La I Commissione ha ascoltato Università, Sindacati, imprenditori, Difensore civico e il Cal
Le audizioni sul ddl 144 della Giunta per potenziare la digitalizzazione negli enti pubblici del Trentino
In allegato, il provvedimento in discussione e le osservazioni acquisite dall'organo consiliare
La
Prima Commissione presieduta da Vanessa Masè (La Civica) si è
dedicata oggi alle audizioni sul disegno di legge 144 proposto dalla
Giunta con l’assessore Achille Spinelli per modificare la legge
provinciale sull’attività amministrativa del 1992 (la
n. 23) che punta a semplificare i rapporti con la pubblica
amministrazione incrementando l’utilizzo degli strumenti telematici
e la digitalizzazione delle comunicazioni. Per
le minoranze Giorgio Tonini ha sollevato il problema emergente dalla
relazione tecnica che accompagna il ddl, da cui emerge che il ddl
sarebbe a impatto zero sia dal punto di vista finanziario che
organizzativo. Ugo Rossi ha abbandonato la seduta protestando per
l’assenza del Consiglio delle autonomie locali il cui presidente,
che aveva preannunciato di non poter partecipare causa impegni
istituzionali, è poi però intervenuto dietro sollecitazione della
presidente Masè.
L’Università
di Trento: semplificazione opportuna ma senza sacrificare verifiche.
L’Università
di Trento con Marco Bombardelli, ordinario di diritto
amministrativo alla facoltà di giurisprudenza, ha giudicato
opportuno l’intento del ddl di adeguare la legge provinciale del
‘92 alla normativa nazionale e il recepimento di modifiche
importanti per rendere più trasparente e fluida la comunicazione tra
ente pubblico e soggetti privati e in particolare con le imprese con
l’utilizzo degli strumenti telematici. Ha messo però in guardia
dal rischio che le semplificazioni sacrifichino le verifiche e i
controlli della pubblica amministrazione, ad esempio nel rilascio di
pareri e autorizzazioni, o non prevedano un attento vaglio da parte
degli uffici a monte dello sportello unico ai quali i privati si
rivolgono con le loro richieste. Rispondendo a Marini (Misto-5
Stelle) sul tema dell’anticorruzione, Bombardelli ha ricordato che
la legge in questione riguarda
l’attività amministrativa e non questa specifica materia.
Le
organizzazioni sindacali: se non si adegua il personale il rischio è
il maquillages.
Per
la Cgil Andrea Grosselli ha evidenziato la necessità che per
l’utilizzo degli strumenti telematici la digitalizzazione dei
rapporti con la pubblica amministrazione il personale degli enti sia
adeguatamente formato. Inoltre i Comuni più piccoli del Trentino non
dispongono degli organici per gestire queste comunicazioni e manca
ancora una rete che garantisca la gestione delle competenze. Per
questo serve un potenziamento della pubblica amministrazione. Ancora,
per la Cgil la semplificazione prevista dal ddl deve riguardare oltre
che le imprese anche i rapporti con i cittadini, per rendere
accessibili anche da remoto i servizi e gli interventi messi a
disposizione dalla Provincia e da altri enti pubblici, a beneficio
dell’equità.
Marcella
Tomasi della Uil ha ricordato che oggi l’utenza fatica ad
utilizzare gli strumenti telematici e la posta certificata per la
semplificazione. Mancano poi riferimenti al personale degli enti
pubblici che è sempre più scarso e spesso non ha il tempo per
rispondere a tutte le richieste dell’utenza. Occorre quindi
investire sul personale che lavora negli enti pubblici per perseguire
effettivamente l’obiettivo della semplificazione delle procedure.
Infine per Tomasi il personale degli enti pubblici non è
sufficientemente coperto dal punto di vista assicurativo né
adeguatamente retribuito.
Giorgio
Tonini (Pd) ha citato la relazione tecnica al ddl
secondo la quale l’impatto finanziario del provvedimento è pari a
zero. Non si può puntare a una rivoluzione della macchina
burocratica senza prevedere alcun impatto sui costi. Inoltre la
relazione tecnica dice che il ddl non ha alcun impatto organizzativo
e procedurale e non specifica quale dovrebbe essere. Il consigliere
ha chiesto ai sindacalisti quale impatto finanziario e organizzativo
il ddl dovrebbe comportare.
