Audizioni su 4 petizioni in materia ambientale per la III Commissione
Tra 5-6 anni la Provincia non utilizzerà più le discariche. A giugno chiuderanno a Imer e Monclassico
Nella foto, la discarica di Imer. Previsto un incontro sulla variante al Pup prima dell'aula
Raffica
di petizioni discusse
oggi
dalla
III Commissione
presieduta da Ivano Job (Lega).
Presente
il vicepresidente e assessore Mario Tonina, dopo
aver ascoltato i referenti di quattro comitati che hanno raccolto le
firme dei cittadini, nell’ordine,
contro
la riapertura
della discarica di Imer, contro
la riaccensione
del forno del cementificio di Sarche e contro
nuovi
prelievi idrici a scopo idroelettrico o irriguo, l’organo ha
ascoltato
l’esponente della
petizione che sollecita la costruzione di barriere acustiche a Marter
lungo la statale della Valsugana. Decisa,
poi, la consultazione del comitato
di cittadini firmatari
di un’altra
petizione
recentemente
depositata in Consiglio provinciale, che
segnala la pericolosità
del progettato
impianto
sperimentale di termossidazione di rifiuti a Pergine.
La
Commissione
si è
poi
espressa
all’unanimità
a
favore della
delibera
proposta dalla Giunta che
semplifica i criteri
sia
per la
concessione di contributi
a
sostegno della realizzazione
di interventi di eliminazione o superamento della barriere
architettoniche in
edifici
privati, sia
relativi alla concessione di un
contributo straordinario per l'acquisto di un nuovo alloggio a
favore di persone disabili e delle loro famiglie.
Infine,
sempre all’unanimità su proposta di Alessio Manica (Pd), i
commissari hanno deciso di organizzare un incontro informativo di
carattere tecnico con l’assessore Tonina e i dirigenti provinciali
competenti, in merito alla variante al Pup proposta dalla Giunta
prima che l’argomento approdi, probabilmente a febbraio, nell’aula
del Consiglio provinciale.
Petizione
15
sulla
riapertura
della discarica di Imer.
Giuseppina
Romagna,
referente del comitato promotore della petizione, ha segnalato
come in questi
giorni i rifiuti scaricati dai container quando toccano il suolo
gelato liberano nell’aria
un’inquietante
nuvola
di gas. Probabilmente
– ha avvertito – non si
tratta di emissioni salutari. Ha
poi ricordato che su questo pericolo era stata interpellata
l’assessora
Segnana che però
non
ha mai risposto.
Questa discarica – ha
concluso Romagna – dev’essere chiusa
perché la salute va messa al primo posto. “Stiamo già lavorando
per ricorrere alla Corte dei diritti dell’uomo”.
Giovanni
Gobber,
altro referente, ha sollecitato la chiusura immediata della
discarica perché – ha lamentato – “ci stanno
buttando addosso tonnellate di immondizie a una
distanza di 100
metri da casa e dobbiamo tenere chiuse le tapparelle. Ci si dica
quale discarica del Trentino funzionano a 100 metri dalle abitazioni.
Non è possibile andare avanti così
anche perché – ha ricordato – l’assessore Tonina
aveva dichiarato che ci sono ancora 6 anni di
possibile conferimento dei rifiuti a Ischia
Podetti”.
Daniele
Gubert ha
sottolineato la pesantezza della situazione
per i residenti e che tutti i
tentativi di dialogo con le istituzioni non hanno avuto un buon
esito. “A un territorio periferico come
il nostro – ha protestato - si chiede di assolvere funzioni a servizio di metà Trentino, senza che nulla
sia stato condiviso e costruito insieme. Questo
è un vero
e proprio sopruso. Ha
un impatto enorme su un piccolo territorio come quello di Imer
sopportare fino al giugno prossimo il conferimento di 8.000
tonnellate
di rifiuti.
