Prosegue in Prima Commissione l'esame della manovra finanziaria di metà anno
Assestamento: gli interventi in discussione generale di Rossi, Tonini, Zanella e Marini
In allegato, gli emendamenti distribuiti. L'assessore Spinelli ha presentato quelli della Giunta
Concluse
lunedì le audizioni iniziate la scorsa settimana, oggi pomeriggio la
Prima Commissione presieduta da Vanessa Masè è passata alla
discussione generale della manovra di assestamento del bilancio
provinciale proposto dalla Giunta. Gli interventi di Rossi, Tonini,
Zanella e Marini hanno criticato le principali lacune – e in
particolare la mancanza di soluzioni strutturali ai problemi – a
loro avviso emergenti dai tre documenti della manovra: i disegni di
legge 156 e 157 sul Rendiconto generale del 2021 e l’assestamento
del bilancio di previsione per gli esercizi 2022-2024, nonché il
Documento di economia e finanza provinciale (Defp) per il triennio
20023-2035.
Gli
emendamenti della Giunta.
L’assessore
allo sviluppo economico Achille Spinelli ha illustrato gli
emendamenti proposti dalla Giunta al ddl 157 e firmati dal vicepresidente Tonina
(in allegato, le proposte di modifica distribuite ai consiglieri). Il
primo riguarda l’articolo 4 sugli enti locali per permettere ai
comuni l’assunzione di personale di polizia locale e altro
personale a tempo determinato o di attribuire incarichi di
collaborazione e consulenza per la realizzazione di progetti
finanziati dalle risorse del Pnrr. Un emendamento all’articolo 9
consente all’azienda sanitaria senza alcun onere aggiuntivo a
carico del sistema, di bandire concorsi e provvedere direttamente al
reclutamento dei propri dirigenti amministrativi, professionali e
tecnici con “circa 3 procedure all’anno” per un costo medio
stimato in 5.000 euro ciascuna. Sempre all’articolo 9 un altro
emendamento prevede che la Provincia formuli direttive all’Apran
volte all’elaborazione di una tabella di corrispondenza ai fini
della prevista revisione degli inquadramenti del personale,
rientranti nelle progressioni economiche. Le eventuali maggiori spese
– si stima che la revisione possa interessare circa 560 unità di
personale per un costo complessivo di circa 1,2 milioni di euro annui
lordi. Un emendamento all’articolo 9 sui rifugi prevede che la
Provincia conceda contributi anche per la realizzazione di nuovi
rifugi alpini mediante trasformazione, con eventuale ampliamento, di
immobili esistenti. Si stima che per il 2022 la misure possa
interessare due strutture per un contributo medio cadauna di 750mila
euro. Le concessioni dei contributi interverranno sulla base di
criteri definiti alla Giunta che disciplineranno anche le modalità
per contenere l’entità del sostegno nei limiti della spesa
autorizzata. La spesa complessiva, stimata in 1,5 milioni di euro per
il 2022, trova copertura nella missione 7 (turismo), programma 1
(sviluppo e valorizzazione del turismo), titolo 2 (spese in conto
capitale). Infine Spinelli ha annunciato lo stanziamento aggiuntivo
di 1 milione e 800 mila euro alle risorse per l’erogazione
dell’assegno unico alle famiglie.
Emendamento
Ossanna: destinare magazzini agricoli a foresterie per stagionali.
Lorenzo
Ossanna (Patt) ha presentato un suo emendamento all’articolo 34 che
recepisce un ddl votato già all’unanimità dalla Terza Commissione
che il consigliere ha chiesto di inserire in questa manovra perché
possa trovare attuazione in tempi brevi, allo scopo di permettere di
utilizzare i magazzini agricoli come foresterie per i lavoratori
stagionali.
Rossi:
non possiamo permetterci di non riuscire a spendere le risorse che
abbiamo
Ugo
Rossi (Misto-Azione), ha dapprima chiesto e ottenuto alcuni
chiarimenti sul Rendiconto riferiti alla derivazione dei residui
attivi e passivi e dell’avanzo di amministrazione. E ha evidenziato
come la Provincia non riesca a scaricare a terra le risorse di cui
dispone nonostante goda di autonomia speciale. E ha segnalato per
questo alcune cifre relative ai pagamenti che nel 2018 ammontavano a
5 milioni e 100mila euro, nel 2019 sono scesi di 100 milioni per poi
risalire nel 2020 a 4,8 milioni e quest’anno a 4,9 milioni di euro.
