Audizioni in Terza Commissione. Rassicurazioni dall'assessore Tonina e dal dirigente Appa
Riapertura cementificio a Sarche: Comitato contro, Wwf e Italia Nostra chiedono rigorose garanzie
In allegato i due documenti presentati dai soggetti ascoltai oggi

Altre
audizioni
oggi, presente
l’assessore all’ambiente Mario Tonina e
il dirigente dell’Appa Enrico Menapace,
sulla
petizione popolare presentata
contro
la riaccensione del forno del cementificio di Sarche per
la III
Commissione presieduta
da
Ivano Job (Lega).
Sul
documento sostenuto
dalle
firme di oltre 1.200 persone,
che era stato depositato
in
Consiglio provinciale il 6 settembre scorso, sono intervenuti in
videoconferenza sia
i
referenti della petizione che
i
rappresentanti del
WWF
e
di
Italia
Nostra. Al
termine l’assessore
ha ricordato che
la Provincia non ha
il potere di negare
oggi
al
cementificio l’autorizzazione alla
riapertura che era
stata concessa nel
2016. ma
ha
aggiunto di aver incontrato sia i rappresentanti della petizione sia
i Comuni interessati e l’azienda, ritenendo importanti e da
accogliere le osservazioni emerse dai primi e ottenendo dalla
proprietà le garanzie richieste per il controllo e il monitoraggio
delle emissioni a tutela della salute e dell’ambiente. Anche il
dirigente dell’Appa Enrico Menapace è intervenuto preannunciando
tra l’altro l’accoglimento di una delle principali richieste dei
promotori della petizione: di prevedere che le emissioni del
cementificio rispettino il limite minimo e non più il massimo
consentito.
Le
sei richieste dei promotori della petizione popolare.
Il
referente della petizione, Marco Pisoni,
ha presentato un
documento (allegato)
con
alcune richieste
del
comitato promotore suddivise in sei punti. Primo:
uno studio preventivo sulla ricaduta degli inquinanti prima
dell’avviamento del forno in un raggio di 20 km dallo stabilimento.
Secondo:
un monitoraggio permanente della qualità dell’aria con
stazioni mobili, inserendone alcune nei punti più critici prestando
particolare attenzione
anche agli inquinanti non aeriformi come i metalli pesanti, destinati
col tempo ad incrementare la loro concentrazione nei suoli. La
misurazione andrà avviata prima dell’accensione del forno per
poter poi confrontare
i dati con quelli ad impianto avviato. Il
comitato chiede di subordinare
l’autorizzazione alla riaccensione del forno al completamento
dell’indagine. Terzo:
rendere pubblici i dati sull’inquinamento prodotto: i dati misurati
a camino da Heidelberg dovranno essere acquisiti in tempo reale da
Appa
mediante
collegamento in rete. Gli stessi dati dovranno essere resi pubblici
utilizzando un tabellone elettronico posto in un luogo da
individuarsi. Il
Comitato chiede inoltre una seconda
linea di misura posta in stand by e pronta ad intervenire in caso di
guasti, in modo da non interrompere la raccolta dei dati. Quarto:
il rispetto dei limiti minimi imposti sugli inquinanti a differenza
del rispetto dei limiti massimi stabilito nel 2016. Per il Comitato è
troppo elevato
il limite sulle polveri, in considerazione di quanto ottenibile
tecnologicamente. Quinto:
una procedura di “Via postuma”
per
la quale il Comitato chiede alla Provincia
di
allinearsi all’orientamento
amministrativo attuale
di
Toscana e Lombardia. Si
tratterebbe di prevedere
che,
anche
se il sito produttivo è stato già sottoposto a una
procedura di Via
o a
una verifica
di assoggettabilità, questa sia
nuovamente richiesta
in
caso di riesame/modifica
degli impianti, pur
non essendo previsto dalla normativa. La
Via
postuma
non dovrebbe
valutare
solo gli impatti futuri ma anche quelli pregressi per
poter poi adottare tutte
le azioni mitigatrici necessarie. Sesto:
l’istituzione di un tavolo permanente, per la cui creazione Pisoni
ha ricordato di aver già ottenuto il parere favorevole della
Provincia, sulla
questione Cementificio di Sarche. Tavolo
composto
dal Comitato promotore
della petizioen,
dalla
Provincia,
dal
Comune
di Madruzzo e
dedicato al controllo
delle garanzie richieste e sullo studio multi-criteriale finanziato
dalla
Provincia già
nel 2022.