Alle
persone
che
abitano di
fronte a questa discarica si
rende la vita impossibile:
le famiglie sono esasperate e vi è anche un danno all’immagine in
un comprensorio turistico rinomato come questo. C’è
un’evidente sproporzione, secondo Gubert, tra il disagio arrecato a
Imer e al Primiero e il risparmio
che si suppone di realizzare. “Vi sono gravi responsabilità nella
gestione del
piano
rifiuti della Provincia – ha
tuonato – e il
nostro territorio non si sente di dover pagare questo prezzo”.
L’alternativa – ha
proseguito
– è che
Imer si tenga e
si gestica da solo i
propri rifiuti, pari
a 750
tonnellate prodotte
nel
Primiero. Sempre
meglio
delle
8.000
tonnellate portate da fuori”. “Con
questa petizione diamo voce a 3.000
cittadini e
chiediamo solo un’unica
cosa: venite a vedere. Perché
per capire
basta
venire a vedere la situazione di chi vive vicino alla discarica di
Imer”.
Lucia
Coppola
(Misto-Europa Verde) ha
espresso solidarietà alla popolazione di Imer e
del Primiero, area caratterizzata da attività
agricole e
turistiche.
La
Provincia
non
dovrebbe entrare
in rotta di collisione con i
cittadini firmatari
della
petizione.
Filippo
Degasperi (Onda
Civica) ha detto
di essersi
recato a Imer per capire la situazione e di aver constatato come una
comunità che si è comportata in modo virtuoso si vede ora
penalizzata rispetto ad altre comunità che invece
in materia di raccolta e conferimento dei rifiuti, non
si sono comportate così bene. Secondo
il consigliere
si sarebbero potute trovare soluzioni alternative meno costose
aumentando la tariffa rifiuti alle comunità che non si sono
comportate in modo virtuoso. E
ha aggiunto che la soluzione potrebbe essere individuata
nell’inceneritore
di Bolzano perché
Imer non si può certo usare
come valvola di sfogo.
Roberto
Paccher (Lega)
ha rimarcato che la discarica di Imer non è stata fatta dall’attuale
maggioranza ma
esiste
da 45 anni. Il problema
della localizzazione
inadeguata
della discarica va
imputato al precedente governo provinciale. La discarica di Imer era
stata chiusa senza alcun atto che prevedesse la cessazione
dell’utilizzo. Oggi c’è l’impegno ufficiale della Provincia a
chiudere definitivamente nel
giugno prossimo la
discarica. Quindi il territorio del Primiero potrà mettere la parola
fine su questo problema che oggi
è
solo
temporaneo.
Alex
Marini (Misto-5
stelle) ha
osservato che la riapertura degli impianti di Imer e Monclassico
costituisce un nodo da sciogliere nell’ambito del nuovo piano
provinciale per la gestione dei rifiuti, atteso da anni e di prossima
emanazione. Un problema riguarda anche la discarica di Villa Agnedo
nel Comune di Castel Ivano, dove è stata autorizzata la riapertura
di una discarica con un fondo non impermeabile quando quel sito
doveva essere chiuso. Imer si è trovata a subire scelte calate
dall’alto e immotivate. Marini ha chiesto all’assessore di
illustrare la complessità della situazione. Anche perché la
prospettiva che si profila per risolvere il problema è la proposta
del presidente degli industriali Manzana di realizzare un
inceneritore. Proposta non respinta dalla Giunta provinciale.
Alessio
Manica (Pd)
ha ricordato che la III Commissione è l’unico strumento che il
Consiglio ha per evitare che di questa partita si occupi
solo la Giunta provinciale. Sarebbe opportuno recarsi come
Commissione sul territorio per visionare la situazione come richiesto
dal Comitato. Occorre stare attenti nell’affermare che il problema
dei rifiuti è stato causato dalla precedenti amministrazioni
provinciali. Un tempo il luogo di conferimento più rilevante del
Trentino era stato individuato a Rovereto. Da allora il Trentino ha
cambiato passo ed è uno dei più virtuosi in Italia. Nel 2003 si
pensava di costruire un inceneritore da 150.000 tonnellate a Trento
ma fortunatamente
quel
progetto non è andato avanti, mentre si è stretto un accordo di
collaborazione con Bolzano. Si tratta di capire cosa esattamente si
sta conferendo
a Imer,
i volumi dei
rifiuti,
il numero di mezzi pensanti da cui sono trasportati, come mai
quest’emergenza
è
esplosa all’improvviso inducendo
la
Provincia a scontrarsi con le comunità. Si
tratta di capire
se ha senso conferire a Imer visto
l’impatto sui residenti.
