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12/11/2021 - Incontri

La conferenza di informazione sulle concessioni per le grandi derivazioni idroelettriche

Organizzata dal Consiglio sulle prospettive aperte dalla nuova legge provinciale

La conferenza di informazione sulle concessioni per le grandi derivazioni idroelettriche

in allegato, slide delle relazioni

La conferenza di informazione sulle concessioni per le grandi derivazioni idroelettriche

​​​​​​​Si è svolta stamane la Conferenza d’informazione sulle “Grandi derivazioni idroelettriche in Trentino: prospettive economiche, industriali e ambientali dopo l’approvazione della legge provinciale sulle concessioni”. Ne diamo conto nella sintesi degli interventi e in alcuni documenti messi a disposizione dai relatori.


Il Presidente del Consiglio provinciale Walter Kaswalder ha introdotto i lavori della Conferenza d’informazione di stamane sulle grandi derivazioni idroelettriche, ricordando l’importanza strategica della risorsa idrica e ringraziando coloro che si sono resi disponibili a questa riflessione su un tema che avrà ricadute importanti per il territorio trentino. Paolo Zanella (Futura), tra i sottoscrittori della richiesta di Conferenza, ha definito il tema “cruciale”, perché incrocia la risorsa acqua con la produzione di energia, con implicazioni importanti in termini ambientali e di sostenibilità. Il vero tema di questa Conferenza, ha detto, è quale sia la migliore scelta di governo del territorio, all’interno del quadro normativo vigente, con il minore impatto ambientale e con le giuste compensazioni per il territorio. Adesso un quadro lo abbiamo ed è arrivato il tempo che la politica decida come gestire questa, che è la partita delle partite, ha aggiunto Alessio Manica (PD), che ha detto di essere consapevole che questo non potrà essere l’ultimo passaggio sull’argomento e che dovrà necessariamente essere aperto anche il tema delle piccole derivazioni. Tra i promotori di questo approfondimento anche Alex Marini (Misto-5 Stelle) che ha ribadito l’importanza di riflettere su questo argomento anche in termini di informazione e comunicazione da mettere a disposizione della collettività. Anche questo è un aspetto importante di questo evento in cui il Consiglio provinciale può portare il proprio contributo, più che altro in termini di tutela dell’ambiente e del paesaggio, forse meno dal punto di vista economico e finanziario, schiacciato da esigenze estranee alle istituzioni.

L’assessore Mario Tonina ha apprezzato la richiesta di informazione sulle grandi derivazioni che auspicabilmente porterà, attraverso un dialogo proficuo e rispettoso, ad una condivisione trasversale su obbiettivi comuni e di cui tutti ci dobbiamo fare carico. Questa è una partita strategica che dobbiamo giocarci bene e in modo costruttivo a 360 gradi, ha aggiunto, e questa conferenza permetterà di portare contributi utili che il Dipartimento provinciale terrà in forte considerazione. L’Europa vuole avere un ruolo da protagonista e strategico in questo contesto nel quale la nostra Provincia è titolare di una competenza primaria che con la legge approvata un anno fa abbiamo riaffermato, ha proseguito. I capisaldi su cui poggia la legge sono la ricerca della miglior competenza gestionale, l’attenzione all’ambiente, il potenziamento della produzione idroelettrica come fonte rinnovabile, la garanzia al territorio delle ricadute anche economiche derivanti dalla produzione idroelettrica. Attualmente in Trentino abbiamo 20 concessioni di cui due a scavalco con il Veneto, 39 centrali con una produttività di 3600 gigawatt annui. L’attuale sistema, ha sottolineato Tonina, assicurato dalle tre società Hydro Dolomiti, Dolomiti Edison e Primiero Energia, con il ruolo maggioritario del pubblico, ha funzionato bene, assicurando al Trentino ricadute in termini ambientali, economici e di sicurezza e oggi la Provincia beneficia di importanti risorse quantificabili in circa 100 milioni annui. Come per altre leggi in materia, Tonina ha osservato che anche questa è stata impugnata dalla Corte costituzionale. Le censure si riferiscono alla mancata previsione di coinvolgimento dello Stato nelle procedure di selezione e ad alcuni requisiti per l’accesso alle procedure degli operatori, giudicati eccessivamente dettagliati e non proporzionati e potenzialmente lesivi della concorrenza. Tonina ha concluso augurando a tutti buon lavoro, consapevole del ruolo che la Pat ricopre nel raggiungere gli obiettivi di emissioni zero introno alla metà del secolo.