La
discussione.
Alessio
Manica (Pd)
ha giudicato di facile attuazione la richiesta di pubblicizzare
i dati sull’inquinamento con
un tabellone. Ma
ha chiesto il
parere dell’Appa
sui punti
4 e 5 (Via
e rispetto dei limiti minimi anziché massimi delle emissioni
inquinanti).
Lucia
Coppola
(Misto-Europa Verde), ritenendo scontata l’accoglimento della
proposta del
tavolo,
ha apprezzato il metodo dell’approfondimento adottato dal Comitato
e ha
posto
le stesse domande di Manica.
Paolo
Zanella (Futura)
ha chiesto che siano messe in campo tutte le garanzie chieste
dal Comitato a
tutela della salute della popolazione e dell’ambiente. Fondamentale
per Zanella è in particolare la
richiesta di rispettare i limiti minimi e non massimi delle
emissioni. Alex
Marini (Misto-5
Stelle) ha chiesto quali cosa
si aspetta dalle scelte politiche della Provincia il Comitato
promotore della petizione.
Pisoni
ha
risposto che la
richiesta fondamentale
è
la
messa in rete dei dati sull’inquinamento perché siano accessibili
a tutti e che sia imposto il rispetto del minimo e non del massimo di
emissioni inquinanti.
Marco
Ferrari,
del
Comitato, ha
osservato che quelle evidenziate dal comitato rappresentano il minimo
delle richieste per tutelare la salute, l’economia e l’occupazione
oltreché
l’ambiente,
dal
momento che la Valle
dei Laghi è un gioiello da preservare e un cementificio collocato in
questo contesto,
se si poteva capire un tempo, non è più giustificabile oggi.
Il
Wwf chiede monitoraggio e propone verifiche permanenti.
Il
rappresentante della
sezione
trentina
del
Wwf, Sergio Negrisolo,
ha
sottoposto alla
Commissione consiliare un documento condiviso con Italia Nostra con
sei richieste da valutare prima
del
nulla osta all’apertura
del cementificio. Eccole:
a)
Monitoraggio preventivo e continuativo della qualità dell’aria con
centralina/e indipendente/i messa/e a disposizione da Appa
con
costi
a carico dell’azienda; b) Modello di simulazione della ricaduta al
suolo di inquinanti al fine di avere dati di confronto sulla qualità
dell’aria e dei suoli prima della riaccensione e durante
l’attivazione (come richiesto anche dal Consiglio comunale di
Madruzzo); c) Messa in funzione prima del riavvio dei forni delle
misure di tutela ambientale previste da Italcementi (impianto DeNox,
copertura sito di lavorazione materiali); d) Accertamento delle
emissioni provenienti dalla cottura di ceneri pesanti, scorie di
fonderie e fanghi di cartiere miscelate al calcare e alla marna per
valutare se intercettate dai filtri; e) Rispetto dei limiti previsti
dalla zonizzazione acustica (come richiesto anche dal Consiglio
comunale); f) Analisi
delle
acque
di scolo del cementificio nel Rimone. Wwf
e Italian Nostra hanno inoltre avanzato 8 proposte: a)
Effettuazione della VIncA per valutare gli impatti sulla ZSC del Lago
di Toblino prima di autorizzare il riavvio; b) Verifica di
assoggettabilità alla VIA in relazione alle modifiche sostanziali
all’AIA del 2016 conseguenza delle diverse condizioni di produzione
rispetto ad allora; c) Adozione dei limiti alla emissione di CO2
previste dalle norme da emanare entro il I trimestre dalla CE; d)
Applicazione delle nuove BAT (sigla
inglese che sta per “le migliori soluzioni tecniche impiantistiche
e gestionali in grado di garantire un elevato livello di protezione
dell’ambiente“)
appena
emanate dall’Ue;
e)
Analisi a campione sui fanghi essiccati per accertare presenza di
sostanze chimiche non intercettate dai filtri; f) Redazione di uno
stato di consistenza del patrimonio edilizio posto nel raggio di 1 km
dalla cava dove avvengono i brillamenti delle mine per il prelievo
del materiale in modo da poter verificare l’eventuale presenza di
danni successivi all’inizio dell’attività (come richiesto dal
Consiglio comunale); g) Organizzazione di un tavolo permanente
(amministratori pubblici, azienda, portatori di interessi diffusi)
per il monitoraggio e l’applicazione delle misure adottate (come
richiesto anche dal Consiglio comunale); h) Predisposizione di una
fidejussione assicurativa al fine della tutela del paesaggio e/o
della rimessa in pristino del sito allo scadere della concessione
mineraria nel 2024. Vista
la distanza di appena 390 del cementificio dalla Zona
Speciale di conservazione “lago di Toblino”, Wwf
e Italia Nostra chiedono di
valutare
l’impatto da tutti i punti di vista: dalla
emissione in atmosfera di inquinanti, alla produzione di polveri, dai
rumori prodotti dallo sparo delle mine all’incremento di traffico
pesante e inquinante sulla SS45 bis della
Gardesana che
lambisce la zona protetta del lago. Le
due associazioni ambientaliste sottolineano infine che in tutti
gli anni di attività del
cementificio, la
produzione lavorativa e gli impianti non sono mai stati sottoposti a
Verifica di Impatto Ambientale. Per
Wwf e Italia Nostra sarebbe quindi ora di sottoporre
almeno ora l’azienda a questo tipo di procedura
per fornire garanzie minime
di prudenza e
mettere
in sicurezza sia
la
popolazione che
l’ambiente.
