Emersi dalla V Commissione che si è occupata anche di università di una petizione popolare
Audizioni sui due ddl che rivedono la normativa a sostegno delle attività culturali: giudizi positivi
Si è discusso di sistema bibliotecario e piccoli musei. In allegato i testi e gli emendamenti
Sono
emersi giudizi per
lo più positivi
dalla seconda
e
ultima tornata
delle
audizioni
che
la Quinta
Commissione
ha dedicato ai
due disegni di legge che modificano la normativa provinciale sulle
attività culturali. Si
tratta del ddl 56
di Zeni del Pd a
sostegno degli operatori del mondo
dello spettacolo che
erano stati penalizzati
dallo
stop imposto
con la pandemia,
modificato
da alcuni emendamenti (allegati)
presentati
dalla collega Sara Ferrari, e
del
ddl 138
dell’assessore Bisesti, che sposta
il focus degli interventi dai requisiti degli attori protagonisti del
settore alla qualità dei progetti per valorizzare anche l’iniziativa
dei privati, ritoccando
anche
la disciplina provinciale del 2015 sulle agevolazioni fiscali in
materia di promozione di attività culturali. L’organo
consiliare, guidato oggi da Sara Ferrari (Pd) in sostituzione della
presidente Ambrosi, ha anche ascoltato l’assessore alla cultura
Bisesti sulle attività con cui l’Ateneo trentino soddisfa la
raccomandazione dell’Unione europea per quanto riguarda i rapporti
con le università di altri paesi comunitari e con il mondo della
scuola. La Commissione ha infine deciso di ascoltare il primo
firmatario della petizione popolare che chiede una legge a tutela
della libertà educativa nella scuola trentina.
Il
Centro Servizi Culturali S. Chiara: no all’istituzione di Trentino
Spettacolo.
Per
il Centro servizi culturali S.Chiara, il
direttore Massimo Ongaro, affiancato da Rachele Orlando, ha
espresso un parere favorevole al ddl della Giunta e anche al
provvedimento del Pd perché i soggetti dello spettacolo hanno ancora
bisogno di sostegno perché la situazione non è ancora tornata alla
normalità. Sugli emendamenti proposti dal Pd si è soffermato su
quello all’articolo 5 bis per l’istituzione di Trentino dello
Spettacolo. Orlando ha ricordato che esiste già un ente che si
occupa dello spettacolo che è il Centro servizi culturali S. Chiara
e non ha quindi senso istituirne un altro. Ha poi evidenziato che il
coordinamento teatrale è da tempo in crisi che da solo non è in
grado di risolvere. Per questo l’idea di trasferire le funzioni del
coordinamento teatrale nel Centro servizi S. Chiara potrebbe aiutare
a uscire da questa crisi. Questo trasferimento potrebbe avvenire
molto facilmente anche per il personale. Si scioglierebbe l’attuale
struttura di governo del coordinamento facendo venire meno la
rappresentanza dei comuni. Si potrebbe ripristinare a questo scopo
nel Centro servizi S. Chiara il comitato di indirizzo,
originariamente previsto ma cancellato.
Il
comitato di indirizzo potrebbe immediatamente ripristinare una
rappresentatività dei comuni nel Centro S. Chiara. Un’altra
soluzione potrebbe consistere nella ristrutturazione del
coordinamento, ma questo implicherebbe una robusta iniezione di
risorse economiche e una radicale ristrutturazione organizzativa. E
il coordinamento in questo momento non ne sarebbe capace.
L’emendamento, per Orando, propone una soluzione non percorribile.
Per
Trentino school of management (Tsm) la direttrice Paola Borz ha
ricordato che questa società si occupa di formazione nel mondo della
cultura. Borz ha espresso un parere positivo sui due ddl che
confermano il ruolo di Tsm. E ha particolarmente apprezzato
l’inserimento del mondo dei cinema e degli audio nel fondo
provinciale per lo spettacolo.
I
licei musicali non sono stati dimenticati.
Per
il Conservatorio di musica Francesco Antonio Bonporti, il direttore
Massimiliano Rizzoli ha detto
di non aver nulla da eccepire sui due ddl. Il Conservatorio è al
tempo stesso un ente di formazione e un ente di produzione che deriva
dalla didattica. Rizzoli ha chiesto un chiarimento sugli emendamenti.
