I lavori di questa mattina in Consiglio provinciale
Gli interventi iniziali in Aula dell’assessore Tonina, di Manica e Marini sul ddl in materia di concessioni idroelettriche
In allegato, l'ordine del giorno delle tre giornate della prima sessione di aprile
La
seconda giornata dei lavori in Aula si è aperta con una sospensione
concessa
dal presidente
Kaswlader ad
Alessio
Manica (Pd,) che
ha chiesto una
riunione delle minoranze in
merito alla trattativa
con
l’assessore Tonina sul
disegno
di legge 81
dedicato
soprattutto
al rinnovo
delle concessioni per le derivazioni idroelettriche. Al
ddl, il cui esame era iniziato ieri
al
termine della seduta pomeridiana con la lettura della relazione
introduttiva, è collegata
anche
una
norma proposta dallo
stesso
Manica insieme
a Sara Ferrari
del Pd, sempre riguardante la gestione dell’energia idroelettrica.
Al
rientro in Aula Manica
ha
riferito che “le trattative con l’assessore Tonina sono giunte ad
un ottimo punto di mediazione rispetto alla proposta delle
minoranze”. Sono
seguiti una lunga relazione introduttiva dell’assessore, che
ha illustrato anche gli emendamenti al ddl, e
gli interventi di Manica e Marini. La discussione generale prosegue
nel pomeriggio.
Tonina:
con il contributo delle minoranze, migliorato il testo iniziale.
L’assessore
Tonina
prima di presentare il ddl 81 ha ringraziato i
consiglieri di minoranza per la disponibilità al dialogo
iniziato con
loro già
durante i lavori della III Commissione e
il presidente
Ivano Job, al
quale va il merito di aver permesso
tempi
più distesi per approfondire
il tema, dal
momento che il testo
iniziale
– ha ricordato – era privo
dell’emendamento della
Giunta che
ha poi
suscitato
tanto
interesse.
Dopo una serie di audizioni e prolungando i lavori dell’organismo,
il ddl è stato migliorato con
il contributo dei consiglieri
e del Consiglio delle autonomie locali. L’assessore
ha spiegato
che
gli emendamenti definiti dopo l’approvazione
del
ddl in
III
Commissione
con 4 voti favorevoli e 3 di astensione e grazie
al lavoro
svolto successivamente,
permettono
ora
il
superamento
dell’ostruzionismo
inizialmente
minacciato dalle minoranze con il deposito di 220
ordini del giorno. L’assessore
ha segnalato che questo
ddl
affronta
diverse materie legate fra loro dal
filo
conduttore dell’ambiente e della qualità della vita della nostra
comunità. Materie
– ha proseguito – giunte a
maturazione durante
questa pandemia
che ci ha responsabilizzato
e costretto
a operare scelte non facili “e
ad
accettare anche
qualche
compromesso pur
di ottenere risultati
importanti nell’interesse del
Trentino”.
In
particolare per la parte del ddl riguardante
la disciplina del procedimento di riassegnazione delle piccole
concessioni idroelettriche e la disciplina delle grandi derivazioni
idroelettriche. Su
questo tema di
enorme
importanza – ha
sottolineato – “siamo intervenuti
in sede di Commissione con l’obiettivo di migliorare il testo
iniziale per
limitare
i profili sollevati dal Governo nel ricorso alla Corte
Costituzionale”. Per
Tonina questo ddl interrompe il protrarsi
dell’incertezza
normativa
in
materia che penalizza
l'efficienza
degli impianti e l’attività di programmazione dei
titolari
di concessione, ma soprattutto la
produzione
idroelettrica da fonte rinnovabile”.
Provvedimento
omnibus a causa di necessità contingenti.
Tonina
ha giustificato il fatto che questo ddl “è
divenuto per forza di cose omnibus solo a causa della situazione
contingente” per
cui è stato necessario introdurre norme relative anche
agli impianti termici civili, allo scarico di acque reflue
domestiche, al deposito
dei
veicoli fuori uso bonificati presso i centri di rottamazione e
al
trattamento delle acque reflue industriali. Uno
degli articoli del ddl modifica
la normativa
in materia di canoni per le utenze di acqua pubblica e di titoli a
derivare. Il
testo avvia inoltre il processo
di riforma delle Reti di Riserve, attualmente 10, realtà molto
importanti distribuite in modo
uniforme
in tutto il Trentino. Reti
di Riserve esistenti da un decennio che non
sono
enti
come i Parchi naturali, ma accordi tra enti pubblici. Il
cui limite è la precarietà derivante
anche
dalla
scadenza triennale di
questi accordi.
