Dal Consiglio provinciale con 18 voti a favore e 11 di astensione
Approvata in aula la riforma del Progettone
Via al dibattito sulla comunicazione in merito alla carenza di personale sanitario
Nel
pomeriggio il Consiglio ha approvato, con 18 sì e 11 astenuti, il
ddl Spinelli sulla riforma del Progettone. Al via anche
la discussione sulla
comunicazione dell’assessora Segnata sul problema della carenza di
medici e infermieri.
Giorgia
Meloni ha dimenticato il Trentino
In
apertura della seduta pomeridiana Giorgio Tonini
del Pd è intervenuto
affermando che nel
discorso della Meloni in
Parlamento c’è un
passaggio che preoccupa perché,
parlando di autonomia, la Pat è stata completamente dimenticata.
Per
la Provincia di Bolzano, ha
affermato la leader di FdI e guida del Governo,
“tratteremo
del ripristino degli standard di autonomia che nel '92 hanno portato
al rilascio della quietanza liberatoria Onu".
Come
detto nessun cenno alla
Provincia di Trento. Di fronte a ciò il consigliere Pd
ha detto che
Fugatti dovrebbe
intervenire per fare
presente alla Meloni
che lo Statuto è uno
solo per le due province autonome.
Ugo Rossi si è associato alla presa di posizione di Tonini e ha
chiesto a Kaswalder di qui a domani di far pervenire un messaggio per
le vie istituzionali
alla presidente del Consiglio dei ministri perché lo scivolone
appare piuttosto grave. Ma quelli che conteranno saranno i fatti, ha
aggiunto, anche se le
parole, in più lette quindi ragionate,
hanno un peso. Alessandro Savoi (Lega)
ha detto che quello di Giorgia Meloni è stata
una svista e appare evidente che la quietanza liberatoria riguarda
tutta
la regione. Inoltre, ha
ricordato che l’Svp,
per l’astensione,
ha chiesto che nel discorso della Meloni ci fosse un riferimento
all’autonomia
dell’Alto Adige. Un’
affermazione che verrà corretta dalla Meloni, ha affermato Savoi, il
quale ha ricordato che
l’autonomia con Calderoli è in buone mani.
Paolo
Zanella (Futura) ha detto che non si è trattato di un refuso perché
la frase fa parte di un discorso ragionato, il riferimento al solo
Alto Adige, ha continuato, forse deriva anche dal fatto che
Kompatscher ha lavorato in difesa dell’Autonomia, mentre Fugatti
non ha fatto nulla. Claudio Cia (FdI) ha affermato di essere più
preoccupato da come la politica locale ha remato contro la Regione.
Progettone,
la minoranza si astiene
Dopo
questa parentesi dedicata alle affermazioni della neopresidente del
Consiglio dei ministri si è tornati agli odg sulla riforma del
Progettone che, nel tardo pomeriggio, è stato votato con 18 sì e 11
astenuti.
L’odg
di Marini, approvato all’unanimità, impegna la Giunta a potenziare
la ricerca del reimpiego dei lavoratori fornendo anche la possibilità
di rientrare nel Progettone se non riuscissero a trovare
un’occupazione nel mercato del lavoro. L’odg inoltre impegna il
governo provinciale a favorire le competenze dei lavoraori.
L’ultimo
odg di Marini, bocciato con 17 no e 11 sì, mirava ad impegnare la
Giunta a semplificare la normativa in materia di lavoro elaborando un
testo unico garantendo chiarezza e semplicità di applicazione. Il
consigliere di 5 Stelle ha comunque fatto appello a implementare gli
sforzi di ridurre e contenere il numero delle leggi.
Sull’articolato
Alessandro Olivi ha ricordato il senso degli emendamenti che sono
stati approvati: l’introduzione dell’intesa obbligatoria con
sindacato e imprenditori per definire le tipologie dei soggetti che
appartengono alle fasce deboli dalle quali si attinge per dare lavoro
nel Progettone. Il consigliere ha spiegato anche il senso
dell’emendamento nel quale si favorisce l’inserimento delle donne
vittime di violenza nel Progettone. Un segnale preciso, ha detto, che
va nel verso della solidarietà. Marini ha chiesto ancora maggiore
attenzione alle donne che hanno un basso tasso di istruzione.