Sul 4bis che prevede l’adesione del sistema bibliotecario trentino
al sistema bibliotecario nazionale ha chiesto come avverrebbe questa
adesione. Sul 5bis riguardante la gestione diretta degli spettacoli
al chiuso e all’aperto, ha chiesto se sono stati dimenticati i
licei musicali o se si vuole seguire in particolare il settore della
danza.
Sara
Ferrari ha precisato che la
mancanza del riferimento al liceo coreutico è solo una dimenticanza.
Quanto al sistema bibliotecario trentino l’emendamento risponde
solo a un’esigenza di inserimento ufficiale nel sistema
bibliotecario nazionale. Si tratta quindi di una semplice richiesta
di riconoscimento.
L’Università:
complicato inserire il nostro sistema bibliotecario in quello
nazionale
Per
Università di Trento, il direttore del dipartimento di lettere e
filosofia Marco Gozzi sul ddl
138 della Giunta ha giudicato opportuno prevedere il sostegno alla
formazione degli operatori culturali e delle guide turistiche che
coinvolge l’ateneo e interessa soprattutto il dipartimento di
lettere. Le forme si potranno studiare ma è importante la previsione
di borse di studio e l’organizzazione del tirocinio nel panorama
dell’offerta culturale e museale della Provincia. Anche questo è
condivisibile. Giudizio positivo anche al consiglio museale trentino
per il coordinamento delle strutture del settore anche in funzione
dei tirocini dei neolaureati. Quanto al ddl 56 anche Gozzi ha
considerato molto impegnativo prevedere l’adesione del sistema
bibliotecario trentino a quello nazionale, perché il sistema
trentino è partito prima. Attualmente la banca dati del sistema
bibliotecario nazionale non permette di trovare i libri del sistema
bibliotecario trentino. I due sistemi non dialogano e quindi serve un
grande investimento anche dal punto di vista tecnico e della
formazione dei bibliotecari. Si tratterebbe di una svolta epocale
molto significativa per aprire la realtà trentina di dialogare non
solo con il sistema bibliotecario nazionale ma con tutto il mondo. Ma
per questo occorrono risorse e un notevole impegno su vari fronti. Se
si aderisce occorre anche istruire i bibliotecari e l’università
di Trento può offrire per la formazione la propria competenza e
contribuire a questa trasformazione.
Sara
Ferrari ha condiviso che questa
prospettiva di adesione nasconde un forte impegno per avviare un
percorso complesso. Si tratta però di compiere il primo passo verso
il coinvolgimento della banca dati del circuito bibliotecario
nazionale al di fuori del quale quello trentino non può rimanere,
pena l’isolamento. Sulla questione del S. Chiara e del
coordinamento teatrale, Ferrari ha detto di aver preso nota della
proposta delle due strade possibili delineate da Ongaro. Zeni, al
quale la consigliera riferirà, ha solo voluto ipotizzare una
soluzione possibile anche se è sempre difficile per un ente
accettare la confluenza in un altro.
Coordinamento
bibliotecario: mantenere il sostegno alle strutture private.
Per
il Coordinamento bibliotecari del Trentino, Vittorio Carrara che
è anche responsabile della
Buc di Trento ora aperta anche agli studenti non universitari
trentini, ha manifestato
l’opportunità dell’ingresso del sistema bibliotecario
territoriale del Trentino nel sistema bibliotecario nazionale vista
l’adesione già in essere con il sistema bibliotecario
internazionale. Avremmo un’esposizione nazionale e molta più
visibilità come territorio e non solo come biblioteche e per il
prestito interbibliotecario gestito oggi dall’università. Vi sono
libri e documenti che escono dal Trentino e arrivano in Trentino e
questo servizio è gestito al 90% dall’ateneo. Oggi come università
questo servizio è stato messo a disposizione anche delle biblioteche
decentrate delle valli. L’inserimento nel sbn permetterebbe di
evitare ai lettori di spostarsi dal proprio paese per avere in
prestito un libro. A
proposito di un articolo del ddl della Giunta sulle biblioteche
private, Carrara ha
ricordato le cinque biblioteche private del Trentino dotate
di grande tradizione e
importanza nel sistema trentino che beneficiano di contributi della
Provincia in virtù di una convenzione rinnovata triennalmente.
