Le audizioni della V Commissione su cultura, spettacolo, scuola e ricerca
La Consulta del sistema educativo denuncia: la Giunta non ci ascolta. Presto un incontro con Giovanni Kezich
In allegato, i testi e le consultazioni di oggi. Nella foto, il direttore del Museo di S. Michele
Nella prima parte della
lunga seduta della Quinta commissione sono stati ascoltati i
rappresentanti del mondo dello spettacolo dell’Agis triveneta che
hanno chiesto un potenziamento del Fondo unico per lo spettacolo
provinciale e la previsione dei ristori anche per il 2021. Seconda
audizione quella del Consiglio del sistema educativo dal quale è
emerso il disagio dei componenti di questo organismo consultivo che
lamentano di non essere ascoltati dalla Giunta. Infine, Alessia
Ambrosi, ha reso noto che il direttore del Museo di S.Michele,
Kezich, ha chiesto di essere ascoltato in commissione. Verrà
ascoltato sulla sua vicenda personale in seduta informale, mentre
sulle prospettive del museo l’audizione avverrà in una seduta
normale.
Il
mondo dello spettacolo: mantenere i ristori anche nel 2022.
La
seduta di questa mattina della Quinta commissione, presieduta da
Alessia Ambrosi (Fdi), si è aperta con l’incontro con i
rappresentanti dell’Unione interregionale triveneta Agis. Tema, la
crisi del mondo dello spettacolo e del cinema causata dall’emergenza
Covid.
Il
presidente Franco Oss Noser ha aperto il suo intervento sul Fondo
unico dello spettacolo provinciale (Fusp), un provvedimento molto
positivo anche se, anche in questo caso, la pandemia ha scompaginato
i piani. Il Fus nazionale, secondo la richiesta Agis
nazionale,dovrebbe probabilmente prendere il via nel 2023 e la
richiesta di Oss Noser è quella di allineare il Fondo locale con
quello nazionale. C’è poi la questione della capienza finanziaria
del Fusp che, ha detto il presidente Agis, dovrebbe essere riportato
alle cifre del 2020. Altra richiesta è quella di comprendere nel
Fondo per lo spettacolo anche il cinema.
Chiara
Zanoni Zorzi, vicepresidente Haydn, ha detto che il primo triennio
del Fusp è andato molto bene. Lo slittamento al 2023, per allineare
il Fondo provinciale a quello nazionale, sarebbe una scelta positiva
anche per sperimentare il suo allargamento al cinema e ai festival.
Massimo Lazzeri, presidente del comparto cinema Agis, ha detto che
l’entrata del settore nel Fondo potrebbe essere interessante
soprattutto per la programmazione del cinema d’essai.
Sara
Ferrari (Pd) ha chiesto al dirigente del Dipartimento cultura Claudio
Martinelli se ritiene possibile introdurre l’aumento delle capacità
finanziarie del Fondo già nella manovra in discussione da domani.
Martinelli ha confermato che il Fondo per lo spettacolo ha la
capienza del 2020 e ha ricordato che si sta lavorando, sui criteri,
per portare tutti i settori dello spettacolo, compreso il cinema, nel
Fondo. Difficile invece la proroga del triennio per allinealo a
quello nazionale, perché ciò renderebbe difficile allargare il
Fusp a tutti gli attori del settore. Oss Noser ha insistito sulla
necessità di “sincronizzare” il triennio del Fondo nazionale e
quello provinciale per permettere alle aziende di programmare con
precisione. Riguardo al cinema, il presidente Agis triveneta, ha
ricordato, anche attraverso il Fusp, che va recuperata la chiusura
del cinema Astra e la sua programmazione di cinema di qualità.
Oss
Noser si è soffermato infine sui ristori chiedendo alla Pat di
prevederli anche per il 2022.
La
Quinta commissione ascolterà informalmente Kezich.
