Giornale OnLine

Giornale Online
29/06/2022 - In aula o in commissione

Conclusa la discussione generale sulla riforma delle comunità

Stamane in Consiglio provinciale. Iniziata la trattativa su ordini del giorno ed emendamenti

Conclusa la discussione generale sulla riforma delle comunità

In allegato, il disegno di legge e il pacchetto delle modifiche

Conclusa la discussione generale sulla riforma delle comunità
​​Si è conclusa nella mattina di oggi in Consiglio provinciale, la discussione generale al disegno di legge 145 di riforma delle comunità di valle dell’assessore Mattia Gottardi. I lavori sono stati sospesi per valutare le 537 proposte emendative e i 132 ordini del giorno e permettere una trattativa tra le parti per arrivare ad una condivisione il più ampia possibile del testo. Si riprende alle ore 15.00.


Il consigliere Alex Marini (Misto-5 Stelle) ha completato l’intervento del pomeriggio di ieri, riprendendo il filo del discorso sui contenuti della riforma e sugli argomenti dei propri ordini del giorno. In particolare, uno dei documenti affronta la questione energetica e i modelli di autoconsumo legati alle diverse caratteristiche orografiche del territorio, con riferimento alle quali le comunità potrebbero svolgere un ruolo strategico. Altro argomento ripreso da un ordine del giorno, quello dei diversi modelli familiari, con riferimento ai quali andrebbero declinate ed implementate le politiche per la casa, da considerare, quest’ultima, un bene pubblico da offrire alla popolazione in una logica di ottimizzazione dei costi e non solo di valore immobiliare/speculativo: a questi fini servirebbe un osservatorio ad hoc. Ancora: rafforzare il ruolo attivo dei consigli comunali nelle attività istituzionali e nei rapporti con le comunità e la Provincia.


Coppola: una riforma rischiosa, che riduce il controllo dal basso

Lucia Coppola (Misto-Verdi per l’Europa) ha detto che avrebbe immaginato un maggiore autonomia per i sindaci, dal momento che le comunità sono un ente intermedio tra provincia e comuni. Restano sullo sfondo tante problematiche che i comuni stanno affrontando da tempo, come la criticità per la figura del segretario comunale (ben 60 comuni ne sono privi), il sottodimensionamento del personale, la difficoltà a sostituire i pensionamenti ecc. Si discute da tempo della forma e del potere degli enti intermedi (a partire dai comprensori) per migliorare la capacità concreta di interfacciarsi con i comuni. Oggi stiamo parlando di modificare le comunità con una riforma che presenta una certa complessità e che in prima battuta non appare convincente perché, pur apprezzando l’atteggiamento partecipativo dell’assessore, riduce il controllo dal basso. Il rischio, cioè, è che questa ennesima riforma sottragga le comunità al controllo del popolo sovrano, non rispettando i principi democratici della costituzione, a meno che le deliberazioni di questo ente non vengano sottoposte al parere della maggioranza dei comuni.


Demagri: riconosciuta la disponibilità dell’assessore, un ordine del giorno per ribadire la posizione del Patt

Paola Demagri (Patt) ha riconosciuto la disponibilità dell’assessore che ha deciso di ascoltare gli addetti ai lavori e coloro che hanno fatto proposte migliorative alla proposta. Un atteggiamento propositivo che è stato supportato dal Patt nell’avvallare la richiesta di accelerare i tempi di discussione del testo. Gottardi ha fatto un passo indietro, sulla base della considerazione delle esigenze e delle necessità territoriali, considerazioni sia tecniche che politiche. Il Patt ha quindi deciso di non presentare emendamenti, ma di racchiudere la propria posizione e richiesta di approfondimento in un ordine del giorno su alcuni punti che riguardano il segretario manager, le comunità di valle nel ruolo di erogatrici di servizi sovracomunali, la commissione strategica economica e urbanistica ecc. Demagri ha definito la proposta una “non riforma”, però migliorativa dei servizi ai cittadini.