Carrara ha riferito che la
direttrice della biblioteca
diocesana di Trento tiene a far presente la necessità di mantenere
questo tipo di sostegno pubblico.
L’assessore
Bisesti ha rassicurato Carrara
in merito al supporto che la Provincia intende continuare a garantire
alle biblioteche private.
Ferrari
ha chiesto se l’emendamento allarga lo spettro delle biblioteche
private che potranno essere riconosciute e sostenute dalla Provincia
e se si prevedono quindi risorse aggiuntive
Il
dirigente Roberto Ceccato ha
precisato che lo sforzo del ddl è di inserire tutte le strutture
bibliotecarie esistenti nel sistema bibliotecario concepito come non
chiuso. Inq questa direzione saranno previste risorse adeguate.
Associazione
italiana biblioteche: si rafforzi il personale dell’ufficio
centrale
Per
la sezione regionale dell’Associazione italiana biblioteche (Aib),
il presidente del comitato esecutivo Sergio Trevisan
ha sottolineato come il
sistema bibliotecario trentino offra servizi molto utili e ben
decentrati. E ha il vantaggio di unire le biblioteche di pubbliche
lettura periferiche con biblioteche specializzate in vari settori.
Gestisce inoltre un catalogo centralizzato unico per tutte le
biblioteche anche con audiovisivi, riviste e materiali elettronici
per permettere di usufruire di servizi utili e apprezzati anche nelle
aree più periferiche grazie alle nuove tecnologie. Giusto prevedere
con il ddl un’integrazione con altre biblioteche nel resto d’Italia
facilitando gli utenti che disporrebbero di un unico catalogo
nazionale, facendo dialogare l’ottimo catalogo bibliografico
trentino con i cataloghi di molti altri sistemi bibliotecari. In tal
modo si agevolerebbe anche lo scambio di documenti con le regioni a
noi più vicine, compreso l’Alto Adige che pure potrebbe entrare
nel sbn (sistema bibliotecario nazionale). Per migliorare il sistema
bibliotecario trentino sarebbe utile rafforzare l’ufficio centrale
con altro personale perché offre un servizio fondamentale. Del
catalogo si servono anche i turisti per informarsi sulla realtà
trentina. Anche per loro sarebbe utile rafforzare il sistema
bibliotecario trentino.
Museo
della civiltà solandra: fondamentale il riconoscimento dei piccoli
musei
Per
il Museo della civiltà solandra di Malè il presidente del comitato
di gestione Salvatore Ferrari ha
giudicato del tutto inadeguata la legge sulle attività culturali del
2007. Sui due ddl ha osservato che si propongono non di riscrivere ma
di migliorare la normativa vigente. Sui piccoli musei e siti
etnografici dislocali in molte parti del territorio provinciale
costituiscono quasi il 50% delle realtà del sistema museale trentin,
Ferrari ha evidenziato che queste realtà per la Provincia sono dei
fantasmi dal punto di vista dell’attività e finanziario. C’è
quindi un vuoto normativo che impedisce il riconoscimento di queste
piccole realtà museali che costituiscono un presidio fondamentale
nelle valli e anche per il turismo con possibili ricadute
occupazionali nel settore giovanile e di natura economica. Ferrari ha
chiesto se la Provincia dispone di un elenco completo dei musei del
Trentino, che non sono solo quelli finanziati dall’ente pubblico.
In secondo luogo ha chiesto per ragioni di trasparenza e conoscenza,
se è possibile mettere a disposizione l’elenco dei musei
finanziati dalla Provincia negli ultimi 5 anni con i relativi
contributi erogati a ciascuno. Ancora, Ferrari ha chiesto quali siano
i musei qualificati dalla Provincia come musei a carattere
provinciale secondo quanto previsto dall’articolo 16 della legge
provinciale. Infine ha chiesto di quali risorse umane e finanziarie
dispone l’unità di missione semplici “rete etnografica dei
piccoli musei” per sostenere queste realtà. Quanto ai due
provvedimenti, il ddl 56 è
condivisibile in quanto assicura
finalmente ai piccoli musei etnografici del territorio un
riconoscimento. Sul ddl
proposto dall’assessore Bisesti, Ferrari ha chiesto chiarimenti sui
finanziamenti alle biblioteche private di rilievo provinciale. Si
dice che la Provincia riconosce biblioteche private significative per
il patrimonio che custodiscono, ma non si chiarisce in cosa consista
la “rilevanza provinciale” di queste strutture. Infine
sull’istituzione del consiglio museale trentino, per Ferrari il
problema è che l’articolato si occupa appunto solo di musei di
rilevanza provinciale mentre le realtà dei piccoli musei del
territorio trentino non sarebbero rappresentate in questo organismo.
