Giornale OnLine

Giornale Online
02/08/2022 - In aula o in commissione

L’appello delle associazioni alla Provincia: salvate il lago d’Idro e il Chiese

Audizione e dibattito in Terza Commissione

L’appello delle associazioni alla Provincia: salvate il lago d’Idro e il Chiese

L’appello delle associazioni alla Provincia: salvate il lago d’Idro e il Chiese

​In Terza commissione quest’oggi si è parlato della situazione del fiume Chiese e del Lago d’Idro con l’audizione dei rappresentanti della Federazione delle associazioni che operano in difesa del corso e dello specchio d’acqua. 

Il presidente del raggruppamento ambientalista ha ricordato che la Federazione raccoglie, dal 2020, 26 gruppi composti da persone innamorate della cultura e dell’ambiente del Chiese e del Lago d’Idro. Il presidente ha espresso il compiacimento per il no alla concessione di ulteriori quantità d’acqua espresso dalla governo provinciale a favore dell’agricoltura della pianura lombarda che, ha sottolineato, continua ad andare avanti con i dispendiosi sistemi di irrigazione di 100 anni fa. La vittima di questa situazione, ha ricordato, è il Lago d’Idro, ma i cittadini hanno alzato la testa e per questo, ha aggiunto, la Provincia deve continuare ad agire sulla Regione Lombardia perché si imponga un bilancio idrico e il deflusso ecologico, facendo pressioni per l’ammodernamento dei sistemi di irrigazione di ben 21 mila ettari coltivati a mais che vengono trinciati e usati per alimentare i maiali, che ormai sono più numerosi degli umani, e come biomassa.

La Federazione, ha ricordato ancora il presidente, ha promosso un’impugnativa contro la Conferenza dei servizi che ha dato il via libera alla decisione del commissario straordinario della depurazione del Garda, nominato dal Governo, di realizzare a Gavardo e Montichiari due mega depuratori per la sponda bresciana del Garda. Un intervento pericoloso e dal costo esorbitante, secondo gli ambientalisti, quando, come starebbe a dimostrare uno studio promosso dalla Federazione, basterebbe ristrutturare il depuratore di Peschiera che non funziona da tempo perché gestito male. I due nuovi mega depuratori, hanno ricordato gli esponenti della Federazione, secondo il progetto scaricherebbero nel Chiese, attraverso 33 stazioni di pompaggio poste a Salò, che implicherebbero costi energetici enormi. Così il fiume, già provatissimo, diverrebbe, secondo gli ambientalisti, “lo sciacquone del lago di Garda”. Il presidente del gruppo di associazioni ha chiesto l’appoggio della Provincia nella difesa del bacino del Chiese perché venga invertita la rotta mettendo la tutela dell’ambiente al primo posto. Tutela dall’Adamello alle foci del fiume messo ulteriormente a rischio dai due depuratori che rischiano di essere una “bomba” ecologica e uno strumento per imporre al Trentino (visto che le norme impongono un rapporto tra scarichi e portata di un metro cubo a cinque) la concessione di acqua per motivi sanitari.

La consigliera del Misto – Europa Verde ha espresso il pieno appoggio alle battaglie della Federazione ancora più importanti di fronte alla tragica situazione di questi mesi. Centrale anche per la Lega la difesa dell’ecosistema e la protezione della fauna ittica anche attraverso l’ammodernamento dei sistemi irrigui. Rispondendo ad una domanda della Lega il presidente della Federazione ha detto che dopo mesi di presidio quotidiano, 24 ore su 24, davanti alla Prefettura di Brescia non si è mai presentato un solo parlamentare o consigliere regionale lombardo. La politica in Lombardia, in poche parole, ha aggiunto, non sta facendo nulla. Solo 9 sindaci su 22 si stanno muovendo.


