl e Uil La Giunta con questo bilancio mostra di non aiutare l’economia. Grasselli ha rimarcato che “non c’è in questa manovra finanziaria nessun apporto alla crescita economica. I 4 miliardi e mezzo delle risorse provinciali non hanno nessun impatto sulle imprese e lo sviluppo, mentre dovrebbero servire proprio a questo”.

L’addizionale Irpef.

La continua modifica dei livelli di esenzione al pagamento dell’addizionale Irpef regionale (fissata all’1,23% dei redditi dichiarati al fisco fino a 50.000 euro) si trasforma in una sorta di gioco di prestigio con il quale la Giunta può dire di aver messo nelle tasche dei cittadini a basso reddito 30 milioni di euro riducendo l’addizionale che verrà pagata dai trentini l’anno prossimo. Ancor più dell’operazione tutta elettoralistica, di alzare nuovamente la pressione fiscale riportando la deduzione a 15.000 euro nella legge di stabilità per il 2023 per poi abbassarla in assestamento di bilancio immediatamente a ridosso delle elezioni provinciali, a sconcertare è la leggerezza con cui si danno le cifre complessive. I 30 milioni annunciati quest’estate come minori entrate per la riduzione dei gettito dell’addizionale, non sono aggiuntivi rispetto alla situazione pregressa. Andrebbero infatti prima calcolati gli sgravi di cui beneficiavano i contribuenti trentini prima dell’avvento della Giunta Fugatti che corrispondevano a circa 24-25 milioni di euro ogni anno. Le risorse aggiuntive di cui godranno sotto forma di minore imposizione fiscale i cittadini nel corso del prossimo anno rispetto all’avvio di legislatura, saranno pari solo a circa 5 milioni di euro. Briciole. In totale le risorse nuove mobilitate fino ad oggi dalla Giunta provinciale contro il caro bollette ammontano nominalmente a circa 27 milioni di euro.

Le risorse per le bollette.

Siamo poi ancora in attesa di sapere a quanto ammonteranno realmente le risorse - circa 45 milioni di euro si è letto sui giornali - dedicate al previsto taglio delle bollette dell’energia elettrica che dovrebbe avvenire sotto forma di una tantum a gennaio 2023. Nel ribadire la nostra critica alle modalità del tutto inique ed inefficaci (180 euro a famiglia sulla base di una dichiarazione dei redditi inferiore a 50.000 euro lordi annui del titolare del contratto di fornitura di energia elettrica), rileviamo che queste risultano in contraddizione con quanto specificato dalla Nadefp stessa quando la Giunta stessa ricorda che a pagare il prezzo più alto dell’iperinflazione di questi mesi sono le famiglie a basso reddito. Proprio per questo la Provincia autonoma di Bolzano ha stanziato in diverse tranche ben 90 milioni di euro nel corso del 2022 utilizzando l’indicatore Isee e concentrando le risorse proprio sulle famiglie, con e senza figli, che risultano meno abbienti per condizioni economiche e patrimoniali. A questi stanziamenti si aggiungeranno sconti in bolletta per tutta la popolazione grazie all’utilizzo dei dividendi non utilizzati dalle amministrazioni pubbliche altoatesine, insieme agli sgravi fiscali sull’addizionale Irpef da sempre significativamente più generosi oltre Salorno.

L’inverno demografico.

A fronte del crollo del tasso di fecondità (in provincia di Bolzano è di 1,71 figli per donna, tra i più alti in Italia, mentre in Trentino si è scesi negli ultimi anni a 1,36, vicini alla media nazionale di 1,24), i sindacati contestano gli aiuti destinati dal bilancio alle famiglie numerose, che avrebbero meno bisogno di sostegno rispetto alle coppie che non fanno figli. A questi nel 2023 la Giunta riduce di fatto la capacità di spesa. Non provvedendo a indicizzare l’Assegno unico provinciale (come invece farà lo Stato per le famiglie beneficiarie di Assegno Unico Universale), il potere reale d’acquisto delle misure di sostegno alle famiglie si ridurrà di oltre l’11%. Così, solo per fare un esempio, una famiglia con tre figli e un Icef uguale o inferiore a 0,10, perderà strutturalmente dal 2023 in avanti, solo sulla quota B, una cifra pari a 316 euro ogni anno. In pratica tutti i 32mila beneficiari di sostegno per i figli minori dall’anno prossimo in avanti avranno in tasca meno soldi per far fronte alle necessità dei figli. A seconda dell’indice utilizzato e della platea cui applicare gli effetti dell’armonizzazione al tasso di inflazione, i sindacati stimano che il costo complessivo del recupero delle dinamiche dei prezzi per i soli 2021 e 2022 potrebbe attestarsi tra i 6 e gli 8 milioni di euro all’anno. In questa manovra questi stanziamenti non sono previsti.

L’occupazione.

La Giunta non ha ancora individuato un meccanismo per vincolare l’accesso ai contributi pubblici alle sole imprese che applicano i contratti collettivi sottoscritti dalle organizzazioni maggiormente rappresentative. Su questo fronte auspichiamo che possa essere raggiunta a breve un’intesa con le associazioni di rappresentanza delle imprese per garantire alla nostra terra uno strumento ulteriore per evitare gli effetti di dumping a favore delle aziende che applicano i cosiddetti contratti pirata. Ormai quasi un quarto della popolazione lavorativa, pari a circa 48.000 persone, è occupata con contratti a termine. Una tendenza preoccupante che ha registrato quest’anno una crescita ulteriore.