“Certo vi sono stati accadimenti eccezionali ma questi dati – ha
notato – non sembrano rispondere a una pur molto perseguita
semplificazione delle procedure. Nel 2018 la Provincia aveva 1
miliardo e 782 di disponibilità di cassa, mentre oggi vi sono 3
miliardi e 215mila euro. Ma in un epoca in cui sono stati fatti
almeno 6-7 interventi legislativi per la semplificazione delle
procedure e vi è stata una maggiore copertura delle minori entrate
da parte dello Stato, stupisce che la finanzia pubblica restituisca
questi numeri. Si tratta allora di capire come l’autonomia speciale
possa essere incisiva rispetto alle risorse di cui dispone. “Perché
– ha avvertito – non è certo un bene che lo Stato fotografi una
situazione di grande autonomia di risorse da parte della Provincia.
Una riflessione, quindi, s’impone”. Ancora, Rossi ha sollevato il
problema della capacità di scaricare a terra ciò che viene
stanziato. “Il rapporto tende a peggiorare nel tempo. Vero che in
Italia è difficile realizzare opere pubbliche ma la risposta non può
essere quella di continuare a stanziare risorse a questo scopo quando
non sono state neppure avviate quelle degli anni precedenti”. Come
nei casi, citato da Rossi, della circonvallazione di Cles e dello
svincolo di Campotrentino. Il problema è che una simile criticità
vanifica la discussione sugli investimenti perché poi questi non si
scaricano a terra. Secondo il consigliere è comprensibile la scelta
della Giunta di riservarsi la dotazione finanziaria dei 100 milioni
di euro per le probabili emergenze che si presenteranno, ma a
distanza di tre mesi dall’evidenziarsi delle difficoltà attuali
sarebbe stato meglio avere idee più chiare sull’utilizzo di queste
risorse, indicando con precisione. I 349 milioni di avanzo di
amministrazione dimostrano che il problema della capacità di spesa
esiste da tempo. E che non possiamo più permetterci avanzi così
alti a fronte di una situazione già difficile. Queste risorse vanno
utilizzate in chiave innovativa e velocemente per mettere in moto i
processi. Su quali fronti? Ad esempio, per Rossi, la promozione del
lavoro femminile e soluzioni per acquisire forza lavoro nel turismo.
Vero che anche in Trentino c’è un calo demografico, “ma se
portassimo qui Trentino una persona un po’ già formata e che
puntiamo ad includere, questo farebbe un favore anche alla nostra
comunità. Sembra però che l’autonomia speciale rifiuti questi
ragionamenti mentre dovrebbe fare di più utilizzando le norme di cui
dispone. Invece “non c’è una lira su questo tema che è
l’emergenza del futuro del Trentino”.
Sui
servizi alla persona e in particolare alla salute Rossi ha lamentato
l’incapacità di immaginare forme innovative di reclutamento del
personale sanitario e assistenziale oggi carente. Servirebbe per
questo un intervento straordinario per dotarci di un diverso sistema
di reclutamento delle persone. A queste emergenze l’autonomia
speciale dovrebbe tentare di rispondere proprio laddove lo Stato
trascura questi problemi che interessano lavoro e sanità. Rossi ha
concluso chiedendo alla Giunta se sulla base di questi due filoni
d’intervento non ritenga utile provare a cogliere questi stimoli
per provare a costruire un ordine del giorno sulle emergenze più
importanti da affrontare.
Savoi:
residui e avanzi non sono responsabilità di chi governa ma della
burocrazia
Alessandro
Savoi (Lega) sul rendiconto ha osservato che non dipende da chi
governa se le risorse stanziate dalla Giunta per realizzare un’opera
pubblica non si traducano poi in quell’intervento. E neppure che,
di conseguenza, i residui aumentino negli anni successivi. Anche
dell’esistenza di un fondo cassa così elevato non si può
incolpare l’esecutivo provinciale ma la burocrazia. Il problema non
è di chi amministra ma di un sistema che rallenta di anni gli
interventi e la realizzazione delle opere. Gli avanzi di
amministrazione derivano da risorse già impegnate in passato per
opere che non sono ancora state realizzate nonostante gli appalti.
“La Provincia – ha concluso – sarebbe ben lieta di liquidare
l’impresa appaltatrice.
