Petizione allesame della III Commissione. Per Apss e Appa emissioni minime, non ci sono rischi
Impianto di termossidazione dei rifiuti a Pergine: secondo i Medici per l’ambiente non va fatto
In Terza commissione,
presieduta da Ivano Job della Lega, si è parlato dell’aggiornamento
del regolamento sugli impianti a fune; a
lungo, con l’audizione dei Medici per l’ambiente, Apss e Appa,
della petizione n.
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contro
l’ impianto
sperimentale di termossidazione dei rifiuti a Pergine e, infine
di quella (la n.
12 )
per la
delocalizzazione di un’attività produttiva a Quaere di Levico con
il sì alla
relazione della commissione.
Medici per l’ambiente:
l’impianto di termossidazione peggiora la situazione di Pergine
La prima audizione sulla
petizione contro l’impianto di termossidazione di Pergine è stata
quella del dottor Paolo Bortolotti di Medici per l’ ambiente e
coordinatore Commissione ambiente Ordine dei medici e membro
dell’Uffico di presidenza dell’Isde – Medici per l’ambiente
Italia, il quale ha affermato che negli ultimi anni le patologie sono
aumentate con la crescita dei livelli di inquinamento. Per questo, ha
aggiunto, vanno pesate le ricadute anche sul lungo periodo dei nuovi
impianti. Quello di Pergine è piccolo, ma, purtroppo, le ricerche
hanno evidenziato che i danni non sono solo in relazione alla
quantità dell’esposizione alle sostanze nocive, ma variano anche
in base al tempo. Quindi, anche a basse dosi, possono avere un
impatto soprattutto sul sistema endocrino. L’inquinamento
atmosferico, ha ricordato il medico, è il più grande rischio in
Europa per patologie come Ictus e quelle cardiache. Non solo, le
morti premature legate all’inquinamento sono 7 milioni, quelle per
Covid sono state 6,5. Questo perché la respirazione permette a
grandi quantità di inquinanti di entrare nel nostro organismo. I
dati, ha continuato Bortolotti, dicono che sulle polveri (anche se i
dati sulle 2.5 sono incompleti) siamo sotto i valore limite, che è
però superiore a quello fissato dall’Oms che tiene conto dei
fenomeni di bioaccumulo che soprattutto nel tempo creano danni. Il
dottor Bortolotti, in sintesi, ha “bocciato” la struttura tecnica
dell’impianto che ha i limiti posti dal processo di pirolisi.
Inoltre, ha aggiunto, di impianti simili ce n’è solo uno in
Svizzera e uno a Gela in Sicilia e i dati forniti non sono completi
dal punto di vista scientifico. E’ vero che si tratta di
un’iniziativa sperimentale ma 4680 ore di emissione in due anni
sono pesanti e per questo andrebbero fatti controlli in continuo
sugli inquinanti. L’ operazione, ha aggiunto l’esponente di
Medici per l’ambiente, è di tipo commerciale perché la ditta con
questa sperimentazione intende capire se un impianto piccolo potrà
essere applicato sulle navi per la gestione del problema dei rifiuti.
Una ricerca che andrebbe fatta in una zona costiera, anche perché,
in contraddizione col Piano rifiuti provinciale, nel caso di Pergine
i rifiuti andrebbero importati. Inoltre, la localizzazione è in una
zona pesantemente antropizzata, con la presenza di scuole nel raggio
di 1000 metri. Infine, per funzionare l’impianto ha bisogno di un
motore a gasolio che comunque inquina perché il syngas
prodotto non viene utilizzato. Non solo,il sì a questo impianto
contraddice il messaggio del Trentino turistico che si basa sul noto:
“respira”.
Ivano Job ha chiesto se
ci possono essere pericoli per i bambini e il dottor Bortolotti ha
detto che nelle prime fasi della vita l’impatto delle sostanze
nocive è maggiore. Ma in generale il principio di precauzione deve
essere applicato e quindi l’onere della prova va ribaltato: se c’è
la possibilità di evitare un rischio si deve evitare. Quindi, la
localizzazione dell’impianto di Pergine è sbagliata e questa
sperimentazione sembra una cosa un po’ campata in aria e fuori da
una programmazione generale. Lucia Coppola ha detto che si
tratta di una sperimentazione sulle pelle dei cittadini. Il dottor
Roberto Cappelletti, sempre dei medici per l’ambiente, ha aggiunto
che nella delibera si parla di emissioni modeste e entro i limiti. Ma
i limiti per il cadmio, i metalli pesanti e le diossine sono fissati
per comodo e non certo in base ai livelli di rischio biologici.
