La Quinta Commissione approva il testo con la sola maggioranza. Nella foto, la sede della FEM
Primo sì al ddl sulla ricerca. La minoranza abbandona per protesta: inaccettabile compressione dei tempi
Audizioni, esame e voto in una sola giornata per poter concludere in Aula il 20 e 21 luglio
Il
ddl sulla ricerca dell’assessore Spinelli è stato approvato in
Quinta commissione con i quattro voti della minoranza, quelli di
Alessia Ambrosi, Gianluca Cavada e Devid Moranduzzo della Lega e Luca
Guglielmi della Lista Fassa. Paolo Ghezzi di Futura, Sara Ferrari del
Pd e Filippo Degasperi di Onda Civica Trentino, hanno lasciato, al
termine delle audizioni, la seduta in segno di protesta. Protesta
motivata dal fatto che in una sola giornata, quindi con tempi
compressi, si sarebbero dovute affrontare dopo le audizioni, che si
sono concluse nel primo pomeriggio con la Cgil, la discussione
generale e l’articolato del ddl. In seguito all’abbandono delle
minoranze non c’è stata la discussione generale e in dichiarazione
di voto è intervenuto solo Moranduzzo che ha dichiarato il suo sì
convinto al ddl. La maggior parte delle audizioni si sono svolte questa mattina.
Il disegno
di
legge della Giunta modifica una parte della normativa provinciale sulla ricerca che
risale al 2005.
Le
novità,
per lo più condivise dai diversi soggetti ascoltati - l'ultimo è stata la Cgil nel primo pomeriggio - consistono nella scelta di affidare a Hit
(Hub
Innovation Trentino) il
ruolo
di ente strumentale della
Provincia
incaricato
di migliorare
il trasferimento tecnologico dagli
enti di ricerca alle imprese.
Secondo
le minoranze,
rappresentate da Sara Ferrari del Pd e Paolo Ghezzi di Futura,
sottoponendo
Hit al
controllo della Provincia il
ddl rischia di strumentalizzare ricerca e innovazione che
hanno
bisogno
di libertà
d’azione. Un
emendamento al
ddl proposto
dall’assessora all’agricoltura
Giulia Zanotelli
riduce
e ridisegna la composizione
del cda della
Fondazione Edmund Mach (FEM). Questo
perché le componenti che sarà la Giunta a scegliere –
ecco
la modifica – dovranno possedere
“riconosciute
competenze scientifiche e manageriali”. Secondo
la cooperazione e la Confederazione italiana agricoltori questa
scelta
sacrifica
la necessaria rappresentanza
degli
operatori del settore primario. Critica anche l’Unione
diplomati dell’Istituto agrario di S. Michele.
L'esame conclusivo del ddl dell’Aula consiliare è previsto nella seduta del 20 e 21 luglio.
La
Fondazione Hit: con questo ddl la Pat “mette a sistema” ricerca e
innovazione.
Per
la Fondazione Hub Innovazione Trentino (Hit) sono intervenuti il
presidente Paolo Girardi e il direttore Andrea Sartori. Girardi ha
spiegato che alla base di Hit c’è un accordo inter-enti
(Università, FBK, FEM e Trentino Sviluppo) per valorizzare i
risultati della ricerca. I riferimenti di Hit sono quindi questi 4
fondatori. Il direttore Sartori ha ricordato che il cor business
di Hit è il trasferimento tecnologico avanzato, vale a dire lo
sforzo di portare le tecnologie dai laboratori al mercato e quindi
alle aziende trentine, italiane ed europee. Un’intesa stretta con
Confindustria permette a Hit di cogliere le esigenze delle imprese
alle quali la ricerca può in tal modo rispondere. La seconda
priorità è legata alle start-up, perché Hit accompagna la fase
della costituzione di nuove aziende. Terza e ultima mission di Hit:
la rappresentanza all’esterno perché le attività di ricerca e
sviluppo tecnologico possano essere finanziate, in particolare da
fondi europei. Girardi ha sottolineato come Hit sia un un anello di
congiunzione tra ricerca e mercato e cerca per questo l’incontro
tra la ricerca e i fabbisogni delle imprese di qualunque genere, non
solo profit, dove esiste necessità di innovazione. “Mettendo a
terra” l’innovazione. Questa spinta innovativa è un elemento
sempre più riconosciuto come chiave nella catena del valore della
ricerca. Hit opera come uno dei passi della catena del valore della
ricerca. Passo che sia a livello nazionale che in campo europeo sta
assumendo sempre più importanza. Questo è un tema chiave a livello
europeo sul quale si sono già mosse Francia, Germania e Inghilterra.