La riforma della legge unica dell’economia.

Nell’annunciata riforma della legge provinciale sui sussidi alle imprese verrà eliminata la procedura negoziale, ossia quella modalità di concessione di contributi provinciali all’innovazione che prevede l'adozione di un accordo tra le organizzazioni sindacali e l’azienda interessata. Un meccanismo virtuoso utilizzato da decine di aziende in Trentino che permette di definire congiuntamente l’impatto sociale degli investimenti, a partire dal numero e dalle tipologie di assunzioni che l’impresa beneficiaria del sostegno si impegna ad effettuare. Ripristinare il vincolo dell’accordo sindacale e riservare i contributi solo alle aziende che hanno un rapporto tra lavoratori stabili e lavoratori a termine sotto una certa soglia, dovrebbe essere un impegno condiviso dalle istituzioni per ridurre il fenomeno della precarietà.

Le politiche industriali.

Occorre che la Provincia intervenga per far sì che le imprese aumentino la capacità di investimento in ricerca e sviluppo perché solo l’innovazione garantisce reali margini di aumento della produttività e del valore aggiunto del sistema economico locale. Per questo sarebbe auspicabile aumentare la selettività del sistema di incentivazione provinciale delle imprese. Come ha già fatto la Provincia autonoma di Bolzano andrebbe prevista l’eliminazione degli sgravi Irap a pioggia. Anche in questo caso invece la Giunta provinciale persevera nel garantire sgravi fiscali ad aziende che non utilizzano questi incentivi per investire. Così di fatto si sostengono indifferentemente le aziende che innovano e quelle che invece non lo fanno, spesso quindi riducendo anche la qualità dell’occupazione.

La pubblica amministrazione.

la Giunta provinciale – lamentano le organizzazioni sindacali – non ha stanziato neppure un euro per il rinnovo dei contratti, scaduti nel 2021 senza ancora essere pienamente rinnovati, per il triennio 2022-2024. Così per i dipendenti pubblici trentini, per gli infermieri degli ospedali, per gli operatori socio-assistenziali delle case di riposo, per il personale docente e non docente delle scuole, per i dipendenti dei comuni non viene stanziato un euro neppure per il recupero strutturale del potere d’acquisto e l’adeguamento dei minimi tabellari all’inflazione che come detto quest’anno raggiungerà un livello medio record intorno al 10%.

Il welfare.

I sindacati chiedono alla Giunta di costituire degli Stati generali del Welfare in Trentino.Il consolidamento della sperimentazione e la diffusione degli Spazio Argento su tutto il territorio deve essere supportata infatti con nuovi stanziamenti e nuove progettualità, a partire da una reale condivisione delle banche date informatiche all’investimento sulle nuove tecnologie anche in questo campo. Sul fronte poi delle politiche della casa, al netto delle fallimentari e sbagliate logiche di propaganda, fondate sull’esclusione dei cittadini di origine straniera su cui la Giunta ha dovuto fare marcia indietro dopo le ripetute sentenze del Tribunale di Trento, non si vedono reali investimenti da molti anni. Oltre a dar vita d un fondo per la morosità incolpevole, anche sul fronte dell’Imis c’è la necessità per gli enti locali di poter modulare la tassazione innalzando le aliquote per i proprietari di alloggi sfitti in modo da ampliare l’offerta locativa sul libero mercato provando così ridurre la pressione sugli affitti.


Gli interventi degli altri sindacalisti. 


Michele Bezzi, segretario della Cisl, ha esortato la Giunta a coinvolgere i sindacati per cercare assieme le soluzioni migliori ai problemi sostenendo soprattutto chi ha i redditi più bassi. A suo avviso mancano investimenti seri sulla sicurezza del lavoro, che potrebbe rivelarsi un valore per risultare attrattivi dal momento che abbiamo bisogno di manodopera. Per questo va eliminato il requisito dei 10 anni di residenza chiesti agli immigrati per accedere ai benefici sociali. Sul sostegno al soccorso sanitario gestito dal volontariato, Bezzi ha raccomandato che questo non comporti un taglio al servizio pubblico e non risponda alla logica della privatizzazione del settore sanitario.


Walter Alotti, segretario della Uil ha evidenziato la mancanza in questa manovra proiettato verso l’assestamento di bilancio 2023 la mancanza di una visione di futuro e la voglia della Giunta di soddisfare solo aspettative elettorali. Lo dimostrano i tagli all’università e alla ricerca, la riduzione del 40% della spesa sanitaria, la scelta di non prevedere la Casa della salute nel distretto del Primiero. Quanto alle politiche energetiche non si nota nel bilancio un grande investimento. Si parla di un successo del contributo per il fotovoltaico ma sono state tagliate fuori le famiglie che abitano nei condomini, limitandosi al contributo “ridicolo” di 180 euro per tutti. Questo bilancio non prevede stanziamenti mirati e intelligenti per fronteggiare l’aumento del costo dell’energia. A suo avviso il Consiglio provinciale dovrà entrare nel merito della situazione di HDE. Anche sulla sicurezza del lavoro ci sono solo le chiacchiere dell’assessore Spinelli perché non vengono adeguati gli organici dell’Uopsal. Su questo tema i sindacati hanno scritto un esposto alla Corte dei conti per chiedere conto dell’utilizzo delle risorse dell’Apss. Infine sull’edilizia abitativa Alorri ha segnalato che nel bilancio, nonostante i 1200 alloggi sfitti dell’Itea, non vi è alcun stanziamento suppletivo, mentre la Giunta va incontro alle richieste dei costruttori dell’Ance.


