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19/10/2021 - In aula o in commissione

Legge elettorale, approvato il testo unificato per passare da 2 a 3 possibili voti di preferenza

Dalla Prima Commissione. Il Patt ha tolto la firma dal provvedimento

Legge elettorale, approvato il testo unificato per passare da 2 a 3 possibili voti di preferenza

Le minoranze hanno abbandonato i lavori

Legge elettorale, approvato il testo unificato per passare da 2 a 3 possibili voti di preferenza

La prima Commissione permanente presieduta da Vanessa Masè si è riunita stamane per discutere un articolato ordine del giorno. Particolarmente atteso e contrastato il tema della legge elettorale, con il testo unificato dei due disegni di legge che prevedono il passaggio dalle due alle tre preferenze, di cui almeno una di genere diverso, firmati dal Patt e dalla Civica. In apertura di seduta, Paola Demagri (Patt) ha comunicato la decisione del gruppo del Patt di togliere la firma dal ddl. Presente la consigliera Ferrari del PD, al posto del collega Tonini, la discussione è partita con l’esame dell’articolato. Dopo un acceso dibattito, in polemica con la Presidente Masè per presiedere “inopportunamente” la seduta e per la dichiarazione di inammissibilità di alcuni emendamenti, le Minoranze hanno abbandonato l’aula.

L’organismo ha poi respinto due disegni di legge di Alex Marini (Misto_5 Stelle), uno che reca modificazioni della legge sui referendum provinciali e l’altro sull’istituzione di un Osservatorio sulla criminalità. “Aperto” infine il documento dello stesso Marini sulla difesa civica in ambito sanitario per il quale sono state disposte le audizioni.


Il Patt toglie la firma “politica” dal testo unificato

In apertura di seduta, Paola Demagri (Patt) ha comunicato la decisione del gruppo del Patt di togliere la firma dal ddl. Non essendo però questa linea percorribile, la firma diventa di tipo “tecnico” e non “politico”. La decisione, ha spiegato, è frutto di una riflessione approfondita seguita alle posizioni ideologiche che hanno animato l’acceso dibattito nei giorni scorsi. Il ddl originario, più articolato e di revisione in diversa misura della legge elettorale è stato infatti svilito e ridotto alla battaglia sulle tre preferenze … l’opportunità della terza preferenza veniva dall’esperienza delle scorse elezioni, ma in vista di un possibile blocco dei lavori d’aula il Patt non vuole sentirsi né responsabile, né complice di quanto potrebbe accadere.

Animata discussione in polemica con la presidenza Masè e sull’inammissibilità di alcuni emendamenti: le Minoranze abbandonano l’aula

La Presidente della Commissione Vanessa Masè ha dichiarato in apertura della discussione la non ammissibilità di alcuni emendamenti all’articolo 1, definiti non prettamente inerenti al testo in discussione.

Paolo Zanella (Futura) ha rilevato l’inopportunità della conduzione dei lavori da parte della stessa firmataria del disegno di legge Masè. Un disegno di legge non ideologico, ma valoriale, l’ha definito, correggendo la definizione pronunciata da Demagri. Quanto agli emendamenti, ha espresso particolare accordo sul numero 6 di Marini, che riduce il numero dei candidati in ogni lista da 26 a 20.

L’inopportunità della conduzione della Commissione da parte di Masè, prima proponente del ddl in discussione, è stata stigmatizzata anche da Sara Ferrari, a maggior ragione dopo la presa di posizione del Patt: si tratta di un corto circuito istituzionale che diventa ancora più grave, dal momento che il voto del Presidente vale doppio, ha detto: così è calpestato il senso di opportunità dell’agire trasparente e lontano da dubbi di abuso rispetto al proprio ruolo.

