Kaswalder: preoccupa l'ipoteca posta sullo stabilimento e il futuro di un'azienda ancora sana
Manuela
Terragnolo e Aura Caraba di
Fiom Cgil hanno ripercorso le tappe dello scontro tra azienda e
lavoratori, aperto dalla decisione della prima di disdettare
unilateralmente il contratto di secondo livello - che vale 6 mila
euro all'anno in busta paga - e poi addirittura il contratto
collettivo di caategoria. Sicor - che occupa 160 addetti e produce
sistemi di trazione a fune per ascensori dal 1981 - ha cambiato
proprietà nel 2017 ed è passata da un gruppo veneto a uno spagnolo,
continuando peraltro a marcare ottimi risultati in termini di
produttività e redditività.
All'improvviso
- ha detto stamane Terragnolo - c'è stata questa svolta, dapprima
appunto con la cancellazione della 14a mensilità e di parte del
superminimo spettante ai lavoratori Sicor. Due settimane fa si è
aggiunta la mossa di stracciare il contratto di categoria, "un
ricatto - ha commentato Luciano
Remorini di
Fim Cisl - che non deve passare".
I
sindacalisti hanno spiegato che l'azienda non ha risposto alla
convocazione del sindaco Francesco
Valduga,
pur essendo un'azienda che ha percepito contributi pubblici
provinciali per i suoi investimenti. Preoccupa poi la notizia che la
proprietà avrebbe ipotecato l'immobile roveretano per 9 milioni di
euro.
Alessandro
Olivi ha
ricordato che Sicor sta dove sta in seguito a un bando pubblico di
Trentino Sviluppo, cui l'azienda partecipò con un piano industriale
espansivo. C'è dunque un patto sociale alla base e va difeso, così
come il modello delle relazioni sindacali che il Trentino vuole e
coltiva. La disdetta dei contratti è un fatto gravissimo, perché le
regole si cambiano assieme. Occorre a questo punto conoscere gli
intendimenti industriali di Sicor e la Giunta provinciale deve farsi
parte attiva.
Filippo
Degasperi ha
chiesto espressamente che l'assessore Achille
Spinelli non
reciti una parte notarile, posto che l'amministrazione provinciale di
cui fa parte ha nel proprio programma l'aumento delle retribuzioni
nel settore privato. Incomprensibile dunque la sua latitanza, "chiedo
a lui e alla Giunta di dire da che parte sta e come intende muoversi
verso questa azienda arrogante".
Alex
Marini ha
ribadito la richiesta formulata già il 25 settembre di convocare
audizioni in II Commissione consiliare, per affrontare una vicenda
che è spia di un fenomeno profondo e che preoccupa il mondo del
lavoro trentino, come dimostra anche la solidarietà espressa dagli
addetti di altre realtà come Sapes di Storo e Condino.
Paolo
Ghezzi ha
chiesto se la proprietà di Sicor sta muovendosi in modo analogo
nelle altre sedi produttive. Il sindacato ha risposto che in Piemonte
si registra una prevalenza di personale precario e che l'a.d. di
Sicor proviene da una piccola azienda lombarda dove a quanto pare non
si applica il contratto collettivo nazionale di categoria.
Sara
Ferrari ha
proposto un documento formale dei consiglieri provinciali a difesa
del patto sociale offeso alla Sicor, idea accolta dal presidente
Walter
Kaswalder,
che ha detto di concordare in pieno con la linea d'azione del
sindacato e di essere preoccupato per l'ipoteca posta sullo
stabilimento e per il futuro di un'azienda fino a prova contraria
sana.