Ivano
Job ha
ribadito
che l’obiettivo è
portare alla chiusura definitiva la discarica di Imer per la
rimessa a prato
di quel territorio. Non si vuole danneggiare nessuno con questa
procedura, perché l’obiettivo è ripristinare l’area
una volta superata l’emergenza.
Vero
è che la discarica di Imer è vicina alle case. In ogni caso mancano
7 mesi alla chiusura della discarica. E
il
problema delle discariche, per Job, è comunque stato ereditato
dall’attuale Giunta provinciale.
L’assessore
Tonina
ha sottolineato
che da parte
della Giunta non c’è alcuna
intenzione
di causare
disagi alla popolazione e al territorio
del
Primiero
ma
che occorreva
fronteggiare
l’emergenza
rifiuti
con provvedimenti
immediati.
Il
23 novembre scorso –
ha ricordato Tonina – il Comune di Imer ha
adottato una
delibera (testo
allegato) condivisa
sia
dalla maggioranza
che
dalla
minoranza,
a
partire dalla quale la
Giunta si
è impegnata formalmente a ridurre
da due anni a un anno la riapertura della discarica. Il quinto
aggiornamento del piano rifiuti stabilirà
che
una
volta esaurita tra 5-6 la capacità di Ischia Podetti, che nel nuovo
catino in via di predisposizione potrà accogliere circa 250.000
tonnellate, lo
smaltimento dei rifiuti solidi
urbani non
avverrà più utilizzando
le discariche.
Per l’autunno del prossimo anno i nostri uffici hanno garantito che
il
nuovo catino
di
Ischia Podetti potrà
essere aperto. Questa
prospettiva ha permesso alla Giunta di dimezzare
la previsione delle
tonnellate di rifiuti da
conferire a Imer e Monclassico. Inoltre
la Provincia
di Bolzano ci
ha
assicurato
che
l’anno prossimo potrà
accogliere nel proprio inceneritore 20.000
tonnellate di rifiuti trentini.
Infine
c’è l’impegno preciso della Giunta provinciale a limitare
solo
a
fine
giugno 2022 il conferimento dei rifiuti a Imer. “Questo
impegno
– ha
sottolineato Tonina – nel
passato non c’è stato”. Sì quindi alla riapertura delle
discariche, ha
concluso l’assessore, ma
per arrivare alla loro
chiusura
definitiva
e alla
successiva bonifica
del
territorio.
Daniele
Gubert ha
ribattuto a Manica che nel 2015 all’origine
della mancata chiusura definitiva della discarica
c’era
stato un inganno della
Provincia. A Job che
ha accennato al ripristino di un prato una volta conclusa
l’operazione conferimento, Gubert
ha osservato che si tratterà però
di
un “prato ripido” a causa della
montagna di rifiuti
che
si sta riversando ogni giorno in quel sito.
All’assessore ha chiesto di tenere conto della realtà attuale,
che
vede la
posizione del sindaco di Imer e della sua maggioranza largamente
delegittimata.
Il presidente Job ha concluso l’audizione precisando che l’incontro di oggi su questo tema non conclude l’esame della petizione da parte della Commissione che proseguirà con un’altra audizione dei referenti insieme ai tecnici della Provincia.
Petizione 16 contro la
riaccensione del forno del cementificio di Sarche.