Paccher: la comunità diventa ente di supporto ai comuni, senza limitarne l’autonomia

Roberto Paccher (Lega) ha premesso di conoscere molto bene il funzionamento delle comunità per averne avuto personalmente esperienza. Ha rilevato i problemi di questo ente troppo politicizzato, contro il quale la Lega fece una battaglia massiccia, chiedendo l’indizione di un referendum, molto partecipato, ma che non raggiunse il quorum. Il resto è storia, l’ente fu dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale e la comunità di valle che volevamo combattere di fatto non esiste più. La riforma che oggi stiamo discutendo risponde all’esigenza di migliorare le comunità esistenti perché non possiamo pensare che certi servizi siano gestiti direttamente dai comuni, serve un ente sovracomunale per dare una visione. Paccher ha dichiarato di apprezzare questa proposta perché mentre la precedente comunità sottraeva competenze ai comuni e ne limitava l’autonomia, con questa riforma la comunità diventa un ente di supporto. La spesa di 4 milioni di euro non giustifica il cambio del nome, facendo prevalere il risparmio delle risorse pubbliche: non per questo la riforma va minimizzata perché cambia totalmente la prospettiva rispetto a questo ente.


Rossi: questa non è una riforma, ma un aggiustamento

Ugo Rossi (Azione), che già ieri aveva espresso il proprio pensiero rispetto alla proposta, ha precisato che il costo del cambio del nome è emblematico: sul programma con il quale la Lega è andata raccogliere i voti in campagna elettorale si precisava che si sarebbe cambiato anche il nome dell’ente. Detto questo la Lega ha fatto bene a non tradurre il proprio programma perché era “una panzana”. Ancora, rivolto a Paccher: come si fa a dire che questa proposta aggiusta la questione giuridica delle competenze tra comunità di valle e comuni visto non c’è un solo articolo che affronta tale argomento. Questo lavoro prende semplicemente atto della realtà ridefinendo il ruolo dei sindaci rispetto ai meccanismi di rappresentanza dei comuni, ma non è certo una riforma, ha concluso. In replica a Rossi, Paccher, che ha invitato il collega di Azione all’autocritica, ha ribadito di aver conosciuto le criticità dell’ente per esperienza personale, rilevando che oggi la situazione delle comunità di valle è molto diversa rispetto alla campagna elettorale, perché è cambiato il quadro normativo di riferimento (anche con l’intervento della Corte costituzionale).


Olivi: un mero aggiustamento, la vera riforma istituzionale sarebbe stata “cambiare la Provincia”

Alessandro Olivi (PD) ha confessato che le sue perplessità e la sua parziale insoddisfazione politica su questa proposta derivano dalla convinzione che serviva una riforma, per la convinzione che in Trentino non c’è posto per tre passaggi istituzionali, perché un buon governo dell’autonomia a suo avviso non dipende dalla moltiplicazione della filiera istituzionale. Serviva un’azione più coraggiosa e rimane come mandato futuro a quest’aula, la ricerca delle regole condivise per un riequilibrio del rapporto tra Provincia e sistema degli enti locali, cosa che questa legge non fa. Non siamo riusciti a “cambiare la Provincia”, affinandone le funzioni di ente di indirizzo strategico e di sviluppo e assegnando ai territori reali spazi di autonomia: questa sarebbe stata la funzione di un riassetto istituzionale. Oggi il fronte dei territori appare frammentato e lo è più di prima. Mi ha fatto una certa impressione il Manifesto dei sindaci della valle dei Mocheni perché non hanno detto di scegliere di appartenere ad una lista per il fatto di riconoscersi in un modello, ma in funzione delle risposte avute per quel territorio. Su questo vale la pena di riflettere perchè il tema del riequilibrio istituzionale è cruciale per la qualità ed efficienza del sistema istituzionale. La Provincia deve avere la forza di spostare risorse reali, umane e finanziarie, rendendo più alto il ruolo degli enti locali come enti di governo dell’autonomia. Sul ruolo del Consiglio delle autonomie Olivi era tentato di sottoporre all’aula, con un emendamento provocatorio, la proposta di far diventare i comuni trentini la vera seconda camera dell’autonomia, un momento di rappresentanza propulsivo e dialettico con la Provincia. Questo sarebbe il vero, coraggioso cambiamento, ha aggiunto, che dovrebbe però passare anche dalla consapevolezza dei sindaci che si devono seriamente interrogare sulla convenienza della filiera corta (il solitario negoziato con la Giunta di turno), oppure sull’opportunità di affidarsi ad un luogo comune di rappresentanza. Ha concluso riflettendo su cosa sia cambiato per i cittadini con l’introduzione delle comunità di valle, osservando che un sistema istituzionale dovrebbe essere al servizio dei cittadini, sgravando la burocrazia, producendo risposte più rapide, più efficienti e più trasparenti. Forse in questo è mancata la riforma istituzionale, nell’averla concepita come modifica del livello della rappresentanza politica e non come opportunità di modernizzazione del Trentino.


