Lettera a quattro ministre: il disegno di legge è un ritorno indietro per la parità di genere
La Cpo scrive alle ministre: fermiamo la terza preferenza
La
Commissione Pari Opportunità tra donna e uomo ha chiesto, con una
lettera firmata dalla presidente Paola Taufer, l’intervento delle
ministre Cartabia, Gelmini, Lamorgese e Bonetti, sul
ddl che ha l’obiettivo di reintrodurre, nella legge elettorale
trentina del 2003, la terza preferenza di cui una di genere diverso.
Una proposta, secondo la Commissione, che “costituisce una concreta
minaccia per la democrazia paritaria del Paese e una misura
peggiorativa rispetto allo standard nazionale previsto ex lege
165/2004, per quanto concerne Regioni e Province autonome”.
Nella
lettera la presidente Taufer ricorda che la doppia preferenza di
genere introdotta nel 2017 è stata salutata dalla Cpo con
soddisfazione assieme al principio della rappresentanza paritaria dei
sessi nelle liste elettorali. Per questo, continua la missiva alle
tre ministre del Governo Draghi, le componenti della Commissione sono
molto sconcertate da quanto è accaduto in Prima commissione del
Consiglio dove, il 19 ottobre, il ddl è stato approvato. In
particolare per le modifiche della legge elettorale trentina che
eliminano la doppia preferenza di genere e la previsione che nelle
liste si alternino candidature di genere diverso. “La Cpo – di
legge nella lettera – si è già più volte espressa nelle
opportune sedi su questo intervento legislativo, evidenziando le
ricadute sulle donne e in generale sulla democrazia rappresentativa”.
Una posizione che la Commissione ha espresso in audizione in Prima
commissione il 10 maggio scorso, ma della quale - così come per
altre valutazioni di esponenti della società civile e dell’accademia
- non è stato tenuto conto. Un disegno di legge per il Cpo che segue
una logica regressiva, “che si pone in contrasto con i principi
della legge 165 del 2004 in particolare sotto il profilo del
bilanciamento dell’equilibrio della rappresentanza di genere, dando
inoltre luogo ad un aggravamento nei rapporti di parità di genere
nell’accesso alle cariche elettive in violazione dei principi di
eguaglianza formale e sostanziale sanciti dall’articolo 3 della
Costituzione”. “A nostro avviso – continua la lettera – il
meccanismo finirà con il riproporre, in luogo di spezzare, prassi
discriminatorie nei confronti delle donne”. Secondo la Commissione
la tripla preferenza va a favore di due candidati maschi, diminuendo
così le chances delle donne.
La doppia preferenza di genere del resto, si
afferma, ha dato buona prova
nelle elezioni del 2018 aprendo
le porte del Consiglio ad un numero maggiore di donne, anche se lo
squilibrio permane. Insomma, per la Cpo il ddl rappresenta un passo
indietro rispetto al lavoro fatto in questi anni e
può ostacolare il raggiungimento della democrazia paritaria,
innescando meccanismi a detrimento del genere femminile già
ampiamente sotto rappresentato in politica.
Le
componenti della Cpo chiedono
dunque alle tre ministre di “adoperarsi per evitare che il
principio di parità di accesso alle cariche elettive, che trova
fondamento nella Costituzione, possa subire arretramenti nella
Provincia autonoma di Trento e che non costituisca un esempio
negativo anche per altre Regioni e Province a statuto speciale,
ingenerando un effetto “cascata” di cattive prassi che
comprometterebbero l’unità giuridica nazionale”.