Grosselli
ha risposto ribadendo che non basta la digitalizzazione della
pubblica amministrazione per semplificare i rapporti con gli utenti:
servono nuove professionalità, qualificare le professionalità
esistenti e avere un numero di dipendenti adeguato. Queste sono le
condizioni perché questo ddl possa avere un impatto migliorativo.
L’illusione è che la tecnologica digitale garantisca
automaticamente un maggior efficientamento della macchina
amministrativa. Bisognerebbe invece approfittare dell’introduzione
delle tecnologie digitale per migliorare l’assetto organizzativo e
del personale che sta dietro questo strumento in modo da favorire una
maggiore produttività, ma anche anche la partecipazione e i rapporti
con l’utenza. Diversamente, il rischio è che tutto si riduca a
un’operazione di maquillages.
Il
Difensore civico: c’è divario digitale ma il ddl prevede anche
canali tradizionali.
Il
Difensore
civico del Trentino Gianna
Morandi,
ha ricordato che il ddl adegua la legge provinciale del
1992 alla
legge statale 241, valorizzando il ricorso agli strumenti telematici
nei rapporti con gli utenti sia per
quanto riguarda la tempistica
sia
allo scopo di migliorare la trasparenza dei
procedimenti. Si tratta di un provvedimento sicuramente necessario,
anche
se la
questione del divario digitale rimane,. Per
questo se
non si colmano le disuguaglianze si rischia di accrescere
l’esclusione dei soggetti meno istruiti e non in grado di
utilizzare gli strumenti informatici per potersi relazionare con la
pubblica amministrazione. Vero è che il ddl si preoccupa di questo
problema prevedendo che il
doppio canale delle
comunicazioni con
la pubblica
amministrazione, per
relazionarsi con la quale sarà comunque possibile anche
utilizzando strumenti
non
digitali come le lettere inviate con posta ordinaria.
Marini
ha chiesto come la pubblica amministrazione potrebbe muoversi per
facilitare i cittadini che hanno difficoltà nell’utilizzare gli
strumenti digitali.
Morandi ha risposto che il problema riguarda o
cittadini con un’età avanzata o con una scarsa istruzione. Per
ridurre il gap non solo la pubblica amministrazione ma anche altri
soggetti privati dovrebbero sviluppare l’organizzazione di corsi.
Gli
imprenditori:
bene
la digitalizzazione ma serve un cambiamento culturale.
Il
Coordinamento provinciale imprenditori intervenuto con il segretario
Roberto Pallanch, dopo aver ricordato che il costo della
burocrazia in Italia, secondo una stima dell’Istituto Ambrosetti e
da Deloitte, ammonta a 57 miliardi di euro l’anno, giudica
positivamente la semplificazione amministrazione perseguita dalla
Giunta con questo ddl, perché lo snellimento delle procedure
attraverso un’ampia digitalizzazione non farà che favorire il
rapporto con le imprese e la crescita dell’economia. Tutto questo è
positivo ma occorre che la Provincia valuti anche il grado di
alfabetizzazione informativa degli utenti, siano essi imprese o
cittadini, altrimenti non si riuscirà ad ottenere i risultati
indicati.
La
presidente Masè ha espresso apprezzamento sulle proposte di
modifica puntuali del Coordinamento su aspetti specifici del ddl.
Confcommercio
con Alberto Pontalti, ha chiesto ulteriori modifiche alla
normativa provinciale del ‘92 a favore di una maggiore trasparenza
che chiarisca, ad esempio, le ragioni di eventuali ritardi nelle
risposte alle imprese da parte della pubblica amministrazione e la
presa visione degli atti di un procedimento per la quale non si
prevede lo strumento telematico ma si chiede di rivolgersi
all’ufficio competente.
Confesercenti
con Aldi Cekrezi, condividendo un’osservazione della
consigliera Masè, ha evidenziato che le procedure attuali non
facilitano ma anzi gravano, anche in termini penali, solo sugli
imprenditori e non sulla pubblica amministrazione. Per questo un
intervento legislativo che voglia semplificare deve agevolare
soprattutto le imprese.