In questo contesto, per Girardi il fatto di divenire “ente di
sistema” nel settore della ricerca come propone il ddl perché la
Pat renda Hit lo strumento da utilizzare a questo scopo, corrisponde
all’esigenza che la Provincia possa muoversi in modo ancor più
efficace sul terreno dell’innovazione e del trasferimento
tecnologico. Indirizzo, questo, richiesto a livello nazionale e
internazionale. Per il presidente Hit, che ha partecipato
all’elaborazione di questo ddl, acquisirà un valore pari a quello
degli altri enti di ricerca del Trentino e potrà porsi in odo più
diretto a servizio della crescita del trasferimento tecnologico e
dell’innovazione.
La
Fondazione Mach: la composizione del cda è competenza della
Provincia.
Per
la Fondazione Edmund Mach (FEM),Mario Del Grosso Destreri, ha
condiviso il ddl. Come ente fondatore di Hit la FEM giudica positivo
il provvedimento messo a punto d’intesa con con i partecipanti del
Tavolo Verde. Bene, a suo avviso, anche lo snellimento del cda di FEM
per favorirne l’operatività con l’ingresso di rappresentanti di
elevato spessore scientifico e manageriale, visto che questa è
un’istituzione di carattere scientifico.
Sara
Ferrari del Pd ed ex assessore alla ricerca ha chiesto a Destreri se
non ritiene che il nuovo e più ridotto cda proposto dal ddl snaturi
la FEM la cui forza risiedeva nel coinvolgimento della pluralità di
tutti gli attori interessati. In particolare dal punto di vista del
mondo agricolo, che ha sempre visto nella FEM un punto di riferimento
per l’innovazione e la consulenza in questo settore, non è
accettabile per Ferrari che nel cda della FEM diventi minoranza a
favore di una maggioranza di nomina politica. La consigliera ha
suggerito di rivedere questa prospettiva.
Destreri
ha risposto che questa modifica permette una semplificazione dei
meccanismi decisionali e che il tema della composizione del cda è di
competenza della Provincia. Rimane comunque il fatto che il mondo di
riferimento della FEM resta quello agricolo in tutti i suoi aspetti.
Da questo punto di vista – ha concluso – non cambierà nulla.
Trentino
Sviluppo: il rischio di sovrapposizioni si evita collaborando sui
progetti.
Per
Trentino
Sviluppo (TS),
Mauro
Casotto ha espresso una valutazione positiva sul ddl. Per la parte
Hit
di cui FBK è socia c’è condivisione e sulle altre parte non vi
sono osservazioni. Ferrari ha chiesto se a
suo avviso con questo ddl non
si
rischi di
sovrapporre
le funzioni
di TS
e
quelle delegate a Hit. Anche
perché Hit
diventerebbe
come TS un ente strumentale nel campo della ricerca e del
trasferimento tecnologico.
Casotto
ha risposto che la questione è sempre aperta, ma l’attenzione del
ddl è che Hit si occupi del trasferimento tecnologico mentre TS si
dovrà impegnare a dialogare con le imprese. E ha ricordato che per
Trentino Start Up Valley partecipano e concorrono sia TS sia HIT.
