In streaming la conferenza di informazione di oggi sull'uso sostenibile dei fitofarmaci
Agricoltura bio per la salute delle persone e dell’ambiente
In allegato, la registrazione della conferenza su Youtube e i testi delle relazioni
Si è svolta oggi ed
è stata accessibile a
tutti in
diretta streaming
sul canale Youtube del Consiglio provinciale, la conferenza di
informazione sul
tema dell’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari
nell’agricoltura trentina. Introducendo
l’incontro, moderato
da Rodolfo
Ropelato, il
presidente Walter
Kaswalder ha
ricordato che l’iniziativa nasce da una
proposta che gli
era stata rivolta
dal
dottor Salvatore
Ferrari e
poi fatta
propria
dall’Ufficio di presidenza e
dai capigruppo, visto
che il regolamento
interno che prevede di fornire ai consiglieri informazioni e
conoscenze utili alla loro attività su argomenti di rilievo
legislativo
provinciale e politico generale.
E questo lo è certamente. Kaswalder
ha indicato nella conferenza una
preziosa “occasione
di approfondimento di un settore storicamente molto importante per il
nostro Trentino, i cui risvolti oltre ad essere economici interessano
aspetti tanto importanti quanto delicati come la salute e
l’ambiente”. L’intenzione
del Consiglio – ha proseguito – è di offrire
informazioni e indicazioni su come migliorare il rapporto tra
agricoltura e salute, presentare un quadro dell’impatto ambientale
dei prodotti fitosanitari sulle acque, dar conto dello sviluppo
dell’agricoltura biologica in Trentino e su cosa è stato fatto per
l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, ma
anche riflettere sulle
strategie per qualificare la filiera agroalimentare coniugando
ambiente, economia ed etica. Si
tratta insomma di “una
sfida
rilevante
anche
per il Trentino”, ha
concluso Kaswalder.
Salvatore
Ferrari: serve
una governance per l’attuazione del Pan.
L’ideatore
dell’incontro,
Salvatore Ferrari, ha
illustrato
le
ragioni della conferenza. La
richiesta nasce dalla esigenza di fare il punto sull’applicazione
in Trentino del piano nazionale sull’uso
dei prodotti fitosanitari (Pan)
adottato
nel 2014 in Italia sulla base di una direttiva del 2012. Ferrari
ha ricordato
i
cinque obiettivi generali indicati dal Pan per ridurre
i rischi e gli impatti dei prodotti fitosanitari sulla salute umana,
sull'ambiente e sulla biodiversità: promuovere
l'applicazione della difesa integrata, dell'agricoltura biologica e
di altri approcci alternativi; proteggere gli utilizzatori dei
prodotti fitosanitari e la popolazione interessata; tutelare i
consumatori; salvaguardare l'ambiente acquatico e le acque potabili;
conservare
la biodiversità e tutelare gli ecosistemi. Ecco
perché la domanda
alla
quale la
conferenza deve rispondere è:
quale governance provinciale per l’uso sostenibile dei prodotti
fitosanitari nel Trentino? Occorre potenziare i progettiui
di sorveglianza, programmare la produzione integrata per ridurre i
trattamenti chimici, individuare misure urbanistiche
per
fissare fasce di rispetto, rivedere i sistemi di controllo a livello
comunale, evitare la trasformazione di aree a bosco o pascolo in aree
agricole a produzione intensiva, attivare spazi pubblici di confronto
su questi
temi
con
tutti i portatori di interesse. L’Appa nel nono rapporto sullo
stato dell’ambiente del Trentino ha chiesto azioni che in parte
sono già in atto mentre altre attendono l’attivazione.
L’assessora
Zanotelli: in Trentino puntiamo all'agricoltura di qualità.
dell'Assessore
all'agricoltura, foreste, caccia e pesca Giulia
Zanotelli ha
ricordato che su
questo tema la
Provincia ha
avviato e attuato iniziative
che hanno coinvolto tutti
i
soggetti del mondo agricolo e sottolineato il ruolo importante della
Fondazione Mach (Fem).
Ha
evidenziato anche la lotta alle fitopatie
come la cimice
asiatica e la drosophila,
attuate
con
l’utilizzo di un insetto antagonista, e
sottolineato che la
ricerca deve
poter lavorare su questi problemi con
tutto
il tempo di cui ha bisogno.
