Organizzata dal Consiglio sulle prospettive aperte dalla nuova legge provinciale
La conferenza di informazione sulle concessioni per le grandi derivazioni idroelettriche
in allegato, slide delle relazioni
Si
è svolta stamane la Conferenza d’informazione sulle “Grandi
derivazioni idroelettriche in Trentino: prospettive economiche,
industriali e ambientali dopo l’approvazione della legge
provinciale sulle concessioni”. Ne diamo conto nella sintesi degli
interventi e in alcuni documenti messi a disposizione dai relatori.
Il
Presidente del Consiglio provinciale
Walter Kaswalder
ha
introdotto
i lavori della
Conferenza d’informazione di stamane sulle grandi derivazioni
idroelettriche,
ricordando
l’importanza strategica della
risorsa idrica
e ringraziando
coloro che si sono resi disponibili a
questa
riflessione su un
tema che
avrà ricadute importanti per
il territorio trentino.
Paolo
Zanella (Futura),
tra
i sottoscrittori della richiesta di Conferenza, ha definito il tema
“cruciale”, perché
incrocia la risorsa acqua con la produzione di energia, con
implicazioni importanti in termini ambientali e di sostenibilità. Il
vero tema di
questa Conferenza, ha detto,
è quale
sia la migliore scelta di governo
del
territorio, all’interno
del quadro normativo vigente, con
il
minore impatto ambientale
e con le giuste compensazioni per
il
territorio. Adesso
un quadro lo abbiamo ed è arrivato il tempo che la politica decida
come gestire questa, che è la partita delle partite, ha aggiunto
Alessio
Manica
(PD), che ha detto di essere consapevole che questo non potrà essere
l’ultimo passaggio sull’argomento
e
che dovrà necessariamente essere aperto anche il tema delle piccole
derivazioni. Tra i promotori di questo approfondimento anche Alex
Marini (Misto-5
Stelle) che ha ribadito l’importanza di
riflettere su questo argomento anche in termini di informazione e
comunicazione da mettere a disposizione della collettività. Anche
questo è un aspetto importante di questo evento in cui il Consiglio
provinciale può portare il proprio contributo, più che altro in
termini di tutela dell’ambiente e del paesaggio, forse meno dal
punto di vista economico e finanziario, schiacciato da esigenze
estranee alle istituzioni.
L’assessore
Mario Tonina
ha apprezzato la richiesta di informazione sulle grandi derivazioni
che auspicabilmente porterà, attraverso un dialogo proficuo e
rispettoso, ad una condivisione trasversale su
obbiettivi comuni e di cui tutti ci dobbiamo fare carico.
Questa
è una partita strategica che dobbiamo giocarci bene e in modo
costruttivo a 360 gradi, ha aggiunto, e questa conferenza permetterà
di portare contributi utili che il Dipartimento provinciale terrà in
forte considerazione.
L’Europa vuole avere un ruolo da
protagonista e strategico
in questo contesto nel quale la nostra Provincia è titolare di una
competenza primaria che con la legge approvata un anno fa abbiamo
riaffermato, ha
proseguito.
I capisaldi su
cui poggia la legge sono la
ricerca della miglior competenza gestionale, l’attenzione
all’ambiente,
il
potenziamento della
produzione idroelettrica
come fonte rinnovabile, la
garanzia
al
territorio
delle
ricadute
anche
economiche derivanti
dalla
produzione idroelettrica.
Attualmente in Trentino abbiamo 20 concessioni di cui due a scavalco
con il Veneto, 39 centrali con una produttività di 3600 gigawatt
annui. L’attuale
sistema,
ha
sottolineato Tonina, assicurato
dalle tre società Hydro Dolomiti, Dolomiti Edison e Primiero
Energia, con
il ruolo maggioritario del pubblico,
ha funzionato bene,
assicurando
al Trentino ricadute in termini ambientali, economici
e
di sicurezza e
oggi
la Provincia
beneficia di importanti risorse quantificabili in circa 100 milioni
annui. Come
per altre leggi in materia, Tonina ha osservato che anche questa è
stata impugnata dalla Corte costituzionale. Le censure si riferiscono
alla mancata previsione di coinvolgimento dello Stato nelle procedure
di selezione e ad alcuni requisiti per l’accesso alle procedure
degli operatori, giudicati eccessivamente dettagliati e non
proporzionati e potenzialmente lesivi della concorrenza. Tonina
ha
concluso augurando a tutti buon lavoro, consapevole del ruolo che la
Pat ricopre nel raggiungere gli obiettivi di emissioni zero introno
alla metà del secolo.