Chiuso
il confronto con i rappresentanti dello spettacolo, la presidente
Ambrosi ha comunicato ai membri della Quinta che il direttore del
Museo di S.Michele, Giovanni Kezich, ha chiesto di poter essere
ascoltato dalla commissione sulle prospettive del Museo. Richiesta
irrituale, secondo Alessia Ambrosi, e che riguarda anche un fatto
personale. Quindi, ha proposto, in un primo momento, un confronto
informale tra presidente e vice della Quinta con il direttore. Lucia
Coppola (Misto – Europa Verde) ha detto che la questione non
riguarda solo il direttore scientifico ma tutto il Museo. Quindi, ha
chiesto che l’incontro, per quanto informale, venga esteso a tutti
i componenti. Mara Dalzocchio (Lega) ha invece chiesto che il
confronto si limiti alla presidente e alla vice. Sara Ferrari Pd ha
detto che c’è la necessità di conoscere i motivi, l’eventuale
programmazione che sta alla base di una scelta sul direttore di San
Michele che può anche essere legittima. Per questo il confronto
dovrebbe essere trasparente e con la presenza dell’assessore. Alla
fine la presidente Ambrosi ha proposto di trattare in modo informale
la questione privata di Kezich, mentre sulla questione delle
prospettive del Museo si farà una seduta normale anche alla presenza
del direttore.
Infine,
si è andati al voto e la proposta di un incontro informale è
passata con i sì di Ambrosi, Demagri (Patt), Ferrari e Coppola,
l’astensione di Dalzocchio e Moranduzzo (Lega), e il no di
Guglielmi (Lista Fassa). Sì anche alla seduta normale sulle linee
guida del Museo degli usi e costumi con il sì di Ambrosi, Demagri,
Ferrari e Coppola e l’astensione di Dalzocchio, Moranduzzo e
Guglielmi. Mara Dalzocchio ha precisato di non essere contraria a
discutere le linee del museo ma alla presenza del direttore uscente.
Il
Consiglio del sistema educativo, siamo ridotti al mutismo e
all’irrilevanza.
Seconda
audizione, quella del Consiglio del sistema educativo provinciale. Il
presidente Giovanni Ceschi ha ricordato che la richiesta
dell’incontro con la commissione deriva dal disagio dei
consiglieri, espresso in una mozione mandata a Fugatti e Bisesti,
causato dal fatto che nessun parere, peraltro obbligatorio per legge,
è stato richiesto a questo organismo dalla Giunta anche in presenza
di una situazione di emergenza, così come non c’è stata risposta
ai documenti trasmessi. In sostanza i consiglieri rilevano la loro
irrilevanza, anche perché il Consiglio del sistema educativo si è
trovato davanti a dati di fatto ed è stato quindi relegato al ruolo
di mero luogo di dibattito. Ceschi ha chiesto che in una prossima
revisione normativa vengano inserite norme chiare sul ruolo del
Consiglio del sistema educativo provinciale. Inoltre, ha aggiunto,
sul sito del Consiglio non è stato possibile pubblicare i verbali,
secondo l’amministrazione provinciale, per motivi di privacy. Un
fatto, secondo Ceschi, inconsistente, perché i verbali riguardano
solo le valutazioni sulle scelte per il mondo della scuola. Insomma,
ha detto ancora, il Consiglio è ridotto al mutismo e
all’irrilevanza.
Nei
fatti il Consiglio vorrebbe esprimere il suo parere sulle assunzioni,
dei 45 milioni di euro stanziati da Bisesti, ha aggiunto Freschi, ne
sono stati spesi 15 milioni ma stando all’ultima delibera
l’incremento del personale, per il prossimo anno scolastico, sembra
essere tornato ai volumi pre pandemici. Il Consiglio, inoltre, ha
espresso il suo dissenso per l’allungamento dell’anno scolastico
delle scuole d’infanzia a luglio e c’è il timore che questa
scelta, fatta nel nome dell’emergenza, diventi col prossimo anno
normalità. Infine, Giovanni Ceschi ha detto che c’è la necessità
di un informazione sulle vaccinazioni per gli insegnanti, interrotte
a metà di aprile, e sugli esami di fine corso della formazione
professionale.