Importanti sono anche
i
disciplinari introdotti
dalla Provincia sulla produzione
integrata. Per
Zanotelli nel nostro territorio anche in ragione della sua orografia
la qualità va sempre anteposta alla quantità.
Per
questo occorre
prestare attenzione a temi
come quello di questa conferenza di informazione da parte
del mondo agricolo e non solo. L’assessora
ha concluso evidenziando la volontà della Provincia
di
rafforzare
la formazione delle aziende agricole di pari passo con la Fem e le
associazioni del mondo agricolo: tutte
le
azioni messe in campo
vanno
in questa direzione.
Le
relazioni.
Patrizia
Gentilini:
anche
minime quantità di pesticidi danneggiano la salute.
La
prima ad
intervenire è stata la dott.ssa
Patrizia
Gentilini,
medico chirurgo specialista in oncologia ed ematologia e
rappresentante del Comitato scientifico dell’associazione Medici
per l’Ambiente Isde Italia, che ha
spiegato come
si
debba
e si possa migliorare
il rapporto tra agricoltura e salute. L’associazione
Medici per l’Ambiente – ha
esordito – mette a
disposizione dei decisori politici le conoscenze che provengono dalla
comunità scientifica sulla prevenzione primaria. La prevenzione
primaria vuol dire agire sulle cause delle malattie riducendo
l’esposizione delle persone e della popolazione alle sostanze
tossiche. Parlare di agricoltura è per questo molto importante. La
Lancet
Commission
ha dedicato uno studio sul “cibo nell’era dell’antropocene”,
che dimostra come la produzione di cibo minacci gli ecosistemi e la
stessa vita sulla terra. E indica che occorre ridurre la
produzione di CO2 che causa i cambiamenti clima-alteranti.
L’agricoltura secondo
Gentilini può
diventare la chiave di volta per la soluzione di
questi problemi
enormi legati
al rapporto
tra ambiente e salute. I dati più recenti dell’Ispra mostrano che
la Pat è al secondo posto in Italia dopo il Veneto per l’utilizzo
di prodotti fitosanitari, con
1.254 tonnellate, pari
a 54 chili per ettaro. Si tratta di principi attivi. Esiste una
diversa tossicità tra principio attivo e formulato commerciale. In
quest’ultimo sono presenti decine di altre sostanza che rendono il
prodotto finale molto più pericoloso del solo principio attivo. E
questo è stato dimostrato per il glifosate. Queste
sostanze immesse nel territorio e disperse nell’ambiente
contaminano tutto il sistema circostante, senza
che
vi sia la possibilità di controllarne la diffusione. L’Ispra
mostra che nel Trentino sono state trovate
130
sostanze, sopra la media nazionale,
nel 52%
delle acque superficiali. Si
tratta di sostanza
altamente nocive come l’atrazina.
Fortunatamente
invece nelle
acque sotterranee non sono stati
trovati pesticidi.
Se la contaminazione arriva nelle acque profonde come è accaduto nel
bacino del Po, viene
meno la degradazione
e il contaminante inquina in maniera irreversibile. Occorre
quindi evitare
che ciò
accada
in
Trentino.
La deriva dell’utilizzo
dei prodotti fitosanitari arriva purtroppo
fino a 10 km di
distanza e
sostanze inquinanti sono state trovate anche nei ghiacciai. Ai
fitosanitari sono esposti innanzitutto
gli
stessi agricoltori
che li utilizzano e le
loro
famiglie, ma anche i
semplici
passanti. Vi è una strettissima connessione tra le aree agricole
intensamente coltivate e il tessuto urbano. Si valuta che sul
bersaglio finale che queste sostanze colpiscono
arriva
solo lo 0,1% della sostanza irrorata: tutto il resto si disperde. Ciò
significa che
esiste una contaminazione molto importante e dimostrata per
l’esposizione residenziale a
queste sostanze
utilizzate in agricoltura. L’esposizione residenziale ha indagato
rischi per persone che abitano fino a 8 km di
distanza.
E
ha rilevato un
aumento
della
mortalità per morbo
di
parkinson, abortività spontanea,
malformazioni, tumori infantili, danni al neuro-sviluppo con calo del
quoziente
cognitivo e disturbi dello spettro autistico. In Val di Non su 34
individui sani è
stata riscontrata nelle urine
e nel sangue la presenza di 10 tra pesticidi e funghicidi in
quantità diverse a seconda dei periodi in cui sono avvenuti i
trattamenti.