LE RELAZIONI TECNICHE
Il
quadro normativo
Valeria
Placidi,
dirigente generale del Dipartimento affari e relazioni istituzionali,
ha
inquadrato
il
tema dal
punto di vista legislativo, evidenziando
l’ampiezza
della competenza provinciale ed illustrando
i diversi
passaggi che
hanno portato alla
riscrittura completa della
legge
nell’ottobre
2020,
passando
dalla
modifica delle fonti statali attraverso la pulitura della norma di
attuazione e la riscrittura dell’articolo 13 dello Statuto,
modificabile con procedura d’intesa. Ha
quindi illustrato come avvengano le aggiudicazioni per l’ottenimento
del provvedimento per l’esercizio della grande derivazione, secondo
modelli che differiscono da quello statale e
le modifiche introdotte con la legge 6/21 tra le quali la
specificazione dei requisiti e alcuni
aspetti
del
metodo di aggiudicazione preferenziale (gara o società mista).
Dovremo
però attendere il 22
marzo 2022, quando
si completerà l’iter di censura della legge provinciale da parte
della Corte costituzionale, per
avere
una
cornice
definitiva
e
legittima dell’impianto legislativo vigente.
Ricadute
economiche e proventi da concessione
Laura
Boschini e
Giovanni
Gardelli,
rispettivamente
dirigente generale dell’Agenzia per le risorse idriche e l’energia
e dirigente
generale Unità di missione strategica coordinamento enti locali,
politiche territoriali e della montagna, con
il supporto di una
serie di slides
(allegate) hanno
parlato
delle ricadute economiche delle derivazioni idroelettriche sulle
comunità locali, con particolare riferimento ai proventi derivati
dai canoni di concessione.
Laura
Boschini è
partita dal regio decreto del ‘33 e dalle forme di benefici allora
previsti a favore delle comunità locali e successive modificazioni
da parte
della
Provincia fino all’attuale quadro. Ha
quindi descritto le
nuove risorse per gli enti locali a seguito della proroga del canone
aggiuntivo e del canone ambientale e gli
obblighi in capo ai concessionari. Destinatari
dei proventi dei canoni aggiuntivi il
67,5%
sono i Comuni, di quelli ambientali le Comunità. Il totale per i
canoni aggiuntivi e ambientali ammonta a circa 66 milioni di euro
annui, 20,7 milioni sono attribuibili a proventi da forniture di
energia, mentre 9 milioni di euro per l’acqua. Nell’ambito del
protocollo di finanza locale saranno
ridefinite le quote parte
e
l’ammontare da destinare agli enti locali, secondo un’equa
ripartizione che
terrà
conto dell’impatto ambientale e della sua compensazione.
Giovanni
Gardelli
ha
detto che sono pressoché nulli gli impatti dei canoni aggiuntivi ed
ambientali sulle comunità e
ne ha spiegato
i motivi.
Le entrate dei Comuni trentini, pur fluttuando anche se non in
maniera
particolarmente
significativa, ammontano a circa 650 milioni di euro all’anno
suddivisi in tre macro voci: un
terzo
di entrate di natura tributaria (in particolare Imis), un altro terzo
entrate di natura patrimoniale (affitti, proventi come concessionari
dalla produzione di energia elettrica per piccole e medie titolarità,
vendita legname ecc.), l’ultimo terzo da proventi di natura
provinciale (trasferimenti dalla Pat o altri enti). Queste tre macro
aree “si parlano”, sono
cioè
condizionate. Un principio che non si trasferisce sui canoni
aggiuntivi o canoni ambientali che sono sempre stati considerati dal
sistema degli enti locali come
un
elemento a sé stante, non condizionante la finanza locale, da
considerare come un ristoro per i danni subiti dal territorio. Questa
la logica che ha sempre guidato i comuni trentini nelle relazioni con
la Pat: quindi
queste entrate vengono interamente iscritte a bilancio tra
le entrate in conto
capitale, anche
se mediamente i canoni rappresentano circa un 31% dei trasferimenti
ordinari per investimenti. L’impatto
dei canoni dunque è solo quello di consentire ai comuni un livello
di investimento e potenzialità di sviluppo più significativi
rispetto alle altre comunità trentine.