Il
vicepresidente Maurizio Freschi ha affermato che sulla riapertura
totale, dopo metà mese, delle scuole ci si chiede come si potranno
garantire i trasporti al 50% e ha espresso il timore che gli studenti
diventino, come è accaduto a novembre, il “capro espiatorio” per
tornare alla zona arancione. Quindi, ha chiesto all’assessore di
ponderare bene la scelta.
Lucia
Coppola, che in passato ha presieduto a lungo il Consiglio del
sistema educativo, ha espresso il rammarico per il fatto che quello
che dovrebbe essere il parlamentino della scuola continua ad
affrontare difficoltà. Eppure, ha aggiunto, il Consiglio dovrebbe
essere visto con favore anche dall’assessore perché gli
permetterebbe di avere il polso preciso della situazione. La
consigliera di Europa Verde ha ricordato, inoltre, i rischi di un
ritorno alla situazione pre Covid frettoloso quando ci sono ancora 90
classi in quarantena. Sulla scuola d’infanzia, Coppola ha ricordato
che la scelta della Giunta, fatta con superficialità, va contro il
contratto ed è stata presa senza alcun confronto.
Paola
Demagri (Patt) ha affermato che dalla relazione di Ceschi emerge un
accanimento sul sistema educativo quando la pandemia richiederebbe
invece un forte
appoggio. Inoltre,
emerge l’emarginazione del ruolo Consiglio che rappresenta i
protagonisti del mondo scolastico. Anche l’esponente Patt ha detto
che la scelta di allungare l’anno scolastico della scuola
d’infanzia non è condivisibile e non rientra in una visione
complessiva
del sistema scolastico.
Sara
Ferrari (Pd) ha espresso sconcerto per le parole pronunciare dai
vertici del Consiglio e ha ricordato che il sistema scolastico
trentino ha toccato vertici di eccellenza grazie al dialogo. Oggi
questa chiusura, invece, mina alle base le conquiste di qualità e
preoccupa la leggerezza con la quale da parte della Giunta si violano
le norme che impongono il confronto con organismi come il Consiglio
del sistema educativo e lo stesso Consiglio provinciale, come
dimostra l’assenza dalla Quinta commissione, dell’assessore. La
consigliera ha ricordato che la sovrintendenza è sottomessa alla
Giunta anche se, paradossalmente, la latitanza del governo
provinciale richiederebbe un ruolo autonomo della sovrintendenza.
Infine, Sara Ferrari s’è detta preoccupata che la logica
emergenziale possa servire a eliminare il dibattito sulla nuova
scuola.
Mara
Dalzocchio (Lega) ha detto di rimanere basita di fronte alle accuse
di irresponsabilità e accanimento della Giunta nei confronti della
scuola. La capogruppo leghista ha ricordato che non siamo in un anno
normale, ma nonostante ciò la Giunta ha cercato le migliori
soluzioni per gli insegnanti ma soprattutto per gli studenti. La
consigliera ha ricordato che, proprio per riconoscere l’importanza
della scuola, si è deciso di tenere le scuole aperte a luglio per
recuperare le chiusure e per andare incontro alla famiglie che
possono affidare i loro figlioli a strutture di alto livello.
Inoltre, ha aggiunto, si dovrebbero guardare le cose dalla parte dei
bambini e dei ragazzi che hanno dovuto affrontare gravi difficoltà
in questo anno di pandemia. L’esponente della Lega ha affermato che
il sistema scolastico trenino è ottimo e andrebbe riconosciuto lo
sforzo del governo provinciale di mantenere alto il livello dei
servizi in un momento assolutamente straordinario. Momento, ha
continuato, che richiede sacrifici da parte di tutti. Mara Dalzocchio
ha infine ricordato che la Giunta ha sempre puntato al ritorno della
scuola in presenza e ha ricordato che l’assessora Segnana ha
stanziato 700 mila euro per i buoni d’accesso alle strutture
educative estive.