Rischi di sovrapposizione, quindi, ci possono essere ma si sta
facendo di tutto per evitarli collaborando. Lo stesso vale per i
rapporti con FBK, FEM e Università.
Paolo
Ghezzi di Futura ha chiesto a Casotto se
vi
sia qualcosa
che non funziona o non funzionava per giustificare il ddl. Perché
solo se si rilevano dei problemi si può
apprezzare l’intervento legislativo
della
Giunta. A
Ghezzi le motivazioni
fornite al
riguardo dall’assessore
Spinelli nel
presentare non
sono state
convincenti.
Casotto
ha risposto evdenziadno due aspetti positivi del ddl: uno snellimento
dal punto di vista amministrativo-burocratico perché oggi vi è un
certo appesantimento e una certa lentezza nei processi decisionali;
il secondo vantaggio è una maggior vicinanza con le politiche della
Provincia che potrà garantire un raccordo avendo nel cda un
rappresentante di nomina diretta. Questo permette un maggior raccordo
anche con Trentino Sviluppo per la diffusione dell’innovazione
nelle imprese.
La
Fondazione Kessler: il provvedimento unifica i vari pezzi del
sistema.
Per
la Fondazione Bruno Kessler (FBK), Andrea Simoni, rispondendo a una
domanda di Sara Ferrari secondo la quale il ruolo assegnato dal ddl a
Hit è “ibrido” perché diventerebbe un ente strumentale della
Pat sia per la ricerca sia nel trasferimento tecnologico verso le
imprese (“e non si riesce a capire – ha osservato – come sia
immaginabile svolgere funzioni così diverse con la libertà d’azione
necessaria in questi campi”) ha risposto che TS, le Fondazioni e
l’Università mantengono tutti il proprio ruolo. “Hit – ha
aggiunto – si occuperà del trasferimento tecnologico evoluto per
la valorizzazione di brevetti e il lancio di nuove start up e spin
off. Certo non sempre il confine sarà netto, ma negli anni si è
instaurata una buona collaborazione tra Hit e FBK”. Inoltre a suo
avviso il ddl permette una semplificazione dell’attività perché
la Pat che finanzia le iniziative detta la politica dell’innovazione
con il piano pluriennale della ricerca. Per Simoni così si unificano
i vari pezzi del sistema anche nella forma”.
L’Università:
il controllo della Pat su Hit rafforzerà la ricerca trentina.
Per
l’Università degli studi di Trento ha parlato il prorettore
vicario Flavio Deflorian, secondo cui il ddl permette di seguire il
modello europero, con la Pat che eserciterà un ruolo fondamentale
per il trasferimento dei risultati della ricerca al mondo delle
imprese, non solo sul piano finanziario ma anche nella regia. Per
questo l’Università non vede negativamente la presenza della Pat
in Hit. Anche per superare il problema dei flussi finanziari che
dalla Pat arrivano a Hit passando per i soci. Per Deflorian nessuna
delle attività dell’Università è delegabile ad altri enti, ma
può essere condivisa con il confronto. Hit può essere il luogo
giusto per questo confronto sul trasferimento tecnologico, nel
rispetto delle autonomie di ciascun ente di ricerca. Per questo
l’Ateneo giudica positivamente il ddl che va nella direzione del
consolidamento del sistema della ricerca. Deflorian si è dichiarato
fiducioso nella collaborazione tra gli enti coinvolti in questo
settore, università compresa, nell’interesse del Trentino.