La
produzione energetica trentina
Francesco
Colaone,
amministratore delegato di Hydro Dolomiti Energia, ha
riflettuto
sulle centrali idroelettriche trentine quale segmento di primaria
importanza industriale nell’ambito della produzione energetica da
fonte rinnovabile. Ha
illustrato in premessa la società e la produzione di energia nel
Gruppo Dolomiti Energia (si vedano le
slides
allegate). Gli impianti complessivi sono 68, in maggioranza in capo a
Hydro Dolomiti Energia. Il personale tecnico ed operativo complessivo
ammonta a 230 unità, la maggior parte impegnate in Dolomiti Energia.
Dietro ai nuemri ci sono oltre 160 opere d’impresa, 19km di
condotte, 306 km di canali ecc. Gli impianti pervadono l’intero
territorio della provincia di Trento e sono tra loro connessi,
implicando un’attività intensa di collegamento e correlazione,
anche dal punto di vista energetico. Virtualmente sono impianti unici
e partecipano al mercato unitariamente. Non possiamo non citare il
fatto che questi impianti hanno rilevanza territoriale, ma anche
nazionale, perché chiamati a sostenere i servizi e la domanda di
energia anche sul piano nazionale. 1813 sono i megawatt di
potenza complessiva, accanto ai
quali si esercitano 105 MW
di attività di pompaggio (assorbimento di energia dalla rete). La
produzione di energia media dle gruppo è di circa 4,5 miliardi di
MW/h all’anno. 17 le grandi derivazioni gestite dal gruppo che
scadono nel 31
dicembre
2023. Nell’ambito
nazionale il gruppo si colloca in una posizione di assoluto rilievo,
al terzo posto. La sfida che abbiamo davanti sta impegnando in
maniera assorbente, in un contesto normativo che ha avuto
un’importante evoluzione. Il motore dell’evoluzione normativa è
stato pilotato dalla posizione europea, che ha spinto il legislatore
italiano ad adattarsi. In questo contesto gli altri Stati si sono
comportati in maniera eterogenea con durate delle concessioni e
regimi ampiamente diversificati (si vedano slide). Aldilà dei numeri
possiamo affermare che la stessa spinta (europea) ha avuto effetti
molto
diversi e squilibrati, con proroghe di concessioni ad esempio in
Portogallo e in Francia. Due
sono gli aspetti di cui tenere conto nello scenario: la chiusura
delle procedure d’infrazione nei confronti dell’Italia e di altri
Stati membri (sembra venir meno del presupposto tecnico-legislativo
ala base della recente evoluzione normativa nazionale e locale) e il
Recovery Fund e il Pnrr (l’Europa e di conseguenza l’Italia, è
chiamata al processo di transizione verde e digitale con la messa in
campo di ingenti progetti di investimento pubblico, in tempi molto
brevi). Colaone
ha quindi illustrato gli effetti dell’assetto normativo attuale
provinciale, rispetto agli obiettivi.
Le
alterazioni prodotte
dal
comparto idroelettrico
Alberto
Bellin,
ordinario del Dipartimento di ingegneria civile e ambientale a Trento
si
è occupato
dell’impatto ambientale connesso all’uso delle risorse idriche.
Ad
uno sguardo globale, l’impatto delle utilizzazioni idriche è in
costante incremento e questo può produrre un effetto simile a quello
dei cambiamenti climatici, ha
premesso.
Nella
sua relazione ha quindi
toccato
le principali alterazioni che riguardano principalmente i deflussi a
valle dei serbatoi e delle opere di restituzione, le alterazioni
della temperatura dell’acqua, dell’ecosistema acquatico,
l’interazione tra acque superficiali e sotterranee e le emissioni
di gas serra.
In
generale, le alterazioni potrebbero avere un impatto sul benessere
dell’ecosistema, così come gli impatti sulle variazioni climatiche
potrebbero essere significative. Di questo va tenuto conto quando si
riflette sul comparto idroelettrico, ha aggiunto, portando come
esempio i risultati di un suo lavoro effettuato lungo il Fersina a
valle di un piccolo impianto idroelettrico con serbatoio. Dallo
studio si evince che quando l’impianto è in funzione l’acqua
progressivamente si scalda perché i livelli più bassi del corso
d’acqua aumentano l’effetto del riscaldamento solare. Variazioni
importanti ed un fenomeno da valutare.