Baldracchi
di Italia Nostra: la questione è quale futuro si vuole per questo
territorio.
L’architetto
Manuela Baldracchi,
presidente della sezione trentina di Italia Nostra,
ha
condiviso
le richieste e le proposte del Wwf, ha lanciato
l’allarme per
l’impatto
che la riapertura del cementificio avrà sulla strada
della Gardesana
soprattutto
a causa
del traffico pesante che condizionerà
l’ambiente in quest’area ecologicamente pregiata e delicata. Una
contraddizione – ha evidenziato Baldracchi – rispetto alla
campagna di marketing turistico che attira in
Trentino
perché qui si respira. E
ha manifestato quindi grande preoccupazione sia per quanto
riguarda gli aspetti paesaggistici e ambientali, sia per quelli
socio-sanitari, per l’inquinamento dai fumi, dalle polveri, dalla
CO2 e dal traffico veicolare che sarà implementato di circa 100
camion al giorno, in andata e in ritorno, in
questo tratto della statale già
notevolmente congestionato,
soprattutto nel periodo primaverile ed estivo e comunque in tutto
l’arco dell’anno nelle ore di punta di inizio e fine giornata
lavorativa, perché su questa direttrice converge verso Trento tutto
il Trentino sud-occidentale. Baldracchi
ha sottolineatao che questa strada,
la “Gardesana”, è
la
“porta sul lago di Garda per chi proviene da nord, è il biglietto
da visita, il punto di accoglienza, il momento in cui si passa da una
ecosistema alpino a un ambiente semi-mediterraneo. Ma questo
territorio è importante anche solo di per sé, unico esempio di
macchia mediterranea in Trentino, ci offre l’apertura ad una luce
diversa e al clima mite, dove la natura, con la presenza degli ulivi
e dei lecci, oltre a quella dei pregiati vigneti, ci anticipa
possibilità di immersione, di liberazione, di nuovo respiro. Proprio
come promette la campagna pubblicitaria del Trentino che in epoca
Covid. Italia
Nostra sottolinea che la zona
delle Sarche e del Lago di Toblino si sta caratterizzando sotto
l’aspetto della proposta turistica con una certa autonomia e
rilevanza: il turismo slow con i percorsi di trekking e di
mountainbike, l’arrampicata, i percorsi fluviali, il volo con
deltaplano, il base-jumping; il turismo eno-gastronomico con il
biodistretto, le cantine dei vini, i prodotti agricoli Dop. Questo è
il Trentino che ha la potenzialità di richiamare una tipologia di
frequentatori sempre più numerosa, alla ricerca di ambienti curati
ma incontaminati. E questo è il turismo che potrà costituire la
base della nostra economia futura. Ma poco potrà fare la natura se
noi continuiamo la nostra opera di aggressione. Cosa centra un
cementificio – ha
chiesto – in un
ambiente così caratterizzato?” “Amministrare
– ha
proseguito la presidente di Italia Nostra – significa pensare
anche al futuro, assumersi l’onere di fare programmazione, implica
la responsabilità di delineare un sistema organico a servizio della
società e del territorio. Tra questi oneri senz’altro c’è anche
quello relativo alla necessità di rimuovere ciò che è dannoso,
eliminare le dissonanze, riconvertire strutture e funzioni al fine di
ottenere sistemi armonici. Come può il Trentino guardare avanti
mantenendo vecchi stereotipi ed evitando di delineare un chiaro
progetto per il futuro di questa terra?” Baldracchi
ha concluso evidenziando quella che a suo avviso è la questione
di fondo: “cosa
si
intende fare nel 2024, quando la proprietà chiederà la possibilità
di continuare a scavare e sparare mine? Che si intende fare nel 2027
quando l’attuale concessione scadrà e quando Heidelberg chiederà
la sua proroga?” Noi chiediamo ai nostri amministratori di guardare
avanti, di decidere che Trentino vogliono lasciare alle future
generazioni e di essere coerenti con una visione d’insieme.