Alessia
Ambrosi ha affermato che i giovani in questo anno sono state e sono
le vere vittime invisibili. I bambini, in particolare, stanno
affrontando silenziosamente il disagio e quindi le scelte vanno fatte
partendo da qui, dagli utenti della scuola. Per questo ci si deve
chiedere, ha aggiunto, se abbia senso smembrare le classi.
Freschi
ha detto che un anno difficile diventa ancor difficile se si sceglie
di smembrare le classi e sul fronte della scuola d’infanzia ha
affermato che da parte dei genitori vengono le richieste di poter
avere buoni per accedere ad altre offerte formative estive.
Il
presidente Ceschi ha chiuso affermando che la richiesta di porre al
centro gli studenti sfonda una porta aperta, e il Consiglio, ha detto
ancora, c’è proprio per permettere al governo provinciale di
fornire il migliore servizio agli studenti. Ceschi, infine, ha
condiviso il fatto che la figura del sovrintendente ha alla base un
vulnus normativo. L’emergenza, inoltre, dovrebbe essere
estesa anche alle assunzioni e non va limitata alla sola scuola
d’infanzia.
Il
dirigente del Dipartimento scuola, Roberto Ceccato, sulla
funzionalità del Consiglio del sistema educativo, ha detto che i
pareri obbligatori sono legati solo agli atti programmatori e in
questo periodo non ne sono stati fatti. Sui verbali ha fatto presente
che anche il Consiglio provinciale non li pubblica sul sito. Sugli
impegni finanziari, i 45 milioni inseriti in finanziaria, per il
2020, ha affermato, sono stato impegnati 15 milioni e altri 30 lo
saranno nel corso del 2021. Un investimento che non ha uguali in
Italia. La delibera sulla ripresa di settembre, ha detto ancora, è
simile a quella del Governo. Il rispetto dei parametri sanitari,
fissati lo scorso luglio, implica 250 classi in più e per questo
servono circa 20 milioni per il 2021 - 2022, soldi che non ci sono e
sono rinviati all’assestamento. Sui trasporti servono investimenti
sui mezzi che richiedono una programmazione perlomeno biennale.
Lucia
Coppola ha concluso affermando che l’assenza di dialogo tra
Consiglio del sistema è assessorato è evidente e quindi si auspica
una ripresa dell’interlocuzione con il mondo scolastico.
Seconda
parte
delle audizioni
di
questa mattina in
V Commissione. Per
Hit il
ddl Spinelli
precisa
il
ruolo della Fondazione di
rappresentante
degli
enti
di ricerca del Trentino in Europa e
per
lo sviluppo della
formazione.
Dalle
consultazioni è emersa anche
la richiesta delle famiglie di potenziare il voucher cultura.
La
V Commissione ha dedicato la seconda parte della mattina alle
audizioni sul 97 dell’assessore proposto dalla Giunta con
l’assessore Spinelli per perfezionare la legge provinciale sulla
ricerca
in merito alla Fondazione Hit e
ridurre
gli oneri a carico delle famiglie in
modo da favorire
attraverso
il voucher cultura l’accesso
dei figli a corsi utili alla loro crescita. A
favore del ddl si sono espressi la Fondazione Hit, la Consulta della
famiglia e il Forum delle associazioni familiari. Questi ultimi due
soggetti hanno chiesto di potenziare e migliorare il voucher cultura
per permettere a un maggior numero di famiglie anche nelle valli di
disporre delle risorse con cui far frequentare ai figli scuole
musicali ma anche i cinema e altre opportunità di crescita culturale
offerte sul territorio.
Le
audizioni sul ddl 97 di Spinelli. La
Fondazione Hit: ruolo rafforzato in Europa.