Tonini:
manca un programma di riforme. Il rischio è la dispersione delle
risorse
Giorgio
Tonini (Pd) ha indicato nel rendiconto il punto fondamentale
dell’assestamento perché mostra tutte e tre le dimensioni del
tempo da valutare: il passato per capire com’è andato l’anno
precedente; cosa possiamo fare nell’immediato da qui al 31 dicembre
prossimo per spendere lo stock di risorse derivanti dal 2021
individuando le urgenze da qui a fine anno; e il Defp che ci proietta
nel futuro fino al 2025. La discussione sarebbe quindi sprecata se si
riferisse solo a cosa fare da qui a fine anno. Per Tonini abbiamo un
problema serio che viene dal passato e non certo solo da questa
legislatura e che riguarda il funzionamento della pubblica
amministrazione. C’è un gap tra ciò che si programma di spendere
e ciò che si riesce a spendere effettivamente. Il dato finale di ciò
che riusciamo a mettere a terra è la metà di quello che impegniamo.
La macchina della Provincia ha quindi seri problemi di rendimento.
Tonini ha sottolineato che tutti sono responsabili di questo problema
per l’insufficienza di quel che è stato fatto dalle Giunte fino ad
oggi. Non si tratta di rimpallarsi le responsabilità ma di
riconoscere che questo è un problema più grande di noi e che quindi
occorre lavorare insieme in Consiglio su questo. “Senonché – ha
lamentato – alla richiesta di affrontare insieme questo problema ci
è stato sempre risposto di no. Di no sui problemi della sanità di
fronte ai troppi morti in Trentino per Covid. Di no sul tema delle
cose da fare per l’economia”. Tonini ha ricordato che dall’inizio
della legislatura ha esortato invano la Giunta a mettere in campo
delle riforme “senza le quali le risorse non servono a nulla,
perché pur disponendo di dotazioni – ha usato questa metafora –
ci troviamo ad aumentare la pressione dell’acqua all’interno di
tubature che perdono. Se la macchina non funziona al meglio poi te la
ritrovi addosso. Questo ci dice il rendiconto: in un sistema che
mediamente è ben amministrato e in una terra che si reputa di buona
amministrazione, solida e che funziona, vi sono delle criticità
perché una macchina amministrativa oggi funziona solo se viene
aggiornata continuamente”. Tonini ha ricordato che la Corte dei
conti assegna una funzione ausiliaria alle assemblee legislative, ma
il Consiglio provinciale non è attrezzato per avere una propria
autonomia di giudizio sulle manovre di bilancio e questo è un limite
pesantissimo per un’assemblea legislativa. Il procuratore della
Corte dei conti – ha proseguito – ci mette oggi di fronte al
rilevante aumento del contenzioso tra la Provincia e governo e tra la
Provincia e gruppi della società civile. E al fatto che in gran
parte dei casi la Provincia ha perso di fronte alla Corte
costituzionale come per le chiusure domenicali, l’Itas e la norma
sull’idroelettrico. Questo trend ha un costo immediato perché il
contenzioso comporta distrazione di risorse, intelligenze e tempo. E
logora la reputazione del Trentino la cui Provincia è ancora
considerata un’amministrazione di eccellenza. Al contenzioso
costituzionale si è aggiunto il contenzioso in sede giudiziaria sul
tema dell’esclusione dai bandi Itea e poi dal bonus bebè delle
persone con meno di 10 anni di residenza nel nostro territorio. C’è
poi la questione delle partecipate, degli enti funzionali della
Provincia che ha attirato l’attenzione della Corte dei conti con la
richiesta di una revisione da parte della Giunta. Sarebbe
interessante sapere su questo punto qual è la posizione della
Provincia. C’è anche il tema controverso delle valutazioni delle
azioni del Catullo e quello della nostra politica sul Mediocredito,
nel quale la maggiore presenza pubblica ha penalizzato la
cooperazione trentina rispetto alle Reiffaisen Kasse altoatesine.
Anche alla sanità e in particolare al Not la Corte dei conti dedica
un passaggio molto severo alla Provincia. Tonini ha messo inoltre
l’accento anche sulla grave mancanza del corredo di relazioni
tecniche ai bilanci e all’approvazione delle disposizioni di legge,
che in base all’articolo 81 della Costituzione dovrebbe essere la
normalità per garantire il buon funzionamento di un’assemblea
legislativa come la nostra. Sull’assestamento il consigliere ha
posto alcuni interrogativi riguardanti innanzitutto il fondo di 100
milioni di euro accantonato per fronteggiare le emergenze. A suo
avviso è apprezzabile questa misura prudenziale nell’uso delle
risorse e contro la spesa facile, ma non bisogna dimenticare che se
queste risorse devono avere un impatto sull’economia in un contesto
già ora critico, occorre riuscire a spenderle entro fine anno.