Alex Marini (5 Stelle), sull’ammissibilità degli emendamenti estranei all’argomento, ha notato che se è il presidente della Commissione a decidere, qui vige il principio della democrazia della clava: non è mai avvenuta una cosa del genere, che non si dichiarassero ammissibili degli emendamenti per rimettere ordine a delle lacune tuttora presenti nella legge elettorale, che era l’originale materia del documento del Patt, molto più ampio e completo nei contenuti di modifica alla legge elettorale, rispetto a quello in discussione che si limita a correggere la norma delle preferenze. Marini ha aggiunto che la proposta legislativa è inopportuna e anacronistica, contraria al progresso civile, anche perché modifica una legge a distanza di pochi anni, senza averne verificato la sua efficacia nel tempo.

Il consigliere Ugo Rossi (Azione) si è detto “imbarazzato, sconcertato, basito, scandalizzato”, al punto tale che, ha anticipato, “se la Presidente non ci ripensa mi alzo e abbandono il tavolo”: questa proposta di legge riguarda infatti la modifica della legge elettorale e qualsiasi sia la natura delle proposte emendative, se riguardano la legge elettorale, dovrebbero essere ammesse.

Ivano Job (Lega) ha riaffermato la massima fiducia nella Presidente della Commissione e ha preso le distanze da alcune frasi “pesanti” dei colleghi. Questo non è il miglior modo di iniziare i lavori, ha aggiunto, evidenziando la natura palesemente ostruzionistica degli interventi.

Rossi ha replicato di non accettare questa definizione e ha ribadito di denunciare in maniera chiara e netta che è inaudito che siano dichiarati inammissibili gli emendamenti modificativi della legge elettorale, oggetto del disegno di legge.

Sara Ferrari e Paolo Zanella hanno invitato la Presidente a prendere in considerazione le richieste delle minoranze, stigmatizzando l’arroganza istituzionale e suggerendo di lasciare la conduzione al vicepresidente. In caso contrario la minoranza abbandonerà la seduta.

Uno scontro ideologico a prescindere, lo ha definito Alessandro Savoi (Lega): si votino gli emendamenti e gli articoli, ammissibili o meno, e li respingeremo: poi ne riparleremo in aula. Mi spiace che la collega Demagri si sia rimangiata le parole, ha aggiunto, ed abbia deciso di ritirare la firma al disegno di legge, probabilmente impaurita dalle polemiche, ma in politica ci vuole coraggio.

Mara Dalzocchio (Lega) si è detta basita: Sulla presunta inopportunità di presiedere la seduta da parte della prima firmataria del disegno di legge ha detto che si tratta di una prassi che avviene di frequente. Quanto all’inammissibilità degli emendamenti, credo che la Presidente si sia confrontata con il legislativo, ha ipotizzato, definendo la querelle in corso una “evidente e pur legittima strumentalizzazione da parte delle minoranze”. Quanto ai contenuti del ddl ha espresso convinto sostegno al tema delle tre preferenze: non vorrei mai essere eletta perché c’è un’imposizione, ha concluso, ma per una stima verso il mio operato.

Vanessa Masè ha suggerito, rivolta alle Minoranze, che se si ritiene che ci sia un vulnus istituzionale sull’ammissibilità degli emendamenti o sulla possibilità del Presidente di Commissione di presentare un disegno di legge, di fare una proposta di modifica del regolamento interno. Mi prendo la responsabilità di questa decisione che non ho preso da sola, ha concluso.

Dopo la replica della Presidente Masè, come annunciato, Rossi, Ferrari, Marini e Zanella hanno abbandonato l’aula.

In dichiarazione di voto Claudio Cia (Fratelli d’Italia) ha ringraziato la Presidente per aver mantenuto con fermezza il punto, ribadendo che sicuramente la struttura tecnica del legislativo avrà appoggiato la sua posizione sull’inammissibilità di alcune norme.

Voto favorevole da parte di Alessandro Savoi: questa proposta è stata fatta per primo dal Patt e spiace vedere le Minoranze fuggire dalle loro responsabilità, ha concluso, annunciando di voler inserire un emendamento su questa norma anche nella prossima finanziaria.

Il disegno di legge è stato quindi approvato con 5 voti favorevoli.