Maurizio Valentinotti, segretario della Fenalt, sui dipendenti del pubblico impiego nelle autonomie locali del Trentino ha evidenziato che per questi lavoratori nel bilancio mancano completamente le risorse per il rinnovo del contratto 2022-2024 mentre non sono ancora arrivate le risorse del precedente. Inoltre ai lavoratori vengono riconosciuti solo 10 euro al mese di vacanza contrattuale. Anche su questo punto servirebbe a suo avviso un cambiamento. Il problema del pubblico impiego sta però, per Valentinotti, nel bisogno di cambiare mentalità in modo da rendere di nuovo appetibile il lavoro in questo settore e arginare la fuga verso altre occupazioni gfuori regione. Nei Comuni – ha avvertito – la situazione è drammatica. Chi può scappa anche per le eccessive responsabilità a carico dei dipendenti pubblici. Questo perché non viene applicato il principio per cui il lavoratore, in assenza di dolo o colpa grave, non deve sobbarcarsi gli oneri giudiziari di eventuali cause legali contro la pubblica amministrazione. Vi è in Trentino una norma che prevede la corresponsione delle spese legali a chi viene assolto. E ha preannunciato un emendamento per il riconoscimento per intero delle spese legali a favore degli operatori sanitari. Il segretario della Fenalt ha ricordato che è urgente affrontare anche il tema del valore dei buoni pasto, fermo a 6 euro, sul quale sarebbe ora di rendere dignitoso questo strumento permettendo che l’importo sia spendibile in tutti gli esercizi che vendono alimenti. Ancora, mancano ai dipendenti pubblici sbocchi di carriera, il riconoscimento del merito e dell’esperienza professionale. Infine per prevenire che si verifichino casi analoghi a quello di Sara Pedri nella sanità, Valentinotti chiede che ci si preoccupi del benessere organizzativo introducendo anticorpi e controlli più strutturati.


La discussione.


Giorgio Tonini (Pd) ha ricordato che in questi anni è stata fatta molta politica della domanda con risorse derivate da trasferimenti nazionali ed europei mentre è stata fatta molta poca politica dell’offerta per il miglioramento della produttività. E anche i 4 interventi prospettati dalla Giunta sulla questione dell’eneriga, sulla pubblica amministrazione, sul Progettone e sulla nuova legge per l’economia appaiono, a ben guardare, ancora molto incerti e poco incisivi. Per questo ha chiesto ai sindacati se vi sia su questi temi una possibilità di confronto con l’esecutivo.

Grosselli ha risposto di no e ha ribadito, sulla prospettata riforma della legge 6 per modificare gli aiuti all’economia, che servirebbero scelte selettive auspicate dagli stessi imprenditori, riservando gli incentivi alle aziende proiettate verso l’innovazione.

Alotti ha evidenziato che anche questa proposta di riforma della legge 6 a cui sta lavorando l’assessore Spinelli dimostra volta come l’attenzione della Giunta sia rivolta soprattutto a soddisfare le aspettative delle categorie economiche, estromettendo dal confronto sulla nuova normativa le organizzazioni sindacali.

Ugo Rossi ha notato il segnale preoccupante costituito dalla pagina bianca lasciata dai sindacati per indicare il vuoto di prospettive della Giunta in questo bilancio. “E’ la prima volta che accade”, ha commentato. E ha ripetuto quanto già anticipato ai rappresentanti della Camera di commercio in merito alla disponibilità delle risorse della Provincia. Mentre il rendiconto del 2017 aveva un avanzo di amministrazione pari a zero e il fondo casa al 1 gennaio 2018 ammontava a 275 milioni, nel Nel 2018 l’avanzo era di 82 milioni, nel 2019 cresceva fino a 211, nel 202o arrivava a 233 e nel 2021 raggiungeva quota 384 milioni di euro. Il fondo cassa della Provincia – ha ricordato l’ex presidente della Giunta – ammonta oggi a 2.720 milioni. Vi sono quindi due miliardi in più di fondo cassa rispetto al 2017. “Di questi dati – ha aggiunto – non si può non tener conto di fronte a una situazione economica e finanziaria straordinaria come quella attuale che richiede interventi forti sulle famiglie, ma anche a sostegno dei piccoli esercizi commerciali e degli allevatori. Rossi ha anche chiesto ai sindacati se abbiano valutato le ricadute in Trentino del ridimensionamneto del reddito di cittadinanza deciso dal governo nazionale. Il consigliere ha ricordato poi che dagli anni 2000 in poi la natalità nella nostra provincia era sostenuta dagli stranieri, mentre oggi servono politiche di attrazione perché non abbiamo più manodopera. Servono quindi interventi massicci in questa direzione, magari coinvolgendo anche le associazioni che si occupano di immigrazione ed emigrazione.