Per
la
Fondazione
Hub Innovazione
Trentino
(Hit)
il presidente Paolo Girardi
ha osservato che le modifiche proposte
dal ddl
Spinelli alla legge sulla
ricerca approvata l’ottobre
scorso precisano
meglio
il ruolo di Hit. Vengono
in sostanza sistemate alcune
parti per evitare dubbi interpretativi dell’Ue su concetti come
quello
di cluster
che in
italiano non indica un’attività imprenditoriale (che beneficerebbe
impropriamente di aiuti di Stato) ma una
rete di stakholder che
si
occupano di un determinato argomento, ad
esempio anche della
dimensione sociale.
Andrea
Sartori,
direttore, ha
sottolineato il rafforzamento di
Hit che
il ddl prefigura.
Sara
Ferrari
(Pd) ha chiesto come
Hit
partecipi
ai
progetti europei e ai finanziamenti che sarà possibile ottenere con
il Piano di ripresa e resilienza.
Sartori
ha risposto segnalando che Hit viene
confermato dal ddl nel ruolo
di rappresentare unitario accreditato
a livello europeo del settore ricerca-innovazione
e alta formazione a livello europeo. Hit partecipa
già con propri progetti
al
fondi europei per la ricerca-innovazione
coinvolgendo varie imprese attive
nel territorio
trentino
come
Bonfiglioli. Quanto
al PNRR
vi sono alcuni
punti interessanti
ma mancano ancora
gli
elementi per poter concorrere ai
progetti.
Quanto alla formazione,
Sartori
ha spiegato che Hit
opera
con studenti
universitari e ricercatori dell’Università,
FBK
e FEM per assicurare loro sostegno nel fare innovazione, nel
brevettare, nel trasferire e anche nella vendita delle tecnologie in
modo che non restino nel cassetto. Si
tratta di attività
molto partecipate
e che
alimentano
nuovi
spin-off e start up.
Carla
Strumendo,
direttore
dell’ufficio industria e ricerca, ha
confermato che sul PNRR la
relazione con Roma
è aperta
e appena vi saranno i bandi
a livello nazionale Hit
avrà la possibilità di concorrere.
Per questo l’evoluzione
del
Piano è
oggetto di attenzione.
Consulta
famiglia e Forum associazioni familiari: potenziare il voucher
cultura.
Per
la Consulta provinciale per
la famiglia il
presidente Massimo Sebastiani ha
auspicato che lo strumento del voucher culturale venga rinnovato e
rifinanziato dalla Provincia perché molte famiglie del Trentino
sfruttino
ancor più questa
possibilità di
accesso dei figli ai
servizi culturali. Sebastiani
ha segnalato alcune difficoltà di accesso allo strumento
sul territorio per
gli utenti
che non risiedono in
città ma nelle
valli periferiche. Associazioni musicali e artistiche, cinema e
teatri che aderiscono sono infatti soprattutto a Trento.
Si tratta quindi di incentivare le realtà culturali sul territorio
montano e nelle valli. Inoltre
i cinema in particolare lamentano
ritardi
che arrivano anche 7-9 mesi nei rimborsi dei voucher.
Occorrerebbe vincolare
ad
accettare i
voucher
cultura, per
evitare che se ne servano solo
i cinema di
maggiori dimensioni a
Trento.
Per
il Forum
delle associazioni familiari del Trentino Paola
Pisoni
ha
evidenziato che
l’intervento è rivolto alle famiglie a bassissimo reddito, che
sono però molto poche. Bisognerebbe
quindi
permettere
anche a famiglie con 1-2 figli e
con
reddito medio-basso
di accedere al voucher, se
è vero che l’obiettivo è
l’inclusione per
permettere ai figli
l’accesso
a
scuole musicali e ad
altre
opportunità culturali. Anche il Forum condivide il
problema della visione Trentocentrica
lamentata dalla Consulta. E chiede
una
valutazione dell’utilizzo
del voucher
cultura
da parte dalle
famiglie in questo ultimo anno di
emergenza
Covid-19.