Cappelletti ha ricordato inoltre che la qualità dell’aria di
Pergine e in Valsugana non è buona e ci si deve chiedere se questo
impianto porta reali benefici ai cittadini.
Katia Rossato (FdI),
sottolineando il contributo dei Medici per l’ambiente, ha ricordato
che il Consiglio comunale di Pergine ha approvato l’impianto che
finirà per pesare sulla popolazione. Mentre Alex Marini (5
Stelle) ha ricordato la battaglia del 2015, che vide una grande
partecipazione dei cittadini e delle amministrazioni locali, contro
l’istallazione di un impianto simile in località Casotte a Mori.
Partecipazione che a Pergine non si è vista. Bortolotti, chiudendo
il suo intervento, ha detto che il fatto che si parli di questa
iniziativa di Pegine dimostra che un certo controllo dal basso c’è,
ma la responsabilità delle scelte è politica. E, anche in questo
caso, la scelta si dovrebbe basare sulla reale utilità per la
popolazione.
L’Azienda sanitaria,
emissioni ridotte non ci sono rischi
Per l’Azienda sanitaria, che
ha espresso il sì all’avvio della sperimentazione dell’impianto
di Pergine, è intervenuto il dottor Francesco Pizzo ricordando che
il parere aggiuntivo dato all’Apss è positivo perché le emissioni
sono ridotte e le sostanze emesse possono essere pericolose solo in
quantità acuta. Ci potrebbero essere effetti a lungo termine, ma
questo impianto sperimentale rimarrà attivo per pochi anni. Con la
cittadinanza, ha detto ancora, c’è stato un incontro pubblico e si
potrebbero fare monitoraggi sull’impianto per garantire una
maggiore sicurezza anche se, ha ribadito, le emissioni sono molto
basse. Lucia Coppola ha detto che la valutazione dell’Azienda
si sarebbe dovuta basare sul principio di precauzione anche tenendo
conto che entro un chilometro ci sono scuole, un asilo nido e un
centro giovani. L’esponente di Europa Verde ha detto di essere
basita di fronte a una valutazione che ha definito superficiale e fin
troppo serena, anche perché la condizione della qualità dell’aria
di Pergine è già pesantemente compromessa. Alex Marini ha
condiviso la posizione della consigliera verde e anche per lui si
sarebbe dovuto applicare il principio di precauzione e, infine, ha
chiesto se siano state fatte comparazioni con impianti analoghi e ha
ricordato che mancano dati sulle nano polveri.
Il dottor Pizzo ha risposto
che per ciò che riguarda le nano particelle non si misurano perché
sono ancora allo studio della comunità scientifica e quindi è
difficile stabilire un limite. Ma per l’impianto di Pergine i
limiti di legge ci sono e sono ampiamente rispettati dalla ditta e
con emissioni così basse e per un tempo breve non ci sono rischi per
la salute pubblica.
L’Appa: la
sperimentazione può essere fatta in sicurezza
Infine, il dottor Gabriele
Rampanelli dell’Appa, ha detto che la ditta ha fatto una domanda di
localizzazione per un impianto di trattamento per pochi metri cubi di
rifiuti per valutare il processo di pirolisi. Questo con lo scopo di
realizzare e vendere piccoli impianti per smaltire i rifiuti che
vengono prodotti sulle navi o nella lavorazione di pellami. L’iter
burocratico e ambientale è stato completato correttamente da parte
dell’azienda e sulle emissioni in atmosfera si è sentito il parere
dell’Azienda sanitaria. La delibera però, ha ricordato il dottor
Rampanelli, non conclude l’iter autorizzatorio che è in corso e
per il quale sono chiesti approfondimenti alla società.
Il dottor Gabriele Tonidandel,
sempre di di Appa, rispondendo al dottor Bortolotti, ha detto che le
Pm 2.5 a Borgo sono comunque rilevate anche se, per un guasto, con un
metodo che richiede un tempo maggiore per l’elaborazione dei dati.
Nel 2004, come ha ricordato l’esponente di Medici per l’ambiente,
in Trentino si registrarono anche 100 giorni di superamento dei
limiti di inquinamento atmosferico, ma da 10 anni a questa parte la
situazione è migliorata e l’obbiettivo è di arrivare ai limiti
posti dall’Oms. Anche la situazione di Pergine rispetto a 2004 e
nettamente migliorata. Sul fatto di istituire un punto di misura
della qualità dell’aria anche a Pergine le evidenze hanno mostrato
che non è necessario perché le informazioni sono già sufficienti.
