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07/10/2020 - Incontri

Disdetta dei contratti alla Sicor: proposto un documento a sostegno della lotta sindacale in atto

Stamane incontro dei consiglieri in videoconferenza con Fiom Cgil e Fim Cisl

Disdetta dei contratti alla Sicor: proposto un documento a sostegno della lotta sindacale in atto

Kaswalder: preoccupa l'ipoteca posta sullo stabilimento e il futuro di un'azienda ancora sana

Disdetta dei contratti alla Sicor: proposto un documento a sostegno della lotta sindacale in atto
La durissima vertenza sindacale in atto alla Sicor di Rovereto è finita questa mattina all'attenzione del Consiglio provinciale. Accolti dal presidente Walter Kaswalder, i rappresentanti sindacali hanno incontrato in videoconferenza la consigliera di maggioranza Masè e i consiglieri di minoranza Degasperi, Ferrari, Marini, Ghezzi e Olivi.

Manuela Terragnolo e Aura Caraba di Fiom Cgil hanno ripercorso le tappe dello scontro tra azienda e lavoratori, aperto dalla decisione della prima di disdettare unilateralmente il contratto di secondo livello - che vale 6 mila euro all'anno in busta paga - e poi addirittura il contratto collettivo di caategoria. Sicor - che occupa 160 addetti e produce sistemi di trazione a fune per ascensori dal 1981 - ha cambiato proprietà nel 2017 ed è passata da un gruppo veneto a uno spagnolo, continuando peraltro a marcare ottimi risultati in termini di produttività e redditività.

All'improvviso - ha detto stamane Terragnolo - c'è stata questa svolta, dapprima appunto con la cancellazione della 14a mensilità e di parte del superminimo spettante ai lavoratori Sicor. Due settimane fa si è aggiunta la mossa di stracciare il contratto di categoria, "un ricatto - ha commentato Luciano Remorini di Fim Cisl - che non deve passare".

I sindacalisti hanno spiegato che l'azienda non ha risposto alla convocazione del sindaco Francesco Valduga, pur essendo un'azienda che ha percepito contributi pubblici provinciali per i suoi investimenti. Preoccupa poi la notizia che la proprietà avrebbe ipotecato l'immobile roveretano per 9 milioni di euro.


Alessandro Olivi ha ricordato che Sicor sta dove sta in seguito a un bando pubblico di Trentino Sviluppo, cui l'azienda partecipò con un piano industriale espansivo. C'è dunque un patto sociale alla base e va difeso, così come il modello delle relazioni sindacali che il Trentino vuole e coltiva. La disdetta dei contratti è un fatto gravissimo, perché le regole si cambiano assieme. Occorre a questo punto conoscere gli intendimenti industriali di Sicor e la Giunta provinciale deve farsi parte attiva.


Filippo Degasperi ha chiesto espressamente che l'assessore Achille Spinelli non reciti una parte notarile, posto che l'amministrazione provinciale di cui fa parte ha nel proprio programma l'aumento delle retribuzioni nel settore privato. Incomprensibile dunque la sua latitanza, "chiedo a lui e alla Giunta di dire da che parte sta e come intende muoversi verso questa azienda arrogante".


Alex Marini ha ribadito la richiesta formulata già il 25 settembre di convocare audizioni in II Commissione consiliare, per affrontare una vicenda che è spia di un fenomeno profondo e che preoccupa il mondo del lavoro trentino, come dimostra anche la solidarietà espressa dagli addetti di altre realtà come Sapes di Storo e Condino.


Paolo Ghezzi ha chiesto se la proprietà di Sicor sta muovendosi in modo analogo nelle altre sedi produttive. Il sindacato ha risposto che in Piemonte si registra una prevalenza di personale precario e che l'a.d. di Sicor proviene da una piccola azienda lombarda dove a quanto pare non si applica il contratto collettivo nazionale di categoria.


Sara Ferrari ha proposto un documento formale dei consiglieri provinciali a difesa del patto sociale offeso alla Sicor, idea accolta dal presidente Walter Kaswalder, che ha detto di concordare in pieno con la linea d'azione del sindacato e di essere preoccupato per l'ipoteca posta sullo stabilimento e per il futuro di un'azienda fino a prova contraria sana. ​