Marco
Pisoni, referente del comitato che ha raccolto le firme in calce a
questa petizione, ha ricordato
che
i forni del cementificio erano stati chiusi nel 2015. E
che tra due mesi
l’attività del
cementificio ripartirà
a ciclo completo insieme
alla riapertura della cava
adiacente, che era stata risistemata sul piano naturalistico e
paesaggistico. Le criticità: il comitato è dell’idea che la
fabbrica
si trovi in un sito totalmente inadeguato dal punto di vista delle
infrastrutture, che
la valle
abbia
una
vocazione turistica e non industriale. Pisoni
ha evidenziato soprattutto che il cementificio
produrrà
un’enorme
quantità di C02 utilizzando
come combustibile carbone
di petrolio residuo di raffinerie e dei fanghi essiccati. Il comitato
promotore
della petizione chiederà
quindi alla Provincia di sollecitare studi per
tecnologie e macchinari che catturino la C02
prodotta
nella
Valle dei Laghi a
tutela del biodistretto.
Anche
perché queste
emissioni sono molto difficili da ridurre
utilizzando un
filtro catalitico. Pisoni ha chiesto alla Commissione di ascoltare
anche le associazioni ambientaliste della Valle dei Laghi. C’è poi
da tener presente il potenziale inquinamento del torrente Limone che
scorre a pochi metri dalla fabbrica. Altra criticità: l’economia
della Valle dei Laghi alla
quale la
fabbrica porterebbe un modesto beneficio occupazionale, con 15-20
nuovi assunti e
il sacrificio di molti altri potenziali posti di lavoro futuri nel
settore turistico. Garanzie: per il comitato è importante una
condivisione dei controlli non solo da parte di Appa ma anche da un
ente terzo, e
che venga
mesa in funzione una centralina esterna alla valle i cui dati
raccolti siano
pubblicati online
e
resi accessibili
a tutti i residenti della Valle dei Laghi, per sapere cosa esce da
questa fabbrica. Si chiedono inoltre diversi controlli e analisi
frequenti sui fanghi essicati derivanti
da depuratori.
Altro problema: il traffico. La presenza di questa fabbrica
comporterà un forte afflusso di mezzi pesanti e vanno
quindi
individuati orari
non di punta per questi passaggi. Infine il Comitato chiede
l’istituzione di un Tavolo di
lavoro permanente
di
monitoraggio e confronto che coinvolga la Provincia, gli enti
pubblici, l’azienda e i cittadini residenti per la salvaguardia
dell’ambiente. Questa prospettiva – ha
ricordato Pisoni – è già stata
condivisa dall’assessore Tonina. Per
permettere al Tavolo di lavorare sarebbe utilissimo commissionare con
risorse provinciali uno
studio scientifico sulla Valle dei Laghi che coinvolga vari atenei e
fornisca
gli
elementi di valutazione per decidere la
linea di sviluppo da
perseguire
in
questo territorio.
Si
tratta inoltre
di
pensare fin d’ora con questo Tavolo alla scadenza delle
autorizzazioni prevista
nel
2028. Sarebbe
quindi opportuno essere in grado già nel
2027 di
ragionare a questo Tavolo sulla possibilità
di rinnovare
o
meno queste
autorizzazioni.
Infine il Comitato ritiene che occorra perseguire il piano
territoriale della Comunità Valle dei Laghi, in cui non vi
è alcun accenno a
quest’industria. Vi
è piuttosto
l’obiettivo
di sviluppare un’economia
legata alla produzione agricola biologica e al turismo promosso anche
dall’Apt
del Garda. Ancora, occorre puntare sugli investimenti utilizzando i
contributi europei per qualificare le aziende agricole in chiave
biologia. Questo cozza con lo sviluppo di un’economia industriale
altamente inquinante. Va scoraggiata – ha
ammonito Pisoni – un’economia mordi
e fuggi per
privilegiare un’economia
più
lungimirante
a favore delle nuove generazioni.