Del resto, ha aggiunto Tonidandel, si sono limitate le postazioni
fisse anche a Trento e Rovereto senza perdere, anzi migliorando la
qualità dei controlli. I mezzi mobili di controllo a disposizione
dell’Appa sono due: uno è a Madruzzo, per controllare il
cementificio delle Sarche, e l’altro a Cles.
Il direttore dell’Agenzia
per l’ambiente, il dottor Enrico Menapace ha detto che nel 2022
verrà fatta una ricognizione sul piano per la tutela della qualità
dell’aria e una valutazione della rete di monitoraggio. In
collaborazione con l’Ordine dei medici si pensa, inoltre, di
sviluppare un approfondimento sull’aria nel rapporto sull’ambiente.
Lucia Coppola ha
affermato di non aver capito perché con meno centraline i controlli
sull’aria sarebbero migliorati, così come il fatto che non sarebbe
necessario avere una centrale di controllo a Pergine. Infine,
l’esponente di Europa Verde, ha auspicato che vengano coinvolti
anche i Medici per l’ambiente. Infine, ha chiesto se sia stata
presa in considerazione anche la tipologia dei rifiuti che verranno
trattati nell’impianto di Pergine e che possono costituire un altro
motivo di rischio che si aggiunge a quelli già presenti e che pesano
sulla popolazione senza un reale motivo. In sintesi, ha concluso, le
minimizzazioni espresse nelle audizioni di Apss e Appa sono
inquietanti.
Menapace ha ricordato che i
limitatissimi quantitativi di rifiuti trattati e la dettagliata
analisi del sistema tecnologico proposto dicono che può fare la
sperimentazione in completa sicurezza. Comunque, la ditta lavora nel
settore dell’economia circolare e questa sperimentazione potrebbe
offrire soluzioni interessanti. Il problema, ha aggiunto, non sono i
rifiuti trattati, ma cosa esce dal camino cil quale, ha ricordato, è
sotto stretto controllo. Alex Marini, ha chiesto infine come
sia possibile controllare i rifiuti speciali che vengono bruciati a
Pergine. Menapace ha ribattuto che quella di Pergine è una
sperimentazione che durerà due anni non prorogabili per legge e ha
ricordato che sul nostro territorio non c’è il pericolo di una
diffusione di impianti di trattamento di rifiuti speciali.
L’esame della petizione
sull’impianto di Pergine è stato sospeso su richiesta del
presidente Job per ascoltare in audizione nella prossima seduta il
Comune di Pergine.
Infine, la Commissione ha
preso in esame la relazione sulla petizione di Quaere che è stata
approvata all’unanimità.
Impianti a fune, nuovo
regolamento per comprendere gli ascensori inclinati
In apertura di seduta Silvio
Dalmaso, dirigente del Servizio impianti a fune e piste da sci, ha
illustrato la delibera, che ha ricevuto il sì unanime, e che
contiene la nuova versione del regolamento degli impianti che è
stato aggiornato per comprendere gli ascensori inclinati. Una norma
prevede poi un limite di età a 70 anni per i tecnici responsabili e
un’altra controlli a campione sulle assicurazioni delle piste da
sci. Job ha chiesto perché si è scelta la strada dei controlli a
campione sulle assicurazioni. Domanda alla quale Dalmaso ha risposto
affermando che si è semplicemente esteso il sistema che si applica
agli impianti di risalita alle piste. Alessio Manica
del Pd ha chiesto qual è la dotazione organica del Servizio e il
dirigente ha risposto che gli addetti sono 24. Un numero in linea con
quelli dell’Alto Adige o Val d’Aosta. Lucia Coppola di
Europa Verde ha condiviso la delibera che va nella direzione di una
maggiore sicurezza, sia degli utenti che dei lavoratori, degli
impianti funiviari. Dalmaso ha concluso affermando che si dovrà
mettere mano, in alcuni punti, alla legge sugli impianti a fune che è
del 1987. Rispondendo a Manica e Ivano Job ha detto che l’età
media degli impianti si sta alzando rispetto ai 22 anni di 10 anni fa
anche perché l’onda della sostituzione degli impianti e finita.
L’impianto funiviario più vecchio è la Trento - Sardagna che è
del 1964. Tra le seggiovie che hanno concluso la loro vita tecnica la
Francolini e un impianto della Marmolada.