Altrimenti ci arriveremo solo nell’assestamento dell’anno
prossimo. Allora la domanda è se non sia possibile impiegare subito
queste risorsr, entro il Natale di quest’anno, perché abbiano un
impatto immediato sull’economia. Questa domanda è più che lecita
per Tonini visti precedenti tutt’altro che rassicuranti: “Siamo
in grado – ha chiesto all’assessore Spinelli – di spendere 100
milioni di euro entro la fine dell’anno?” Il secondo
interrogativo riguarda il fisco: è un bene che la misura
sull’addizionale Irpef ridotta l’anno scorso venga elevata con
l’assestamento a 25.000 euro. Gli stessi artigiani nelle audizioni
hanno però proposto di arrivare a 28.000 euro. Per Tonini si
potrebbe prevedere una gradualità, prevedendo solo una riduzione
dell’aliquota tra i 15.000 e i 25.000 euro e l’esenzione totale
tra i 25 e i 28.000 euro perché ne benefici una platea più ampia
con una migliore modulazione. Bene per il consigliere anche il
rinnovo contrattuale del pubblico impiego per il triennio 2018-2021,
ma a suo avviso sarebbe stato saggio proporre uno scambio tra
contrattazione e produttività. In sostanza il rinnovo del contratto
del pubblico impiego si sarebbe potuto concedere a fronte di un
impegno dei dipendenti per garantire una maggiore produttività del
lavoro. “Invece – ha osservato – i soldi sono stati concessi in
ritardo ma in cambio di nulla. Oggi abbiamo un’ondata di
pensionamenti e quindi si creano dei vuoti, c’è stato e c’è il
covid che ci ha insegnato delle cose e abbiamo un contratto da
rifare. Si poteva provare a legare insieme questi tre problemi le
trasformarli in un’opportunità. La Provincia avrebbe potuto
proporre al ministro Brunetta l’avvio in Trentino di una
sperimentazione innovativa in cambio dell’aumento della
produttività dei dipendenti pubblici”. Altro tema assente per
Tonini in questa manovra è la questione ambientale. Si trattava di
dare un segnale che stiamo capendo che di fronte al cambiamento
climatico reso ancor più evidente dalla tragedia della Marmolada,
affrontando ad esempio la questione degli acquedotti che perdono e
promuovendo la ricerca sui ghiacciai per curare la montagna malata.
Infine Tonini ha accennato al tema della produttività sul Defp. Per
il consigliere siamo alle solite: in questo strumento c’è un utile
parte previsionale ma manca completamente la parte programmatica,
vale a dire il “cosa fa la Provincia per migliorare in modo
strutturale il tasso di crescita potenziale della nostra economia”.
Questo dovrebbe essere il tema cruciale del Defp: cosa fa la
Provincia da qui al 2025 perché il Trentino aumenti in modo più
strutturale la crescita potenziale dell’economia? Non si spiega
come si pensa di modernizzare la pubblica amministrazione,
l’industria, il turismo, ecc. E senza questo il rischio è che non
resterà che fare debito”.
Zanella:
l’assestamento non affronta le questioni cruciali per il Trentino
Paolo
Zanella (Futura) su rendiconto ha ribadito il problema della ricaduta
a terra degli investimenti. Anche per l’accesso alla casa solo
pochissime delle risorse previste per l’edilizia abitativa riesce a
cadere a terra. Lo stesso vale Anche per gli stanziamenti in conto
capitale sulle opere pubbliche: la ricaduta a terra è appena del
17%. Serve quindi un ragionamento complessivo su cosa va modificato
per far sì che questi investimenti arrivino a terra. Secondo il
consigliere la pandemia ha fatto emergere la necessità di
riorganizzare i servizi sanitari e di investire sulla formazione del
personale in questo settore. La guerra ha spinto l’aumento dei
prezzi dell’energia e dei carburanti mettendo in luce la fragilità
del sistema Paese che mostra problemi strutturali importanti che ha
causato la perdita del potere d’acquisto. Se poi la Bce aumenterà
i tassi di interesse per contenere l’inflazione il rischio è
un’ulteriore depressione della domanda. L’inflazione mette poi in
luce le disuguaglianze, aumentate di molto negli ultimi anni in
Italia. La povertà assoluta riguarda quasi il 10% della popolazione
che non riesce a mettere insieme il pranzo con la cena. Una persona
su tre guadagna meno di 1.000 euro al mese e in Trentino gli stipendi
medi sono più bassi che nel resto d’Italia. E i lavori precari
sono percentualmente più numerosi che in Alto Adige e in altri
territori. A tutto ciò si aggiunge la crisi ambientale che non si
può più considerare lontana da noi come abbiamo visto con Vaia e
ora con la tragedia della Marmolada. Non possiamo più agire con
palliativi rispetto a questa crisi. Vanno messi in campo azioni
concrete ma – ha protestato Zanella – di questo nella manovra di
assestamento non c’è traccia. Mai quanto oggi la transizione