La
discussione.
Coppola
ha chiesto
se a fronte di queste osservazioni da lei pienamente condivise, valga
la
pena per i
30
posti di lavoro promessi
dal cementificio
accettare
di subire i danni
che l’impianto arrecherà al territorio e all’economia della
Valle dei Laghi.
Marini
ha
segnalato che non sono emersi i temi della pianificazione
territoriale di comunità e della pianificazione urbanistica.
Pianificazioni nelle quali non è mai menzionato il cementificio.
Baldracchi
ha
osservato
che
il Pup del Trentino non tiene
conto dei piani
economici, sociali e
di sviluppo del territorio. La
Provincia è rimasta ancorata a una settorialità che non permette di
considerare la complessità della questione. Secondo
Baldracchi
è
comunque possibile
puntare ad una riconversione, prospettando la chiusura del
cementificio alla scadenza dell’attuale contratto. Si
lascerebbero così all’agricoltura
due ettari di terreno incolto nei quali espandere produzioni
di
pregio.
Alessia
Ambrosi
(FdI), che abita nella Valle dei Laghi, si è detta totalmente
d’accordo con le osservazioni degli auditi. E si chiesta in
particolare, pensando alla strada di Pergolese, come potrà
transitare da questa zona un così alto numero di mezzi pesanti
legati all’attività del cementificio. Impianto destinato per
di più a
diventare riferimento di
tutto il
Nordest per
il trattamento dei fanghi. Ambrosi
ha ricordato di
aver chiesto incentivi
per favorire la delocalizzazione di quest’attività. Ma siccome
ormai tutto è avviato, si
è unita alla richiesta di un
monitoraggio che
misuri la
qualità dell’aria. Perché
– ha concluso – la Valle
di Laghi è una zona di passaggio turistico
e dove
si potrebbe
espandere l’agricoltura
biologica.
L’assessore
Tonina: “Intendiamo evitare la penalizzazione della Valle dei
Laghi”.
L’assessore
Mario Tonina
ha ricordato
che la Provincia non ha
mai
stimolato
la proprietà perché riattivi il cementificio. “Siamo venuti a
conoscenza nel giugno scorso che il cementificio avrebbe ripreso a
breve l’attività,
dal momento che le autorizzazioni erano già in possesso della
proprietà dal 2016 mentre
la produzione era stata interrotta nel 2015.
Appa – ha proseguito l’assessore – è impegnata a
tranquillizzare tutti i soggetti interessati circa la tutela della
salute e del territorio”. Tonina ha ricordato di aver già avuto
vari
incontri
con i
sindaci
dei
Comuni interessati e
la
proprietà
del
cementificio.
E
che i consigli
comunali avevano
deliberato
e scritto sia
alla
parte politica sia
all’Appa
per chiedere l’attivazione di una serie di procedure a garanzia e
tutela della salute pubblica in vista della riapertura del
cementificio. Giusto, per l’assessore, che
i Comuni abbiano chiesto queste garanzie.
Tonina
ha condiviso la richiesta di adottare strumenti
di controllo per tutelare
al massimo la popolazione,
il
territorio,
il
paesaggio
e l’ambiente.
Ma
ha
aggiunto di aver già
trovato
la
disponibilità
dei
proprietari
in
questa direzione.
Del
resto, ha aggiunto, prima dell’interruzione del 2015
il cementificio
ha operato per anni in Valle
dei Laghi. “La Provincia – ha
concluso l’assessore – con i
proprietari è stata chiara e
alla
richiesta delle azioni
che Appa imporrà all’azienda a
tutela
della salute pubblica, otterrà
una risposta”.
