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11/05/2022 - In aula o in commissione

Ancora ostruzionismo sul ddl per la terza preferenza e dibattito sulle molestie all’adunata degli alpini

Nel pomeriggio in Consiglio provinciale.

Ancora ostruzionismo sul ddl per la terza preferenza e dibattito sulle molestie all’adunata degli alpini

Caso Morra: in allegato, le dichiarazioni del presidente della Giunta Fugatti

Ancora ostruzionismo sul ddl per la terza preferenza e dibattito sulle molestie all’adunata degli alpini

​​​​Prima della chiusura dei lavori pomeridiani del Consiglio provinciale, il presidente della Provincia Autonoma, Maurizio Fugatti, si è espresso sul tema ampiamente trattato stamane dall'aula e relativo alle note esternazioni del presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra, che hanno chiamato in causa lo stesso Fugatti. Il presidente Pat ha premesso che Morra non ha fatto seguire finora alcuna smentita e si è chiesto se le modalità con cui il presidente antimafia si è espresso rientrino nell’ambito della critica corretta e legittima. Provo disagio e trovo ingiusto - ha detto Fugatti - il commento espresso da Morra sulle istituzioni trentine e su di me. La Provincia ha una certificazione di qualità nel campo del rispetto della legalità e si è costituita parte civile nel processo Perfido. Al contenuto allusivo delle dichiarazioni di Morra voglio replicare che sono lontano da ogni tipo di collusione o atteggiamento compiacente, mi sento quindi offeso nella mia dignità per quanto è stato adombrato. Ho intenzione di tutelare l'ente provinciale in tutte le sedi ed esprimerò la mia posizione presso le istituzioni dello Stato.


E’ tuttora in corso l’ostruzionismo da parte delle minoranze consiliari verso il d.d.l. Masè sulle tre preferenze con alternanza di genere nel voto provinciale. Si è arrivati al 79° ordine del giorno respinto, 70 sono saltati ieri per l’assenza giustificata di Lucia Coppola, ne rimangono ancora 551, a firma Zanella di Futura e Ferrari del Pd.

La discussione è stata caratterizzata già a partire da questa mattina da un ampio dibattito attorno agli episodi di molestie avvenuti all’adunata degli Alpini di Rimini.

Sara Ferrari per prima ha parlato di brutti esempi d’una mentalità arretrata e intrinsecamente patriarcale, gravemente offensivi nei confronti delle donne che ne sono state vittime. Questi atteggiamenti (che un tempo sarebbero stati ritenuti normali) sono in realtà “tossici” anche per gli uomini e per gli Alpini. Ciò non significa peraltro una condanna generalizzata del Corpo.

Mara Dalzocchio ha detto che va separata la responsabilità individuale da quella del Corpo degli Alpini, che ha dimostrato di essere da sempre prezioso e in prima linea nel campo della solidarietà. Quindi, sì alla condanna dei comportamenti individuali, no alle accuse generalizzate agli Alpini. L’Ana, ha concluso, ha preso le distanze da comportamenti messi in atto da persone che però non sappiano se fanno o no parte del Corpo. Poi l’esponente leghista ha ricordato che tutti gli episodi di molestia vanno condannati, anche quelli accaduti a Capodanno a Milano.

Giorgio Tonini, ricordando le severe parole di condanna del ministro della Difesa Guerini, ha affermato che non si difendono le istituzioni - anche le più preziose (ha fatto l’esempio dei Carabinieri e del caso Cucchi) - tollerando comportamenti inaccettabili, anche se fossero stati compiuti da uno solo. Perché gli episodi di Rimini non sono degni della storia e del cappello degli Alpini.

Paolo Zanella ha chiarito che nessuno intende criminalizzare gli Alpini, affermando però che l’Ana dovrebbe condannare e denunciare con fermezza questi atteggiamenti, che non si possono declassare a semplici episodi di maleducazione, perché si tratta di molestie sessuali.

Alex Marini ha proposto di invitare il presidente nazionale dell’Ana in commissione, senza contrapposizioni, per capire cosa è accaduto a Rimini, e ad elaborare linee guida per evitare altri episodi di questo tipo.