Zanella, condividendo l’emendamento Olivi ha ricordato che si è
votata una legge per favorire l’autonomia personale per le donne
che hanno subito violenza. Completamente d’accordo con l’esponente
Pd anche Lucia Coppola affermando che attraverso il Progettone si
possono dare risposte concrete a queste donne che spesso devono
rimanere col marito violento perché prive di autonomia economica.
All’articolo
8, altro emendamento di Olivi, questa volta bocciato, con il quale
chiedeva una maggiore flessibilità nei campi di applicazione del
Progettone. Anche Marini ha affermato che questo strumento avrebbe
un vantaggio da una maggiore flessibilità e permetterebbe di dare
risposte più elastiche e aperte a nuovi progetti occupazionali.
Alessandro Olivi ha ricordato che in commissione si erano rintrodotte
tra le attività del Progettone quelle legate all’animazione nelle
Rsa.
Sull’articolo
18, sempre Olivi, ha ritirato l’emendamento che avrebbe introdotto
il mantenimento dei volumi finanziari per il Progettone in base alla
media degli ultimi anni. Il ritiro, ha spiegato, deriva dal sì
all’odg che impegna la Giunta a garantire risorse per mantenere un
numero di lavoratori almeno pari alla media degli ultimi tre anni.
Anche perché i rapidi cambiamenti che stiamo vivendo provocheranno
perdite di posti di lavoro i quali si devono dare risposte stabili.
Spinelli:
il Progettone va avanti con le stesse risorse
In
dichiarazione di voto l’assessore Spinelli ha detto che l’obiettivo
di rafforzare il Progettone nell’ottica delle politiche attive del
lavoro è stato condiviso. Progettone, ha assicurato che continua,
prosegue è garantito anche il termine di risorse, ma guarda avanti.
Olivi:
la Giunta ha dovuto ricredersi
Olivi,
dichiarando l’astensione del gruppo Pd, ha affermato che la legge
uscirà molto migliore da come ci è entrata. Un Progettone che si
rilancia è il risultato di una dialettica politica che si è
sviluppata fuori e dentro il Consiglio. La Giunta ha dovuto prendere
atto che l’annuncio del 2019: meno risorse al Progettone era
sbagliato. Era solo una voce per riaffermare quella volonà di
cambiamento a prescindere dalle realtà. Anche il centro destra ha
capito il valore di questi interventi sociali. L’obbligo
dell’intesa con i sindacati, l’inclusione del settore socio –
assisenziale, l’individuazione delle vittime di violenza in legge
come emblema delle fragilità sociale e per combattere il rischio
della solitudine ha permesso di migliorare il testo. Walter Micheli,
ha ricordato, ha avuto una grande intuizione di fronte alla crisi
occupazionale e alla tragedia di Stava coniugando due esigenze
fondamentali: il lavoro e la sicurezza ambientale.
Sul
nuovo modello di accreditamento Olivi si è augurato che non emergano
problemi con Roma e Bruxelles e ha sottolineato che l’esperienza
trentina ha dimostrato che al centro vanno messe le politica attive
del lavoro e non l’assistenzialismo. In sintesi, per Olivi aver
potuto presidiare alcuni aspetti sociali ha fatto virare la scelta
del Pd verso l’astensione. Infine, ha ricordato agli imprenditori
che il Progettone una soluzione utile anche all’imprese. E ha
concluso affermando che è troppo facile dire via le tutele sociali e
viva il merito, perché le classi più deboli solo con il merito non
ce la fanno.
De
Godenz: la legge esce migliorata
Pietro
Degodenz (UpT), annunciando il suo voto favorevole, ha anche lui
sottolineato che la legge nel dibattito è migliorata. Una proposta
normativa sul Progettone che distingue il Trentino a livello
nazionale.
