Prima commissione, dibattito con i docenti sulle proposte di modifica dello Statuto di Marini
Il futuro del Trentino? L'autonomia tributaria
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In
Prima commissione, presieduta
da Vanessa Masè (Civica),
si è tenuto oggi
un ampio dibattito sul
tema dell’autonomia fiscale e della partecipazione popolare alle
scelte in materia tributaria. Dibattito che ha preso vita dalle
audizioni sulle due proposte di modifica dello la
n.
1
e la n.
2
di Alex Marini
di 5 Stelle. La
prima prevede che le risorse erogate dallo Stato alle Regioni e ai
comuni nei casi di emergenze, come quella
Covid, per
obiettivi strategici nazionali
o per le
compensazioni per le riduzioni fiscali dei tributi locali, vengano
assegnate direttamente alle Province autonome di Trento e Bolzano,
anche sotto la forma di una riduzione delle quote per il risanamento
del bilancio statale; la seconda proposta di modifica della “Carta”
autonomista, invece, mira ad introdurre l’obbligo della maggioranza
assoluta in
Consiglio per l’approvazione
delle leggi che
stabiliscono
nuovi tributi, imposte o tasse e la loro conferma attraverso un
referendum e la possibilità ai comuni, sempre in materia fiscale, di
sottoporre a
consultazione popolare
i cambiamenti delle aliquote. Due disegni di legge che, pur se
in parte criticati
dal punto di vista tecnico – giuridico dai docenti che sono stati
ascoltati oggi, Roberto Toniatti,
Roberto Louvin, Gianfranco Postal, Andrea Giovanardi, hanno però
permesso di
aprire il
confronto su questioni di fondo come il rapporto tra il legislativo e
la Giunta; sulla necessità di passare da un’autonomia di tipo
finanziario, quindi ancora legata
alle scelte del Governo e del Parlamento, a una di tipo tributario,
quindi interamente responsabile; fino al ruolo che i cittadini
possono avere sulle decisioni fiscali
del governo provinciale, quindi sul controllo della spesa pubblica.
I
referendum fiscali andrebbero incontro al no della Consulta.
Il
professor Roberto
Toniatti
dell’Università di Trento ha affermato che l’articolo
uno della prima proposta di Marini prevede due
eventi eterogenei: uno non programmabile come
le calamità naturali e
l’altro invece che
riguarda le scelte strategiche dello Stato.
Formulazioni per il
docente andrebbero dettagliate meglio per
evitare confusioni.
Sul secondo ddl
di Marini, Toniatti
ha ricordato che la Costituzione prevede dei limiti in
materia di bilancio e fiscale. Va quindi capito se questi
possano
essere estesi
anche al referendum confermativo proposto dall’esponente
del Movimento 5 Stelle.
La Corte
costituzionale
sull’art.75 della
Carta è stata
particolarmente restrittiva
e quindi potrebbe
impugnare la norma. Tra
l’altro, i referendum aprirebbero la strada a conflitti tra Pat e
Governo sugli accordi finanziari sottoscritti a partire dal 2009.
Molto più sicura, per
la tenuta costituzionale, invece è la
previsione dell’obbligo di una maggioranza qualificata per
l’approvazione di nuove imposte,
Nelle
scelte strategiche vanno coinvolti anche i comuni.
Il
prof. Roberto Louvin
dell’Università di Trieste ha affermato che sulla prima proposta
sarebbe utile allargare il campo
anche alle risorse europee come ha già fatto, con una modifica
statutaria, la Valle d’Aosta. Un passaggio utile soprattutto in
questo momento viste le risorse in arrivo da
Bruxelles per far
fronte alla pandemia. Importante, inoltre, sarebbe il coinvolgimento
degli enti locali nelle scelte strategiche e non limitando il loro
ruolo, come appare dal
ddl, a una sorta di
parametro. Più
innovativo il secondo
ddl Marini, che, ha
ricordato Louvin,
guarda a modelli diversi a quello italiano, come quello svizzero.