Riprendendo il confronto nel pomeriggio, Roberto Paccher ha ammonito che associare gli alpini e l’adunata alle molestie è inammissibile. Le 400.000 persone che hanno partecipato all’adunata non sono tutti alpini e non è accettabile che si getti un’ombra su un’associazione che offre il proprio servizio agli altri con massima disponibilità e senza chiedere nulla in cambio. L’associazione nazionale non deve giustificare niente, saranno i responsabili a rispondere in proprio.

Sara Ferrari ha reagito energicamente per ribadire che le minoranze non hanno in nessun modo attaccato il Corpo degli Alpini, ma hanno solo esortato l’associazione nazionale a prendere le distanze da quanto accaduto, proprio perché il comportamento di pochi non sia lesivo dell’onorabilità di un Corpo che tutti stimiamo.

Luca Guglielmi ha insistito: qui si vuole mettere alla berlina l’associazione degli Alpini e per colpa di uno si rischia di fare onta a tutti. Simile la posizione di Alessandro Savoi: rispettiamo gli Alpini – ha voluto dire - che sono la parte migliore dell’Italia, anche perché magari i responsabili delle molestie non hanno nemmeno svolto la leva. Non è tollerabile denigrare gli Alpini per perdere tempo.

​ Claudio Cia ha polemizzato direttamente con il collega Zanella, poi Mara Dalzocchio ha tra l’altro citato una petizione on line che chiederebbe, a seguito dei fatti di Rimini, la sospensione dell’adunata degli Alpini per due anni.


Sul tema delle tre preferenze di voto.


E’ seguita una nuova, fitta serie di interventi di segno opposto maggioranza-minoranza sul tema del ddl Masè e delle tre preferenze di voto. L’assessora Stefania Segnana – cui ha poi espresso condivisione Luca Guglielmi - ha opinato che le tre preferenze potrebbero dare la possibilità ad una donna di fare squadra con un’altra e “non approvarla sarebbe un’opportunità mancata per le donne”.

Sara Ferrari e Paolo Zanella hanno ribattuto che l’elettore statisticamente esprime un terzo di preferenze per le donne e due terzi per gli uomini. La presenza femminile non sarebbe dunque per nulla garantita dalle tre preferenze e basta andare a vedere cosa accadeva quando le tre preferenze c’erano.

Mara Dalzocchio: le sei donne elette nella Lega non sono state elette per la legge elettorale, ma perché nella Lega da sempre le donne vengono valorizzate e sostenute.

Vanessa Masè: l’espressione delle preferenze è una facoltà e anche la lettura dei dati da parte delle minoranze è strumentale. La consigliera della Civica ha infine respinto nella maniera più assoluta la lettura che il ddl sia funzionale al suo interesse personale.

Giorgio Tonini: diluire in tre le preferenze significa prendere una direzione in contraddizione rispetto al dettato della Costituzione (“la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini”) e fare un inspiegabile passo indietro dopo una sola legislatura di sperimentazione della doppia preferenza “di genere”. Al momento quello attuale è il sistema conosciuto che meglio favorisce e promuove la rappresentanza di genere.

Alessandro Savoi: basta che le donne scelgano le donne, come fa la Lega, quella delle minoranze è strumentalizzazione ideologica pura”.

Claudio Cia ha contestato i dubbi di costituzionalità paventati da Tonini. Questa proposta – ha obiettato - non mette in discussione la rappresentanza di genere, anzi: offre maggiore opportunità di scelta al cittadino.

Michele Dallapiccola ha ironicamente ringraziato i colleghi di maggioranza per aiutare le opposizioni a portare avanti l’ostruzionismo. Alex Marini ha tra l’altro riflettuto sulla possibile centralizzazione degli uffici per scrutinare le schede, così come avviene da poco in Valle d’Aosta. Oltre che comportare risparmi di denaro, permetterebbe di limitare al massimo il controllo politico sugli elettori e di semplificare le operazioni di scrutinio.





Allegati
Le dichiarazioni del presidente della Provincia Maurizio Fugatti