Grosselli ha risposto che sull’andamento della finanza pubblica locale il problema sta non già nella scarsità delle risorse quanto di idee su come investire questi soldi, ad esempio per la medicina territoriale. Il timore dei sindacati è che il prossimo assestamento di bilancio sarà probabilmente il più ricco della storia del Trentino. Sul reddito di cittadinanza Grosselli ha ricordato che i sindacati avevano chiesto invano alla Giunta di mantenere in vita anche gli interventi provinciali a sostegno delle politiche attive del lavoro, delle condizionalità e dei servizi. Manca poi per i sindacati un investimento nei centri per l’impiego. Sull’emigrazione l’Italia ha tanti sbarchi e poche domande di asilo politico mentre l’Austria sostiene accogliendole sia la politica demografica sia la crescita economica.

Alotti ha ricordato che la Provincia nel 2019 ha restituito all’Ue oltre 1 milione di euro con cui avrebbe potuto finanziare corsi di lingua italiana per l’integrazione dei migranti. La verità è a suo avviso che alla Giunta non interessa migliorarne le condizioni. Del resto solo la Provincia mantiene il requisito dei 10 anni di residenza per poter godere del welfare nonostante le sentenza avverse a questa disposizione. In ogni caso per il sindacalista si potrebbero utilizzare le associazioni che percepiscono contributi pubblici per indirizzare l’emigrazione in Trentino verso impieghi nella sanità.

Alex Marini (Misto-5 Stelle) ha criticato l’utilizzo da parte della Giunta della finanza provinciale utilizzata in chiave strumentale al solo scopo di sconfiggere gli avversari politici e avere il potere per 5 anni.

Paolo Zanella (Futura) ha stigmatizzato la non volontà della Giunta di utilizzare la concertazione per le scelte politiche e sottolineato il peggioramento delle disuguaglianze sociali conseguente alle disparità salariali sulle quali il Trentino è uno dei territori più critici in Italia. Si aiutano le famiglie che fanno 3 o 4 figlie e non quelle che non ne hanno. Zanella ha ricordato di aver chiesto all’assessora Segnana notizie sul contratto dei dipendenti delle cooperative sociali, le cui retribuzioni sono troppo basse.

Grosselli ha segnalato la lettera scritta l’estate scorsa dai sindacati all’assessora sul problema del contratto di questi lavoratori, bloccato da 15 anni e che la risposta di Segnana è stata che va tutto bene e che non intende incontrare Cgil, Cisl e Uil.


Il Coordinamento provinciale imprenditori


Il segretario del Coordinamento Roberto Pallanch ha evidenziato i passaggi più significativi del documento unitario presentato sul bilancio dagli imprenditori. Che inizia segnalando che il quadro generale della situazione economica in Italia e nel Trentino è ancora molto incerto. Il Pil è cresciuto nel 2022 ma già nel 2023 la crescita sarà contenuta e vi sarà una forte spinta inflattiva. Per il Trentino l’economia provinciale nel primo semestre di quest’anno è andata bene e vi è un ottimo dato della stagione turistica estiva. Il nostro territorio dispone di punti di forza e di potenzialità che vanno coltivate e che lasciano ben sperare per il futuro. Sul bilancio proposto dalla Giunta il Coordinamento ritiene apprezzabile il criterio della prudenza adottato per la manovra e la corposità degli interventi previsti ma esprimono preoccupazioni per il calo di circa il 17% del potere d’acquisto delle famiglie più colpite dall’impatto negativo dell’inflazione. Pallanch ha ricordato che sui dati del bilancio il Coordinamento si era inizialmente espresso in modo positivo riservandosi però una valutazione più approfondita non appena fossero stati resi noti i dati puntuali della manovra. Per evidenziare i quali occorrerebbe secondo gli imprenditori associare ai valori finanziari i principali obiettivi e progetti di spesa contenuti nelle tabelle di bilancio. Serve inoltre un confronto tra il bilancio di previsione del 2023 con il precedente. Confronto da cui emerge una crescita delle spese correnti che nel 2023 superano il 65% del totale della spesa. Questa grande incidenza è ancor maggiore e arriva quasi all’80% della spesa se si considerano le somme già impegnate o contenute in fondi vincolati alla copertura di investimenti decisi in passato. Sul fronte delle risorse per investimenti (spese in c/capitale) si evidenzia che se nel 2023 complessivamente l’importo cresce dal 1,75 mld€ a 1,8 milioni di euro, tenendo in considerazione le somme impegnate e le somme di cui al fondo pluriennale vincolato si ha una riduzione da 704 mila euro a 689 mila euro. Sulle somme destinate specificatamente all’economia (promozione turismo e sviluppo economico) si rileva una riduzione complessiva sia in valore assoluto – da 411 milioni a 372 milioni di euro – sia in percentuale sul totale – dal 23,52% al 20,64%. A queste risorse destinate agli investimenti e all’accrescimento della competitività del sistema trentino dovrebbero essere aggiunte le ulteriori disponibilità del bilancio di APIAE e soprattutto le risorse cosiddette esterne (PNRR, FSE, PSR). I fondi FESR dovrebbero essere già inclusi nel bilancio. La presenza di queste risorse “esterne” è molto importante e giustamente se ne sottolineano, in primo luogo da parte della Giunta provinciale, gli effetti positivi sugli investimenti, sulla crescita e sulla competitività del sistema economico e sociale, e in prospettiva per l’effetto di leva che dovrebbero esercitare sulle entrate finanziarie a favore del bilancio pubblico. Rimane quindi forte la nostra preoccupazione, già precedentemente evidenziata in occasione delle precedenti manovre provinciali, per la contrazione pro futuro delle risorse pubbliche ordinarie (come conseguenza diretta della lieve crescita del PIL) e per le note dinamiche legate al venir meno di risorse arretrate da parte dello Stato. Questa inevitabile contrazione delle risorse comporta già da oggi una necessaria e puntuale razionalizzazione delle spese future sia correnti che in conto capitale. Come ribadito in altre sedi va inoltre attentamente seguita e non banalizzata la proposta di legge sulla cosiddetta Autonomia differenziata e sullo strisciante processo di separazione tra Trento e Bolzano, che rischia di indebolire competenze e risorse per il Trentino.

