Giornale OnLine

Giornale Online
18/06/2021 - In aula o in commissione

Il futuro del Trentino? L'autonomia tributaria

Prima commissione, dibattito con i docenti sulle proposte di modifica dello Statuto di Marini

Il futuro del Trentino? L'autonomia tributaria

Il futuro del Trentino? L'autonomia tributaria

In Prima commissione, presieduta da Vanessa Masè (Civica), si è tenuto oggi un ampio dibattito sul tema dell’autonomia fiscale e della partecipazione popolare alle scelte in materia tributaria. Dibattito che ha preso vita dalle audizioni sulle due proposte di modifica dello la n. 1 e la n. 2 di Alex Marini di 5 Stelle. La prima prevede che le risorse erogate dallo Stato alle Regioni e ai comuni nei casi di emergenze, come quella Covid, per obiettivi strategici nazionali o per le compensazioni per le riduzioni fiscali dei tributi locali, vengano assegnate direttamente alle Province autonome di Trento e Bolzano, anche sotto la forma di una riduzione delle quote per il risanamento del bilancio statale; la seconda proposta di modifica della “Carta” autonomista, invece, mira ad introdurre l’obbligo della maggioranza assoluta in Consiglio per l’approvazione delle leggi che stabiliscono nuovi tributi, imposte o tasse e la loro conferma attraverso un referendum e la possibilità ai comuni, sempre in materia fiscale, di sottoporre a consultazione popolare i cambiamenti delle aliquote. Due disegni di legge che, pur se in parte criticati dal punto di vista tecnico – giuridico dai docenti che sono stati ascoltati oggi, Roberto Toniatti, Roberto Louvin, Gianfranco Postal, Andrea Giovanardi, hanno però permesso di aprire il confronto su questioni di fondo come il rapporto tra il legislativo e la Giunta; sulla necessità di passare da un’autonomia di tipo finanziario, quindi ancora legata alle scelte del Governo e del Parlamento, a una di tipo tributario, quindi interamente responsabile; fino al ruolo che i cittadini possono avere sulle decisioni fiscali del governo provinciale, quindi sul controllo della spesa pubblica.

 

I referendum fiscali andrebbero incontro al no della Consulta.

Il professor Roberto Toniatti dell’Università di Trento ha affermato che l’articolo uno della prima proposta di Marini prevede due eventi eterogenei: uno non programmabile come le calamità naturali e l’altro invece che riguarda le scelte strategiche dello Stato. Formulazioni per il docente andrebbero dettagliate meglio per evitare confusioni. Sul secondo ddl di Marini, Toniatti ha ricordato che la Costituzione prevede dei limiti in materia di bilancio e fiscale. Va quindi capito se questi possano essere estesi anche al referendum confermativo proposto dall’esponente del Movimento 5 Stelle. La Corte costituzionale sull’art.75 della Carta è stata particolarmente restrittiva e quindi potrebbe impugnare la norma. Tra l’altro, i referendum aprirebbero la strada a conflitti tra Pat e Governo sugli accordi finanziari sottoscritti a partire dal 2009. Molto più sicura, per la tenuta costituzionale, invece è la previsione dell’obbligo di una maggioranza qualificata per l’approvazione di nuove imposte,


 

Nelle scelte strategiche vanno coinvolti anche i comuni.

Il prof. Roberto Louvin dell’Università di Trieste ha affermato che sulla prima proposta sarebbe utile allargare il campo anche alle risorse europee come ha già fatto, con una modifica statutaria, la Valle d’Aosta. Un passaggio utile soprattutto in questo momento viste le risorse in arrivo da Bruxelles per far fronte alla pandemia. Importante, inoltre, sarebbe il coinvolgimento degli enti locali nelle scelte strategiche e non limitando il loro ruolo, come appare dal ddl, a una sorta di parametro. Più innovativo il secondo ddl Marini, che, ha ricordato Louvin, guarda a modelli diversi a quello italiano, come quello svizzero. Svizzera dove il referendum tributario è non solo lecito ma obbligatorio in base alla Costituzione elvetica. Un obiettivo però un po’ troppo lontano per il giurista valdostano, perché il contesto italiano è duramente e tradizionalmente contrario ai referendum fiscali. Ci si scontrerebbe, ha anche lui sottolineato, con l’articolo 75 della Costituzione. La necessità di una maggioranza assoluta per le leggi fiscali, poi, potrebbe rallentare l’intervento della Pat. La Provincia di Bolzano, ha poi ricordato il docente, si è già misurata con il referendum confermativo in materia tributaria e di bilancio e ha dovuto recedere. Quindi, il coinvolgimento popolare andrebbe ripensato, puntando su strumenti innovativi e alternativi al referendum, per evitare la reazione dell’Avvocatura dello Stato e i Servizi parlamentari, particolarmente vigilanti sulla frontiera fiscale.