ecologica è qualcosa di socialmente e anche economicamente
desiderabile per creare occupazione. Si tratta di investire in questa
direzione creando soluzioni nuove e dandosi una visione. Altro grande
tema da affrontare per Zanella: la questione demografica, sia in
rapporto alle pensioni che mancando il lavoro non pagherà più
nessuno, ma anche ai problemi di assistenza che aumentano mentre le
professioni di cura e sanitarie mancano sempre più. Si tratta di
favorire la natalità il più possibile per tutte le persone che
vogliono avere figli. Perché i migranti non bastano a compensare il
calo demografico. “Invece che accantonare 100 milioni per emergenze
che non si riusciranno a spendere entro quest’anno e solo per fare
propaganda, occorrerebbe spiegare su cosa si vuole agire”, ha
osservato il consigliere. A suo avviso la Provincia dovrebbe mettere
mano, dopo il pubblico impiego, anche alla contrattazione degli altri
settori di lavoro. Zanella chiede che i contributi pubblici alle
imprese siano subordinati al rispetto dei contratti collettivi dei
lavoratori. E di vincolarli a iniziative imprenditoriali di ricerca e
sviluppo, al miglioramento delle condizioni di lavoro e
all’assunzione di donne e giovani. Questo sarebbe un intervento
strutturale che la Provincia potrebbe mettere in campo, come
l’applicazione di misure di sostenibilità ambientale. Altra grossa
questione sul lavoro è per Zanella la crescente difficoltà di
trovare figure professionali. Mancano lavoratori non solo nel turismo
ma anche in altri comparti. Diventare territorio attrattivo e
accogliente anche per i migranti vuol dire inserire e formare queste
persone. Ma anche qui per Zanella l’assestamento non prevede
interventi. Sul taglio dell’addizionale sull’Irpef, secondo il
consigliere l’esenzione andrebbe data fino ai 28.000 euro di
reddito. Con 10 milioni di euro la Provincia potrebbe andare incontro
ai bisogni di sostegno di altre 30.000 persone. Quanto all’assegno
unico provinciale, con un’inflazione che ha raggiunto l’8% le
quote sono insufficienti e andrebbero quindi adeguate. Per
fronteggiare le disuguaglianze occorrerebbe anche occuparsi anche dei
costi proibitivi di case e affitti in rapporto ai redditi. Il
problema è drammatico anche per i lavoratori del turismo che non
trovano alloggi nelle località dove devono andare a lavorare.
Servirebbe per Zanella un osservatorio sulle politiche abitative per
capire dove intervenire e mettere mano alla legge sull’edilizia
abitativa in modo da facilitare l’accesso alla casa. Altro tema
enorme per il consigliere è quello della sanità e del sociale,
emerso in particolare con la pandemia. Zanella ha ricordato di aver
proposto degli Stati generali della sanità per fronteggiare le
difficoltà del sistema provinciale e soprattutto quelle derivanti
dalla carenza di personale. Si tratta a suo avviso di investire sulla
formazione di infermieri e oss con percorsi triennali. Mancano 250
infermieri e altri 250 per le cure territoriali. Queste figure
andranno ricercate con investimenti in formazione e con modelli
organizzativi che sgravino il personale sanitario dalle incombenze
burocratiche, puntando anche sull’informativa. Sul sociale il
personale delle cooperative è il più penalizzato perché non
beneficia del rinnovo contrattuale e rischia di abbandonare il
lavoro. E questo potrebbe voler dire che i servizi sociali non
saranno più garantiti. Anche qui, dunque, servono più risorse per
trattenere i dipendenti. Ultima questione sollevata da Zanella:
l’ambiente. Su questo punto l’Appa dovrebbe stendere entro il
2023 le strategie di adattamento del nostro territorio ai cambiamenti
climatici, ma la scadenza è troppo lontana rispetto alla rapidità
dei cambiamenti climatici in atto. Andrebbero perciò potenziate le
risorse umane per accelerare la stesura del piano. Vi sono regioni
che hanno investito decine di milioni di euro per l’avvio delle
comunità energetiche, mentre la Provincia in questo assestamento non
se ne occupa. Certo non può essere solo il pubblico ad
interessarsene ma non c’è dubbio che un investimento come questo
porterebbe un aumento dell’occupazione. Occorre pensare già oggi
con l’Agenzia del lavoro a come riqualificare gli addetti del
settore edilizio sul terreno delle installazioni di impianti per la
sostenibilità energetica. Sull’articolo 18 del ddl
sull’assestamento Zanella ha auspicato che la norma non nasconda
una trappola diventando il pretesto per un emendamento con cui la
Giunta tenterà di procrastinare la scadenza di agosto prevista dalla
legge per il distanziamento oltre i 300 metri delle sale da gioco dai
luoghi sensibili.
