Audizione e dibattito in Terza Commissione
L’appello delle associazioni alla Provincia: salvate il lago d’Idro e il Chiese
In Terza commissione
quest’oggi si è parlato della situazione del fiume Chiese e del
Lago d’Idro con l’audizione dei rappresentanti della Federazione
delle associazioni che operano in difesa del corso e dello specchio
d’acqua.
Il presidente del raggruppamento ambientalista ha
ricordato che la Federazione raccoglie, dal 2020, 26 gruppi composti
da persone innamorate della cultura e dell’ambiente del Chiese e
del Lago d’Idro. Il presidente ha espresso il compiacimento per il
no alla concessione di ulteriori quantità d’acqua espresso dalla
governo provinciale a favore dell’agricoltura della pianura
lombarda che, ha sottolineato, continua ad andare avanti con i
dispendiosi sistemi di irrigazione di 100 anni fa. La vittima di
questa situazione, ha ricordato, è il Lago d’Idro, ma i cittadini
hanno alzato la testa e per questo, ha aggiunto, la Provincia deve
continuare ad agire sulla Regione Lombardia perché si imponga un
bilancio idrico e il deflusso ecologico, facendo pressioni per
l’ammodernamento dei sistemi di irrigazione di ben 21 mila ettari
coltivati a mais che vengono trinciati e usati per alimentare i
maiali, che ormai sono più numerosi degli umani, e come biomassa.
La Federazione, ha ricordato
ancora il presidente, ha promosso un’impugnativa contro la
Conferenza dei servizi che ha dato il via libera alla decisione del
commissario straordinario della depurazione del Garda, nominato dal
Governo, di realizzare a Gavardo e Montichiari due mega depuratori
per la sponda bresciana del Garda. Un intervento pericoloso e dal
costo esorbitante, secondo gli ambientalisti, quando, come starebbe a
dimostrare uno studio promosso dalla Federazione, basterebbe
ristrutturare il depuratore di Peschiera che non funziona da tempo
perché gestito male. I due nuovi mega depuratori, hanno ricordato
gli esponenti della Federazione, secondo il progetto scaricherebbero
nel Chiese, attraverso 33 stazioni di pompaggio poste a Salò, che
implicherebbero costi energetici enormi. Così il fiume, già
provatissimo, diverrebbe, secondo gli ambientalisti, “lo sciacquone
del lago di Garda”. Il presidente del gruppo di associazioni ha
chiesto l’appoggio della Provincia nella difesa del bacino del
Chiese perché venga invertita la rotta mettendo la tutela
dell’ambiente al primo posto. Tutela dall’Adamello alle foci del
fiume messo ulteriormente a rischio dai due depuratori che rischiano
di essere una “bomba” ecologica e uno strumento per imporre al
Trentino (visto che le norme impongono un rapporto tra scarichi e
portata di un metro cubo a cinque) la concessione di acqua per motivi
sanitari.
La consigliera del Misto –
Europa Verde ha espresso il pieno appoggio alle battaglie della
Federazione ancora più importanti di fronte alla tragica situazione
di questi mesi. Centrale anche per la Lega la difesa dell’ecosistema
e la protezione della fauna ittica anche attraverso l’ammodernamento
dei sistemi irrigui. Rispondendo ad una domanda della Lega il
presidente della Federazione ha detto che dopo mesi di presidio
quotidiano, 24 ore su 24, davanti alla Prefettura di Brescia non si è
mai presentato un solo parlamentare o consigliere regionale lombardo.
La politica in Lombardia, in poche parole, ha aggiunto, non sta
facendo nulla. Solo 9 sindaci su 22 si stanno muovendo.
Il Chiese penalizzato
perché politicamente periferico
Il consigliere di 5 Stelle ha
detto che il Basso Chiese e la Val Sabbia sono considerati territori
periferici e elettoralmente poco interessanti. Ma, oltre a questo
handicap politico, ci sono problemi tecnici perché andrebbero
adottate linee guida sulla valutazione dell’impatto ambientale che,
presenti nella normativa nazionale, in Trentino non ci sono. Oggi il
biotopo del Lago d’Idro, ha aggiunto, è secco e quindi la Pat
dovrebbe fare qualcosa di più: prima di tutto esigere da Aipo
(l’Agenzia interregionale per il Po) il rispetto della legge e le
direttive Comunitarie, come la habitat che c’è da 29 anni. Anni
fa, l’esponente 5 Stelle, aveva chiesto l’istituzione di un
osservatorio sul Lago d’Idro sul modello di quello di Varese e la
stessa proposta di monitoraggio venne fatta, con un odg, sul fiume
Chiese. La risposta, ha affermato, da parte della Giunta, fu: no. Nel
2007, ha ricordato, è partito un processo per riqualificare le aree
umide, il progetto di Darzo però non è mai partito. Sul deflusso
ecologico funzionale, ha aggiunto, c’è il problema della rimozione
frequente del limo dalla centrale di Cimego. Inoltre, si dovrebbe
pensare ad estendere le aree di tutela ambientale lombarde fino al
comune di Bondone per creare un’area vasta con comuni interessi, in
primo luogo turistici, che verrebbero incrementati da una ciclabile
sul versante occidentale del lago. C’è il problema del recupero
della strada militare che collega Bondone con Valvestino, mentre c’è
ancora un progetto del tunnel che verrebbe realizzato su un versante
instabile. Pessimo è anche il coordinamento tra Trento e Brescia sul
trasporto pubblico.