 

Va ristabilito un corretto rapporto tra la potestà legislativa statale e quella della Pat.

Il professor Gianfranco Postal che insegna finanza pubblica all’Università di Udine, sul primo ddl ha affermato che i provvedimenti emergenziali di questi drammatici mesi mal si attagliano con lo Statuto, in particolare con le norme di attuazione del ‘92 che permisero la chiusura della vertenza con l’Austria. Le norme emergenziali decretate dai governi in questo periodo non hanno tenuto conto di fatti consolidati da 40 anni, basti pensare al rapporto esclusivo dei comuni trentini con la Pat. Anche il concorso al risanamento della finanza statale viene fatto da noi secondo un percorso proprio anche perché, con la Valle d’Aosta, l’autonomia ha assorbito le competenze statali. Inoltre, ci sono stati i grandi cambiamenti apportati alla finanza provinciale apportati dall’accordo con lo Stato del 2009 che hanno cambiato volto ad un sistema finanziario che sembrava consolidato. Occorre quindi, per Postal, trovare una chiave di volta nelel fasi di emergenza per stabilire il corretto rapporto tra la potestà legislativa statale e quella provinciale. Il ddl Marini, ha aggiunto, ripropone poi il tema importante e irrisolto della competenza legislativa del Consiglio nella modifica dello Statuto. Anche per il giurista, ex dirigente della Pat, il ruolo dei comuni va garantito anche nelle scelte strategiche emergenziali. Per quanto riguarda il referendum, Postal ha affermato che, in base alle competenze statutarie, andrebbero sviluppati modelli innovativi anche per evitare ricorsi alla Corte costituzionale.


 

Si deve passare da un’autonomia finanziaria a un’autonomia tributaria.

Per il professor Andrea Giovanardi dell’Università di Trento la proposta Marini, secondo il docente di Unitn, sta in piedi perché fa riferimento al comma 5 dell’art.119 della Costituzione che vieta alla Pat di fare ricorso al debito per gli eventi emergenziali. Ma la previsione di una sorta di libertà nella destinazione da parte della Pat delle risorse statali potrebbe andare incontro a problemi. Perché la logica dello Stato, con i decreti rilancio, è quello del ristoro ai comuni per le riduzione dei gettiti fiscali, logica che si scontra con la richiesta di libertà di impiego delle risorse da parte della Provincia. La legislazione di emergenza, per il docente di diritto tributario, ha messo in evidenza i limiti e la debolezza dell’autonomia finanziaria dell’autonomia trentina. Autonomia finanziaria e non tributaria, per la quale le risorse di Trento non dipendono da Trento. Sulla seconda proposta di Alex Marini, Giovanardi, ha affermato che non c’è il rischio di incostituzionalità sull’obbligo di una maggioranza assoluta per i nuovi provvedimenti fiscali. Il principio è giusto, ha aggiunto, ma si potrebbero generare comportamenti ostruzionistici anche all’interno della maggioranza che bloccherebbero tutto. Il referendum sui nuovi tributi anche per Giovanardi, in base al secondo comma dell’articolo 75 della Costituzione, appare incostituzionale. Il riferimento di Marini, ha continuato il docente, è quello elvetico certo molto maturo, ma al quale non siamo ancora pronti. Infine, ha ricordato che i referendum consultivi comunali, anche in materia fiscale, sono già possibili.

 

Svizzera e California insegnano: più partecipazione, più ricchezza.