L’assessore
Bisesti ha rassicurato circa la
volontà della Giunta di rafforzare il sostegno alle biblioteche
private anche se aprendo le porte del sistema ad altri soggetti.
Ecomusei
del Trentino, diversi dai musei etnografici ma con obiettivi comuni
Per
l’Ecomuseo Argentario e degli Ecomusei del Trentino il presidente e
rappresentante Giuseppe Gorfer ha
chiarito, rispondendo a una domanda di Ferrari, la differenza tra
ecomusei e musei etnografici. Mentre i piccoli musei rispecchiano
l’etnografia di una zona, non tutti gli ecomusei rappresentano
l’etnografia ma si occupano anche di altro. Oltretutto si tratta di
musei territoriali aperti e non di strutture chiuse. Gli ecomusei –
ha però aggiunto Gorfer – sono cugini dei piccoli musei perché il
seme e la passione che stanno alla base di queste realtà sono le
stesse. Si punta cioè in entrambi i casi a coltivare una cultura
popolare in grado di raggiungere tutti e di essere anche una
stampella del turismo. “Se esistiamo da 20 anni vuol dire che
serviamo”. Con i piccoli musei vorremmo unire le strade, ha
concluso Gorfer.
Museo
del mulino di Rabbi: è tempo di valorizzare le piccole realtà come
questa
Per
il Museo del mulino ad acqua di Rabbi - Molino Ruatti, il
vicepresidente Veronica Cicolini ha
detto di rappresentare il mondo dei piccoli musei e
siti etnografici del Trento e ha espresso apprezzamento per il
riconoscimento normativo da parte della Provincia proposto da uno
degli emendamenti auspicando che il Consiglio provinciale accolga
questa norma. Ha affermato che “è tempo di mettere a valore queste
realtà” con un riconoscimento legislativo che sostenga questo
presidio culturale portatore di grande importanza anche dal punto di
vista economico di questi territori sia in termini di persone
impiegate sia di servizi offerti che mettono in contatto l’ospite
con il territorio. I musei non hanno valore politico ma un
arricchimento della speciale autonomia costituita anche da questa
biodiversità.
I
piccoli musei hanno un impatto economico e turistico importante per i
territori
Sara
Ferrari ha chiesto se i piccoli
musei e i musei etnografici hanno mai potuto misurare c on qualche
indicatore o modello l’impatto economico dell’attività culturale
forse pi agevole da stimare nei centri minori e di valle del
Trentino.
Salvatore
Ferrari ha risposto che è
stato avviato un ragionamento con le Apt degli ambiti della val di
Sole di Pejo e Rabbi ma non sono stati utilizzati metodi matematici.
Da questo punto di vista l’Umse potrebbe servire ad effettuare una
valutazione d’impatto economico.
Gorfer ha ricordato le diverse
migliaia di visitatori dei piccoli musei generano un ritorno
economico e danno occupazione sia al personale interno sia alle
guide. Anche i piccoli musei sono rotelle che fan girare l’economia
e danno lavoro. Il volontariato non basta per effettuare alcune
azioni rivolte al mercato. Servirebbe un supporto logistico lavorando
in sinergia con obiettivi comuni.
Cicolini
ha sottolineato che questi musei etnografici sono un biglietto da
visita e una porta di accesso al territorio come nel caso del museo
del mulino Ruatti, gestito da un gruppo di giovani laureati con i
quali sono stati definiti dei contratti che hanno permesso a queste
persone di lavorare rimanendo sul territorio con le loro famiglie. I
numeri sono significativi dal punto di vista della qualità delle
professioni offerte da queste piccole realtà museali del territorio.