Svizzera dove il referendum tributario è non solo lecito ma
obbligatorio in base alla Costituzione elvetica. Un obiettivo però
un po’ troppo lontano per
il giurista valdostano,
perché il contesto italiano è duramente e
tradizionalmente contrario
ai referendum fiscali. Ci si scontrerebbe, ha
anche lui sottolineato,
con l’articolo 75 della Costituzione. La
necessità di una maggioranza assoluta per le leggi fiscali, poi,
potrebbe rallentare l’intervento della Pat. La
Provincia di Bolzano, ha poi ricordato il docente, si è già
misurata con il
referendum confermativo in materia tributaria e di bilancio e
ha dovuto recedere. Quindi,
il
coinvolgimento
popolare andrebbe ripensato,
puntando su strumenti
innovativi e alternativi al referendum,
per evitare la reazione dell’Avvocatura dello Stato e i Servizi
parlamentari, particolarmente vigilanti sulla
frontiera fiscale.
Va
ristabilito un corretto rapporto tra la potestà legislativa statale
e quella della Pat.
Il
professor Gianfranco
Postal
che insegna finanza
pubblica all’Università
di Udine, sul primo ddl ha affermato che i provvedimenti emergenziali
di questi drammatici
mesi mal si attagliano
con lo Statuto, in particolare con le norme di attuazione del ‘92
che permisero la chiusura della vertenza con l’Austria. Le norme
emergenziali decretate
dai governi in questo
periodo non hanno
tenuto conto di fatti consolidati da 40 anni, basti
pensare al rapporto esclusivo dei comuni trentini con la Pat.
Anche il concorso al risanamento
della finanza statale
viene fatto da noi
secondo un percorso proprio anche perché, con la Valle d’Aosta,
l’autonomia
ha assorbito le competenze statali. Inoltre,
ci sono stati i grandi cambiamenti apportati alla finanza provinciale
apportati dall’accordo con lo Stato del 2009 che hanno cambiato
volto ad un sistema
finanziario che sembrava consolidato. Occorre
quindi, per Postal,
trovare una chiave di
volta nelel fasi di
emergenza per stabilire
il corretto rapporto
tra la potestà legislativa statale e quella
provinciale. Il ddl
Marini, ha aggiunto,
ripropone poi il
tema importante e
irrisolto della
competenza legislativa del Consiglio nella modifica dello Statuto.
Anche per il giurista,
ex dirigente della Pat, il
ruolo dei comuni va garantito anche nelle scelte strategiche
emergenziali. Per
quanto riguarda il referendum, Postal ha affermato che, in base alle
competenze statutarie, andrebbero sviluppati modelli innovativi
anche per evitare ricorsi alla Corte costituzionale.
Si
deve passare da un’autonomia finanziaria a un’autonomia
tributaria.
Per
il professor Andrea
Giovanardi
dell’Università di Trento la
proposta Marini, secondo il docente di Unitn, sta in piedi perché fa
riferimento al comma 5 dell’art.119 della Costituzione
che
vieta alla Pat di fare
ricorso al debito per gli eventi emergenziali. Ma
la previsione di una
sorta di libertà nella destinazione da parte della Pat delle risorse
statali potrebbe andare incontro a problemi. Perché
la logica dello Stato,
con i decreti rilancio,
è quello del ristoro ai comuni per le riduzione dei gettiti fiscali,
logica che si scontra
con la richiesta di libertà di impiego delle risorse da parte della
Provincia.
La legislazione di emergenza, per il
docente di diritto tributario,
ha messo in evidenza i limiti e la debolezza dell’autonomia
finanziaria dell’autonomia
trentina. Autonomia
finanziaria e non tributaria, per la quale le
risorse di Trento non dipendono da Trento. Sulla seconda proposta di
Alex Marini,
Giovanardi, ha
affermato che non c’è il
rischio di
incostituzionalità sull’obbligo
di una maggioranza assoluta per i nuovi provvedimenti fiscali.
Il principio è giusto, ha
aggiunto, ma si
potrebbero generare comportamenti ostruzionistici anche all’interno
della maggioranza che
bloccherebbero tutto.
Il
referendum sui nuovi tributi anche per Giovanardi, in base al secondo
comma dell’articolo 75 della Costituzione, appare incostituzionale.
Il riferimento di Marini, ha continuato il docente, è quello
elvetico certo molto maturo, ma al quale non siamo ancora pronti.
Infine, ha ricordato
che i referendum
consultivi comunali,
anche in materia fiscale,
sono già possibili.
Svizzera
e California insegnano: più partecipazione, più ricchezza.