Coppola:
un strumento per dare dignità ai lavoratori
Lucia
Coppola (Europa Verde) ha sottolineato che il Progettone ha ben
seminato nella società trentina, dando dignità a persone che non
avevano più la possibilità di sopravvivere, Il lavoro di
cesellatura in Commissione e la disponibilità di ascolto di
Spinelli. Infine, Coppola ha detto che è importante non tornare
indietro su valori di fondo.
Marini:
una grande tradizione
Alex
Marini (5 Stelle) ha detto che il Progettone è una novità che è
diventata tradizione. Una buona prassi che andrebbe rafforzata, ci si
è preso un rischio sulle procedure sull’assegnazione dei servizio,
ma si è ragionato anche con in mano gli studi di Euricse. Per Marini
si dovrebbe ampliare il campo di intervento anche per ridurre la
sofferenza psichica e sociale non solo per chi viene impiegato.
Risorse in più si potrebbero impiegare per aiutare le donne con
bassa istruzione che sopravanzano di un 23% gli uomini che non
trovano lavoro per il loro basso grado culturale.
Zanella:
Zanella:
uno strumento indispensabile
Paolo
Zanella (Futura), che ha anche lui dichiarato voto di astensione, ha
ricordato che il Progettone ha risolto problemi occupazionali di
lavoratori in tarda età ed è servito molto come risposta alle
necessità ambientali e sociali. Può avere senso, per Zanella,
pensare ad un reinserimento nel mercato del lavoro in grande
cambiamento, mentre dubbi emergono sull’inserimento delle gare per
gli affidamenti. Scelta della quale non si sentiva la mancanza, anche
se con i paletti posti dalla norma di fatto si garantiranno le
cooperative ma ciò comporta rischio di di dover affrontare un
ricorso. Zanella ha auspicato che l’odg che impegna la Giunta a
occupare il numero di lavori attuale diventi presto realtà.
Degasperi:
una riforma per modo di dire
Astensione
anche per Filippo Degasperi (Onda) anche se a suo dire si tratta di
una riforma per modo di dire, perché tutto rimarrà inalterato. Non
aumenteranno i soldi; non aumenteranno i lavoratori el Progettone
che, nella scorsa legislatura, venivano sistematicamente attaccati
dal centro destra. Non cambieranno i metodi di finanziamento delle
coop, anche se è evidente lo scostamento tra quanto viene loro
assegnato e quanto entra nelle tasche dei lavoratori. Degasperi ha
detto che si sarebbe dovuto incidere sull’Agenzia del lavoro, che
sta diventato una sorta di circolo di studio accademico o come uno
strumento statistico. Degasperi ha ricordato che Renzi dichiarò che
il centro dell’impiego danno lavoro a 3 su 100 contro i 43 della
Svezia. La formazione, ha aggiunto, è completamente in mano ai
privati.
Dalzocchio:
una rivoluzione positiva
La
capogruppo della Lega, Mara Dalzocchio ha detto di avere una visione
estremamente positiva del ddl perché si passa da strumento per
accompagnare il lavoratore alla pensione, al reinserimento nel
mercato del lavoro di persone che hanno una dignità e voglia di
lavorare. Una rivoluzione, per Mara Dalzocchio, una visione diversa
che sarà utile per lavoratori e le imprese soprattutto in un momento
di crisi come questo.
Rossi:
non è certo la riforma del Progettone
Ugo
Rossi (Misto), che si è astenuto, ha detto che il governo del
cambiamento dimostra ha sbandierato questo ddl come una grande
riforma, in realtà di tratta solo di qualche accorgimento normativo
che rischia di esporre la legge alla possibilità di un ricorso di
Roma. Tanto tuonò che piovve, per Rossi, che ha ricordato che il
centro destra ha criticato pesantemente il Progettone descrivendolo
come uno strumento assisenziale. Una “vulgata” che la maggioranza
di oggi ha diffuso per motivi elettorali ovunque. Oggi, invece, si
osanna anche dai banchi della maggioranza il Progettone. Il vero
tema, ha aggiunto Rossi, è che accanto alla parola Progettone non
siamo mai stati in grado di mettere a fianco la parola inserimento.