I
fitosanitari nell’organismo
riducono
la capacità
di riparo enzimatico e quindi le
difese
nel nostro dna. Vi
sono individui
in buona salute che
non
hanno immediati disturbi a
causa di questa esposizione
che
nel tempo accresce però la
loro fragilità riducendo
le difese immunitarie.
Insomma
per Gentilini la salubrità dell’ambiente
è determinante per
permettere di vivere una
vecchiaia in buona salute. Un
ambiente inquinato riduce infatti
i meccanismi fisiologici indispensabili
al mantenimento
della salute. Da
un altro
studio recente realizzato
dall’università
di Firenze è
emerso che nelle persone residenti vicino ad aree
coltivate
con l’agricoltura
intensiva
i
casi di Covid-19 sono stati 134
ogni
100
km2 mentre
sono risultate affette dal Coronavirus 49
persone
nelle zone nonn coltivate con agricoltura
intensiva. Dunque
l’esposizione
a queste sostanze altera i meccanismi di difesa dalle malattie,
compreso il Covid-19.
Non
basta tener conto dell’esposizione
per via alimentare: occorre
tener
conto anche
dell’esposizione
per via residenziale a varie sostanze inquinanti. Il
concetto
di esposoma
indica proprio
la necessità di prendere in considerazione tutte
le sostanze a cui siamo esposti nel corso della nostra vita. Quanto
ai residui
di pesticidi entro i limiti di legge, Gentilini
ha segnalato che gli alimenti
nei
quali i prodotti fitosanitari li superano
sono solo poco più dell’1 per cento. Ma
il problema sta nel fatto che anche quando queste
sostanze sono presenti a livelli bassissimi, non ci si può
considerare affatto
al
sicuro, perché le indagini più sofisticate dimostrano l’alterazione
di centinaia di geni a
causa di un
cockteil di pesticidi che entrano
nell’organismo attraverso i cibi. Delle cavie
alimentate con un cockteil di pesticidi e funghicidi
presenti nelle mele hanno presentato nel lungo periodo un
aumento
di
casi di diabete,
obesità e malattie epatiche. Gentilini
ha poi sottolineato come il principale bersaglio
dell’inquinamento da
sostanze fitosanitarie sia il
microbiota intestinale umano.
Il microbiota è il filo rosso che ci unisce all’ambiente alterato
dall’attività umana. E ha un ruolo chiave nel nostro stato di
salute e di malattia. Le
modifiche
del
microbiota sono strettamente correlate a quell dell’ambiente
che ci circonda e
hanno
conseguenze molto gravi sulla salute umana, provocando cancro,
diabete ecc. I pesticidi inducono una alterazione dei
lipopolisaccaridi. Il glifosato, come dimostra una ricerca su bambini
autistici, altera gravemente il
microbiota intestinale.
I pesticidi sono inequivocabilmente tra
i fattori
di maggiore rischio per la salute umana, perché entrano nel nostro
corpo attraverso l’aria, la
pelle e
il cibo. E colpiscono la trasmissione nervosa e l’integrità del
nostro genoma. L’essere
umano è co-evoluto
con
tutte
le altre forme
di vita. In certe fasi della vita i
pesticidi assunti anche
a dosi bassissime
possono causare patologie molto importanti. Per
le sostanze
che
alternano le funzioni ormonali non esistono limiti al di sotto dei
quali non vi siano effetti. Uno
di questi è la drastica diminuzione
della fertilità nei maschi perché
i
pesticidi uccidono
gli spermotozoi.
Gentilini
ha infine evidenziato come l’incidenza del cancro in Italuia sia
mediamente più alta che nel resto del mondo.
Rispetto
ad una
media intenazionale
di
140 casi all’anno
di tumore nei bambini da 0 a 9 anni, l’Italia supera i 200 casi. E
ha segnalato in particolare quanto l’esposizione
ai
pesticidi durante
la vita fetale incida
sul neurosviluppo
dei
bambini e
causi
malformazioni
fetali. La
vulnerabilità riguarda in particolare il
sistema nervoso in via di sviluppo: il cervello del
bambino è
delicatissimo e inizia la propria evoluzione appena
dopo
il concepimento. E
i
prodotti fitosanitari causano gravi deficit cognitivi e
comportamentali. Le risonanze sull’esposizione
delle
urine
della madre a tali sostanze mostrano
che si verificano alterazioni
di specifiche aree cerebrali dei bambini in gravidanza. Il cervello
dei bambini è nelle nostre mani. Gentilini
ha evidenziato che “esiste
una sola salute” e
come non sia possibile
pensare
di
essere sani se non viviamo in un ambiente in cui le altre forme di
vita sono rispettate. “Tutto deve viaggiare in un sistema coerente,
in simbiosi, con un saldo legame le
varie forme
di vita”. Il microbiota umano
dimostra
che abbiamo bisogno di vivere in questo
equilibrio
e che
dall’agricoltura
dipende
il cambiamento
di cui abbiamo estremo
bisogno.
