Giornale Online
06/09/2021 - Documenti e Interventi
Dal Comitato spontaneo nelle mani del presidente del Consiglio, sostenuta da 1.286 firme
Salvare la Valle dei Laghi dal Cementifico Sarche: consegnata oggi una petizione popolare
In allegato, il documento accompagnatorio e una foto
Dal Comitato spontaneo nelle mani del presidente del Consiglio, sostenuta da 1.286 firme
Salvare la Valle dei Laghi dal Cementifico Sarche: consegnata oggi una petizione popolare
In allegato, il documento accompagnatorio e una foto

All’insegna
dello slogan-appello “Salviamo la valle dei Laghi”, l’omonimo
comitato spontaneo rappresentato dal referente, Marco Pisoni, dal
responsabile della comunicazione, Marco Albino Ferrari e da Andrea
Tomasi, componente dell’organismo, ha consegnato oggi nelle mani
del presidente del Consiglio provinciale le 1.286 firme raccolte (782
delle quali online, ma le adesioni continuano ad arrivare soprattutto
dai giovani) a sostegno della petizione popolare lanciata per dire
“No alla riattivazione del Cementificio Sarche”. Pisoni ha
spiegato che il ritorno di Italcementi in questa zona, previsto a
partire dal 1° gennaio prossimo dopo 6 anni di stop, comporterebbe
la riaccensione dei forni dello stabilimento, con la conseguente
emissione di tonnellate di sostanze nocive. L’impianto, infatti,
funzionerebbe a carbone, combustibile considerato ormai ovunque
troppo inquinante e da superare, per trasportare il quiale centinaia
di Tir dovrebbero percorrere ogni giorno la Valle dei Laghi, tra le
aree più belle e delicate del territorio provinciale dal punto di
vista sia ambientale che agricolo, ma pregiata anche nell’ottica di
uno sviluppo turistico. Le tre ragioni della petizione sono state
illustrate da Ferrari, ex direttore di Meridiani Montagne residente
da qualche tempo in Valle dei Laghi. La prima motivazione del no a
questo ecomostro è l’alto valore naturalistico e paesaggistico di
questo territorio, “piccolo e prezioso ambiente nel quale
l’imponente Cementificio Sarche spiccha per la sua incoerenza con
ciò che lo circonda”. Il comitato giudica “quanto mai
inopportuna la messa in funzione del forno e la contestuale ripresa
dell’attività estrattiva dalla cava adiacente”. Secondo: la
logistica. Il sito industriale del cementificio di Sarche si trova in
un’area nella quale le strade sono già intasate dall’intenso
traffico di turisti e pendolari, ai quali si sommano numerosi mezzi
pesanti. “Noi – precisa il Comitato – non ci opponiamo alla
ripartenza di questo insediamento industriale per un interesse
egoistico, come il nimby (not in my back yard), ma prendiamo atto di
una realtà oggettivamente inadatta ad ospitare un incremento di
traffico pesante per il trasporto di circa 250mila tonnellate annue,
come prevede lo stesso cementificio”. Terza ragione: l’ormai
celebre claim “Respira, sei in Trentino”, suonerebbe quantomeno
beffardo se riaprisse un cementificio destinato a rilasciare
nell’aria atmosfera sostanze inquinanti come il monossido di
carbonio, ossidi di azoto e polveri. “Opporsi alla riattivazione
delle ciminiere di Sarche – avvertono i presentatori della
petizione – vuol dire fare una scelta coerente con gli ingenti
investimenti pubblicitari avallati dalla Provincia”. Ultima
considerazione del Comitato: le linee guida del biodistretto Valle
dei Laghi prospettano un’importante possibilità di far coesistere
agricoltura e turismo come fonti di sviluppo economico e di
occupazione. Questo favorirebbe una crescita coerente con l’immagine
del Trentino e con il percorso già intrapreso dalla Valle dei Laghi
negli ultimi decenni, oltre che raccomandato dagli indirizzi europei
e nel Pnrr per la valorizzazione delle peculiarità
naturalistico-paesaggistiche di questo territorio, evitando di
tornare a vecchi e inquinanti modelli industriali, per tutelare anche
e in particolare la salute dei minori. Puntare su un turismo
“leggero” e attivo, che riscopra gli antichi borghi e metta in
primo piano la cultura locale, con la realizzazione di strutture
ricettive come i bed&breakfast adatte a questo nuovo tipo di
domanda, permetterebbe di creare molti più posti di lavoro di
quelli, una trentina, promessi dal Cementificio.