Stefano Longano, presidente dell’associazione Più democrazia in Trentino, ha detto che si deve mostrare coraggio perché l’innovazione anche in materia legislativa è fondamentale. Il pil svizzero e della California ha raggiunto ottimi livelli anche perché ci sono i referendum tributari che si basano sul patto tra chi paga le imposte e chi li spende. Studi autorevoli, ha detto ancora, dimostrano la relazione tra democrazia diretta e pil pro capite, inoltre il continuo dialogo tra cittadini e istituzioni costringe la pubblica amministrazione ad essere efficiente. In Italia, invece, vengono approvate norme che modificano profondamente l’ordinamento senza nessun dibattito mentre quelle proposte da Marini vanno nel senso contrario e richiamano la necessità di un passo avanti verso il concorso della popolazione. L’ordinamento svizzero, ha detto ancora Longano, sta dimostrando la sua efficienza, attraverso i referendum, anche nella realizzazioni di grandi opere pubbliche. Insomma, la proposta Marini guarda ai sistemi di paesi avanzati come Svizzera e California e apre una discussione su temi di fondo come la partecipazione dei cittadini.


 

L’obiettivo è di aprire un dibattito sui limiti dell’Autonomia.

Alex Marini, il proponente dei due testi, ha detto che l’obiettivo è quello di generare una discussione su temi che in Consiglio non si affrontano. E le proposte sono estreme anche per raggiungere la frontiera che la politica dovrebbe superare. Quella del rapporto Stato e autonomia; quello del ruolo del Consiglio che è esautorato nelle sue funzioni, escludendo così le minoranze; la questione dei rapporti cittadini - istituzioni. La discussione, ha aggiunto il consigliere di 5 Stelle, ha messo in luce anche il rapporto tra Pat e comuni che vengono spesso esclusi nella ripartizioni delle risorse. Infine, si sono messi in evidenza i limiti del sistema finanziario che alimenta l’Autonomia. C’è poi il il capitolo del ruolo e del coinvolgimento del Consiglio provinciale nelle modifiche dello Statuto sul quale la maggioranza dovrebbe aprire un dibattito anche al suo interno. La proposta della necessità di una maggioranza assoluta per varare nuove imposte, mutuata dal modello californiano, dipende anche dal fatto, ha detto l’esponente pentastellato, che la Giunta esclude costantemente la minoranza. Inoltre, la necessità di una maggioranza rafforzata obbligherebbe ad una analisi più dettagliata dei provvedimenti. Anche il referendum, ha continuato Marini, ha l’obiettivo di aprire un confronto sulla partecipazione popolare partendo da un argomento importante com’è quello delle tasse. Il coinvolgimento, attraverso i mezzi elettronici moderni, quindi la responsabilità del cittadino, ha ricordato, migliora, come insegna la vicina Svizzera, la qualità dei servizi pubblici. Per ciò che riguarda i comuni, ha concluso, nella loro storia secolare si trovano già esperienze di referendum fiscali.


 

Vanno superate le gabbie che racchiudono le autonomie.

Rispondendo alle domande di Alex Marini, Toniatti ha ricordato che il referendum è stato introdotto coraggiosamente nella Costituzione dopo il Fascismo e l’Italia è l’unica in Europa ad avere il referendum abrogativo, anche se alcune materie sono escluse. L’Italia, sul piano referendario, è più vicina alla Svizzera che alla Francia o la Spagna come si è dimostrato con il no alle riforme costituzionali del 2006 e del 2018. Va anche ricordata, secondo il giurista trentino, la responsabilità dimostrata dai cittadini italiani con il referendum sulla Scala mobile del 1985.