Marco
Ferrari del comitato, ha ricordato che manca una logistica adeguata per ospitare un polo
industriale di questo tipo con 250.000 tonnellate di trasporto di
materiali su mezzi pesanti su gomma. Occorre scegliere se perseguire
il potenziamento della vocazione turistica della Valle dei Laghi o di
riaccendere questo forno. Perché
nella Valle dei Laghi a
coabitazione tra industria e ambiente è impossibile. La speranza –
ha
concluso Ferrari – è in un
ripensamento da
parte dell’azienda
perché individui un altro sito più servito dal punto di vista
infrastrutturale nel
quale spostarsi.
Lucia Coppola nel
condividere le osservazioni e in particolare la richiesta di un
Tavolo di lavoro avanzata dal comitato per monitorare l’andamento
della situazione, ha evidenziato la bellezza paesaggistica e
ambientale di quest’area collocata a ridosso del lago di Garda e
che sta diventando sempre più una meta turistica capace di
rispondere a una crescente domanda di vacanza. A suo avviso la Valle
dei Laghi non è adatta ad ospitare questo cementificio che andrebbe,
quindi, spostato altrove.
Filippo Degasperi
ha ricordato che dopo la chiusura dell’intermodalità a Rovereto i
mezzi pesanti attraversano
la Valle dei Laghi per
arrivare a Trento. La Valle dei Laghi sta oggi cercando di
caratterizzarsi in chiave turistica ma ora il cementificio rischia di
vanificare questa traiettoria di sviluppo economico. Per Degasperi la
Provincia ha autorizzato l’uso di quest’area per il sito
industriale senza tener in alcun conto la vocazione della Valle dei
Laghi. La concessione della cava scade nel 2024, per cui la Provincia
potrebbe cercare di arrivare a un compromesso con il cementificio che
non potrebbe più utilizzare il sito.
L’assessore Tonina ha
riconosciuto al comitato una
grande correttezza nel sottoporre i problemi alla Provincia senza
cercare lo scontro ma in modo propositivo per affrontare
costruttivamente le criticità.
E ha assicurato che i
servizi della Provincia ne
terranno conto. E ha
aggiunto che anche i vertici
del cementificio di Sarche si
sono dimostrati sensibili alle esigenze di tutela del territorio
comprendendo di dover
impegnarsi con la la
massima disponibilità a non
penalizzare l’agricoltura e l’ambiente della Valle dei Laghi. Per
questo l’azienda ha previsto dei lavori che dovranno
ridurre il più possibile
l’impatto. E la Giunta provinciale
è intenzionata a condividere con le amministrazioni
comunali della Valle dei Laghi un percorso orientato
a un equilibrio tra
attività economiche e
rispetto della
vocazione del territorio. La
responsabilità della
riapertura del cementificio
– ha concluso Tonina – è
comunque di chi ha permesso a suo tempo la riattivazione del sito
industriale.
Alessio Manica ha
osservato che gli scenari sono due: quello della riapertura imminente
e quello a medio termine quando scadranno le autorizzazioni. L’area
c’è e consente la riapertura ma si può ancora
lavorare sulla mitigazione,
il contenimento degli impatti, la valutazione ambientale, che possono
diventare materia di confronto con l’azienda. La Provincia insieme
alle amministrazioni locali che non possono essere assenti, potrebbe
ragionare sull’adozione di tecnologie, mascheramenti, pannelli
visivi che informino la popolazione sui dati emissivi. Occorre per
questo sedersi al
Tavolo
con la proprietà per rendere più sopportabile la presenza della
fabbrica sul territorio.
Alex Marini ha
sottolineato le conseguenze pesanti che la riapertura dei forni
porterà in termini ambientali e anche per il carattere energivoro di
quest’industria. Vi sarà anche un impatto sul sistema economico
perché vi è un potenziale effetto negativo sui settori agricolo e
sul terziario turistico (outdoor e arrampicata). Non si tratta solo
di attendere un’analisi di Appa ma di attivare uno studio che
esamini l’intero sistema considerando tutti i potenziali effetti
dell’attività industriale. Il consigliere ha chiesto se la
Provincia è disposta a mettere subito a disposizione 20.000 euro per
questo studio
interdisciplinare prima di
rilasciare la concessione
per l’attività estrattiva
dalla cava.
