Il sopralluogo della Commissione speciale del Consiglio alla struttura dell'Apsp di Riva del Garda
Le risorse umane di Casa Mia, vero patrimonio per gestire la crescente complessità dei minori
Foto allegate
La
Commissione d’indagine in materia di affidamento minori guidata da
Mara
Dalzocchio,
ha visitato questa mattina l’Apsp Casa Mia di Riva del Garda,
compiendo così l’ultimo dei sopralluoghi alle strutture che
gestiscono nella nostra Provincia i servizi per l’accoglienza di
minori in condizione di affido.
Accolti
dal direttore Renzo
Galvagni e
dai coordinatori dei servizi residenziali di due delle tre strutture
di proprietà Veronica
Giuliani
e Simone
Centonze,
i consiglieri provinciali Mara
Dalzocchio, Sara Ferrari, Lucia Coppola, Katia Rossato, Pietro
Degodenz, Denis Paoli,
hanno
potuto apprezzare, oltre alla cura
degli
edifici e
dei servizi,
il prezioso lavoro svolto dagli operatori che permette ogni anno di
accogliere mediamente dai 37 ai 40 ospiti. Casa Mia è l’unica
azienda pubblica nel comparto delle politiche sociali che si occupa
di minori e famiglia, hanno
premesso Galvagni e Giuliani.
Nata nel 1922 per rispondere, allora, all’esigenza di trovare una
sistemazione per gli orfani di guerra, l’azienda è oggi
strutturata su tre splendide
sedi, con 2 gruppi di appartamenti ciascuna più numerosi servizi
aperti al territorio, accanto a quelli residenziali.
Gli
ospiti, oggi 39 (dei
quali 22 femmine e 17 maschi)
sono
coordinati
da
un
team
composto
da cinque educatori che garantiscono una copertura h 24 per 365
giorni all’anno. Un lavoro non facile, sopratutto in considerazione
della crescente complessità delle problematiche, in
primis
di natura neuropsichiatrica e psicologica, che stanno investendo il
comparto in un’escalation mai vista, che
si è via via innescata ancora
prima
dell’era Covid.
Questo
sopralluogo ha dunque confermato quanto già
emerso
dall’ascolto
di
tutti i
soggetti,
ovvero che il fenomeno, sempre più diffuso, riguarda perlopiù
adolescenti con più di 16 anni in situazioni molto problematiche e
altamente complesse di disagio sociopsicologico, dove
l’elemento di più difficile gestione è quello
dell’aggressività fisica.
Rispondendo
ad una sollecitazione dei consiglieri sull’adeguatezza del modello
nel rispondere a questa complessità, la riposta è stata
affermativa: Casa mia è una struttura socio educativa, ma
può contare su importanti sinergie in ambito socio sanitario e su
equipe specializzate nell’età evolutiva che fanno da cuscinetto,
anche se le criticità possono riscontrarsi nel caso di gestione di
situazioni di emergenza. Da questo punto di vista, ha sottolineato
Galvagni, gli sforzi maggiori e anche la maggior parte delle risorse
(il 75% del bilancio), sono rivolti alla costruzione del team di
lavoro. Le
risorse umane sono il vero
patrimonio di Casa mia, a maggior ragione in un momento come quello
che stiamo attraversando, in cui osserviamo crescente complessità e
fragilità, ha
rimarcato.
Accanto a questo, una sfida primaria
evidenziata
da Giuliani, è
quella del coinvolgimento delle famiglie. “Dobbiamo essere alleati
con le famiglie” ha aggiunto,
anche perché l’obiettivo, dopo una permanenza media in struttura
dai 2 ai 5 anni, è quello del ritorno a casa. Va ricercato dunque un
livello di fiducia e in questo senso il rapporto con il contesto
famigliare è fondamentale.
A
Casa Mia si respira un clima famigliare. Aldilà delle difficili
problematiche
che accompagnano il percorso di questi ragazzi, osservando
la
cura dei dettagli, gli
arredi
personalizzati
dei singoli spazi e la
diffusa atmosfera
di armonia, non c’è dubbio nel credere se si sta facendo il
massimo per far sentire ciascuno a casa sua.
E’
possibile seguire l’attività e i progetti di Casa mia anche
collegandosi ai due profili Instagram iocisono_apspcasamia e
incento.casamia, quest’ultimo per celebrare i cent’anni che la
struttura festeggerà nel 2022.