In Consiglio provinciale
Tre voti di preferenza: la prima sessione in aula di maggio chiude all’insegna dell’ostruzionismo
Nella foto, Vanessa Masè (gruppo La Civica)

La
sessione
di maggio del Consiglio provinciale
si
è conclusa poco
fa con
un nulla di fatto sul
disegno
di legge di modifica
della
legge elettorale della
consigliera della Civica
Vanessa
Masè,
sul
quale è in corso da
oltre due giornate un
caparbio
ostruzionismo delle Minoranze per impedirne l’approvazione.
Ricordiamo
che il
testo,
appesantito
da
627
ordini
del giorno
e 1493 emendamenti,
prevede
di estendere
da due a tre il numero delle preferenze e nelle intenzioni della
proponente mira
ad ampliare
la libertà di scelta dell’elettore.
Per
le opposizioni si tratterebbe invece di un passo indietro
che
rischierebbe di inficiare la rappresentanza di genere, vanificando
i progressi raggiunti con la pur recente legge in vigore.
I lavori si sono conclusi con la bocciatura dell’ordine del giorno
numero
84.
Nel
pomeriggio si è registrata un’interruzione dei lavori di venti
minuti e una discussione “fuori tema” sul punto nascita di
Cavalese. Ne
diamo conto in allegato.
Respinta
la
disponibilità di Masè ad emendare il testo
Verso
metà pomeriggio, la suggestione di Alex
Marini
(Misto-5Stelle),
di passare alle quattro preferenze con
il modello di alternanza
a pettine, è
stata colta da Vanessa
Masè
che
ha
rappresentato la disponibilità ad intervenire con un emendamento
tecnico per ritirare gli articoli 1
e 3 e
di accogliere il
suggerimento
della doppia alternanza di genere, ovvero delle
quattro preferenze. Ha
chiesto a tal fine una sospensione di
venti minuti per
un confronto con i capigruppo. Al
rientro in aula, Masè ha comunicato l’indisponibilità delle
minoranze ad accogliere la sua proposta. Sara
Ferrari
ne ha
spiegato
le ragioni: non c’è una motivazione chiara del perché dovremmo
modificare una legge scritta in senso paritario e uguale a quella
delle altre regioni italiane che hanno normato la materia e che ha
funzionato fin
dalla
sua prima entrata in vigore.
La
parentesi sul punto nascita di Cavalese
Il
problema è quello della semplificazione, ha aggiunto Paolo
Zanella che
ha portato l’esempio dei punti nascita
per
dire che i problemi complessi non si possono risolvere con soluzioni
semplici. Il
tema dell’ospedale di
Cavalese,
così
come quello degli alpini affrontato ieri sono
esemplificativi
del
modo in cui la maggioranza tende a governare la complessità
semplificandola e procedendo
per slogan, anziché
approfondire e studiare. Claudio
Cia:
chi vive in città e ha la pancia piena non può comprendere
l’importanza di mantenere attivi i presidi periferici. Gianluca
Cavada
(Lega): garantire il punto nascita di Cavalese è fondamentale e voi
che vivete in città non sapete cosa voglia dire avere un servizio
sanitario territoriale: noi
ne
abbiamo fatto una bandiera e
lo difenderemo sempre.
Luca
Guglielmi (Lista
Fassa): tirando in ballo il tema dell’ospedale di Cavalese Zanella
ha ammesso chiaramente che si perderà un po’ di tempo, mentre
sull’argomento ogni parola è a mio avviso ben spesa. Pietro
Degodenz
(UpT): il punto nascite è stata una battaglia di tutti e riguarda
tutti gli ospedali territoriali. Mi sento regolarmente attaccato da
un componente della Minoranza che esprime posizioni spesso fuori
luogo o comunque incomplete. Luca
Zeni (PD):
tutti abbiamo a cuore il buon funzionamento dell’ospedale di
Cavalese, ma bisogna interrogarsi sulla realtà e ammettere che oggi
la precarietà con cui il punto nascita opera
ne rende problematica la continuità. Michele
Dallapiccola
(Patt): grazie alla maggioranza per contribuire all’ostruzionismo
con la riproposizione in
quest’aula del
“clima del gazebo”. Ugo
Rossi (Azione)
rivolto a Cavada: fare dell’ospedale di Cavalese una bandiera non
basta perché così si confonde la rappresentazione della realtà con
la realtà, ragioniamo
piuttosto su
cosa serve per farlo funzionare. Mara
Dalzocchio
(Lega): nessuno ha toccato il tema delle donne con riferimento al
punto nascita di Cavalese anche
se in realtà sono
state proprio
le
cittadine della valle a chiederne la riapertura.
Sul
disegno di legge in materia elettorale
Alex
Marini
è intervenuto
più volte cercando di ricondurre la discussione al
tema della legge elettorale: avevo apprezzato a suo tempo il disegno
di legge del Patt che affrontava la materia in maniera libera e
disinteressata, nell’ottica di una riforma generale: questo era
l’approccio giusto. Anche
Sara
Ferrari ha
ripreso il filo dell’argomento, esprimendo a più riprese la
convinzione di come la proposta in discussione anziché rafforzarla,
indebolisca la rappresentanza femminile. Così
Roberto
Paccher:
questa proposta non penalizza le donne, la pari opportunità c’è
già nella composizione della lista, gli elettori sceglieranno
liberamente gli esponenti che riterranno più meritevoli. Alessandro
Savoi (Lega):
abbiamo ereditato una legge che vogliamo modificare e non ha senso
perdere tempo a discutere di temi avulsi da quello in discussione.