Petizione 17 contro nuovi
prelievi idrici a scopo idroelettrico o irriguo.
Salvatore
Ferrari
del comitato permanente per
la salvaguardia
delle acque del Trentino, formato da 18 associazioni, ha sottolineato
che per la prima volta nella storia dell’autonomia trentina in 45
giorni una petizione popolare su temi ambientali
ha raccolto un così
alto numero di adesioni: 30.491
firme di
cittadini. E la raccolta è ancora in corso online. A sottoscrivere
la petizione non sono solo residenti
ma anche i
fruitori
degli sport fluviali e i
pescatori
dilettanti legati al Noce. Ferrari
ha ricordato che in passato il comitato aveva consegnato a questa
Commissione consiliare una serie di richieste tra le quali anche
quella di sospendere
provvedimenti amministrazioni finalizzati a nuove concessioni di
prelievi dal Noce a scopo idroelettrico. Ma
da allora, in
7 anni nessun provvedimento normativo da parte della Giunta
provinciale è stato
adottato.
Si tratterebbe di escludere per i soggetti privati la dichiarazioni
di pubblica utilità, urgenza e indifferibilità di prelievi a scopo
idroelettrico per evitare lo sfruttamento di un bene pubblico come
l’acqua in tutto il territorio provinciale. Altra richiesta:
fermare il prelievo a scopo irriguo dal fiume Noce. Infine
con una lettera inviata al presidente della Provincia che non ha
ricevuto alcuna risposta, il comitato ha chiesto un incontro per
esaminare un progetto di prelievo dal Noce di acqua a servizio dei
frutteti situati in val di Non.
Tommaso
Bonazza,
portavoce del comitato per la salvaguardia delle acque del Trentino,
ha osservato che sarebbe un’occasione persa se la Provincia non
rinnovasse la propria legislazione in questa materia. Il versante sud
delle Alpi sarà nei prossimi decenni sempre più arido e l’acqua
oggi ancora abbondante non è detto che rimarrà tale anche domani.
L’acqua è un bene pubblico che va trattata come tale. I risultati
del referendum di qualche anno fa su questo tema sono rimasti nei
cassetti della politica. Ora
occorre
ripartire pensando a uno schema con tre cerchi concentrici: il
cerchio esterno sull’ambito dell’ambiente; il cerchio intermedio
è quello della società; il terzo cerchio è quello dell’economia.
Senza mantenere
l’integrità
del cerchio esterno dell’ambiente
non
avremo più i due cerchi interni.
Meglio quindi come
Provincia combattere
una battaglia concentrata sul cerchio esterno dell’ambiente.
L’acqua ha un valore che non è solo economico e non può essere
vista solo sotto questa luce. Per
Bonazza occorre quindi chela Provincia si doti in tempo utile di
una normativa sull’uso
dell’acqua che risulti al passo con i tempi, utilizzando
la
leva dell’autonomia.
Sandro
Rossi,
rappresentante della Sat nel comitato difesa acque del Trentino, ha
ricordato lo statuto della società alpinisti tridentini, che cita
espressamente la tutela dell’ambiente naturale e quindi anche
dell’acqua.
Lucia
Coppola
ha rilanciato la richiesta del comitato di un provvedimento
legislativo da parte della Provincia su questo tema.
Alessio
Manica
ha chiesto
a
che punto sia
la Provincia con
la moratoria in essere, con il piano tutela acque con il tubone di
Santa Giustina. Quanto
alla richiesta
del comitato di una norma provinciale, Manica
ha
ricordato di aver già sottoposto
in Consiglio provinciale una proposta in tal senso, che
però
è stata
bocciata.