LE RELAZIONI TECNICHE


Il quadro normativo


Valeria Placidi, dirigente generale del Dipartimento affari e relazioni istituzionali, ha inquadrato il tema dal punto di vista legislativo, evidenziando l’ampiezza della competenza provinciale ed illustrando i diversi passaggi che hanno portato alla riscrittura completa della legge nell’ottobre 2020, passando dalla modifica delle fonti statali attraverso la pulitura della norma di attuazione e la riscrittura dell’articolo 13 dello Statuto, modificabile con procedura d’intesa. Ha quindi illustrato come avvengano le aggiudicazioni per l’ottenimento del provvedimento per l’esercizio della grande derivazione, secondo modelli che differiscono da quello statale e le modifiche introdotte con la legge 6/21 tra le quali la specificazione dei requisiti e alcuni aspetti del metodo di aggiudicazione preferenziale (gara o società mista). Dovremo però attendere il 22 marzo 2022, quando si completerà l’iter di censura della legge provinciale da parte della Corte costituzionale, per avere una cornice definitiva e legittima dell’impianto legislativo vigente.


Ricadute economiche e proventi da concessione


Laura Boschini e Giovanni Gardelli, rispettivamente dirigente generale dell’Agenzia per le risorse idriche e l’energia e dirigente generale Unità di missione strategica coordinamento enti locali, politiche territoriali e della montagna, con il supporto di una serie di slides (allegate) hanno parlato delle ricadute economiche delle derivazioni idroelettriche sulle comunità locali, con particolare riferimento ai proventi derivati dai canoni di concessione.

Laura Boschini è partita dal regio decreto del ‘33 e dalle forme di benefici allora previsti a favore delle comunità locali e successive modificazioni da parte della Provincia fino all’attuale quadro. Ha quindi descritto le nuove risorse per gli enti locali a seguito della proroga del canone aggiuntivo e del canone ambientale e gli obblighi in capo ai concessionari. Destinatari dei proventi dei canoni aggiuntivi il 67,5% sono i Comuni, di quelli ambientali le Comunità. Il totale per i canoni aggiuntivi e ambientali ammonta a circa 66 milioni di euro annui, 20,7 milioni sono attribuibili a proventi da forniture di energia, mentre 9 milioni di euro per l’acqua. Nell’ambito del protocollo di finanza locale saranno ridefinite le quote parte e l’ammontare da destinare agli enti locali, secondo un’equa ripartizione che terrà conto dell’impatto ambientale e della sua compensazione.

Giovanni Gardelli ha detto che sono pressoché nulli gli impatti dei canoni aggiuntivi ed ambientali sulle comunità e ne ha spiegato i motivi. Le entrate dei Comuni trentini, pur fluttuando anche se non in maniera particolarmente significativa, ammontano a circa 650 milioni di euro all’anno suddivisi in tre macro voci: un terzo di entrate di natura tributaria (in particolare Imis), un altro terzo entrate di natura patrimoniale (affitti, proventi come concessionari dalla produzione di energia elettrica per piccole e medie titolarità, vendita legname ecc.), l’ultimo terzo da proventi di natura provinciale (trasferimenti dalla Pat o altri enti). Queste tre macro aree “si parlano”, sono cioè condizionate. Un principio che non si trasferisce sui canoni aggiuntivi o canoni ambientali che sono sempre stati considerati dal sistema degli enti locali come un elemento a sé stante, non condizionante la finanza locale, da considerare come un ristoro per i danni subiti dal territorio. Questa la logica che ha sempre guidato i comuni trentini nelle relazioni con la Pat: quindi queste entrate vengono interamente iscritte a bilancio tra le entrate in conto capitale, anche se mediamente i canoni rappresentano circa un 31% dei trasferimenti ordinari per investimenti. L’impatto dei canoni dunque è solo quello di consentire ai comuni un livello di investimento e potenzialità di sviluppo più significativi rispetto alle altre comunità trentine.


