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28/01/2021 - In aula o in commissione

Via all’iter dei ddl Rossi e Masè per introdurre le tre preferenze alle elezioni provinciali

Prima commissione. Osservatorio sulla criminalità, si attende l’esito del ddl regionale

Via all’iter dei ddl Rossi e Masè per introdurre le tre preferenze alle elezioni provinciali

In allegato, la convocazione con i testi discussi.

Via all’iter dei ddl Rossi e Masè per introdurre le tre preferenze alle elezioni provinciali

La Prima commissione, presieduta da Vanessa Masè (La Civica) ha eletto oggi, con 5 voti, due schede bianche e una nulla, il suo vicepresidente Alex Marini del Misto che ha preso il posto dell’ex consigliere Paolo Ghezzi. Il nome di Marini è stato fatto da Paolo Zanella (Futura) che oggi ha partecipato per la prima volta ai lavori della commissione come componente effettivo. Per eleggere Marini sono state necessarie due votazioni perché nella prima non ha raggiunto la quota minima dei 5 voti.


Via al ddl per la rappresentanza del Comun general de Fascia nel Cal.


Si è poi passati alla petizione popolare, promossa dal Procurador , Giuseppe Detomas, e da tutti i sindaci fassani, per la partecipazione del Comun general de Fascia al Consiglio delle autonomie che è stata presentata da Luca Guglielmi. L’esponente della Lista Fassa ha ricordato il suo ddl, il cui iter è stato aperto oggi, che ha l’obiettivo di inserire a pieno titolo nel Cal l’istituzione ladina. Lo statuto del Comun general è legge provinciale, ha ricordato Guglielmi, ed è riconosciuto come ente autonomo a tutti gli effetti. Marini ha affermato che forse varrebbe la pena di allargare lo sguardo, recuperando anche i documenti dei comuni di Sagron Mis e Vallarsa che lamentavano la difficoltà di rappresentanza dei piccoli centri di montagna. Masè ha replicato che il tema dei piccoli comuni è serio, ma non è questa la sede per discuterne, perché la questione del Comun general de Fascia è di natura costituzionale.


Osservatorio sulla criminalità, si aspetta l’esito del ddl in Consiglio regionale.


Si è poi passati al  disegno di legge n. 34​ di Marini che mira a istituire un osservatorio per il contro la criminalità organizzata e mafiosa. Un ddl, ha detto l’esponente 5 Stelle, che è stato presentato anche in Consiglio regionale e in Consiglio provinciale è stato approvati due odg che prevedeva l’impegno di costituire l’osservatorio in Consiglio provinciale che però ha incontrato problemi tecnico pratici e un altro che impegnava il presidente Fugatti a sondare con Kompatscher la possibilità di istituirlo in Regione. A livello regionale il ddl, ha ricordato Marini, è approdato in commissione dove è stata accolto molto favorevolmente dal mondo accademico, dagli esponenti delle forze dell’ordine, magistrati e esponenti governativi, delle testimonianze di giornalisti d’inchiesta, da Libera e lo stesso Cal, pur affermando che gli istituti esistenti sono sufficienti, ha visto con favore la proposta. Il consigliere pentastellato ha ricordato che il Trentino Alto Adige è l’unica regione, con la Basilicata, a non avere né un osservatorio né una commissione antimafia. In Consiglio regionale, ha detto ancora Marini, resistenze sono venute invece dall’ambiente politico, in particolare dall’Svp, che non vede bene l’istituzione di organismi autonomi su materie che sono di competenza statale. Un no è venuto anche dal Patt, dalla destra sudtirolese e da Fratelli d’Italia. Sì, invece, da parte dei Verdi e del Team Kollensperger. Insomma, il margine per far passare questa legge a livello regionale è strettissimo. Per questo, ha detto Marini, è importante avviare una discussione a livello provinciale.

Vanessa Masè ha sottolineato i rischi che il mondo del turismo, alberghi in primo luogo minati dalla crisi Covid, stanno correndo ma ha detto che la costituzione dell’osservatorio sulla criminalità rischia di essere di facciata. Ugo Rossi (Patt) ha ricordato che la Pat da qualche anno si è dotata di una modalità di indagine per istituire un monitoraggio e l’osservazione sulle infiltrazioni nelle aziende. Ma questi strumenti, ha aggiunto, hanno bisogno di un rapporto con la Procura della Repubblica. Per questo sarebbe interessante sentirne il parere sul ddl. Denis Paoli (Lega), presidente della Prima commissione regionale, ha ricordato che su questo tema sono state sentite 15 persone e 5 hanno mandato una comunicazione scritta e 5 non si sono presentati: la Procura e i rappresentanti sindacali. Il consigliere 5 Stelle ha ribadito che l’importante è discutere di questo argomento e ha chiesto di ascoltare in audizione il procuratore calabrese Nicola Gratteri. La presidente della Prima commissione ha proposto di attendere l’evoluzione a livello regionale per poi riprendere il dibattito.


Via all’iter dei ddl Rossi e Masè per reintrodurre le tre preferenze.


L’ultimo punto affrontato riguarda la materia elettorale. Il ddl n. 5 di Ugo Rossi che, ha ricordato il capogruppo Pat, ha l’obiettivo principale di distinguere il mondo politico trentino da quello nazionale. Il passaggio a un sistema proporzionale, anche alla luce dei risultati delle scelte maggioritarie nazionali, permetterebbe di staccare la politica trentina dai blocchi nazionali e la nascita di partiti realmente locali. Il modello è quello di Bolzano, che ha dimostrato di avere una maggiore forza anche nei confronti di tutti i governi nazionali. Rossi ha auspicato che attorno alla proposta si possa formare una maggioranza forte, indispensabile per un ddl elettorale. Nel ddl c’è anche la modifica delle preferenze, portandole da due a tre. Un passo giusto, quello fatto tre anni fa con la preferenza di genere, ma, secondo Rossi, l’applicazione, con le due preferenze, ha causato una frammentazione e una limitazione delle scelte. Introdurre le tre preferenze, ha affermato Rossi, potrebbe garantire un migliore rapporto tra eletto e elettore. La rappresentanza di genere non verrebbe intaccata, ma anzi verrebbe valorizzata.

Vanessa Masè ha presentato il suo ddl il n. 80​ sempre in materia elettorale. L’articolo più importante è il 4 che mira a reintrodurre le tre preferenze. La preferenza di genere è importane, ha detto l’esponente della Civica, ma a livello pratico la reintroduzione della terza preferenza, pur mantenendo quella di genere, valorizzerebbe il ruolo dell’elettore. Masè ha detto di non voler intaccare il principio della modifica della legge del 2017, ma alla prova dei fatti le due preferenze hanno favorito la scelta della preferenza secca. Gli altri articoli del ddl riguardano argomenti tecnici come le dimensioni dei simboli per portarli da 2 cm a 2,5. ​

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