Tantissimi studi dimostrano come al
consumo
di alimenti biologici si
associno vantaggi
documentati per la salute umana. “L’uso sostenibile dei
fitosanitari – ha
concluso – è di
farli diventare inutili, perché sempre anche
una
minima quantità di queste sostanze finisce
nell’ambiente.
Occorre quindi
puntare
all’agrobiologia, contemperando
produzione
agricola,
salute
delle persone e dell’ambiente. Questo è il momento in cui avere il
coraggio di cambiare. Saranno soprattutto i bambini a ringraziare di
questo”.
Rispondendo
a una domanda del consigliere Zanella
sul possibile legame tra prodotti fitosanitari e alto numero di
patologie autoimmuni che si rilevano in Trentino, Gentilini ha
ricordato che anche l’elevata incidenza del melanoma in questo
territorio che può derivare dall’esposizione a
queste
sostanze.
Canepel:
la
qualità delle acque peggiora solo laddove l’agricoltura è
intensiva.
La
dott.ssa
Raffaella
Canepel,
dirigente
del
Settore qualità ambientale della
Provincia
autonoma di Trento (Pat),
ha
analizzato
l’impatto ambientale sui corpi idrici dei fitofarmaci utilizzati in
agricoltura.
Ha
ricordato per questo l’attività
di monitoraggio dei corpi idrici svolta dall’Appa in base alla
direttiva quadro acque dell’Ue. Nel Norditalia vi sono autorità
distrettuali di bacino che governano gli usi e la qualità delle
acque. Il Trentino per le acque è afferente in parte al bacino
padano. Per governare dal punto di vista qualitativo le acque vi è
un piano di tutela apposito, che
è
lo strumento con il quale la Pat organizza le attività conoscitive
per imporre certe misure se determinati obiettivi di qualità non
vengono raggiunti. Per questo avviene il monitoraggio delle acque. I
corpi idrici nel Trentino sono 412 e
a
ciascuno è attribuito un giudizio di qualità per raggiungere uno
stato qualitativo buono a seconda degli orizzonti temporali, l’ultimo
dei quali è
indicato per il 2027.
Entro quell’anno
dovremo
raggiungere uno stato di qualità buono, altrimenti occorrerà
mettere in atto una serie di azioni. Le reti di monitoraggio
istituzionale permettono di tener conto degli scarichi e quindi
dell’impatto sulle acque dell’industria, dell’agricoltura e
dello sfruttamento idroelettrico, perché
le
centrali generano una sottrazione idrica che talvolta può causare
dei
problemi.
Una volta acquisito il quadro conoscitivo si indivuda
ciò che impedisce
di raggiungere uno
stato
di qualità buono delle acque. L’indagine prevede analisi chimiche
tradizionali di laboratorio dei campioni d’acqua e analisi
biologiche. Si raccolgono organismi presenti nei corsi d’acqua e a
seconda della tipologia si comprende la qualità delle acque. Le
analisi biologiche prevedono una raccolto di campioni di organismi,
larve ed insetti. A
queste analisi si aggiunge quella ittica
per
definire un
quadro
biologico
completo e
capire
se la qualità è sufficiente a seconda che permetta o
meno la
sopravvivenza di un ecosistema diversificato. Ogni 6 anni il piano di
tutela delle acque viene rinnovato. Oggi i due terzi delle acque del
Trentino si
trova in
uno stato ecologico buono e il 16% è in stato elevato buono, il che
significa che anche la vegetazione e il fondo dei corsi d’acqua
sono
inalterati.
La parte rimanente è invece in sofferenza. La mappa a livello
provinciale racconta l’ottima qualità dei territori montani,
mentre i territori come la Val di Non, la Valsugana, il Bleggio e
l’Asta dell’Adige sono caratterizzati da agricoltura intensiva
che le acque registrano. Dove vi è un intenso sfruttamento della
risorsa territoriale agricola, questo viene letto nella qualità
delle acque. Dal
2015 il piano
di tutela delle acque prevede misure
e
numerose
azioni volte
a migliorarne
la
qualità, ascrivibili al comparto agricolo. Spesso la
causa è una
depurazione non perfetta come accade
ad
esempio in territori come la Val di Non, in
cui ci si avvale di Imhoff.