Ci si sarebbe aspettato che un governo concreto, come quello che
afferma essere il centro destra, si sarebbe affrontato in modo più
saldo il tema del reinserimento. Anche il Progettone ha in sé il
rischio dell’assistenzialismo, tema che venne affrontato nella
scorsa legislatura e che sfociò, contrariamente a quanto fatto ora,
in una vera riforma. Riforma sarebbe stato dare obiettivi minimi
all’Agenzia del lavoro sul reinserimento e il rischio che
quest’ultima sia percepita come strumento alto per il dibattito
accademico è evidente. Insomma, di nuovo per eliminare il rischio
dell’assistenzialismo, per Rossi, non c’è nulla. Eppure, ha
ricordato, nella scorsa legislatura l’opposizione sparava a zero
sulle cooperative mentre oggi sono state elogiato. E poi per
l’esponente del Misto ciò che rimane è solo la foga di voler fare
un titolo per dire che si è diversi da quelli che c’erano prima.
La solita politica dell’annuncio, insomma, come quello
dell’abbassamento delle accise. Un ddl, insomma, che non fa danni
ma neppure è una riforma.
LA COMUNICAZIONE E IL DIBATTITO SULLA CARENZA DI MEDICI E INFERMIERI
Segnana:
la carenza di medici è un problema nazionale
L’ultima
ora del pomeriggio è trascorsa con la comunicazione dell’assessora
Stefania Segnata sui problemi legati alla carenza di personale
sanitario. In apertura Segnana ha fatto una lunga carrellata di
articoli della stampa nazionale che testimoniano il fatto che le
difficoltà nel reperire medici e personale sanitario sono comuni e
non potranno essere risolti in tempi brevi perché derivano da una
programmazione statale insufficiente. La Giunta, ha ricordato, ha
aperto la scuola di medicina che darà risultati nell’avvenire, ha
aumentato i posti per le specializzazione e le professioni sanitarie
e ha istituito borse di studio per medici di base.
Le
dimissioni volontarie del personale amministrativo sono state 222 in
gran parte per avvicinamento famigliare, le domande di mobilità
seguono un andamento decrescente e ha percentuali che vanno dal 5% al
3%. Negli ultimi 5 anni sono stati 912 i prepensionamenti, un trend
che si sta dimostrando costante. Dal 2017 il personale dell’Apss è
aumentato da 8215 a 8807 unità; aumento che ha interessato anche il
numero dei medici e degli infermieri. La Pat e l’Azienda sanitaria,
ha concluso, hanno investito molto sulla formazione anche con corsi
di alto livello che riguardano la medicina territoriale.
Paola
Demagri non è stata soddisfatta dalla relazione di Segnana e ha
ricordato che le visite specialistiche non si riescono a ottenere se
non attendendo mesi, mentre nelle province vicine si ottengono in
pochi giorni. Tra i dati manca il numero di posti letto, dei nuovi
reparti se sono stati aperti, e preoccupa il clima organizzativo che
dimostra che qualcosa non va e i segnali che arrivano dal personale
sono gravi in termini di stress, di sale sospese, di richieste di
turni in altri ospedali, medici che si dimettono per essere riassunti
con un contratto privato. Problemi ci sono nelle Rsa dove si è
scelto di ridurre i parametri per gku Oss e infermieri, il che
significa intervenire sulla salute dell’anziano. Non si può
negare, ha aggiunto, che in Alto Adige si offre lavoro, a condizioni
migliori, a infermieri e tecnici trentini.
Lucia
Coppola (Europa Verde) ha detto che sono soprattutto le nuove
generazioni di medici e infermier le più portate ad andare a
lavorare fuori dal Trentino secondo una linea di una progressiva
privatizzazione della sanità. Non si capiscono, ha aggiunto, dove
stiano le difficoltà per i concorsi per affrontare i vuoti di
personale che stanno creando crescenti problemi e la fuga del
personale verso posti di lavoro più appetibili come quelli offerti a
Bolzano. La soluzione è quella di puntare sulle retribuzioni, sulle
condizioni generali, come gli alloggi, trovando alleanze sul
territorio.