La produzione energetica trentina


Francesco Colaone, amministratore delegato di Hydro Dolomiti Energia, ha riflettuto sulle centrali idroelettriche trentine quale segmento di primaria importanza industriale nell’ambito della produzione energetica da fonte rinnovabile. Ha illustrato in premessa la società e la produzione di energia nel Gruppo Dolomiti Energia (si vedano le slides allegate). Gli impianti complessivi sono 68, in maggioranza in capo a Hydro Dolomiti Energia. Il personale tecnico ed operativo complessivo ammonta a 230 unità, la maggior parte impegnate in Dolomiti Energia. Dietro ai nuemri ci sono oltre 160 opere d’impresa, 19km di condotte, 306 km di canali ecc. Gli impianti pervadono l’intero territorio della provincia di Trento e sono tra loro connessi, implicando un’attività intensa di collegamento e correlazione, anche dal punto di vista energetico. Virtualmente sono impianti unici e partecipano al mercato unitariamente. Non possiamo non citare il fatto che questi impianti hanno rilevanza territoriale, ma anche nazionale, perché chiamati a sostenere i servizi e la domanda di energia anche sul piano nazionale. 1813 sono i megawatt di potenza complessiva, accanto ai quali si esercitano 105 MW di attività di pompaggio (assorbimento di energia dalla rete). La produzione di energia media dle gruppo è di circa 4,5 miliardi di MW/h all’anno. 17 le grandi derivazioni gestite dal gruppo che scadono nel 31 dicembre 2023. Nell’ambito nazionale il gruppo si colloca in una posizione di assoluto rilievo, al terzo posto. La sfida che abbiamo davanti sta impegnando in maniera assorbente, in un contesto normativo che ha avuto un’importante evoluzione. Il motore dell’evoluzione normativa è stato pilotato dalla posizione europea, che ha spinto il legislatore italiano ad adattarsi. In questo contesto gli altri Stati si sono comportati in maniera eterogenea con durate delle concessioni e regimi ampiamente diversificati (si vedano slide). Aldilà dei numeri possiamo affermare che la stessa spinta (europea) ha avuto effetti molto diversi e squilibrati, con proroghe di concessioni ad esempio in Portogallo e in Francia. Due sono gli aspetti di cui tenere conto nello scenario: la chiusura delle procedure d’infrazione nei confronti dell’Italia e di altri Stati membri (sembra venir meno del presupposto tecnico-legislativo ala base della recente evoluzione normativa nazionale e locale) e il Recovery Fund e il Pnrr (l’Europa e di conseguenza l’Italia, è chiamata al processo di transizione verde e digitale con la messa in campo di ingenti progetti di investimento pubblico, in tempi molto brevi). Colaone ha quindi illustrato gli effetti dell’assetto normativo attuale provinciale, rispetto agli obiettivi.


Le alterazioni prodotte dal comparto idroelettrico


Alberto Bellin, ordinario del Dipartimento di ingegneria civile e ambientale a Trento si è occupato dell’impatto ambientale connesso all’uso delle risorse idriche. Ad uno sguardo globale, l’impatto delle utilizzazioni idriche è in costante incremento e questo può produrre un effetto simile a quello dei cambiamenti climatici, ha premesso. Nella sua relazione ha quindi toccato le principali alterazioni che riguardano principalmente i deflussi a valle dei serbatoi e delle opere di restituzione, le alterazioni della temperatura dell’acqua, dell’ecosistema acquatico, l’interazione tra acque superficiali e sotterranee e le emissioni di gas serra. In generale, le alterazioni potrebbero avere un impatto sul benessere dell’ecosistema, così come gli impatti sulle variazioni climatiche potrebbero essere significative. Di questo va tenuto conto quando si riflette sul comparto idroelettrico, ha aggiunto, portando come esempio i risultati di un suo lavoro effettuato lungo il Fersina a valle di un piccolo impianto idroelettrico con serbatoio. Dallo studio si evince che quando l’impianto è in funzione l’acqua progressivamente si scalda perché i livelli più bassi del corso d’acqua aumentano l’effetto del riscaldamento solare. Variazioni importanti ed un fenomeno da valutare.