Olimpiadi e opere pubbliche.

Il coordinamento chiede anche di porre attenzione ad alcune partite di particolare importanza come il progetto di interramento della ferrovia del Brennero a Trento, perché non succeda che intoppi giudiziari privino il territorio delle risorse che non potranno mai essere sostituite da interventi della Provincia. Occorre inoltre un coordinamento con la mobilità sostenibile verso le valli e le principali località turistiche, anche per tener conto delle infrastrutture e delle opere necessarie in vista delle Olimpiadi 2026. Il Coordinamento apprezza le opere pubbliche previste nel bilancio e ribadisce la richiesta che vengano utilizzate in modo efficiente. Servirà per questo una costante azione di monitoraggio. Per tornare su un sentiero di crescita, secondo gli imprenditori il Trentino deve risolvere alcune criticità. Secondo il rapporto della Fondazione Nord Est il trentino negli ultimi 20 anni la nostra provincia ha perso ben 26 posizioni in termini di creazione di ricchezza e di benessere. Il problema coinvolge però non solo il Trentino ma anche l’Alto Adige e tutto il Nord Est. All’interno di queste dinamiche c’è il problema, assolutamente da affrontare, della fuga dei cervelli dal nostro territorio, visto che il Trentino Alto Adige detiene un primato nazionale in questo campo. Altro problema da affrontare per gli imprenditori: l’invecchiamento della popolazione. In tutte le aziende del Trentino si registra una grave mancanza di manodopera. Se non si arresta questo trend non potrà verificarsi alcuna crescita economica. Serve quindi secondo gli imprenditori una strategia di accoglienza e integrazione degli immigrati.

Le proposte.

Quanto alle proposte, secondo gli imprenditori per sostenere l’economia occorre intervenire sugli appalti pubblici, che vanno accelerati e resi più efficienti. Va per questo il coinvolgimento delle associazioni di categoria tramite il Tavolo Appalti. Per quanto riguarda, invece, il quadro della finanza provinciale, si esprime apprezzamento per le misure specifiche indicate per fronteggiare il caro prezzi con riferimento ai contratti per la realizzazione di opere pubbliche (aggiornamento straordinario dell’elenco prezzi 2022 e introduzione della rinegoziazione delle condizioni contrattuali per il 2022 e il 2023). Considerata l’utilità delle misure e il permanere del caro prezzi, è auspicabile che a livello provinciale l’istituto della rinegoziazione delle condizioni contrattuali diventi permanente e che sia previsto un aggiornamento su base semestrale dell’elenco prezzi anche per il 2023.