La riforma delle
Reti di Riserve ha l’obiettivo
di valorizzare in
modo adeguato
i
territori coinvolti. Infine
il ddl modifica la legge
provinciale sui contratti pubblici e introduce
variazioni riguardanti problematiche
di natura urbanistica ed edilizia che
impattano sulla
qualità della vita. I temi toccati sono quelli dell’allineamento
dei dati catastali e tavolari e dell’eliminazione delle barriere
architettoniche. Su quest’ultimo fronte in particolare si prevede
una semplificazione dei procedimenti autorizzativi per
favorire
maggiormente le persone disabili che hanno la necessità di avviare
al più presto gli interventi di adeguamento. Tonina
ha tenuto a sottolineare la sostanziale
omogeneità degli interventi previsti
dal ddl di cui ha poi passato
in rassegna i
contenuti.
Procedura
concorrenziale per le concessioni relative alle piccole
derivazioni.
L’assessore
ha ricordato che la Giunta aveva depositato in III
Commissione durante
l’esame del ddl un emendamento
che interviene in materia di riassegnazione delle concessioni di
piccole derivazioni d’acqua a scopo idroelettrico. La
modifica prevede una
procedura concorrenziale e disciplina
in
via transitoria i procedimenti di rinnovo in corso, sulla base di un
obbligo di disapplicazione degli articoli 28 e 30 del
Regio
Decreto del 1933 per incompatibilità con il quadro europeo e
in particolare con la cosiddetta direttiva Bolkenstein. Direttiva
direttamente
efficace
nell’ordinamento
giuridico nazionale. Tonina
ha precisato che le piccole
concessioni idroelettriche sono ricondotte all’ambito di
applicazione dell’articolo 12 della direttiva
Bolkenstein.
Ma
ha aggiunto che
a
seguito dell’obbligo di disapplicazione degli articoli 28 e 30 del
Regio Decreto n. 1775 del 1933, si pone il problema di individuare
quale sia la normativa applicabile ai casi concreti che si
presentano, compresi quelli per i quali non si è ancora concluso il
procedimento di rinnovo. Per
questo il ddl
– ha continuato Tonina – introduce
una disciplina che
assicura il rispetto del principio di certezza del diritto.
Come?
Prevedendo una procedura
concorrenziale limitatamente alle concessioni con potenza nominale
media annua superiore ai 220 kWh,
perché
questa è considerata la soglia minima
per qualificare il relativo impianto meritevole di contesa sul
mercato.
Esclusi
dalla
gara anche
le
cooperative elettriche storiche.
L’assessore
ha precisato che sono
escluse dalla disciplina concorrenziale una serie di concessioni che
non presentano caratteristiche
tali
per cui essere
soggette all’articolo 12 della Direttiva Bolkestein. Si tratta in
particolare delle concessioni per “autoconsumo”, di quelle per
usi multipli con
altro
scopo prioritario (potabile, irriguo, industriale, ecc.) rispetto a
quello di produzione di energia per l’ immissione in rete, e
delle cooperative
elettriche storiche, tutelate
perché anch’esse di autoconsumo
ed
estranee ai
meccanismi della concorrenza.
Le
medie derivazioni.
L’assessore
ha poi
illustrato
un emendamento
che
permetterà di
assegnare le concessioni di medie derivazioni d’acqua a scopo
idroelettrico a società miste. La
modifica prevede che l’assegnazione
possa
riguardare
una o più concessioni, che
il
socio privato (min 30%) sia
selezionato
con
gara
a doppio oggetto (riguardante sia lo status di socio che la
concessione) secondo requisiti e criteri di aggiudicazione stabiliti
con regolamento, e
che il
socio pubblico sia
costituito
da
Provincia,
Comuni
e loro
società.
Rinnovo
automatico per 15 o 10 anni delle concessioni scadute.
Un
altro emendamento rende
la
normativa coerente
con la
sentenza
della Corte di Giustizia del 2016 (Promoimpresa), indicati nella
recente segnalazione dell’Autorità Garante della Concorrenza e del
Mercato (AGCM). In particolare si prevede il rinnovo “automatico”
(previa valutazione di compatibilità ambientale) pari a 15 o a 10
anni delle concessioni scadute a seconda se esse sono scadute prima
o dopo la pronuncia della Corte di Giustizia. Inoltre si prevede che
la durata del predetto rinnovo può essere aumentata di massimo 10
anni tenendo conto di investimenti e contratti in essere alla fine
del 2020 nonché degli interventi richiesti dalla VIA.