Paolo
Ghezzi di Futura gli ha chiesto due cose. L’articolo del ddl, dove
dice che la ridefinizione del ruolo di Hit mira a migliorare il
trasferimento tecnologico e l’innovazione anche per ottenere
riconoscimento a livello nazionale e internazionale, al consigliere
suona quasi come l’ammissione di una difficoltà. Un basso o
mancato riconoscimento. Si tratta allora di capire se il ddl apre a
Hit apre maggiori prospettive per questo riconoscimento nazionale e
internazionale o no. E ciò anche tenuto conto che le due Fondazioni
e l’Università questo riconoscimento ce l’hanno già in virtù
delle loro pubblicazioni. Seconda domanda: Confindustria con il suo
presidente Manzana ricorda che il ruolo affidato dal ddl a Hit oggi è
assegnato a Trentino Sviluppo. Per gli industriali sarebbe importante
avere un unico interlocutore sul tema del trasferimento tecnologico.
La domanda allora è: “il ddl migliora le cose o non c’è forse
il rischio di un condizionamento di Hit da parte della Pat”.
Deflorian
ha risposto che né l’Università né gli altri enti di ricerca
hanno
bisogno
della Pat per ottenere
un
riconoscimento nazionale e internazionale. Con
questo ddl la Provincia mette al riparo da eventuali contenziosi con
l’Unione europea sui potenziali
aiuti di Stato. Hit ci può dire se quel che stiamo facendo è in
linea con la normativa comunitaria o meno. Insomma,
la presenza
della Pat nella compagine sociale cambia la percezione esterna
settore
ricerca
e innovazione.
Questo
sul piano formale. Dal
punto di vista sostanziale l’Università
di
Trento non
si aspetta un
cambiamento
dal
ddl.
Deflorian ha ricordato anche
che
per l’Università la ricerca nasce dal basso. E
che Hit
in questo svolge un’azione sinergica. L’Ateneo
non
ha dato mandato a Hit di interloquire con il mondo dell’impresa. Ma
se i docenti si rivolgeranno a Hit troveranno dei canali per
relazionarsi con il
mercato.
Hit
è un punto di acceso prioritario anche
se l’Università
di Trento ha già rapporti con imprese in tutto il mondo. Esistono
canali di collaborazione tra Ateneo e imprese che non coinvolgono
Hit. Ma Hit ha un altro ruolo che riguarda il trasferimento
tecnologico. Per
Deflorian lo sforzo
della
Pat di
creare un ente territoriale che tenga insieme il mondo della ricerca
e
il trasferimento tecnologico è
valido. In
sintesi, per l’Ateneo il ddl può
portare
maggiore
chiarezza nei rapporto con l’Unione europea, più
solidità
e maggiore trasparenza con la presenza della Pat nel cda.
Sara
Ferrari ha espresso il dubbio che con questo ddl nel sistema trentino
dell’alta formazione e della ricerca entri un ente strumentale
della Pat composto anche da un pezzetto di un altro ente strumentale,
TS, dell’Università e da due Fondazioni finanziate dalla Pat. Hit
che diventa ente di ricerca, di trasferimento tecnologico e anche
impresa perché potrà domandare contributi sulla legge 6
dell’economia, avrà una pluralità di caratteristiche e funzioni
che non concorrono certo alla semplificazione del sistema.
Secondo
Deflorian Hit potenzierà il filone di attività per cui è nato,
mentre sulla composizione del cda ha osservato che non è compito
dell’Università giudicare la scelta della Pat. “A giudicare
devono essere i consiglieri provinciali”, ha concluso.
Il
CNR di Trento favorevole al testo perché punta sul trasferimento
tecnologico.
Per
il CNR-Istituto di fotonica e nanotecnologie (IFN), Roberta
Ramponi ha espresso
un
forte interesse
per
gli
aspetti applicativi e del
trasferimento
di conoscenze
e
di tecnologia
dalla ricerca alle aziende.
La collaborazione del
CNR – ha ricordato – è oggi molto
proficua e
l’istituto – ha aggiunto – giudica molto favorevolmente il ddl
perché
si tratta di un provvedimento in
linea con le politiche europee del
settore.