Il professor Louvin ha detto che è giusto andare avanti con proposte in grado di sollevare il confronto per superare le gabbie nelle quali sono racchiuse le nostre autonomie. I padri autonomisti, ha ricordato, come testimonia la Carta di Chivasso del lontano 1943, vedevano le autonomie come base della democrazia. Ed è inutile pensare ad un’autonomia partecipativa e va aperta la discussione sulla gamma di interventi a livello informativo o partecipativo senza però cadere sotto la tagliola statale. Lo strumento c’è, ha detto il prof. Valdostano, ed è il regolamento del Consiglio nel quale si possono prevedere momenti informativi e di partecipazione anche in materia tributaria. Un modo per aprire il dibattito che non andrebbe contro la Costituzione ma verso le norme europee che prevedono un rafforzamento della partecipazione. Questa soluzione, secondo Louvin, influenzerebbe le politiche fiscali meglio del referendum che alla fine è un sì o un no. Si potrebbe così aggiungere al principio “nessuna tassazione senza rappresentanza” un “nessuna tassazione senza partecipazione”.

Gianfranco Postal ha ricordato la necessità di rivedere organicamente i rapporti tra governo provinciale, Consiglio e lo stesso Consiglio delle autonomie locali. Ciò comporta, ha detto, che anche l’autonomia venga letta come sistema integrato con la stessa dignità istituzionale. E per raggiungere questo obiettivo lo strumento più semplice, ha continuato il docente, è il regolamento consiliare.


 

Attenzione ai referendum, il diritto tributario è dinamite.

Il prof. Giovanardi ha affermato che l’evasione fiscale in Italia è alta, ma anche su questo il Paese è enormemente diviso tra il Nord, dove la media è simile a quella europea, e il Sud dove si registrano livelli elevatissimi. Ma questo dipende dal grado di fiducia nelle istituzioni: più i cittadini percepiscono la qualità dei servizi minore è il tasso di evasione e viceversa. Secondo il docente di diritto tributario va fatta quindi la tara alla retorica sull’evasione e va capito invece che questa dipende dalle capacità del pubblico di dare risposte ai cittadini. L’autonomia, ha aggiunto il professore di Unitn, per essere compiuta deve essere tributaria, perché, per esempio, se a Roma votassero la flat tax il Trentino non avrebbe più soldi. Però non possiamo guardare alla Svizzera perché il nostro debito pubblico è enorme e quindi non si possono sottoporre a referendum provvedimenti come quelli sull’Iva o sulla tassa di successione che verrebbero inevitabilmente bocciati. Il diritto tributario, ha aggiunto, è dinamite e non può essere messo nelle mani dei cittadini. Lo si potrà fare quando l’Italia sarà un Paese serio, verrà abbattuto il debito pubblico e il federalismo attuato. Del resto i referendum hanno mostrato i loro limiti: in Veneto e Lombardia c’è stata una grande partecipazione su quello dell’autonomia differenziata ma queste regioni non hanno ottenuto nulla. Perché? Perché la cultura generale in Italia è centralista. Una prigione centralista dalla quale si deve uscire. Questo dovrebbe essere l’obiettivo principale.


 

Sempre di più i parlamenti rappresentano le lobby della spesa.

Giorgio Tonini (Pd) ha affermato che la provocazione del referendum tributario insiste sul tema cruciale del rapporto tra Parlamento e debito pubblico. Parlamenti che, ha sottolineato il consigliere dem, sono sempre meno luoghi di rappresentanza dei contribuenti e sempre più rappresentanti di lobby (in molti casi anche nobili) di spesa. Oggi a freno di questa deriva c’è l’articolo 81 della Costituzione e la labile linea di difesa delle commissioni bilancio, il resto è una corsa ad aumentare la spesa. Paradossalmente, ha detto Tonini, oggi sono i governi a controllare la spesa e non i parlamenti che vennero istituiti proprio per limitare la voracità fiscale dei sovrani. Una mutazione che deve aprire la strada ad un ragionamento su come i contribuenti possono partecipare sul tema della spesa. C’è poi, qui in Trentino, la questione del rapporto Giunta e Consiglio, un sistema il nostro, ha detto l’esponente dem, dove mancano completamente i controllori della spesa. Si potrebbe lavorare sul regolamento del Consiglio anche se in Trentino c’è una tradizione negativa su questo fronte. Infine, Tonini ha condiviso l’opinione che la nuova frontiera dell’autonomia è di passare dall’autonomia finanziaria a quella tributaria. Una riflessione necessaria, che si è aperta, ha chiuso, con le proposte di Marini.