Le
modifiche
per
adeguare alle richieste del governo la Lp
9 dell’ottobre scorso.
Tonina
ha segnalato anche che il ddl assolve all’impegno assunto di
adeguare alle richieste del Governo le norme della legge provinciale
9 dell’ottobre scorso, impugnata da Roma, con cui la Provincia si è
dotata di una nuova disciplina per la ri-assegnazione
delle concessioni per grandi derivazioni d’acqua a scopo
idroelettrico. Le censure
riguardavano
la violazione
delle competenze dello Stato in
materia di cessione
dei beni alla scadenza delle concessioni e la
potenziale
eccessiva restrizione della concorrenza per effetto di norme molto
dettagliate
e vincolanti. Le
principali modifiche prevedono che i beni
cosiddetti
“bagnati”
che passeranno alla Provincia a titolo gratuito saranno trasferiti
nello stato in cui si trovano, escludendo la precisazione che
dovranno essere liberi da pesi o gravami. Ed
escludono la
possibilità per la Provincia di gestire direttamente centrali nel
caso in cui vi siano
prevalenti interessi per la sicurezza dei territori a valle. Resta
salva
per la Provincia la facoltà di non mettere a gara impianti qualora
sussistano questi
interessi
prevalente.
E i
provvedimenti con cui saranno valutati gli interessi prevalenti o
concorrenti ad un diverso uso delle acque, da svolgere prima
dell’avvio delle gare, saranno comunicati anche al Ministero delle
Infrastrutture. Le
modifiche stabiliscono poi che la modalità
ordinaria di assegnazione delle concessioni sarà la gara, ma non si
escludono le altre forme, altrettanto legittime, della società mista
(che, eventualmente potrebbe essere assimilata alla suddetta forma
ordinaria) e del Partenariato
Pubblico
Privato.
Modalità
che
in ogni caso prevedono lo svolgimento di procedure ad evidenza
pubblica per la scelta del partner privato. Tonina
ha aggiunto di aver concordato con il consigliere Manica
l’approvazione
di un emendamento che aggiunge quale modalità ordinaria di gestione
anche la gara, per l’individuazione del socio privato della società
a capitale misto pubblico – privato.
Manica:
questo è il più importante passaggio della legislatura.
Alessio
Manica (Pd)
ha esordito
evidenziando che “dal
punto di vista normativo questo
ddl è il
passaggio più importante dell’intera legislatura, perché
si sta parlando
dell’acqua, bene demaniale per eccellenza e
risorsa
decisiva
del nostro territorio
anche
in rapporto al cambiamento
climatico che stiamo vivendo”. Il
consigliere ha poi snocciolato alcuni dati che dimostrano la
rilevanza del tema: 17
grandi concessioni
idroelettriche
caratterizzate
da 34
centrali di
produzione, 161 opere di presa (13 grandi dighe, 4 piccole dighe, 9
piccoli invasi), 306 km di canali/gallerie, 19 km di condotte
forzate, 4 laghi naturali regolati (Molveno, Ledro, Cavedine,
Toblino), per un totale di 240
milioni di euro
di valore vendita della produzione (fatturato). Si sta parlando di
una una potenza
elettrica
nominale di 505.236
kWh (al netto del DMV). Gli enti locali trentini sono assegnatari di
una parte rilevante delle concessioni a derivare di potenza inferiore
a 3.000 kWh sia direttamente come Comuni e Comunità sia tramite
società controllate e/o partecipate. Si tratta di circa un terzo
delle derivazioni e dei titoli considerati (circa 230 concessioni)
scaduti o in scadenza, con un utile che, se si considera
complessivamente una produzione annua di energia interno ai 20
milioni di euro, potrebbe aggirarsi intorno a circa 7 milioni di euro
all’anno, senza considerare le diverse forme di incentivo che se
applicate alla tariffa sono in grado di triplicare questi valori.
Insomma, ha commentato Manica, “l’impatto
economico sul nostro territorio – ha
osservato – è molto
elevato”. E
oggi il Consiglio
si trova ad affrontare per la prima volta il tema dei rinnovi,
soprattutto delle grandi concessioni. A
suo avviso oggi
“forse molte piccole
concessioni non sono più necessarie, anche
perché
nate con
finalità finanziarie speculative
dopo che lo Stato aveva introdotto dei
premi esagerati
per i
kWh
prodotti. Con
il risultato che si è “tirato
il collo ai nostri torrenti”.