Alex
Marini ha
ricordato la sua richiesta alla Provincia di uno studio per misurare
l’impatto dell’aumento delle temperature sul sistema idrico del
Trentino, considerati
i
cambiamenti
climatici in atto
L’assessore
Tonina ha
evidenziato l’impossibilità di rispondere a tutte le domande
poste, assicurando
però che
su questi temi l’agenzia delle acque pubbliche e il dipartimento
della Provincia sono fortemente impegnati per
realizzare interventi
orientati nella giusta direzione e
basati su istruttorie
scrupolose. Il problema – ha
precisato
però
– non si risolverà con un provvedimento
normativo ma
nell’ambito dell’aggiornamento
del piano di tutela delle acque al quale l’assessorato sta
lavorando.
Petizione 14 per le
barriere acustiche sulla Valsugana nei pressi di Marter.
Alessandro Roat,
referente del comitato, ha segnalato i problemi del rumore e
dell’inquinamento causato dal traffico in transito vicino a Marter
soprattutto merci lungo la statale. Per questo è stata chiesta la
costruzione di barriere acustiche per migliorare la qualità di vita
dei residenti. Ne è scaturita una petizione perché dopo 45 anni è
tempo di arrivare a risolvere il problema con soluzioni tecniche di
isolamento acustico analoghe a quelle adottate a Bassano del Grappa.
Alessandro Montibeller,
sindaco di Roncegno, ha spiegato che anche l’amministrazione
comunale da lui guidata ha segnalato questa esigenza. E che la
problematica è oggi acuita dalle barriere verticali erette sul
versante nord perché i rumori rimbalzano sul versante nord dove vi
sono molti residenti. A questo problema si aggiunge quello del
transito dei convogli della ferrovia della Valsugana. Si sta
ragionando sulla posa di asfalto fonoassorbente lungo la statale in
quel tratto. Il sindaco ha comunque il disagio di 450 residenti e di
quanti transitano lungo la ciclabile sul lato non protetto dalle
barriere antirumore. Quindi anche il Comune caldeggia l’installazione
di barriere sui due lati.
L’ingegner Mario Monaco,
dirigente generale dell’agenzia provinciale per le opere pubbliche,
ha confermato la volontà di riasfaltare la statale in quel tratto
con materiale fonoassorbente. L’intervento di installazione delle
barriere antirumore a Marter figura infatti al quarto posto tra
quelli previsti dalla Provincia dopo Calstelnuovo, Grigno e Novaledo.
Tuttavia la Provincia assicura la priorità di un intervento lungo la
statale 47 a Marter per risolvere il problema di decadimento
dell’asfaltatura, che mette a rischio la sicurezza del manto
stradale. Per l’asfaltatura la gara c’è già stata è il costo
previsto è di circa 350.000 euro. Non sarà tuttavia possibile
realizzare l’intervento quest’inverno. I lavori sono quindi
previsti nella primavera prossima.
Roberto Paccher (Lega)
ha ricordato di aver sempre sostenuto l’’urgenza di affrontare il
problema che, ha precisato, nasce dalla Giunta Rossi che nel 2017
aveva indicato la soluzione nell’asfaltatura antirumore. Intervento
però non risolutivo. Per questo è necessaria l’installazione di
una barriera lungo i quasi 1000 metri di statale per liberare i circa
500 residenti da questo disagio.
Alessio Manica ha
replicato a Paccher sottolineando che il piano del 2017 non era
frutto di una scelta politica ma di valutazioni tecniche che indicano
anche dove è più urgente intervenire e con quali soluzioni. Anche
Manica ha comunque confidato nella possibilità che dopo l’asfalto
si possano attuare interventi più strutturali.
Decise le audizioni sulla
petizione 18 riguardante la pericolosità del progettato impianto
sperimentale di termo-ossidazione di rifiuti a Pergine.
La Commissione ha accolto la
richiesta di approfondire le richieste della petizione popolare
sostenuta dalle firme di cittadini di Pergine in merito al progetto
di un impianto sperimentale di termo-ossidazione di rifiuti, che
preoccupa i residenti, prevedendo audizioni con i referenti
dell’iniziativa.
Barriere architettoniche e
acquisto di nuovi alloggio. Sì alla delibera della Giunta
sull’aggiornamento dei criteri per la concessione di contributi.