Per questo si
prevedono nuovi impianti a
Cloz e Caldes che miglioreranno la situazione. Molto
importanti sono stati gli accordi
di programma sottoscritti
nel
2015 e nel 2017 con le
associazioni
di categoria – Apot, Consorzi Vini del Trentino e Fem – che hanno
introdotto
modalità
operative tra
gli aricoltori con cui sono stati raggiunti risultati
interessanti. Ad
esempio con l’eliminazione di alcuni insetticidi
nel 2017 che non si trovano più nelle acque. Si sta lavorando anche
per
evitare
la concentrazione
di fitofarmaci migliorare
il lavaggio
di mezzi agricoli consortili. Otto corpi idrici che
erano
in un
cattivo stato
di qualità cattivo grazie
all’accordo
di programma sono stati sanati. Il
trend
appare
positivo.
Anche
a proposito dei caricabotte
(zona
dove si dovrebbe caricare solo acqua nell’atomizzatore evitando
un
collegamento diretto con la rete delle acque bianche),
Caneppel ha spiegato che
tutte
le situazioni critiche sono state individuate, gestite e messe in
sicurezza. Una delibera dedlla
Giunta provinciale ha fissato linee
guida per la realizzazione dei nuovi caricabotte e l’adeguamento di
quelli esistenti. Anche
il lavaggio
dei mezzi agricoli è
stato messo in
sicurezza dopo
che nelle acque
bianche erano stati rilevati principi attivi. Per questo è stato
prescritta la realizzazione di centri recintati di raccolta delle
acque di lavaggio per evitarne la dispersione nei campi.
Lucia
Coppola
ha
messo l’accento sulla necessità della prevenzione della salute
riducendo i pesticidi specialmente in
Val di Non. Paolo
Zanella
ha apprezzato il quadro fornito da Caneppel che ha mostrato la
diversa presenza di fitofarmaci nelle acque a seconda della presenza
o meno dell’agricoltura intensiva sul territorio. Sia Coppola che
Zanella hanno osservato che sarebbe importante conoscere i dati
sull’impatto che sulla salute hanno queste sostanze.
Alberto
Giacomoni: l’agricoltura
biologica tra crescita e difficoltà.
Il
dottor Alberto
Giacomoni,
dirigente
del
Servizio
sviluppo rurale della
Pat, ha
fatto il punto sullo sviluppo
dell’agricoltura biologica in Trentino. L’agricoltura
biologica – ha spiegato – è un sistema globale di gestione
dell’azienda agricola con l’applicazione di criteri rigorose per
il benessere degli animali e risposta alla domanda dei consumatori.
In
sintesi, l’agricoltura biologica
è un metodo di produzione di
alimenti
con sostanze e processi naturali senza prodotti chimici di sintesi
come i diserbanti. Tutti i fitofarmaci derivano da materie prime già
presenti in natura. Obiettivo:
mantenere
la biodiversità e conservare equilibri biologici insieme alla buona
qualità delle acque. Si punta al benessere degli animali e a
rispettarne
le esigenze.
Un
prodotto
segue le norme dell’agricoltura bio se
rispetta
la normativa europea, risponde a certe caratteristiche e offre
garanzie di sicurezza al consumatore. A
differenza di quella biologica, la produzione
agricola integrata non ha una vera e propria definizione e può
essere disciplinata anche a livello locale. Nella nostra provincia il
biologico si è sviluppato molto
e
dal
2009 al
2018 fino
a raddoppiare.
Il settore viticolo presentava
nel
2009 153 ettari bio e ora siamo arrivati a 1.228 ettari. Nel settore
frutticolo il Trentino è passato da 240 ettari nel 2009 ai più di
1.000 ettari attuali. Il
trend è quindi favorevole
al bio e
fa ben sperare per il futuro. Anche
gli operatori
biologici sono
passati da 400
nel 2009 e agli
attuali 1.400,
di cui 1.200 sono agricoltori in prima e seconda fascia e
anche i trasformatori
sono aumentati anche
se di poco.