Il
delegato del CNR Maurizio
Ferrari ha
sottolineato la forte
sinergia tra CNR ed
FBK,
grazie alla quale si
fa buona
ricerca. La parte più convincente del ddl riguarda a
suo dire il
trasferimento tecnologico, visto come rapporto
con
l’industria sia nell’immediato
sia per il futuro.
I
sindacati:
no all’eliminazione dei dipendenti nel cda di FEM.
Per
la Cisl
Giuseppe
Pallanch ha osservato
che il ddl prefigura il rischio di una sovrapposizione di ruolo tra
gli enti. A suo avviso poi non si capisce perché l’emendamento
Zanotelli
sul cda
della FEM
escluda
la rappresentanza
del personale dell’ente
né con quali criteri vengono
individuate gli altri componenti. La Cisl chiede quindi
che
nel cda sia mantenuto il rappresentante designato dai dipendenti.
L’assessora
Zanotelli ha risposto che i componenti vengono ridotti per dare
qualità e potenziare le competenze delle rappresentanze nel cda di
FEM. Un componente è comunque il presidente dell’ente. L’obiettivo
è comunque la semplificazione.
Per
la Uil Marcella Tomasi ha espresso stupore per la riduzione dei tempi
di programmazione che con il ddl passa da triennale a biennale quando
invece a suo avviso a questo settore serve un certo respiro. Bene
invece, per Tomasi, la scelta di dare più dignità a Hit nel sistema
della ricerca. Tuttavia aggiungendo quest’ente nel sistema avrebbe
dovuto comportare la previsione di una maggiore iniezione di risorse
da parte della Pat. Tomasi ha suggerito di riconoscere nel ddl anche
la ricerca portata avanti dai musei. Sbagliato anche per la Uil che
il ddl tolga un rappresentante dei dipendenti nel cda di FEM, perché
questa presenza permette la una collaborazione tra vertici e base. Si
capisce la necessità di snellire, ma ascoltare anche i dipendenti è
comunque utile.
Secondo
Sara
Ferrari il
miglioramento
qualitativo della
FEM con cui
l’assessora
Zanotelli ha
spiegato la modifica, si
potrebbe garantire alzando
l’asticella degli obiettivi dell’organismo
senza
stravolgere il
mosaico della rappresentanza, che costituisce l’originalità
e la
forza della
Fondazione.
Del
resto – ha
ricordato – nei sistemi
industriali che funzionano meglio del nostro, come quello tedesco,
la presenza dei lavoratori nei cda delle imprese arricchisce
il governo di un’azienda con il
contributo delle “prime linee” e non solo dei vertici. Eliminare
la voce dei dipendenti
è
quindi un
errore.
Rispondendo
a una richiesta di chiarimento di Alessia
Ambrosi sul
coinvolgimento dei musei,
Tomasi della
Uil ha spiegato la sua proposta
evidenziando
che
anche all’interno del Muse
vi sono attività di ricerca di cui il ddl potrebbe tener conto.
Confindustria
propone un board strategico in Hit con le associazioni di categoria.
Confindustria
Trento con
il
presidente
Fausto
Manzana ha
giudicato favorevolmente il ddl. Questo
perché l’evoluzione
di Hit come ente strumentale della
Pat nel
sistema della ricerca del Trentino gli
permetterà di
svolgere meglio il suo ruolo. Già oggi Confindustria sta cooperando
bene
con
Hit. Ora,
far assumere
all’ente
un ruolo
di interfaccia con
le
imprese e gli istituti di ricerca è utile. Gli industriali
suggeriscono però
di
dotare Hit
di un
board strategico che
coinvolga tutte le associazioni imprenditoriali per contribuire alle
strategie di ricerca-innovazione.
Confindustria ritiene che se
oltre a Trentino Sviluppo anche Hit
diventerà
interfaccia
tra
imprese
e
l’Università
sarebbe meglio incaricare
un solo soggetto
di questo ruolo. Infine
Manzana ha lamentato la mancanza di rapporti tra industriali e la FEM
che
– ha osservato – “copre “ bene il
settore dell’agricoltura, ma
attraverso Hit potrebbe coinvolgere vantaggiosamente anche il mondo
dell’industria.