La Commissione ha infine
espresso all’unanimità il proprio parere favorevole alla delibera
proposta della Giunta provinciale sui nuovi criteri e le nuove
modalità per la concessione dei contributi per la realizzazione di
interventi di eliminazione o superamento della barriere
architettoniche negli edifici privati (come previsto dall'art. 16
della legge provinciale 7 gennaio 1991, n. 1) e dei criteri per la
concessione del contributo straordinario per l'acquisto di un nuovo
alloggio (come previsto dall'art. 16 bis della legge provinciale n. 1
del 1991, ai sensi dell'articolo 23 della medesima legge
provinciale).
Il dirigente Roberto
Pallanch ha ricordato che la delibera nasce dalla modifica di un
articolo della legge provinciale sulle barriere architettoniche
all’interno della manovra finanziaria dell’anno scorso. I criteri
dell’articolo 16 risalenti al 2013 sono stati quindi aggiornati
introducendo una procedura semplificata che prevedono la concessione
del contributo per lavori fino a 30.000 euro. Il contributo è
concesso anche tenendo conto della presenza in casa di una persona
disabile. Nel caso in cui persone disabili hanno bisogno di
sbarrierare l’edificio in cui risiedono, si procederà a una
perizia tecnica e alla raccolta del parere di tutti i servizi
pubblici coinvolti. Si manterrà la cornice dell’Icef. Il
contributo può arrivare fino a un massimo di 60,000 euro utilizzando
il combinato disposto tra Icef e valore dell’alloggio in cui la
famiglia vive. Sono stati infine stretti i confini della disabilità
perché solo chi avrà codice di disabilità 0,5-0,6 potrà accedere
a questo contributo. In prima applicazione della nuova procedura si
partirà con la raccolta delle domande dal 1 marzo 2022.
Coppola ha giudicato
utile e necessaria questa delibera per andare incontro alle esigenze
dei portatori di handicap, anche considerati i costi di questi
interventi.
Manica ha rilevato tre
aspetti positivi: l’introduzione della conferenza dei servizi che
semplifica e accorcia le istruttorie su questo tema sfruttando le
competenze; il mantenimento dell’Icef per tener presente l’elemento
reddituale per garantire l’equità nell’utilizzo delle risorse;
l’aumento a 30.000 euro della procedura semplificata. Manica ha
chiesto di chiarire il punto in cui si accennava per la concessione
del contributo la valutazione dell’alloggio di partenza del
richiedente, non idoneo ad essere sbarrierato.
Pallanch ha risposto
che ancorarsi all’alloggio di partenza è uno strumento di
semplificazione. Se l’alloggio non è sbarrierabile, serve una
perizia tecnica per verificare la situazione e dal momento che è in
corso l’istruttoria della conferenza dei servizi, non si può
chiedere alla famiglia del disabile di aver già individuato
l’alloggio definitivo. Le rendite catastali sono basse e non
rappresentative del valore commerciale degli immobili. Quindi per
tenere sufficiente margine nella definizione della spesa ammissibile
per il nuovo alloggio che probabilmente più costoso di più di
quello di partenza, si è considerato l’alloggio di partenza anche
se nell’articolo della legge c’è un tetto massimo di spesa di
60.000 euro.
Mara Dalzocchio (Lega)
ha apprezzato il rinnovamento dei criteri della legge del 1991 che
pongono rimedio alle criticità emerse nel tempo. I cittadini hanno
incontrato difficoltà in questo periodo a presentare le domande di
contributo. Ben venga quindi la semplificazione della procedura e
l’ampliamento della possibilità di accesso al contributo
provinciale.
Variante al Pup: decisa
un’informativa tecnica in Commissione
Su richiesta di Alessio Manica
la Commissione ha deciso sempre con voto unanime di organizzare un
incontro informativo di carattere tecnico sulla variante al Pup con
l’assessore Tonina e i dirigenti provinciali. L’incontro avverrà
prima del passaggio previsto nell’aula consiliare che – ha
avvisato l’assessore – potrebbe slittare a febbraio.