Degodenz: bene la riforma e il modello partecipativo

Pietro Degodenz (UpT), convinto del senso e dell’utilità dell’ente intermedio delle comunità, ha apprezzato il percorso fatto dall’assessore che ha saputo ascoltare e confrontarsi con i territori migliorando la riforma in discussione, recependo le osservazioni e le richieste dei sindaci. Degodenz ha anticipato alcuni emendamenti su alcuni passaggi tecnici.


Dalzocchio: una riforma che ridà dignità ai comuni e ai sindaci

Mara Dalzocchio (Lega) ha detto di aver apprezzato fin qui solo l’intervento dell’assessore Gottardi. L’ente pensato nel 2006 non andava incontro alle esigenze dei comuni che allora erano stati espropriati delle loro autonomia e i sindaci delle loro peculiarità, con questa riforma i comuni tornano al centro. L’obiettivo delle comunità istituite dal centrosinistra era quello di un ente intermedio di controllo. Ben venga questa riforma che ridà dignità a sindaci e comuni, restituendo il protagonismo all’ente più vicino al cittadino, invertendo il paradigma e affidando alle comunità il ruolo di servizio.


Job: bene rafforzare il ruolo delle comunità

Il consigliere del Misto Ivano Job ha citato in apertura le parole autonomia, federalismo, indipendenza, che richiamano dei concetti che a suo parere nella provincia di Trento sono già realtà. Ha detto di apprezzare la volontà di dare forza all’ente delle comunità di valle, che già svolgono un ruolo prezioso sul territorio nella gestione dei servizi in forma unitaria. Dobbiamo imparare a stimolare i cittadini all’apprezzamento dell’ente pubblico, altrimenti rischieremo di “italianizzarci”, ha detto, augurandosi che chi amministrerà le comunità di valle aiuti i comuni, i sindaci, ma anche i cittadini stessi. Job ha poi citato le criticità nella gestione dei comuni (come le difficoltà di personale ed economiche) ed ha ricordato che i comuni periferici sono spesso in maggiori difficoltà in eventi di calamità, proponendo di ampliare l’impegno della comunità anche nel rapporto sovracomunale di collegamento.


Cia: plauso alla riforma e al modello partecipato

Claudio Cia (FdI) ha plaudito a chi negli anni ha lavorato per costruire un percorso all’altezza delle sfide dei territori e all’assessore Mattia Gottardi per aver attivato un modello di dialogo e di ascolto partecipato che ha portato alla costruzione di questa riforma. Ha apprezzato le modifiche recepite dall’assessore, come l’aver permesso che il Presidente della Comunità possa essere anche un cittadino comune, senza un ruolo politico in essere. Altro aspetto accolto dall’assessore quello dell’estensione a tre mesi del limite dei trenta giorni dall’elezione del consiglio comunale per la nomina del presidente della Comunità di valle. Infine, bene anche che il cittadino eleggibile, possa essere nominato con il consenso dei due terzi dell’organo chiamato ad eleggerlo. Ha infine confermato l’apprezzamento per la proposta che FDI voterà convintamente.


Gottardi apre la trattativa ed è disposto ad accogliere alcune proposte

Conclusa la discussione generale è intervenuto l’assessore Mattia Gottardi, confermando la volontà di accogliere alcune delle sollecitazioni proposte in aula e presentate tramite emendamento, chiedendo la sospensione dei lavori, almeno fino alle 13, per permettere di avviare la trattativa e trovare un accordo il più possibile condiviso sulla riforma.​

Allegati
Gli emendamenti
Approfondimenti