Il Chiese penalizzato perché politicamente periferico


Il consigliere di 5 Stelle ha detto che il Basso Chiese e la Val Sabbia sono considerati territori periferici e elettoralmente poco interessanti. Ma, oltre a questo handicap politico, ci sono problemi tecnici perché andrebbero adottate linee guida sulla valutazione dell’impatto ambientale che, presenti nella normativa nazionale, in Trentino non ci sono. Oggi il biotopo del Lago d’Idro, ha aggiunto, è secco e quindi la Pat dovrebbe fare qualcosa di più: prima di tutto esigere da Aipo (l’Agenzia interregionale per il Po) il rispetto della legge e le direttive Comunitarie, come la habitat che c’è da 29 anni. Anni fa, l’esponente 5 Stelle, aveva chiesto l’istituzione di un osservatorio sul Lago d’Idro sul modello di quello di Varese e la stessa proposta di monitoraggio venne fatta, con un odg, sul fiume Chiese. La risposta, ha affermato, da parte della Giunta, fu: no. Nel 2007, ha ricordato, è partito un processo per riqualificare le aree umide, il progetto di Darzo però non è mai partito. Sul deflusso ecologico funzionale, ha aggiunto, c’è il problema della rimozione frequente del limo dalla centrale di Cimego. Inoltre, si dovrebbe pensare ad estendere le aree di tutela ambientale lombarde fino al comune di Bondone per creare un’area vasta con comuni interessi, in primo luogo turistici, che verrebbero incrementati da una ciclabile sul versante occidentale del lago. C’è il problema del recupero della strada militare che collega Bondone con Valvestino, mentre c’è ancora un progetto del tunnel che verrebbe realizzato su un versante instabile. Pessimo è anche il coordinamento tra Trento e Brescia sul trasporto pubblico.


L’assessore: l’agricoltura della pianura non può più sprecare l’acqua


L’assessore all’ambiente, ringraziando gli esponenti delle associazioni e ricordando che sono pochi gli amministratori lombardi che hanno mostrato attenzione a questi temi, ha espresso un ragionamento che ruota attorno a una constatazione: il Trentino non può supplire alla sete dell’agricoltura della Pianura Padana. Sete aggravata da una situazione climatica che sta sotto gli occhi di tutti, ma che richiede un deciso cambio di rotta. Cioè, investimenti, come ha fatto il Trentino, sui sistemi di irrigazioni moderni; la necessità di passare dai canali alla goccia. E questo cambio di rotta, secondo l’assessore, può essere favorito proprio dalla crisi che stiamo vivendo.

L’assessore ha ricordato, di fronte alle richieste di Milano di aver voluto un accordo Pat – Regione Lombardia che impegna, per tre anni, il Trentino a dare una quantità d’acqua di fronte a una cifra di compensazione che ha l’obiettivo di fare capire ai lombardi che non possono solo chiedere. Quest’anno a fronte della crisi idrica, causata dai cambiamenti climatici, ha aggiunto, si sono garantii atti di solidarietà come è stato fatto, sentita Terna, con il rilascio d’acqua dal bacino di Bissina. Ma, al tempo stesso, si è affermato che la Regione Lombardia non può pensare ad andare avanti con sistemi di irrigazioni obsoleti mentre il Trentino ha fatto passi avanti con l’irrigazione a goccia e la creazione di bacini. Perché l’acqua, ha sottolineato, non può essere sprecata. Ci sono i fondi Pnrr che in Trentino che si stanno usando e che anche le altre regioni dovranno utilizzare.

L’assessore poi ricordato la lunga storia, iniziata nel 1951, della regolazione del Lago d’Idro, aggiungendo che il Trentino ha sempre creduto nella tutela di questo specchio d’acqua come dimostra la riserva naturale creata sulla sponda nord nel 1994. Sull’abbassamento dei livelli del lago in questa stagione di grave siccità ha aggiunto che La Zona di protezione speciale, istituita in attuazione alla direttiva Habitat, impone un livello di fluttuazione del lago di un metro (da 367,5 a 368,5 metri slm) nell’arco di un mese. Misure, ha sottolineato l’assessore, che hanno valore normativo. Eppure, Aipo, nonostante lo svaso di quantità significative dei serbatoi della riserva idrica strategica destinata alla rete elettrica, il 7 e il 29 luglio ha chiesto di abbassare il livello del lago d’Idro sotto la quota minima di 367,20 metri. Richieste alla quali la Pat ha espresso parere contrario. Nonostante il no di piazza Dante, dal 10 al 30 luglio, il lago è stato abbassato fino a 366,7 metri, per poi risalire a 367,20 il 30 luglio. Ma in questi primi giorni di agosto, Aipo ha chiesto di nuovo di poter attingere acqua dal lago. Per questo il Servizio sviluppo sostenibile e aree protette ha chiesto spiegazioni all’Agenzia del Po ricordando che il mancato rispetto della direttiva Habitat prevede sanzioni. Inoltre, Muse e Fondazione Museo civico di Rovereto sono state incaricati di valutare gli eventuali danni sull’ambiente lacustre in vista di possibili azioni da parte della Pat.

Inoltre, ha sottolineato con forza il responsabile dell’ambiente, le emergenze non possono venir affrontate dal gestore ordinario; questo compito spetta solo la Protezione civile, altrimenti si creano frizioni inevitabili. ​