L’assessore:
l’agricoltura della pianura non può più sprecare l’acqua
L’assessore all’ambiente,
ringraziando gli esponenti delle associazioni e ricordando che sono
pochi gli amministratori lombardi che hanno mostrato attenzione a
questi temi, ha espresso un ragionamento che ruota attorno a una
constatazione: il Trentino non può supplire alla sete
dell’agricoltura della Pianura Padana. Sete aggravata da una
situazione climatica che sta sotto gli occhi di tutti, ma che
richiede un deciso cambio di rotta. Cioè, investimenti, come ha
fatto il Trentino, sui sistemi di irrigazioni moderni; la necessità
di passare dai canali alla goccia. E questo cambio di rotta, secondo
l’assessore, può essere favorito proprio dalla crisi che stiamo
vivendo.
L’assessore ha ricordato, di
fronte alle richieste di Milano di aver voluto un accordo Pat –
Regione Lombardia che impegna, per tre anni, il Trentino a dare una
quantità d’acqua di fronte a una cifra di compensazione che ha
l’obiettivo di fare capire ai lombardi che non possono solo
chiedere. Quest’anno a fronte della crisi idrica, causata dai
cambiamenti climatici, ha aggiunto, si sono garantii atti di
solidarietà come è stato fatto, sentita Terna, con il rilascio
d’acqua dal bacino di Bissina. Ma, al tempo stesso, si è
affermato che la Regione Lombardia non può pensare ad andare avanti
con sistemi di irrigazioni obsoleti mentre il Trentino ha fatto passi
avanti con l’irrigazione a goccia e la creazione di bacini. Perché
l’acqua, ha sottolineato, non può essere sprecata. Ci sono i fondi
Pnrr che in Trentino che si stanno usando e che anche le altre
regioni dovranno utilizzare.
L’assessore poi ricordato la
lunga storia, iniziata nel 1951, della regolazione del Lago d’Idro,
aggiungendo che il Trentino ha sempre creduto nella tutela di questo
specchio d’acqua come dimostra la riserva naturale creata sulla
sponda nord nel 1994. Sull’abbassamento dei livelli del lago in
questa stagione di grave siccità ha aggiunto che La Zona di
protezione speciale, istituita in attuazione alla direttiva Habitat,
impone un livello di fluttuazione del lago di un metro (da 367,5 a
368,5 metri slm) nell’arco di un mese. Misure, ha sottolineato
l’assessore, che hanno valore normativo. Eppure, Aipo, nonostante
lo svaso di quantità significative dei serbatoi della riserva idrica
strategica destinata alla rete elettrica, il 7 e il 29 luglio ha
chiesto di abbassare il livello del lago d’Idro sotto la quota
minima di 367,20 metri. Richieste alla quali la Pat ha espresso
parere contrario. Nonostante il no di piazza Dante, dal 10 al 30
luglio, il lago è stato abbassato fino a 366,7 metri, per poi
risalire a 367,20 il 30 luglio. Ma in questi primi giorni di agosto,
Aipo ha chiesto di nuovo di poter attingere acqua dal lago. Per
questo il Servizio sviluppo sostenibile e aree protette ha chiesto
spiegazioni all’Agenzia del Po ricordando che il mancato rispetto
della direttiva Habitat prevede sanzioni. Inoltre, Muse e Fondazione
Museo civico di Rovereto sono state incaricati di valutare gli
eventuali danni sull’ambiente lacustre in vista di possibili azioni
da parte della Pat.
Inoltre,
ha sottolineato con forza il responsabile dell’ambiente, le
emergenze non possono venir affrontate dal gestore ordinario; questo
compito spetta solo la Protezione civile, altrimenti si creano
frizioni inevitabili.