L’assessore
ha ribadito che
la Provincia intende evitare assolutamente la penalizzazione della
Valle dei Laghi anche
per quanto riguarda gli
importanti sviluppi
raggiunti
negli ultimi anni sui versanti del turismo e dell’agricoltura.
Il
dirigente dell’Appa Menapace:
l’impianto dovrà rispettare i limiti minimi e non più massimi di
emissioni inquinanti.
Il
dirigente dell’Appa Enrico Menapace
ha
ricordato che “noi stiamo collaborando dall’inizio di questa
vicenda sia con il comitato sia con i Comuni interessati sia con il
Wwf”. tant’è
vero che molte
delle
richieste,
delle
osservazioni
e
delle proposte contenute
nei due documenti presentati
oggi sono
frutto di una riflessione congiunta
con
Appa.
“Il metodo utilizzato dal Comitato promotore della petizione – ha
osservato – è partecipativo e collaborativo”:
Menapace
ha ribadito che l’autorizzazione del cementificio
è
valida fino al 2028.
E
che quindi oggi
la
Provincia sta sta verificando
questa autorizzazione e
che quindi già da domani l’azienda potrebbe avvalersi del nulla
osta di
cui è in possesso. Appa
sta verificando piuttosto
il
sistema di monitoraggio dell’impianto e lo strumento utile
all’abbattimento degli ossidi di azoto, perché
si tratta di interventi migliorativi
dell’impianto
esistente.
Con
il
Comune di Madruzzo è
in fase di definizione un
piano di controllo della qualità dell’aria che sarà gestito con
una centralina mobile che ha la stessa efficacia delle centraline
fisse. Così in un anno si
otterranno i
dati relativi sia
alle polveri
che
agli ossidi
di azoto. Il monitoraggio – ha
annunciato – sarà eseguito
completamente
da Appa. Menapace
ha ricordato che il
monitoraggio effettuato
nel 2014 aveva fornito dati
tranquillizzanti per
quanto riguarda l’impatto
dell’impianto sull’aria. E
ha preannunciato però che oggi, non limitandosi fidarsi
dei
dati del
2014 e
d’intesa con il
Comitato
della
petizione e
i
Comuni
Appa
procederà a
un
nuovo
monitoraggio. Anche la pubblicità dei dati è stata concordata con
gli stessi soggetti. Probabilmente
i dati raccolti saranno resi accessibili a tutti attraverso un
portale
internet e
non con cartelloni
all’ingresso dell’impianto. L’importante
è assicurare la piena pubblicità di questi dati.
Menapace
ha poi risposto in merito alle due richieste più importanti
contenute
nel documento del Comitato
promotore della petizione. Ha riconosciuto che i
limiti alle
emissioni inquinanti previsti per l’impianto contenuti
nell’autorizzazione
del 2016 sono quelli
massimi.
Il
dirigente ha invece risposto di no alla richiesta di l’impianto
alla “Via
postuma”. Non c’è da prevedere né un
riesame né una modifica dell’autorizzazione. Menapace
ha concluso assicurando che le osservazioni sia delle associazioni
ambientaliste sia
dei Consigli comunali saranno attentamente valutate
nell’ambito di questo nuovo procedimento
autorizzatorio. Quanto all’utilizzo di fanghi a fini energetici cui
aveva accennato Ambrosi,
il
dirigente ha escluso che
vi sia
una
prospettiva che il cementificio diventi
un riferimento
per
tutto
il Nordest potendo
trattare un quantitativo
massimo di 10mila tonnellate l’anno. Infine
per quanto riguarda la tutela del Sic “Lago di Toblino”, anche in
questo caso il servizio
conservazione della natura della
Provincia ha già valutato
l’incidenza
dell’impianto.
Job:
altra audizione a metà febbraio con i Comuni, la Comunità, la
proprietà e l’Appa.
Il
presidente Job ha proposto, ottenendo i voti a favore di tutti i
consiglieri, di convocare un’ulteriore seduta della Commissione
intorno a metà febbraio per un’ulteriore audizione che coinvolga i
sindaci di Madruzzo, Vallelaghi e Cavedine, il presidente della
Comunità e la proprietà del cementificio, per acquisire le loro
osservazioni. Poi si passerà all’esame finale della petizione. A
Marini che chiesto un riscontro politico e tecnico da parte della
Giunta, ha assicurato che nella prossima riunione arriveranno tutte
le valutazioni del caso da parte della Giunta. Accolto il
suggerimento di Manica di prevedere anche un’audizione ancor più
esaustiva dell’Appa.