Caro bollette

La Provincia sta attivando una misura per l’abbattimento degli interessi per nuovi mutui bancari e per la concessione tramite Confidi di linee di credito di importo fino a 20-25 mila euro alle piccole imprese per fare fronte ai rincari delle bollette energetiche. La misura per il Coordinamento è utile ma gli imprenditori segnalano il rischio che questi interventi seppur importanti per assicurare liquidità alle aziende non saranno probabilmente accessibili per le imprese che già oggi risultano molto esposte, rimanendo agli istituti di credito la valutazione ultima in merito ad accordare o meno il nuovo finanziamento. Da questo punto di vista è possibile individuare altre misure che sostengano le imprese, come ad esempio la riproposizione dell’esenzione dal versamento dell’imposta municipale propria (IMIS) per l’anno 2023 per gli immobili dove si svolgono attività connesse alla ricettività alberghiera e più in generale ai settori del turismo. Facciamo, inoltre, presente che la crisi energetica internazionale ha causato non solo un’impennata dei prezzi delle materie energetiche, ma ha anche ridotto la loro disponibilità. Diverse imprese manifatturiere, infatti, che necessitano di importanti quantitativi di gas per la produzione (non sostituibili con fonti rinnovabili per esigenze di quantità e continuità della fornitura), stanno riscontrando notevoli difficoltà ad approvvigionarsi sul mercato per il 2023. I fornitori tradizionali, a cominciare da quelli locali, non sono in grado di rispondere all’intero fabbisogno del comparto manifatturiero trentino. Pertanto, si rende necessario ricorrere a fornitori internazionali, che però chiedono alle imprese depositi cauzionali importanti per arrivare alla sottoscrizione di un contratto di fornitura di gas. Vista la riduzione della liquidità disponibile che le aziende stanno affrontando per la contrazione della propria marginalità, a causa degli aumenti esponenziali delle materie prime e ora per i rincari energetici, si propone di prevedere l’agevolazione per l’abbattimento degli interessi per finanziamenti fino almeno ad 1.250.000 euro, in quanto l’importo attualmente previsto di massimo di 300.000 euro non è sufficiente a soddisfare le necessità finanziarie delle aziende generate dalla costituzione di importanti cauzioni in contanti (nell’ordine delle centinaia di migliaia di euro) in un momento di forte tensione finanziaria. Per questo sarebbe opportuno poter disporre anche delle garanzie dei confidi. La misura ricalca, quindi, quanto già posto in essere per l’emergenza Covid, che ha costituito un supporto indispensabile alle aziende per uscire da quella emergenza. Proponiamo, inoltre, l’istituzione di una misura di aiuto ad hoc per le imprese escluse dal credito d’imposta nazionale per contrastare l'aumento dei costi energetici. Alcune imprese a forte consumo di gas naturale (c.d. imprese gasivore) che, non approvvigionandosi dalla rete nazionale di fornitura di gas metano non possono accedere agli sgravi nazionali introdotti per contrastare l'aumento dei costi energetici (crediti d’imposta primo, secondo, terzo trimestre, ottobre-novembre 2022). Tali imprese devono pertanto acqu stare in cisterna il Gas Naturale Liquefatto (GNL) o il Gas di Petrolio Liquefatto (GPL), che deve essere poi rigassificato in loco al fine di poterlo utilizzare per i processi produttivi. Tutto questo con elevatissimi costi ad oggi totalmente a carico delle imprese, non potendo appunto accedere agli aiuti nazionali. Alcune di queste aziende hanno già attivato la cassa integrazione in quanto questo processo non permette loro di essere concorrenziali con altri produttori europei, perdendo a loro volta importanti volumi di mercato. La misura proposta dal Coordinamento andrebbe quindi a sostituire per entità l’aiuto statale concesso attraverso il credito d’imposta, limitatamente alle aziende che non possono accedere a quest’ultimo perché non allacciate alla rete.


La discussione.


Ugo Rossi ha segnalato anche agli imprenditori i dati anticipa a Camera di commercio e sindacati relativi agli avanzi di amministrazione e al fondo cassa della Provincia per evidenziare che qualcosa va registrato, “perché la nostra autonomia rischia di peggiorare la propria reputazione in Italia a fronte di 2 miliardi e 720 milioni di euro di fondo cassa”. Un mese e mezzo fa – ha aggiunto Rossi – con una variazione di bilancio la Giunta ha destinato 14 milioni di euro alla voce servizi informativi e gestionali della Provincia. In vista delle Olimpiadi del 2026 Rossi ha chiesto se gli imprenditori del turismo condividano lo stanziamento di 60 milioni di euro per lo stadio del ghiaccio a Baselga di Pinè a fronte di pochissimi praticanti in Italia. E ha chiesto cosa propone il Coordinamento per attirare la manodopera di cui le imprese hanno bisogno. Infine sulla riforma della legge 6 del 1999 si considera utile lo strumento della forma negoziale.

Alex Marini ha chiesto agli imprenditori se ritengono di di intervenire sulla formazione dell’autorità che dovrà presiedere al controllo dell’impiego dei fondi del Pnrr destinati al Trentino per la realizzazione degli obiettivi previsti e se non ritengano necessario promuovere la partecipazione anche nelle scelte riguardanti le politiche fiscali.

Giorgio Tonini (Pd) ha ribadito la questione della carenza delle politiche dell’offerta rispetto alla politica della domanda derivante da risorse esogene alla Provincia, chiedendo al Coordinamento imprenditori se non sia il caso di sollecitare la Provincia a puntare su un innalzamento strutturale del tasso di crescita dell’economia e del sistema trentino. Diversamente, ha spiegato, l’autonomia della Provincia rischia di risolversi in una dipendenza dalle risorse provenienti dall’esterno, dimostrando di non essere in grado di produrne al proprio interno. Secondo i sindacati è mancato un vero confronto con la Giunta su questo punto. Gli imprenditori cosa ne pensano?

Paolo Zanella (Futura) è tornato sul tema dell’immigrazione per la necessità di manodopera carente anche a causa del problema demografico. I dati mostrano che la popolazione attiva scarseggia. Diventerà concorrenziale per i territori che vi siano persone che arrivano e che siano incluse per sostenere l’economia locale. Zanella ha chiesto anche notizie al presidente della Cooperazione Simoni sul rinnovo del econtratto e quindi della retribuzione dei lavoratori delle cooperative sociali. Infine sull’Irap ha chiesto se il Coordinamento condivida il mantenimento di sgravi indistinti per tutti anziché mettere in campo sgravi selettivi che spingano la crescita delle imprese.