Misure di mitigazione degli impianti


Andrea Goltara, direttore del Centro italiano per la riqualificazione fluviale ha trattato il tema delle priorità nelle misure di mitigazione e compensazione degli impianti idroelettrici alla luce delle recenti strategie UE. La produzione idroelettrica è uno dei fattori di pressione più critici per gli ecosistemi acquatici, ha premesso, “quelli più in crisi dal punto di vista della biodiversità”, facendo riferimento al report sulla situazione dei sistemi fluviali dei Balcani. Lungo i corsi d’acqua europei ci sono oltre 1 milione di sbarramenti. Questi sbarramenti ostacolano la circolazione dei pesci e non basta realizzare dei passaggi per i pesci perché non tutti i pesci possono saltare per superare gli ostacoli, ripristinando dunque solo parzialmente al connettività per la fauna ittica. L’alterazione riguarda poi anche i sedimenti: l’interruzione diffusa della componente grossolana dei sedimenti causata dalle dighe altera la dinamica morfologica e l’evoluzione del fiume nel lungo periodo. Anche i sedimenti fini, importanti nella gestione degli svasi, hanno la loro importanza. Per i deficit descritti si ragiona da anni sulla reimmissione di sedimenti, anche con sistemi di gallerie di bypass per sedimenti, una questione molto onerosa, oltre a molto complessa. Numerosi i sistemi di ripristino della continuità dei sedimenti, tra i quali il modello della Francia che si sta attivando nella sperimentazione per assicurare una continuità per fauna ittica e sedimenti. In molte regioni italiane si sta riflettendo sul tema, ma in altre siamo in ritardo sullo studio di misure in tal senso. L’alterazione del regime idrologico è il terzo impatto da tenere in considerazione. Una delle possibilità è il realizzo di serbatoi di compensazione o quella di prolungare la derivazione scaricandola in un tratto di portata più elevata, riducendo al differenza. In questa fase di valutazione andrebbe fatto anche in Trentino un monitoraggio degli ostacoli trasversali, anche considerato che in Europa si stanno già facendo valutazioni sul tema del ripristino della connettività e che il Pnrr è un’occasione storica per la rinaturazione dei corsi d’acqua.


Impatti economici dei canoni e possibili innovazioni


L’ultimo intervento, prima del dibattito finale è stato affidato ad Alessandro de Carli dell’Università Bocconi, che ha trattato gli impatti economici dei canoni idroelettrici e delle possibili innovazioni. Il gettito dei canoni in Italia si divide quasi in maniera uniforme tra canoni demaniali e canoni dei Bim (si vedano slides allegate). De Carli ha rilevato una sostanziale differenza a partire dal 2001 tra i canoni reali e quelli di inflazione, senza che siano stati esplicitati i criteri che hanno portato all’aumento. Dobbiamo anche tenere conto dei cambiamenti del prezzo dell’energia e dell’impatto che avrà sull’idroelettrico. Dal grafico illustrato emerge che fino agli anni 2008-2009 la rendita era preponderante. De Carli quindi illustrato le differenti forme di canone: demaniale, rivierasco e Bim interrogandosi su quali siano oggi le priorità di policy.


Interventi finali


Alex Marini ha ringraziato i relatori, esprimendo apprezzamento per il valore dei contenuti condivisi, che hanno affrontato frontiere inesplorate. Credo che gli spazi di azione siano notevolissimi nell’assicurare maggior controllo da parte dell’ente pubblico nella gestione del sistema dell’idroelettrico.

Una mattinata utilissima, l’ha definita Paolo Zanella, che ha detto che dalle relazioni risulta evidente che nell’assegnazione delle concessioni sempre di più si dovranno tenere conto delle opere di compensazione ambientali, della cura del territorio e dei corpi idrici, cui vincolare almeno una parte dei canoni.

Ugo Rossi (Azione) ha ringraziato i promotori, oltre che i relatori. Ha definito la Conferenza un occasione utilissima, sopratutto per gli aspetti di attualità emersi sui quali è auspicabile una grande alleanza politica di tutti, anche nei confronti dello Stato italiano.

De Carli ha aggiunto che l’innovazione può essere fatta dal punto di vista tecnologico e anche con l’innovazione delle regole, svecchiando e ripensando le procedure di gara rispetto al nuovo contesto, attribuendo al canone ambientale una componente di soggettività.

Il presidente Kaswalder ha concluso ringraziato i relatori, la struttura organizzativa del Consiglio e i consiglieri e l’assessore intervenuti.



Allegati
Le slide di Boschini
Le slide di Colaone
Le slide di De Carli
Le slide di Goltara
Le slide di Placidi