Modificazioni alle legge sul referendum: respinto il disegno di legge di Marini

A seguire la Commissione ha respinto il disegno di legge del consigliere Alex Marini (5 Stelle) che reca modificazioni della legge sui referendum provinciali 2003, prevedendo l’introduzione del voto per corrispondenza, la raccolta delle firme elettronica, l'opuscolo informativo e il rinvio del voto referendario previsto per il 2021.

Una proposta che riprende alcuni spunti dell’iniziativa popolare del 2012, per rimediare una serie di storture della disciplina attuale, ha commentato Marini, per rendere lo strumento più funzionale all’attività delle istituzioni. La questione sostanziale è che per le forze politiche i referendum sono un fastidio e non ho velleità che il disegno di legge venga approvato, ha aggiunto, ma era doveroso elaborare questa proposta che riprende in buon misura dei principi che sono internazionali.

L’assessore Mario Tonina ha proposto al consigliere Marini di valutare la sospensione del ddl per fare un ragionamento sull’articolo 9. Così come presentato la Giunta lo ritiene non condivisibile. Marini ha preferito proseguire la discussione, chiedendo eventualmente all’assessore di fare una proposta per l’aula.

Claudio Cia ha apprezzato la volontà e la passione di Marini ed ha espresso preoccupazione per la diffusa astensione registrata anche nelle recenti elezioni amministrative. Tuttavia ha dichiarato inopportuna la continua invenzione di nuovi strumenti, perdendo di vista quelli esistenti.

Anche il consigliere Alessandro Savoi ha notato che il vero problema è l’assenteismo ed ha aggiunto che oggi Biden è al potere a causa di brogli nelle rilevazioni dei voti postali, particolarmente soggetti a truffe elettorali: sono nettamente contrario al voto elettronico, ha detto, figuriamoci a quello per corrispondenza.

La proposta è stata respinta con 5 voti contrari e un voto favorevole.


Osservatorio sulla criminalità: respinta la proposta di Marini

E’ stato quindi respinto, con 4 contrari e un favorevole, il disegno di legge di Alex Marini sulla promozione della cultura della legalità e della cittadinanza responsabile per la prevenzione del crimine organizzato che prevede l’istituzione dell'Osservatorio per il contrasto alla criminalità organizzata e mafiosa e per la promozione della trasparenza e della cittadinanza consapevole. Un’attenzione alla materia molto forte nel corso di tutta la legislatura, ha osservato il consigliere Marini, come testimoniano i suoi numerosi ordini del giorno approvati in aula sul tema, ma mai attuati, a distanza di due anni dalla prima proposta. Di qui il disegno di legge che affianca quello presentato a livello regionale. Credo che sia opportuno mettere questa maggioranza di fronte alle sue responsabilità, ha detto, dimostrando di fare qualcosa in questa sede o in quella regionale. Marini ha espresso dei dubbi sull’operato del Presidente del Consiglio che oggettivamente agisce per favorire il lavoro della maggioranza, ma anche sulla Giunta, che non da riscontri concreti e, oltre a non avere attuato i citati ordini del giorno, deve attuarne anche uno che impegnava a valutare di costituirsi parte civile in relazione alla materia porfido. Marini ha poi rilevato il mancato accoglimento della sua proposta di ascoltare sul tema il Procuratore generale Gratteri. Non ho nulla in contrario se vogliamo procedere in questa direzione, ha detto Masè, notando che forse non era stata colta la proposta. Marini ha espresso la volontà di proseguire con la votazione e il testo è stato respinto.


Difesa civica in ambito sanitario: aperto l’iter del disegno di legge di Marini

Infine, la Commissione ha “aperto” il disegno di legge del consigliere Marini sulla difesa civica in ambito sanitario e la salvaguardia dei diritti degli anziani. L’esponente del Gruppo Misto-5 Stelle ha proposto un ampio elenco di possibili audizioni ed ha poi aggiornato la discussione generale sul testo.​