Roberto Simoni, presidente della Federazione trentina della cooperazione, ha sottolineato che la questione dell’integrazione degli immigrati per rispondere alla carenza di manodopera è sentita anche dalle cooperative. E ha assicurato un impegno per creare meccanismi funzionali all’inserimento lavorativo di più persone provenienti da altri Paesi. Sul Progettone ha espresso un plauso convinto alla Giunta anche se, ha aggiunto, ora servono risorse adeguate per attuare la nuova legge affrontando soprattutto il tema della precarietà del lavoro. Sulle cooperative sociali che lavorano con appalti, ha evidenziato che l’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime ha messo queste realtà in grave sofferenza. Serve quindi una clausola di salvaguardia per le cooperative sociali e anche il rinnovo del contratto dei lavoratori in questo settore è strettamente legato alla possibilità di queste cooperative di riconoscere quanto viene pattuito con l’aggiornamento e quindi dalle risorse pubbliche messe a disposizione. C’è un grande dibattito interno alle cooperative sociali che oggi sono gravemente a rischio in alcuni settore primari come il welfare. Si chiede quindi un forte intervento della Provincia. Sul settore dell’allevamento e della zootecnia, Simoni ha sottolineato che anche qui l’aumento dei costi energetici ha creato una situazione di grande tensione soprattutto per quanto riguarda il latte e i suoi derivati. Queste aziende hanno bisogno di aiuto anche per il loro impatto sull’ambiente e sul turismo. La cooperazione auspica quindi un intervento della Provincia perché il settore è a rischio si è già verificata qualche chiusura. La produzione del latte regista già oggi una contrazione di circa il 10%. In generale Simoni ha giudicato responsabile questa manovra finanziaria e la prospettiva è che la Provincia metta al centro dell’attenzione i temi dell’ambiente e delle comunità energetiche per agevolare il percorso verso la produzione e l’utilizzo di energia pulita.

Roberto Busato di Confindustria si è soffermato sul problema della denatalità che interessa il Trentino per evidenziare che sulla grave questione della mancanza di lavoratori in tutti i settori si dimentica che nei prossimi 10 anni mancheranno persone per far funzionare le aziende. Si parla di inserimento delle donne nel mercato del lavoro ma non si sono ancora adottate misure concrete su questo tema. Secondo Busato per far crescere l’economia non bastano gli sgravi sull’Irap ma servono risorse per gli investimenti. Se nel periodo critico della pandemia erano giustificati i ristori, oggi occorre stare attenti a non abituare le aziende a queste politiche. Confindustria sottolinea anche il problema dei lavoratori non formati, al quale occorre assolutamente mettere mano. Oggi occorre adeguare il nostro sistema della formazione alla riforma dell’Its Academy nazionale per inserire lavoratori preparati nelle aziende con finanziamenti che arriveranno da Roma. Sul caro bollette Busato ha aggiunto che oggi le imprese di maggiori dimensioni si trovano non tanto a trattare sul prezzo ma sono alle prese con il problema di trovare energia. DE la deve acquistare fuori. Confindustria ha sottoscritto un contratto con un fornitore svizzero e chiede un abbattimento degli interessi non fino ai 300.000 euro previsti bensì per finanziamenti fino a 1.250.000 euro. Sull’energia vi sono aziende fuori dalla rete nazionale per le quali Confindustria chiede una misura provinciale ad hoc. Vi sono anche attività non ammesse alle agevolazioni per gli impianti fotovoltaici e imprese ad es. per la lavorazione del vetro che hanno assoluto bisogno di beneficiare degli aiuti Fesr. Ancora, in materia di sicurezza sulle piste da sci, Busato ha chiesto che non vengano introdotti adeguamenti delle sanzioni ora, perché le aziende si stanno muovendo ma hanno bisogno di tempo per adeguarsi al decreto. Sull’articolo 12 relativo al patrimonio boschivo per Confindustria occorre utilizzare tutti gli scarti prodotti per incentivare gli impianti a biomassa che permetterebbero di tenere puliti i boschi e generare energia. Su questo Confindustria chiede un tavolo di lavoro con gli esperti del settore. Infine Busato non ha condiviso la proposta di un sistema negoziale per la legge unica sull’economia, anche se con il sindacato occorre certamente dialogare. Ma sulla riforma della legge 6 gli industriali non possono rischiare di subire i ricatti dei sindacati.