Stefano
Longano, presidente
dell’associazione Più democrazia in Trentino, ha detto che si deve
mostrare coraggio perché
l’innovazione anche
in materia legislativa
è fondamentale. Il
pil svizzero e della California ha raggiunto ottimi livelli anche
perché ci sono i referendum tributari che
si basano sul patto tra
chi paga
le imposte e chi li spende. Studi autorevoli,
ha detto ancora,
dimostrano la
relazione tra democrazia diretta e pil pro capite, inoltre
il continuo dialogo tra
cittadini e istituzioni costringe la pubblica amministrazione ad
essere efficiente. In Italia, invece,
vengono
approvate norme che modificano profondamente l’ordinamento senza
nessun dibattito mentre quelle
proposte da Marini
vanno nel senso contrario e
richiamano la necessità di un
passo avanti verso il concorso della popolazione. L’ordinamento
svizzero, ha detto
ancora Longano, sta
dimostrando la sua
efficienza, attraverso i referendum, anche nella realizzazioni di
grandi opere pubbliche. Insomma, la proposta Marini guarda ai sistemi
di paesi avanzati come Svizzera e California e apre una discussione
su temi di fondo come la partecipazione dei cittadini.
L’obiettivo
è di aprire un dibattito sui limiti dell’Autonomia.
Alex
Marini, il
proponente
dei due testi, ha detto che l’obiettivo è quello di generare una
discussione su temi che
in Consiglio non si affrontano. E
le proposte sono
estreme anche per raggiungere la frontiera che la politica dovrebbe
superare. Quella del
rapporto Stato e autonomia; quello del ruolo del Consiglio che è
esautorato nelle sue funzioni, escludendo così le minoranze; la
questione dei rapporti cittadini - istituzioni. La discussione, ha
aggiunto il consigliere di 5 Stelle,
ha messo in luce
anche il rapporto tra Pat e comuni che vengono spesso esclusi nella
ripartizioni delle risorse. Infine,
si sono messi in evidenza i limiti del sistema finanziario che
alimenta l’Autonomia. C’è poi il il
capitolo del ruolo e
del coinvolgimento del Consiglio provinciale nelle modifiche dello
Statuto sul quale la
maggioranza dovrebbe aprire un dibattito anche al suo interno. La
proposta della necessità di una maggioranza assoluta per
varare nuove imposte,
mutuata dal modello californiano, dipende anche dal fatto, ha
detto l’esponente pentastellato,
che la Giunta esclude costantemente la minoranza. Inoltre, la
necessità di una maggioranza rafforzata obbligherebbe ad una analisi
più dettagliata dei provvedimenti. Anche
il referendum, ha continuato Marini, ha l’obiettivo di aprire un
confronto sulla partecipazione popolare partendo da un argomento
importante com’è quello delle tasse. Il coinvolgimento, attraverso
i mezzi elettronici moderni, quindi la responsabilità del cittadino,
ha ricordato, migliora, come insegna la vicina Svizzera, la qualità
dei servizi pubblici. Per ciò che riguarda i comuni, ha concluso,
nella loro storia secolare si trovano già esperienze di referendum
fiscali.
Vanno
superate le gabbie che racchiudono le autonomie.
Rispondendo
alle domande di Alex Marini, Toniatti
ha ricordato che il referendum è stato introdotto coraggiosamente
nella Costituzione dopo
il Fascismo e l’Italia è l’unica in Europa ad avere il
referendum abrogativo, anche se alcune materie sono escluse.
L’Italia, sul piano referendario, è più vicina alla Svizzera che
alla Francia o la Spagna come si è dimostrato con il no alle riforme
costituzionali del 2006 e del 2018. Va anche ricordata,
secondo il giurista
trentino, la
responsabilità dimostrata dai cittadini italiani con il referendum
sulla Scala mobile del
1985.