Misure
di mitigazione degli impianti
Andrea
Goltara,
direttore del Centro italiano per la riqualificazione fluviale ha
trattato
il tema delle priorità nelle misure di mitigazione e compensazione
degli impianti idroelettrici alla luce delle recenti strategie UE. La
produzione idroelettrica è uno dei fattori di
pressione più critici per
gli ecosistemi acquatici, ha premesso, “quelli più in crisi dal
punto di vista della biodiversità”, facendo riferimento al report
sulla situazione dei sistemi fluviali dei Balcani. Lungo i corsi
d’acqua europei ci sono oltre 1 milione di sbarramenti. Questi
sbarramenti ostacolano la circolazione dei pesci e non basta
realizzare dei passaggi per i pesci perché non tutti i pesci possono
saltare per superare gli ostacoli, ripristinando dunque solo
parzialmente al connettività per la fauna ittica. L’alterazione
riguarda poi anche i sedimenti: l’interruzione diffusa della
componente grossolana dei sedimenti causata dalle dighe altera la
dinamica morfologica e l’evoluzione del fiume nel lungo periodo.
Anche i sedimenti fini, importanti nella gestione degli svasi, hanno
la loro importanza. Per i deficit descritti si ragiona da anni sulla
reimmissione di sedimenti, anche con sistemi di gallerie di bypass
per sedimenti, una questione molto onerosa, oltre a molto complessa.
Numerosi
i sistemi di ripristino della continuità dei sedimenti, tra i quali
il modello della Francia che si sta attivando nella sperimentazione
per assicurare una continuità per fauna ittica e sedimenti. In molte
regioni italiane si sta riflettendo sul tema, ma in altre siamo in
ritardo sullo studio di misure in tal senso. L’alterazione
del regime idrologico è il terzo impatto da tenere in
considerazione. Una delle possibilità è il realizzo di serbatoi di
compensazione o quella di prolungare la derivazione scaricandola in
un tratto di portata più elevata, riducendo al differenza. In questa
fase di valutazione andrebbe fatto anche in Trentino un monitoraggio
degli ostacoli trasversali, anche considerato che in Europa si stanno
già facendo valutazioni sul tema del ripristino della connettività
e
che il Pnrr è un’occasione storica per la rinaturazione dei corsi
d’acqua.
Impatti
economici dei canoni e possibili innovazioni
L’ultimo
intervento, prima del dibattito finale è
stato
affidato ad Alessandro
de Carli dell’Università
Bocconi, che ha
trattato gli impatti
economici dei canoni idroelettrici e delle possibili innovazioni. Il
gettito dei canoni in Italia si divide quasi in maniera uniforme tra
canoni demaniali e canoni dei Bim (si
vedano slides
allegate).
De Carli ha rilevato una sostanziale differenza a partire dal 2001
tra i canoni reali e quelli di inflazione, senza che siano stati
esplicitati i criteri che hanno portato all’aumento. Dobbiamo anche
tenere conto dei cambiamenti del prezzo dell’energia e dell’impatto
che avrà sull’idroelettrico. Dal grafico illustrato
emerge
che fino agli anni 2008-2009 la rendita era preponderante. De
Carli
quindi illustrato le differenti forme di canone: demaniale,
rivierasco e Bim interrogandosi su quali siano oggi le priorità di
policy.
Interventi
finali
Alex
Marini
ha ringraziato i relatori, esprimendo apprezzamento per il valore dei
contenuti condivisi, che hanno affrontato frontiere inesplorate.
Credo che gli spazi di azione siano notevolissimi nell’assicurare
maggior controllo da parte dell’ente pubblico nella gestione del
sistema dell’idroelettrico.
Una
mattinata utilissima, l’ha definita Paolo
Zanella,
che ha detto che dalle relazioni risulta evidente che
nell’assegnazione delle concessioni sempre di più si dovranno
tenere conto delle opere di compensazione ambientali, della cura del
territorio e dei corpi idrici, cui vincolare almeno una parte dei
canoni.
Ugo
Rossi (Azione)
ha ringraziato i promotori, oltre che i relatori. Ha definito la
Conferenza un occasione utilissima, sopratutto per gli aspetti di
attualità emersi sui quali è auspicabile una grande alleanza
politica di tutti, anche nei confronti dello Stato italiano.
De
Carli
ha aggiunto che l’innovazione può essere fatta dal punto di vista
tecnologico e anche con l’innovazione delle regole, svecchiando e
ripensando le procedure di gara rispetto al nuovo contesto,
attribuendo al canone ambientale una componente di soggettività.
Il
presidente
Kaswalder
ha concluso ringraziato i relatori, la struttura organizzativa del
Consiglio e i consiglieri e l’assessore intervenuti.