Per
Luca Zeni del Pd l’assessora ha cercato di
minimizzare dicendo che va male per tutti. Ma la politica non può
negare i problemi: deve affrontarli. Vero che c’è stata una
programmazione sbagliata da parte dello Stato, ma il governo Draghi
con le aperture delle specializzazioni ha posto le condizioni perché
in 7 – 8 anni si arrivi a un esubero di medici. Da anni si parla
del trend dei pensionamenti di medici e un governo della sanità deve
ragionare sugli ospedali che devono essere una rete e non un sistema
ridondante per tener fede a promesse elettorali. Sugli anziani,
Spazio Argento avrebbe dovuto potenziare altri tipi di servizio;
vanno pensate le Case di comunità che dovrebbero intercettare i
pazienti prima che si rivolgano agli ospedali. Poi c’è il tema
dell’organizzazione e la Giunta ha deciso di smantellare tutti i
vertici della sanità trentina e si è puntato sempre di più sul
privato convenzionato. Quindi, il tema non è dire: i medici mancano
ovunque, ma è quello di rendere attrattivo il Trentino per i
professionisti che vogliono crescere e lavorare al meglio. Insomma,
la Giunta non dovrebbe minimizzare o negare ma coinvolgere gli ordini
professionali, le associazioni dei medici, le associazioni dei
pazienti.
Paolo
Zanella (Futura) ha detto che vedere anziani che attendono due
mesi per avere i raggi e devono andare dalla Val di Sole a Rovereto è
inaccettabile e va a favore dei privati che pagando offrono il
servizio il giorno dopo. Infermieri che lasciano il servizio pubblico
per andare nel privato per lavorare in modo meno stressante. Ci si
trova di fronte a dati di dimissioni che l’assessora minimizza, ma
sono passate dallo 0,8% all’1,5% che significa il raddoppio. Certo,
il problema è generale, basti pensare alla situazione della Germania
che però, grazie alle paghe alte, sta attirando professionisti. Non
a caso la qualità del servizio sanitario italiano sta declinando e
siamo passati dal primo al quinto posto in Europa. Nonostante ciò si
stanno aprendo nuovi servizi che non hanno la copertura di personale,
come i posti di terapia di sub intensiva, mentre si è chiuso a
Rovereto un indispensabile reparto di geriatria. Giusto aumentare
posti per specialisti e la formazione, ma i problemi non si
risolveranno con la facoltà di medicina. C’è il problema della
sede di infermieristica al punto che gli studenti studiano col
quaderno sulle ginocchia al Teatro Cuminetti. Importante, per
Zanella, sarebbe istituire gli stati generali della sanità dove
affrontare i problemi senza negarli.
Ugo
Rossi, ironicamene ha detto che le liste di attesa sono scomparse
nell’ottobre 2018 quando è andata al potere la Lega. Evidentemente
era un problema solo di Zeni e Rossi. Peccato che l’Apss non è più
quella che tutti cercavano per venire a lavorare; peccato he la
fiducia degli operatori sia a zero. Quando, ci sono dirigenti che
vengono indotti alle dimissioni perché hanno confermato un primario
mentre chi, pur avendo contro firmato quella conferma diventa
direttore generale, significa scardinare la fiducia con la politica.
L’emergenza Covid, per Rossi, dimostra, numeri alla mano, che le
morti sono stati più alte che altrove. C’è qualcuno, ha aggiunto,
che può dire cosa sia migliorato? E’ stato fatto qualcosa, come ai
suoi tempi l’elisoccorso notturno, che ha cambiato radicalmente i
parametri? Per i tumori femminili le donne si fanno operare fuori
provincia, i piani per le case di riposo sono quelli di anni fa. Di
fronte a tutto ciò la responsabile della sanità si è limitata a
dire che non ci sono problemi e che tutto va bene.
Il
dibattito riprende domani alle 10.