Mauro Paissan, presidente di Confesercenti, ha giudicato necessaria la prudenza adottata dalla Giunta su questo bilancio, giudicato positivo. Quanto al sostegno alle imprese, per le due linee di credito previste dall’esecutivo l’intervento è certamente indispensabile ma ha espresso perplessità sui tempi, osservando che per l’attuazione non si può attendere Natale. A proposito dell’impianto del ghiaccio per le Olimpiadi a Pinè, Paissan si è dichiarato favorevole all’investimento dei 60 milioni di euro dopo la presentazione del progetto, perché potrà costituire un punto di attrazione forte su questa disciplina in Italia. L’impianto potrebbe diventare un motore per l’economia di tutto il Trentino. Quanto agli incentivi Confesercenti ritiene che per le nuove tecnologie sia stato importante l’investimento della Provincia sulle dorsali ma si rileva che manca il cosiddetto “ultimo miglio”. Per questo a proposito della nuova legge sugli incentivi Paissan chiede un investimento forte della Provincia per completare la connessione e dare una spallata conclusiva su questo tema. Sulla crescita strutturale per Confesercenti occorre evitare che le risorse siano impiegate per gestire le emergenze anziché promuovere lo sviluppo. Sui tavoli di confronto in materia fiscale chiesti da Marini, Confesercenti è favorevole al dialogo ma ritiene che occorra stare attenti a non costruire tavoli su tavoli che poi non portano a nulla. Infine per Paissan sulla denatalità e l’invecchiamento anziché continuare a parlarne occorrerebbe mettere in campo politiche a sostegno della genitorialità per evitare che tra 25 anni i decessi doppino le nascite.

Davide Cardella, direttore dell’Asat ha evidenziato l’impatto devastante del quadrupicamento dei costi dell’energia anche sulle prossime stagioni. Oggi gli aumenti rallentano ma non si ha alcuna certezza sui prezzi di quest’inverno. Quanto alla manodopera la politica di accoglienza è carente anche a causa della difficoltà di trovare alloggi per il personale delle imprese del settore turistico. Servono per questo foresterie recuperando immobili inutilizzati. Sull’Its Academy Cardella ha osservato che l’introduzione di questa formula restituirebbe appeal alla formazione professionale. Sulla legge 6 dell’economia la riforma avviata è importante ma la vera sostanza arriverà con i decreti attuativi sui quali Asat ha chiesto di essere coinvolta. Tornando alle misure di credito agevolato che la Provincia intende mettere in campo, resta sempre lo scoglio della valutazione degli istituti di credito. Olimpiadi 2026: nell’assestamento del bilancio serviranno misure dedicate a sostegno delle aziende.

Andrea Basso dell’Ance, dopo aver presentato le sei richieste specifiche della categoria si è soffermato sul tema della mancanza di manodopera, che nel settore delle costruzioni edili è molto preoccupante perché non vi sono più iscrizioni all’Enaip in questo indirizzo. Per questo ha chiesto che meccanismi che rendano attrattiva l’edilizia, anche perché i lavoratori stranieri che se n’erano andati a causa del Covid non sono più tornati. Serve una valorizzazione delle scuole per promuovere la specializzazione sui luoghi di lavoro anche per quanto riguarda la sicurezza. Quanto agli alberghi, l’Ance punta ad opere finalizzate al riutilizzo di edifici disponibili. Per le Olimpiadi servono a suo avviso organi di controllo dedicati alla realizzazione degli impianti. Sulla denatalità per Basso il tema va affrontato anche dal punto di vista culturale. A suo avviso servono sia incentivi sia prospettive di lavoro perché i ragazzi smettano di andarsene altrove.

Claudio Filippi dell’Associazione artigiani si è soffermato sull’esigenza di dare supporto alle imprese artigiane con misure fino a 25mila euro e sul tema dirimente dell’accesso al credito con formule semplificate per tener conto delle gravissime difficoltà contingenti dovute al caro energia. Fondamentale è poi il tema della maggiore autonomia energetica per produzioni da fonti rinnovabili: non bisogna a suo avviso puntare solo sul fotovoltaico ma anche sulle biomasse utilizzando gli schianti. Oggi il sostegno dell’economia passa sempre più da risorse statali ed europee: gli artigiani chiedono che anche per le piccole imprese vengano declinati i relativi bandi per poter accedere a queste risorse. Siccome servono interventi per un numero elevato di domande Assoartigiani propone di coinvolgere i Cat (Centri di assistenza tecnica) delle associazioni datoriali alle quali la Provincia potrebbe affidare delle deleghe per evadere le domande. Sul Pnrr il Progetto Borghi che sosterrà lo sviluppo delle località della Valle dei Mocheni interessa molto gli artigiani trentini. Cardella ha concluso sottolineando la necessità che la Provincia promuova maggiormente l’artigianato trentino perché questo è un comparto che garantisce occupazione stabile e destagionalizzata, offrendo opportunità di lavoro.

Pietro De Godenz (UpT) ha chiesto all’Asat chiarimenti sulle misure dedicate alle Olimpiadi.

Cardella ha risposto che che i bandi sono stati molto apprezzati dalle aziende del turismo ma è anche necessaria una misura specifica e soprattutto una tempistica e procedure ridotte che consentano di realizzare gli impianti e le strutture entro il 2006. Giovanni Battaiola, presidente di Asat, ha concluso sostenendo che occorre spingere per una crescita del regime de minimis europeo, perché i contributi possano sostenere la riqualificazione delle strutture.


Allegati
Il documento unitario delle tre confederazioni sindacali
Il documento unitario del Coordinamento provinciale imprenditori
Le slide utilizzate dalla Giunta per la presentazione della manovra di bilancio
Il documento della Camera di commercio industria agricoltura artigianato sulla manovra finanziaria
Il documento dell'Associazione albergatori del Trentino sulla manovra di bilancio