Prima commissione. Osservatorio sulla criminalità, si attende l’esito del ddl regionale
Via all’iter dei ddl Rossi e Masè per introdurre le tre preferenze alle elezioni provinciali
In allegato, la convocazione con i testi discussi.
La Prima commissione,
presieduta da Vanessa Masè (La Civica) ha eletto oggi, con 5 voti,
due schede bianche e una nulla, il suo vicepresidente Alex Marini del
Misto che ha preso il posto dell’ex consigliere Paolo Ghezzi. Il
nome di Marini è stato fatto da Paolo Zanella (Futura) che oggi ha
partecipato per la prima volta ai lavori della commissione come
componente effettivo. Per eleggere Marini sono state necessarie due
votazioni perché nella prima non ha raggiunto la quota minima dei 5
voti.
Via
al ddl per la rappresentanza del Comun general de Fascia nel Cal.
Si
è poi passati alla petizione popolare, promossa dal Procurador ,
Giuseppe Detomas, e da tutti i sindaci fassani, per la partecipazione
del Comun general de Fascia al Consiglio delle autonomie che è stata
presentata da Luca Guglielmi. L’esponente della Lista Fassa ha
ricordato il suo ddl, il cui iter è stato aperto oggi, che ha
l’obiettivo di inserire a pieno titolo nel Cal l’istituzione
ladina. Lo statuto del Comun general è legge provinciale, ha
ricordato Guglielmi, ed è riconosciuto come ente autonomo a tutti
gli effetti. Marini ha affermato che forse varrebbe la pena di
allargare lo sguardo, recuperando anche i documenti dei comuni di
Sagron Mis e Vallarsa che lamentavano la difficoltà di
rappresentanza dei piccoli centri di montagna. Masè ha replicato che
il tema dei piccoli comuni è serio, ma non è questa la sede per
discuterne, perché la questione del Comun general de Fascia è di
natura costituzionale.
Osservatorio
sulla criminalità, si aspetta l’esito del ddl in Consiglio
regionale.
Si
è poi passati al disegno
di legge n. 34
di Marini che
mira a istituire un
osservatorio
per il contro la criminalità organizzata e mafiosa. Un ddl, ha detto
l’esponente 5 Stelle, che è stato presentato anche in Consiglio
regionale e in Consiglio provinciale è stato approvati
due
odg che prevedeva l’impegno di costituire l’osservatorio in
Consiglio provinciale che
però ha incontrato problemi tecnico pratici e
un altro che impegnava il presidente Fugatti a sondare con
Kompatscher la possibilità di istituirlo in Regione.
A livello
regionale il ddl,
ha ricordato Marini, è
approdato
in commissione dove è
stata accolto
molto
favorevolmente dal
mondo accademico, dagli esponenti delle forze dell’ordine,
magistrati e esponenti governativi, delle testimonianze di
giornalisti d’inchiesta, da
Libera e lo stesso Cal, pur affermando che gli istituti esistenti
sono sufficienti, ha visto con favore la proposta.
Il consigliere
pentastellato ha
ricordato che il Trentino Alto Adige è l’unica regione, con la
Basilicata, a non avere né un osservatorio né una commissione
antimafia. In Consiglio
regionale, ha detto ancora Marini, resistenze
sono venute invece dall’ambiente politico, in particolare dall’Svp,
che non vede bene l’istituzione di organismi autonomi su materie
che sono di competenza statale. Un
no è venuto anche dal
Patt, dalla destra sudtirolese e da Fratelli d’Italia. Sì,
invece, da parte dei
Verdi e del Team Kollensperger. Insomma, il margine per far passare
questa legge a livello regionale è
strettissimo. Per
questo, ha detto Marini, è importante avviare una discussione a
livello provinciale.
Vanessa
Masè ha sottolineato i rischi che il mondo del turismo, alberghi in
primo luogo minati dalla crisi Covid, stanno
correndo ma ha detto
che la costituzione dell’osservatorio sulla
criminalità rischia di
essere di facciata. Ugo Rossi (Patt) ha
ricordato
che la Pat da qualche anno si è dotata di una modalità di indagine
per istituire un monitoraggio e l’osservazione
sulle infiltrazioni
nelle aziende. Ma
questi strumenti, ha
aggiunto, hanno bisogno di un rapporto con la Procura della
Repubblica. Per questo sarebbe interessante sentirne
il parere sul ddl.
Denis Paoli (Lega), presidente
della Prima commissione regionale, ha ricordato che su
questo tema sono state
sentite 15 persone e 5 hanno mandato una comunicazione scritta e 5
non si sono presentati: la Procura e i rappresentanti sindacali. Il
consigliere 5 Stelle ha ribadito
che l’importante è discutere di questo argomento e
ha chiesto di ascoltare in
audizione il
procuratore calabrese Nicola Gratteri. La
presidente della Prima commissione ha proposto di attendere
l’evoluzione a livello regionale per poi riprendere il dibattito.
Via
all’iter dei ddl Rossi e Masè per reintrodurre le tre preferenze.
L’ultimo
punto affrontato riguarda
la materia elettorale. Il ddl
n.
5
di Ugo Rossi che, ha
ricordato il capogruppo Pat,
ha l’obiettivo principale
di distinguere il mondo
politico trentino da quello nazionale. Il passaggio a un sistema
proporzionale, anche alla luce dei risultati
delle scelte maggioritarie nazionali, permetterebbe di staccare
la politica trentina dai
blocchi nazionali e la nascita di partiti
realmente locali. Il modello è quello di Bolzano, che
ha dimostrato di avere una maggiore forza anche nei confronti di
tutti i governi
nazionali. Rossi ha auspicato che attorno alla proposta si possa
formare una maggioranza forte, indispensabile per un ddl elettorale.
Nel ddl c’è anche la
modifica delle preferenze, portandole
da due a tre. Un passo
giusto, quello fatto
tre anni fa con la preferenza di genere,
ma, secondo Rossi,
l’applicazione, con le due preferenze, ha causato una
frammentazione e una limitazione delle scelte. Introdurre le tre
preferenze, ha
affermato Rossi,
potrebbe garantire un migliore rapporto tra eletto e elettore. La
rappresentanza di genere non verrebbe intaccata, ma anzi verrebbe
valorizzata.
Vanessa
Masè ha presentato il suo ddl il n.
80 sempre in materia elettorale. L’articolo più importante
è il 4 che mira a reintrodurre le tre preferenze. La preferenza di
genere è importane, ha detto l’esponente della Civica, ma a
livello pratico la reintroduzione della terza preferenza, pur
mantenendo quella di genere, valorizzerebbe il ruolo dell’elettore.
Masè ha detto di non voler intaccare il principio della modifica
della legge del 2017, ma alla prova dei fatti le due preferenze hanno
favorito la scelta della preferenza secca. Gli altri articoli del ddl
riguardano argomenti tecnici come le dimensioni dei simboli per
portarli da 2 cm a 2,5.