Inaccettabili
provvedimenti omnibus come questo.
Quanto
al percorso
compiuto dal
ddl,
per
il consigliere “peggio
di così non si poteva fare”. E
ciò
“spiega
la
dura reazione delle minoranze”.
Il tema del rinnovo delle concessioni piccole
e grandi “è
arrivato alla garibaldina in III
Commissione
perché il ddl 81 trattava di tutt’altro e l’emendamento
della Giunta in materia è
arrivato a
provvedimento già
aperto”. Emendamento
sconosciuto
sul quale le
minoranze hanno chiesto tempi
adeguati di discussione per non andare al voto
in
pochissimi giorni come voleva la Giunta. Per
questo
le opposizioni hanno voluto bloccare
i lavori della Commissione mettendo
subito sul tavolo
200 emendamenti.
E
per questo gli
stessi soggetti consultati,
imprenditori
in particolare, si
sono rifiutati di esprimersi in tempi
tanto stretti.
Manica
ha rivolto anche
una
critica al presidente del Consiglio Kaswalder perché
“un
tema
come
questo del rinnovo delle concessioni idroelettriche meritava un
ddl a se stante. Non sono accettabili ddl come
questo, con
dentro di
tutto un po’,
dall’energia
idroelettrica al
catasto: ne va
della serietà del lavoro da svolgere in Commissione”, ha
tuonato il consigliere.
Le
scadenze offrono l’opportunità di una ri-pubblicizzazione.
Cosa
c’è in gioco? Sia sulle grandi che sulle piccole concessioni la
Giunta, prima delle pressioni esercitate
dalle minoranze
con gli emendamenti e gli odg depositati,
ha affrontato questi temi imboccando
la strada
più tutelante, più semplice e meno complessa: quella di codificare
al meglio come andremo a gara sulle grandi derivazioni
e
come cerchiamo di parare i colpi sulle piccole. E
questo mentre per Manica oggi occorrerebbe ribaltare
completamento la visione imboccando
strade
innovative, ad esempio con una
maggiore
ri-pubblicizzazione del governo della
risorsa idrica.
Ora gli emendamenti presentati – ha
proseguito – permettono di
scegliere la modalità
più
adatta. Si
tratta di evitare il rischio di
non cogliere le opportunità
che di fronte alle scadenze
la
Provincia può utilizzare.
Perché
se da un lato il percorso della gara
è
giuridicamente ineludibile,
dall’altro
è
molto poco definito sia a livello nazionale che europeo. Altre
Regioni non
stanno disciplinando
le
medie concessioni. Mentre
le grandi concessioni
60
anni fa erano
considerate interesse
nazionale per lo sviluppo del Paese, le
piccole
erano ritenute
linfa
economica ed energetica per i territori, per
i Comuni che disponevano di centraline, ecc.
Tanto
più che gli altri
Stati europei che sfruttano l’acqua a scopo idroelettrico stanno
tutt’altro che correndo nel mettere a gara le proprie concessioni.
Nel
Trentino – ha protestato Manica – siamo più
realisti del re pur
di assicurare il
rispetto della concorrenza. Ma
l’acqua è
un bene pubblico demaniale per eccellenza e non può essere
schiacciato dall’attuazione della Bolkenstein.
Solo per
l’ansia di risolvere la questione amministrativa delle concessioni
scadute, si pianta un paletto che
rischia di costare molto
al
Trentino.
Altro aspetto sottolineato da Manica: l’attenzione alla necessità
di mettere al sicuro le risorse dei Comuni che hanno la fortuna di
avere concessioni idroelettriche. Si
tratta di 230
concessioni solo un terzo delle
quali in
mano ad enti pubblici. I
due terzi sono di privati. La Giunta, secondo il consigliere, non può
fingere di non vedere che nella rete a strascico per il rinnovo delle
concessioni si
garantirebbero
per
20 anni solo
i due terzi,
costituiti
dalle concessioni
private, drogate spesso dallo Stato a beneficio
di
operazioni speculative. Tutto
questo graverà
fortemente
sul
futuro dei nostri Comuni. Per
Manica, insomma, questo ddl
abdica a un esercizio dell’autonomia. “Che originalità e
autonomia c’è – ha
concluso – nel cercare
di codificare al meglio la gara per il rinnovo delle concessioni
idroelettriche anziché
riservarsi
la possibilità di utilizzare tre strade:
la
gara,
la
società
mista e il
partenariato?