Sara
Ferrari ha chiesto a Malfer
se vi sia la possibilità
di utilizzare il voucher
cultura
anche, ad
esempio, per l’acquisto di libri o materiali scolastici.
E se sia sia possibile
innalzare, ed
eventualmente di quanto,
l’indicatore Icef come chiesto da Pisoni, visto che il periodo è
difficile e i redditi
delle famiglie potrebbero
abbassarsi ulteriormente.
Luciano
Malfer, dirigente dell’Agenzia della famiglia
ha risposto
che il progetto del
voucher cultura è
sperimentato da 4 anni ma
ha generato un forte
interesse sia da parte delle famiglie che degli erogatori. La cifra
oggi disponibile
ammonta a circa 150-160.000 euro di fondi regionali e il target dei
destinatari è costituito dalle famiglie numerose e a basso reddito.
Tuttavia visto che
l’utilizzo di questo strumento
sta crescendo molto, l’aggiunto
di fondi provinciali
potrebbe permetterne il
potenziamento nel senso auspicato. Quanto
al problema del Trentocentrismo, Malfer ha ricordato
che il voucher cultura è stato pensato da un lato per favorire
l’accesso di bambini e ragazzi alle
scuole musicali e dall’altro
per permettere alle loro famiglie di spendere la somma in enti
dello spettacolo
accreditati in sinergia
con il Centro Servizi Santa Chiara di Trento. Nell’ultimo anno gli
enti accreditati
sono stati 35 di cui 15 scuole
musicali. Vi sono più di 100 Comuni certificati che possono
costituire canali per promuovere quest’offerta culturale. Secondo
Malfer se la sperimentazione di questo voucher cultura entrerà
a regime sarà possibile potenziare l’offerta.
Alcune lentezze nell’erogazione del voucher sono dovute al fatto
che le famiglie hanno usato solo l’80% dell’importo. Francesca
Tabarelli De Fatis, direttore
con incarico speciale per le politiche familiari, ha
precisato che nei territori diversi da Trento i
ragazzi utilizzano il
voucher cultura più per iscriversi a cori
e bande che per andare al
cinema. In ogni caso lo strumento è stato molto apprezzato anche
dalle famiglie non
con reddito bassissimo. Su
una ventina di Comuni,
più della metà delle 480 domande pervenute sono arrivate da
famiglie della quota B1 (100 euro di stanziamento). Per il cinema –
ha concluso – il voucher
è stato posticipato fino al 31 dicembre 2021 e le domande pervenute
dalle famiglie sono state moltissime.
Lucia
Coppola (Misto) ha chiesto,
considerata l’importanza
dell’iniziativa, di aumentare se
possibile il budget nei
prossimi anni visto il probabile aumento delle difficoltà economiche
delle famiglie. E
ha suggerito di valutare l’inserimento tra i servizi anche
di viaggi
o uscite culturali spesso precluse alle famiglie meno abbienti.
Malfer
ha precisato che i voucher
sono pensati per l’acquisto di prodotti culturali come i cinema e
la musica. Servirebbe a
suo avviso un
coordinamento con la politica scolastica e con la politica culturale
per creare sinergie tra i vari servizi a
livello di sistema.
Tabarelli De Fatis
ha aggiunto che un primo aggancio con le scuole c’è comunque
già stato attraverso le
scuole musicali.
Emendamento
alla manovra anticrisi concordato con l’assessore Bisesti potrebbe
superare il ddl del Pd che chiede un sostegno straordinario alle
attività culturali.
A
proposito degli altri tre disegni di legge di cui la V Commissione
avrebbe dovuto occuparsi ma il cui esame è stato rinviato, Sara
Ferrari ha segnalato che un emendamento concordato con l’assessore
Bisesti e da inserire nella manovra anticrisi che il Consiglio
provinciale discuterà e approverà questa settimana, potrebbe
risolvere la questione del sostegno straordinario alle attività
culturali e dello spettacolo oggetto del ddl proposto da Zeni.