Confindustria
con Paolo Angheben ha sottolineato il momento molto delicato per
il sistema delle imprese, dovuto alle criticità derivanti dalla
somma delle crisi pandemica, economica, climatica e bellica. La
necessità delle imprese è di tagliare anche sui costi indiretti per
garantirsi un futuro anche a beneficio dell’Autonomia
dell’amministrazione pubblica provinciale. Lavorando sulla
digitalizzazione non solo degli enti ma anche degli utenti e
soprattutto perché pubblica amministrazione e imprese convergano
verso un impegno condiviso da tutti superando il fossato della
diffidenza e della sfiducia e coltivando un destino comune. O ci si
salva o si affonda tutti insieme. Se si ragiona solo degli strumenti
non si faranno passi in avanti. Non solo come imprese ma anche con la
pubblica amministrazione.
Tonini
(Pd) ha citato il passaggio in cui gli imprenditori definiscono il
ddl una “manutenzione complessiva della disciplina provinciale
sull’attività amministrativa”. Poi però gli operatori economici
evidenziano l’esigenza di un cambiamento di mentalità e di cultura
da parte della pubblica amministrazione, istanza della lla quale
questo ddl non sembra tener conto. Tonini ha poi tornato a
evidenziare che il ddl nella relazione tecnica esclude qualunque
impatto sia finanziario sia organizzativo-procedurale di questo
provvedimento. A suo avviso gli imprenditori dovrebbero sollecitare
un tavolo con la Giunta provinciale per chiedere di affrontare
insieme la questione burocratica indicando quali sono le criticità
da risolvere. Ha chiesto infine quale sia la proposta sostanziale del
Coordimento per evitare che le modifiche del sistema amministrativo
alla fine siano solo formali come risulta da questo ddl.
Marini
ha chiesto agli imprenditori se siano stati contattati dalla
Provincia per valutare i dati relativi all’impatto sia quantitativo
che qualitativo della burocrazia sulle imprese settore per settore.
Pallanch
ha dichiarato di condividere le considerazioni di Tonina
ricordando che di tavoli di lavoro con la Provincia gli imprenditori
ne sono stati fatti molti ottenendo anche qualche risultato concreto
sul tema della semplificazione amministrativa. Ad esempio con il
provvedimento provinciale denominato “Riparti Trentino”. Si è
poi detto d’accordo con Angheben sull’esigenza di un comune
cambio di mentalità. Vero che la previsione della relazione tecnica
sull’impatto zero sul piano sia finanziario che organizzativo pone
qualche domanda agli imprenditori. Qualche preoccupazione
sull’attuazione di queste modifiche c’è.
Il
Cal chiede
un’intesa preventiva sui cambiamenti con le autonomie locali.
Il
Cal
(Consiglio
delle autonomie locali),
con
il presidente Paride Gianmoena ha espresso
condivisione per il ddl
che
mira allo snellimento
e alla
semplificazione delle relazioni tra cittadini e pubblica
amministrazione. Il
Cal chiede comunque alla Giunta
di concordare sempre
preventivamente
con i Comuni e le Comunità di valle l’attuazione
delle
proposte di modifica
delle procedure amministrative,
che
vanno sempre applicate con
gradualità. Per il Cal è positiva l’introduzione anche nei Comuni
e nelle Comunità degli istituti dalla concentrazione dei regimi
autorizzatori
e
degli sportelli unici. Si
raccomanda comunque alla Giunta di assicurare l’intesa con il Cal
ogni qual volta si vogliono introdurre cambiamenti in questo campo.
Marini
ha
chiesto che il Cal sia presente ad audizioni come questa con un
proprio delegato nel caso in cui non possa partecipare il presidente.
Paolo
Zanella (Futura)
ha segnalato che alcune questioni rilevanti restano sul tappeto e
sarebbe importante che il Cal produca una nota formale vista
l’importanza del tema dell’attività amministrativa toccato dal
disegno di legge.
Ugo
Rossi
(Misto-Azione) aveva in precedenza protestato e poi abbandonato i
lavori della Commissione dopo aver saputo che il Consiglio delle
autonomie locali non avrebbe partecipato alle audizioni per “impegni
istituzionali”.
la presidente Masè
si
è detta dispiaciuta per l’incidente con il Cal ricordando peraltro
i corretti rapporti sempre avuti dal Consigliio provinciale con
quest’organismo rappresentativo delle amministrazioni locali.
Gianmoena
ha apprezzato l’interesse dimostrato dai consiglieri per il Cal, si
è assunto personalmente la responsabilità dell’assenza e ha
ricordato che gli assessori del Consiglio delle autonomie non hanno
poteri di rappresentanza all’esterno.