Perché
autolimitarsi negli
strumenti che la stessa legge ci concede?”
Marini:
recuperare
la consapevolezza etica del rapporto uomo-ambiente.
Alex
Marini (Misto)
ha
detto di ritenere indispensabile cogliere l’occasione, di fronte ad
un disegno di legge importante come questo, avviarsi verso una
revisione complessiva del nostro modello di sviluppo. “Viviamo
nell’era dell’antropocene in
cui l’uomo
sta modificando le caratteristiche del pianeta mettendo a rischio la
sua
stessa esistenza.
Si continua
a ragionare
con
la
logica
dello
sfruttamento
delle risorse naturali che
arreca gravissimi danni all’ecosistema ad esempio
con l’emissione nell’aria di miliardi di tonnellate di anidride
carbonica”. Danni che per
Marini si
notano anche nel Trentino con l’ormai
prossima scomparsa
dei ghiacciai e
conseguenze
sulla disponibilità di acqua, quindi sulle derivazioni
idroelettriche. Il problema è l’appropriazione
delle
risorse
naturali per un consumo eccessivo
di
quel che la terra mette a disposizione. Serve
quindi un ragionamento etico che permetta di assumersi precise
responsabilità
collettive
ma soprattutto – ha insistito il consigliere – di acquisire una
precisa consapevolezza come cittadini dei comportamenti da adottare
per invertire la rotta. Questa
legge provinciale
riguarda
l’energia ed
è
quindi molto importante per
iniziare
a ragionare sulla
complessità del sistema
in cui viviamo e arrivare
a dare
risposte
che
orientino ad un futuro
sostenibile.
Occorre
insomma
cambiare
l’attuale modello di sviluppo che è evidentemente sbagliato.
Secondo
Marini dobbiamo recuperare
la coscienza di
quanta energia stiamo consumando, del
come e
del
perché.
I
nostri nonni – ha
ricordato – avevano questa
consapevolezza e
si limitavano a
soddisfare in modo
diretto i loro
bisogni
umani senza
alterare gli equilibri naturali.
Tenere
maggiormente in considerazione la questione ambientale.
Per
Marini è questa preoccupazione
etica che
ha spinto le minoranze ad intervenire
in Commissione per
modificare questo ddl, contro l’ansia di disciplinare in fretta,
per ritagliarsi uno
spazio adeguato
e chiedendo di consultare i soggetti interessati.
Marini
ha ricordato come le stesse osservazioni
tecniche del Consiglio provinciale abbiano
evidenziato
che questo
ddl
è del
tutto anomalo
per la disomogeneità delle norme. Oggi sono state aggiunte altre
norme
che
riguardano anche gli appalti.
Questo ddl è estremamente disarticolato e disomogeneo. C’è quindi
un problema di metodo. Marini ha comunque
ringraziato
l’assessore Tonina per la
disponibilità
dimostrata a
migliorare il provvedimento, anche
se a fronte dell’ostruzionismo minacciato dalle opposizioni. La
questione ambientale, secondo
il consigliere, non
è stata sufficientemente tenuta in considerazione dalla
Giunta nella
definizione dei criteri per il rinnovo delle concessioni e della
destinazione dei canoni ambientali. Ora
le minoranze sono tuttavia riuscite ad
ottenere qualcosa
di importante.
A
questo punto si tratta di perfezionare gli interventi
di modifica. Ad
esempio introducendo un vincolo
forte nell’utilizzo dei canoni per finanziare interventi di
ripristino di funzionalità ecologica dei corsi d’acqua. Perché
lo sfruttamento
di qualunque corso d’acqua causa importanti
danni
all’ecosistema.
Secondo
Marini negli
emendamenti andrebbe
anche inserito un riferimento
esplicito
all’Agenda
20-30, citando alcuni obiettivi del documento. Marini
chiede
che la Giunta incarichi l’Università
di produrre nuovi modelli di
gestione dell’energia che prendano spunto dalle migliori esperienze
già realizzate in altri Paesi europei.
Marini
ha infine richiamato l’esigenza di adottare in questo ddl la
clausola
valutativa per
giudicare a distanza di un triennio l’impatto di questa nuova
legge. E questo attivando il Tavolo
valutativo
delle
politiche pubbliche istituito
nell’ambito del Consiglio
provinciale. Meglio
se prevedendo la partecipazione e il contributo delle comunità
locali.