Marini:
servono misure urgenti per adattare il Trentino al cambiamento
climatico
Alex
Marini (Misto-5 Stelle) è partito dal problema dei cambiamenti
climatici. A suo avviso per i prossimi anni dovremo aspettarci
fenomeni ancor più critici e devastanti rispetto a quelli
recentemente accaduti. Anche perché la concentrazione di anidride
carbonica in atmosfera è pari a quella di 4 milioni di anni fa,
quando i mari erano molto più alti e buona parte della penisola era
coperta dal Mediterraneo. Inoltre in pochi anni la popolazione
mondiale raggiungerà gli 8 miliardi di persone. Questi due dati
dovrebbero indurre a ragionare in termini diversi nella
programmazione politica, perché tra pochi anni sarà diversa l’aria
che respiriamo, sarà diversa l’acqua che beviamo, saranno diversi
i paesaggi che vediamo e saranno diverse le stagioni (la primavera
non esiste più). Il Trentino dovrebbe quindi mettere in campo una
strategia e delle misure per adattare il nostro sistema ai mutamenti
climatici che risultano ormai inesorabili. Sul rendiconto Marini ha
condiviso le osservazioni proposte da Rossi sulla ridotta capacità
di spesa e all’aumentata disponibilità di cassa. Le domande, per
il consigliere, allora sono se siamo consapevoli delle capacità
della Provincia di svolgere l’azione amministrativa in modo
efficiente ed efficace. E se abbiamo gli strumenti per misurare
quest’azione. A queste domande va trovata una risposta perché non
basta dirci che abbiamo 577 milioni da spendere e che in gran parte
avremmo dovuto già spendere senza riuscirci. Quanto alle maggiori
entrate per Marini si potrebbero preventivare queste risorse. Il
problema riguarda quindi il controllo di gestione e la capacità di
intervenire per adottare azioni correttive e rimuovere gli ostacoli
derivanti dalla burocrazia, dalla preparazione del personale,
dall’organizzazione, e individuare anche le cause esogene che hanno
portato agli avanzi di amministrazione. Per tutto questo la Provincia
ha bisogno di strumenti e di un controllo di gestione che funzioni. I
consiglieri provinciali per Marini dovrebbero poter accedere a questi
strumenti e al controllo di gestione. Ma oggi – ha lamentato –
non lo possono fare. Questi strumenti permetterebbero il controllo e
l’indirizzo delle politiche della Provincia. Sull’assestamento di
bilancio, l’accantonamento dei 100 milioni di euro per fronteggiare
le emergenze, secondo Marini è utile per premunirsi ma queste
risorse dovrebbero servire ad intervenire con misure strutturali, ad
esempio puntando a un piano straordinario per la riqualificazione
energetica degli edifici pubblici della Provincia e scolastici, ecc.
Il problema è che manca un piano per agire in questa direzione
rendendo meno dipendente il sistema dalle fonti fossili. Il governo
spagnolo ha appena annunciato che per tre mesi sarà concesso
l’utilizzo gratuito dei mezzi di trasporto pubblico. Alla Provincia
invece manca ancora il piano provinciale della mobilità.
Fondamentale per Marini è puntare a ridurre i consumi di energia
anche da parte delle imprese. Sul Defp il consigliere ha apprezzato i
riferimenti innovativi al Pnrr e alla Spros (la strategia provinciale
per lo sviluppo sostenibile), ma ha osservato che bisognerà dotarsi
degli strumenti per valutare la produzione legislativa in questa
direzione. Si tratta di programmare una riforma sistematica
dell’impianto normativo puntando alla valutazione dei disegno di
legge di riforma prima che vengano approvati.
I
lavori proseguiranno domani alle 9.30.