La
Cooperazione chiede due rappresentanti nel cda di FEM.
Per
la Cooperazione trentina la presidente del collegio sindacale
Patrizia Gentil ha
riferito di aver presentato un documento all’assessora Zanotelli
rappresentando le doglianze del mondo agricolo sul suo emendamento.
L’obiettivo del documento non è una rivendicazione di poltrone ma
di collegare chi stimola la ricerca e chi la trasmette ai diretti
destinatari e utilizzatori. Lo scopo della cooperazione è di
arrivare a una mediazione sulla composizione del cda perché vi siano
due membri in rappresentanza delle organizzazioni sindacali e due la
Cooperazione. Il direttore della Cooperazione Alessandro Ceschi ha
condiviso la proposta di Confindustria di
un
board rappresentativo delle categorie per garantire un coordinamento
tra mondo dell’impresa e il settore della ricerca. Per la stessa
ragione, ha
aggiunto, nel
cda di
FEM
c’è
bisogno
di una forte rappresentanza del mondo degli operatori agricoli.
Confesercenti:
coinvolgere nel sistema anche le micro-imprese e del commercio.
Per
Confesercenti
il direttore Aldi Cekrezi, favorevole
alla proposta di rendere Hit
l’interlocutore
unico
sul tema del trasferimento
tecnologico, ha
suggerito di integrare
il ddl per
prevedere
attenzione anche alle
piccole e
alle micro imprese
del
commercio, perché
l’emergenza Covid ha cambiato tutto il mercato. L’auspicio è che
a
Hit
sia
affidato anche il compito di aiutare le piccole
e piccolissime aziende
evitando la separatezza tra
imprese e ricerca.
Ghezzi:
il ddl non sburocratizza ma punta a provincializzare gli enti di
ricerca.
Secondo
Paolo Ghezzi mentre molti hanno sottolineato che questo ddl dovrebbe
semplificare i processi decisionali e ridurre un po’ di burocrazia,
il provvedimento, rendendo Hit un ente strumentale della Pat compie
un altro passo verso la provincializzazione degli enti della ricerca
che, invece, dovrebbero essere il più possibile autonomi. A suo
avviso occorre quindi evitare che Hit diventi una longa manus della
Pat e che con esso si strumentalizzi il mondo della ricerca. Quanto
alla nuova composizione del cda di FEM, a Ghezzi pare strano che
l’assessora Zanotelli non si sia confrontata in modo stringente su
questo punto con la cooperazione agricola nel proporre il suo
emendamento. Mancanza di confronto che appare a Ghezzi inquietante e
allarmante perché la Giunta, con il pretesto di rendere più
efficiente la macchina-Provincia, salta il dialogo con i portatori di
interesse di un settore così importante.
L’assessora
Zanotelli ha reagito rassicurando sul fatto che vi sia stato un
confronto con il mondo agricolo in occasioni delle riunioni del
Tavolo Verde, all’ultima delle quali, quando era stato presentato
l’emendamento, la Cooperazione era presente.
Per
Confindustria, Manzana ha risposto a Ghezzi riconoscendo che il
rischio di una strumentalizzazione di Hit esiste e
va evitato, ma che d’altra
parte la ricerca deve avere delle ricadute e deve essere messa a
sistema. Razionalizzare attraverso Hit il
dialogo con le Fondazioni potrebbe
essere vantaggioso – ha
aggiunto – anche se
occorre restare vigili per evitare le strumentalizzazioni.
Per
la Cooperazione, Gentil ha precisato di non voler polemizzare con
l’assessora, ma
ha ricordato che nell’ultimo
Tavolo
Verde del
15 giugno la Cooperazione aveva
presentato
la proposta di inserire nel cda un’adeguata
rappresentanza
del mondo agricolo cooperativo.