Inoltre il passaggio dell’ospite (3.000 all’anno) nel museo
etnografico crea per il turismo un legame più profondo con il
territorio. “Il nostro è un comparto importante anche per
l’economia”, ha concluso Cicolini.
Le
organizzazioni sindacali: puntare alla stabilizzazione dei lavoratori
dei musei
Per
la Uil la segretaria confederale Marcella Tomasi ha
proposto alcune osservazioni sugli emendamenti. Il primo sui musei
etnografici che per Tomasi debbono avere la loro autonomia pur in
collaborazione con le altre strutture. Particolare attenzione va
posta anche al personale dei musei che è giusto mettere in rete. Sui
direttori dei musei il fatto che queste figure abbiano delle
competenze è fondamentale per il buon funzionamento del museo. Sui
concorsi per la
stabilizzazione dei lavoratori Marcella
Tomasi ha segnalato che
stanno procedendo
soprattutto per il Muse, mentre
sono ancora in corso
valutazioni sulle dotazioni organiche e sul fabbisogno di
personale nel Mart e nel
Museo degli usi e costumi della gente trentina di S. Michele.
Bisognerebbe quindi
implementare questo percorso
di stabilizzazione del personale nel sistema museale trentino. Per
questo Tomasi ritiene
necessario un confronto
costante con
l’assessorato.
Per
la Cgil il segretario generale Andrea Grosselli sul
ddl 56 del Pd, ha suggerito
di investire più risorse pubbliche e di
puntare ad attrarre
anche risorse
private in quest’ambito in modo strutturale e non più
legato all’emergenza. Servirebbe
per questo secondo Grosselli
una ricognizione
del comparto
da realizzare con
gli operatori della cultura e dello spettacolo per
favorirne la produttività. Sul
tema della valutazione d’impatto economico, per la Cgil si dovrebbe
estendere alle attività culturali e dello spettacolo del territorio
per cogliere la capacità di produrre ricadute positive e di generare
nuovi eventi. Se si
valutasse l’apporto
economico di queste attività
potrebbero emergere delle
sorprese. I ddl dovrebbero
avere più coraggio in
questa direzione. Infine per
quanto riguarda il personale
dei musei e degli enti culturali, Grosselli
ha segnalato che oggi pochi sono i
dipendenti e molti i collaboratori precari.
Per questo la Provincia
dovrebbe puntare alla stabilizzazione dei
lavoratori con operazioni di
internalizzazione di queste professionalità.
Rispondendo
a una domanda di Sara Ferrari, l’assessore Bisesti
a proposito dei lavoratori
ha ricordato di aver
concordato con
il Muse l’offerta di una
serie di concorsi
finalizzati alla
stabilizzazione
del personale con contratti
certi e dignitosi. Resteranno, certo,
alcune esternalizzazioni perché
il Muse ha bisogno di
flessibilità nell’impiego di personale in certi periodi dell’anno.
Il
dirigente Roberto Ceccato ha preannunciato che chiederà al servizio personale
dell’assessorato alla cultura uno stato dell’arte sulla situazione dei lavoratori.
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L’Università
di Trento già lavora per “costruire ponti” con altri atenei
europei. E sarà attivato un tavolo di collaborazione con il mondo
della scuola
Sulla
proposta di raccomandazione COM (2022) 17 final, del 18 gennaio 2022,
del Consiglio europeo
dal
titolo "Costruire
ponti per un'efficace collaborazione a livello europeo nel campo
dell'istruzione superiore", l’assessore
Bisesti ha ricordato come
nel piano
strategico dell’Università
di Trento 2022-2027 siano
già stati recepiti
gli
obiettivi indicati
dal documento europeo che l’ateneo persegue attivamente nell’ottica
dell’internazionalizzazione e della collaborazione con altre
università. Il dirigente Ceccato ha aggiunto che l’Università si
attiverà anche con un tavolo di confronto per la collaborazione con
il mondo della scuola e in particolare l’Iprase sul terreno della
formazione.
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Petizione
per la libertà educativa: sarà sentito il primo firmatario
Per
l’esame
della petizione popolare 20 depositata
in Consiglio provinciale per chiedere l’approvazione
di una legge trentina
sulla
libertà educativa, la
Commissione ha deciso di consultare il primo firmatario in una delle
prossime sedute.