Questo incremento dell’agricoltura biologica deriva da una naturale
evoluzione del mercato e da una maggiore
sensibilità
che la popolazione e gli operatori del settore agricolo hanno per
queste pratiche produttive. Ma derivano anche da aiuti e politiche
incentivanti che la Provincia ormai da anni promuove. Al
riguardo Giacomoni ha citato il piano
di sviluppo rurale, programma di investimenti settennale esistente
dal
2000, che
prevede
una serie di interventi attivati dalla Pat per
spingere gli agricoltori verso il bio. E ha elencato i diversi premi
introdotti con le misure comunitarie per sostenere sia la conversione
delle aziende verso l’agricoltura biologica sia il mantenimento di
questo sistema. Dal
canto suo la Provinia favorisce anche la certificazione delle aziende
agricoli che rispettano gli standard
biologici, contribuendo
fino
al 90% della
spesa. Infine Giacomoni ha segnalato le criticità che ostacolano la
diffusione dell’agricoltura biologica. La
prima è la polverizzazione delle aziende sul nostro territorio,
mentre
servirebbero un corpo
unico che eviti le
contaminazioni
dei prodotti bio
dovute
alla contiguità con i terreni di aziende che producono con metodi
tradizionali. Altre
difficoltà
per l’azienda biologica sono
costituite dalla monocultura
e
dalla buona remunerazione di cui gode la
produzione tradizionale. Infine
la produzione biologica richiede più manodopera con una
professionalità
diversa
e particolare, perché ad esempio occorre sapere quali insetti utili
impiegare al posto dei prodotti fitosanitari. Sta però per entrare
in vigore un nuovo regolamento
848, che
scatterà con il 2022,
che
assoggetterà nuovi
settori ala
produzione
bio, ad
essempio il
miele, e
introdurràà la
possibilità di certificazioni di gruppo e sui prodotti finali come
il vino bio. Infine molto importanti per la nostra realtà sono le
produzioni parallele con
deroghe temporanee per le azienbde in conversione, per
cui nella stessa potranno
coesistere
produzioni in parte bio e in parte no. Ultimo aspetto: i
biodistretti, aree
geografiche
in
cui tutti condividono
l’impegno per una gestione
sostenibile delle risorse locali. Sulla
base del concetto che l’agricoltura
bio non è solo un metodo di produzione ma un modo di gestire tutto
un territorio. Distretti
biologici in Trentino di questo tipo esistono in Valle
di Gresta, a
Trento-Valle
dei Laghi e nell
Vanoi.
Coppola
ha
sottolineato che
anche
l’agricoltura bio ha riscontri economici notevoli. Quanto alla
manodopera
qualificata
nel
bio potrebbe offrire
opportunità lavorative ai giovani
interessati al
settore.
Coppola ha citato anche
le
13.000 firme raccolte per chiedere che il Trentino diventi un
territorio interamente bio.
Martinelli:
Trentino
all’avanguardia in Italia nell’uso sostenibile dei fitofarmaci.
Il
p.a.
Renato
Martinelli,
del
Servizio
agricoltura della
Pat ha
illustrato quel che è
stato fatto per un uso sostenibile dei prodotti fitosanitari in
Trentino. Il
Pan disciplina
le varie
fasi
che permettono di raggiungere i sei obiettivi evidenziati da
Salvatore Ferrari. Martinelli
ha raccontato come il Trentino
stia
adottando le nuove regole
per
l’uso sostenibile dei fitosanitari in agricoltura. E come questo
processo si sia già ampiamente compiuto. A partire dalla formazione
di
tutti
gli operatori coinvolti
nella filiera,
dai produttori ai rivenditori tenuti
ad acquisire una
specifica abilitazione. La Provincia aveva già un sistema di
formazione consolidato che ha permesso di far fronte a tutte le
richieste formative. Ad esempio i produttori biologici a
partire dal 2015
hanno
acquisito la specifica abilitazione per le loro aziende e ora il
Trentino vanta
un primato in Italia: vi
è infatti un’abilitazione per azienda agricola.