Il
professor Louvin ha detto che è giusto andare avanti con
proposte in grado di sollevare il confronto
per superare le gabbie nelle quali sono racchiuse le nostre
autonomie. I padri autonomisti, ha
ricordato, come testimonia la Carta di Chivasso del
lontano 1943, vedevano
le autonomie come base
della democrazia. Ed è
inutile pensare ad
un’autonomia partecipativa e va aperta la discussione sulla gamma
di interventi a livello informativo o partecipativo senza però
cadere sotto la
tagliola statale. Lo strumento c’è, ha
detto il prof. Valdostano, ed
è il regolamento del Consiglio nel quale si
possono prevedere
momenti informativi e
di partecipazione anche
in materia tributaria. Un modo per aprire il dibattito che non
andrebbe
contro la Costituzione ma verso le norme europee che prevedono un
rafforzamento della partecipazione. Questa
soluzione, secondo
Louvin, influenzerebbe
le politiche fiscali
meglio del referendum
che alla fine è un sì o un no. Si potrebbe così aggiungere al
principio “nessuna tassazione senza rappresentanza” un “nessuna
tassazione senza partecipazione”.
Gianfranco
Postal ha ricordato la necessità di rivedere organicamente i
rapporti tra governo provinciale, Consiglio e lo stesso Consiglio
delle autonomie locali. Ciò comporta, ha detto, che anche
l’autonomia venga letta come sistema integrato con la stessa
dignità istituzionale. E per raggiungere questo obiettivo lo
strumento più semplice, ha continuato il docente, è il regolamento
consiliare.
Attenzione
ai referendum, il diritto tributario è dinamite.
Il
prof. Giovanardi
ha affermato che l’evasione fiscale in Italia è alta, ma anche
su questo il Paese è enormemente diviso tra il
Nord, dove la media è
simile a quella europea, e il
Sud dove si registrano
livelli elevatissimi. Ma questo dipende dal grado
di fiducia nelle istituzioni: più i cittadini percepiscono la
qualità dei servizi minore è il tasso
di evasione e viceversa. Secondo
il docente di diritto tributario va
fatta quindi la tara alla
retorica sull’evasione e va
capito invece che
questa dipende dalle capacità del pubblico di dare risposte ai
cittadini. L’autonomia,
ha aggiunto il
professore di Unitn, per essere compiuta
deve essere tributaria, perché, per
esempio, se a Roma
votassero la flat tax il Trentino non avrebbe più soldi. Però
non possiamo guardare alla Svizzera perché il nostro debito pubblico
è enorme e quindi non si possono sottoporre a referendum
provvedimenti come quelli
sull’Iva o sulla
tassa di successione che
verrebbero inevitabilmente bocciati. Il diritto tributario, ha
aggiunto, è dinamite e non può essere messo nelle mani dei
cittadini. Lo si potrà fare quando l’Italia sarà un Paese serio,
verrà
abbattuto il debito pubblico e il federalismo attuato. Del
resto i referendum hanno mostrato i loro limiti: in
Veneto e Lombardia c’è stata una grande partecipazione su quello
dell’autonomia
differenziata ma queste regioni non
hanno ottenuto nulla. Perché? Perché la cultura generale in
Italia è centralista.
Una prigione centralista dalla quale si deve uscire. Questo dovrebbe
essere l’obiettivo principale.
Sempre
di più i parlamenti rappresentano le lobby della spesa.
Giorgio
Tonini (Pd) ha
affermato
che la provocazione del referendum tributario insiste sul tema
cruciale del rapporto tra Parlamento e debito pubblico. Parlamenti
che, ha sottolineato il
consigliere dem, sono
sempre meno luoghi di rappresentanza dei contribuenti e
sempre più
rappresentanti di lobby (in
molti casi anche nobili)
di spesa. Oggi a freno di questa
deriva c’è
l’articolo 81 della
Costituzione e la
labile linea di difesa delle
commissioni bilancio, il resto è una corsa ad aumentare la spesa.
Paradossalmente, ha
detto Tonini, oggi sono
i governi a controllare la spesa e non i parlamenti che
vennero istituiti proprio per limitare la voracità fiscale dei
sovrani. Una
mutazione che deve
aprire la strada ad un ragionamento su come i contribuenti possono
partecipare sul tema della spesa. C’è poi, qui
in Trentino, la
questione del rapporto Giunta e Consiglio, un sistema il nostro, ha
detto l’esponente
dem, dove mancano
completamente i controllori della spesa. Si potrebbe lavorare sul
regolamento del
Consiglio anche se in
Trentino c’è una tradizione negativa su
questo fronte. Infine,
Tonini
ha condiviso l’opinione
che la nuova frontiera
dell’autonomia è di passare dall’autonomia finanziaria a quella
tributaria. Una riflessione necessaria, che
si è aperta, ha
chiuso, con le proposte
di Marini.