Ottimi
risultati sono stati raggiunti anche nel settore del controllo
funzionale
delle
attrezzature e
dei trattori per
la distribuzione del giusto quantitativo di miscela di
prodotti fitosanitari per
ettaro. Altro aspetto che contraddistingue la Provincia è la
dotazione di ugelli antideriva e
l’assenza di irrorazione aerea, vietata dal Pan tranne in casi
eccezionali. Nel caso di campi,
frutteti
o
vigneti
collocati nelle vicinanze di siti
sensibili come parchi, scuole, ospedali, ecc, il
Pan prescrive una
fascia di rispetto di 30 metri, riducibile a 10 nel caso in cui
vengono adottate misure di mitigazione. Questo a livello nazionale. A
livello provinciale
nel
2017 si è andati molto oltre introducendo vincoli aggiuntivi che
sottopongono a tutela anche gli edifici privati e le relative
pertinenze,
con
fasce
di rispetto maggiori, limiti orari e
di utilizzo di
atomizzatori a cannone. Questo regolamento provinciale,
emanato
in accordo con il Consiglio delle autonomie locali,
ha superato i singoli
regolamenti comunali diversi uno dall’altro. Quanto
alla manipolazione,
allo
stoccaggio
prodotti fitosanitari e
ai trattamenti
di
imballaggi
e rimanenze, qui
il
Pan fissa regole che gli agricoltori trentini non hanno avuto
difficoltà a rispettare grazie ai corsi di formazione e
aggiornamento organizzati ogni anno
per
loro dalla Fem. Il Trentino si distingue da altre regioni italiane
anche
per
un accordo di programma del 2018 sulla
gestione
dei rifiuti delle
aziende
agricole, zootecniche, cooperative agricole e consorzi agrari. Infine
per
la
difesa da
malattia delle piante c’è l’obbligo di utilizzare prodotti
meno pericolosi per la salute umana e l’ambiente applicando
specifiche
tecniche
agronomiche. Il Pan prevede la possibilità di adottare sistemi
virtuosi come il metodo biologico e la produzione integrata.
L’agricoltura trentina – ha
concluso Giacomoni – si distingue
per l’applicazione volontaria dei disciplinari per la produzione
integrata nelle produzione ortofrutticole e viticole rispetto alle
altre regioni d’Italia. Nel disciplinare viene operata una
selezione delle sostanze attive impiegabili, sono
imposte limitazioni
ai trattamenti e sono
regolamentate
le
operazioni di ricorso alla difesa chimica. Il
rispetto dei disciplinari consente di fornire ai consumatori prodotti
che nel 99,99% dei frutti trentini analizzati presentano livelli di
residui che
rientrano ampiamente nei limiti
di
legge.
Roberto Della Casa: passare
dal biologico al valore completo della sostenibilità.
Infine
il
professor
Roberto
Della Casa,
agro-economista
e
docente
di marketing
dei prodotti
agroalimentari
all'Università
di Bologna, ha
delineato le
“strategie
per qualificare la filiera agroalimentare in ottica sostenibile: come
coniugare ambiente, economia ed etica”. Della
Casa ha precisato di occuparsi di percezione e sentiment
delle persone per quanto riguarda l’acquisto
e il consumo di
prodotti ortofrutticoli. Ogni anno vengono intervistate 3.000 persone
attraverso il computer e 1.000 persone intervistate per telefono.
Altre 1.000 persone vengono intervistate in altri Paesi europei e
450
persone nel resto del mondo. Oggi il tema della sostenibilità sta
diventando pregnante anche in Italia, anche
se è arrivata
in ritardo rispetto a
molti altri Paesi. Oggi la stragrande maggioranza degli italiani
ritiene
la sostenibilità importante, ma
solo dal punto di vista ambientale, mentre – ha ricordato Della
Casa – sostenibilità significa vivere
lasciando alle nuove generazioni un mondo migliore non
solo in senso ambientale ma anche a livello economico, vale a dire
con
meno disuguaglianze sociali.
Questo
perché un sistema
non può essere in equilibrio economico se distrugge l’ambiente in
cui vive. E
viceversa. Oggi
la percezione in Italia non è però questa. Oggi in
Italia prevale
l’aspetto ambientale della sostenibilità. Per
questo ai consumatori italiani interessa la tracciabilità del
processo di produzione e in secondo luogo il suo impatto ambientale.
Perché si ha a cuore soprattutto l’obiettivo della riduzione dello
spreco. Oggi
la sostenibilità
è
intesa
anche
come
riduzione degli sprechi alimentari.
Della
Casa ha messo in luce la tendenza a giudicare sostenibile l’acquisto
di più
prodotti riciclabili
e
compostabili. Come
quelli a
bassa impronta carbonica. E
ha evidenziato la grande importanza data al packaging,
anche
perché oggi l’utilizzo della plastica è
visto come il male, il
contrario della sostenibilità. A suo avviso occorre pensare
ad un pack che sia migliore e
non
a quello che costa meno. La
produzione
biologica in
Italia ha
conosciuto tra il 2011 al 2015 un incremento formidabile,
ma negli ultimi anni si è verificato un rallentamento sia per il
maggior costo del prodotto bio
sia
perché vi sono ambiti in cui la produzione bio incontra o una
difficoltà tecnica di convivenza con la produzione tradizionale, o
anche
perché
il mercato dei prodotti ortofrutticoli
non
raggiunge il 10% in nessun paese europeo e in Italia siamo sotto al
5%. Bisogna quindi creare le condizioni di
una convivenza
tra aspetto della sostenibilità ambientale
e
aspetto economico. Del
prodotto biologico
il
consumatore
vuole essere
certo che sia senza pesticidi senza badare che sia senza pesticidi di
sintesi.
Vuole
un
prodotto
pulito, senza residui. L’agricoltura sostenibile è un mix tra
incremento del biologico ma anche dell’agricoltura integrata: dove
vi sono le condizioni e le convinzioni si
possono creare degli areali,
delle oasi anche se non ancora degli
interi distretti
dove le
aziende bio siano vicine.
Ma
occorre soprattutto
la
condivisione di una strategia tra tutti gli attori del sistema della
produzione agricola e
i soggetti della filiera economica.
Un
altro elemento importante è il risparmio energetico e la
valorizzazione
delle fonti
rinnovabili
e del fotovoltaico. In
questa direzione va ad esempio il
sito produttivo delle mele nella val di Non
che grazie alla conservazione in una grotta
permettono
12
gigawatt ora di risparmio energetico. Questo
per Della Casa è
uno dei grandi elementi di comunicazione che più
danno
valore alla
comunicazione.
L’Italia – ha
concluso – è vista
nel mondo come
uno dei paesi migliori in cui si realizza un’agricoltura sana.
Questo
è il momento di renderla anche sostenibile in tutti i sensi.
Per
creare
un equilibrio tra ambiente, economia ed etica fino
al rispetto
sociale e delle persone.
Coppola,
a proposito del
secondo
posto occupato nel mondo dal Trentino per sostenibilità dei prodotti
alimentari agricoli, ha chiesto se questo podio si basi
su dati oggettivi o su una percezione che il resto del pianeta
ha
di noi, perché in
realtà le
problematiche in
realtà legate
all’utilizzo di pesticidi nel nostro territorio non sono di poco
conto. Della Casa ha risposto che non esistono statistiche mondiali
ma sicuramente l’Italia ha la leadership nell’ortofrutta per
quanto riguarda i residui. A livello mondiale la maggior parte dei
Paesi produttori di prodotti ortofrutticoli utilizza l’agricoltura
intensiva: questo genera una percezione migliore
dell’Italia.
E
gli
acquisti si fanno sulla percezione. Da
questo punto di vista la produzione
trentina ha il valore di provenire
da agricoltura
di montagna. E
questo è un valore da spendere sul
mercato, anche se essere un’eccellenza non significa che non
occorra migliorare, anzi. Riducendo
l’impiego
della chimica nella
frutticoltura e
integrandola con il biologico.
Zanotelli:
attenzione a non accreditare un’immagine sbagliata del Trentino.
L’assessora
Zanotelli,
ha concluso la conferenza ringraziando i relatori ma ha anche chiesto
chiarezza
sui dati
forniti per non confondere il Trentino con altri territori. E
ha infine esortato
a non mettere in cattiva luce il grande
lavoro
svolto dalla
Provincia e dagli agricoltori per la qualità della produzione e
dell’ambiente. Il
percorso da fare c’è, serve la ricerca e lo studio sul dove certe
produzioni si possono fare e dove no.
Kaswalder
ha suggerito di non dividersi tra pro e contro su un tema così
delicato. E ha ricordato l’uso che si faceva un tempo del ddt per
eliminare le mosche dalle stalle. Non ci si rendeva conto della
pericolosità di questo prodotto – ha
osservato – ma oggi giovani
trentini
sono
molto sensibili circa l’utilizzo dei prodotti fitosanitari e
puntano ad un’agricoltura biologica. Il
presidente ha concluso
invitando
a fare sintesi
tra le raccomandazioni della dottoressa Gentilini e i consigli del
professor Della Casa, per abbinare sempre più prodotti agricoli
biologici,
salute,
qualità
del nostro territorio e turismo. Per questo è importante evidenziare
anche le criticità da affrontare.