L’Asat:
si a un comitato di indirizzo interno a Hit che rappresenti le
categorie.
Per
l’Associazione albergatori
il vicedirettore Davide Cardella ha
ricordato che il settore da lui rappresentato ha un forte bisogno di
innovazione nel campo dell’informatizzazione
e digitalizzazione
delle
attività.
“Ben venga quindi – ha
concluso – la proposta
di integrare Hit con un comitato di indirizzo all’interno del quale
siano rappresentate anche le categorie”.
Ferrari:
sovrapporre TS e Hit irrigidirebbe la ricerca e i rapporti col
mercato. FEM: non si alza la qualità del cda riducendo la
rappresentanza degli agricoltori.
Sara
Ferrari ha ricordato che quando Hit è nata era stata concepita come
anello di congiuzione tra la ricerca e il mercato. Già allora emerse
l’esigenza espressa soprattutto da Confindustria che il mondo
imprenditoriale fosse maggiormente coinvolto nei processi decisionali
perché la ricerca prodotta potesse avere
una ricaduta
sul
tessuto
economico in termini di trasferimento tecnologico e per
permettere al mondo
delle aziende di
rivolgere
le proprie esigenze al mondo della ricerca. Oggi – ha
lamentato – questo ddl
lascia più insoddisfatti di prima. Perché con
il ddl Hit diventa un
ente strumentale della Provincia con
al proprio interno
un altro ente strumentale (TS).
A
suo avviso occorre allora
fare chiarezza. TS
è
un’agenzia che diventerebbe parte di Hit con funzioni che
risulterebbero in parte sovrapposte. Non si capisce come si potrebbe
evitare in tal modo un irrigidimento rispetto a due settori come
quelli della ricerca e del mercato che avrebbero invece
bisogno
di respiro e di libertà di movimento e non di una struttura pubblica
che rischia di produrre il contrario. Quanto a FEM, per Ferrari non
si alza la qualità e la competenza del cda riducendo la
rappresentanza. La FEM è un
unicum
in Italia per capacità
di raccogliere
informazione, trasferimento tecnologico e
ricerca.
Non avere all’interno del cda la rappresentanza del mondo agricolo
e delle
imprese cooperative
da
cui l’Istituto agrario di S. Michele era nato equivarrebbe a
snaturare la FEM. Per riconoscendo
le buone intenzioni del ddl, Ferrari ha detto di vedere nel
ddl dei modelli
che contraddicono questa
volontà.
Manzana:
l’importante non è la composizione del cda ma che le imprese siano
gli interlocutori della ricerca.
Manzana
di Confindustria ha
precisato
che per gli imprenditori il problema non
è tanto
essere
o meno nel cda, ma che tutte le associazioni di categoria siano gli
interlocutori della ricerca. Ricerca che deve essere sì libera, ma
dal momento che pesa sul bilancio provinciale deve anche avere una
sua ricaduta.
Confagricoltura
e Coldiretti: mediazione riuscita con Zanotelli sui rappresentanti
del settore nel cda.
Per
Confagricoltura il presidente
Diego Coller sul
cda della FEM ha ricordato di aver discusso a lungo la proposta
dell’assessore Zanotelli e di aver presentato una controproposta.
Alla
fine, ha raccontato, si è arrivati a una mediazione
e
Confagricoltura
ha ottenuto delle modifiche coerenti con le richieste
che erano di ovviare alla mancanza
nel cda di
FEM di
un’adeguata
rappresentanza
degli agricoltori.
Coller si
è detto fiducioso che
quando si arriverà alla nomina dei tre rappresentanti del mondo
agricolo nella governance della FEM, gli operatori sapranno tener
conto anche della Cooperazione
trentina che ha un grande ruolo in questo settore.
Coldiretti
con
il
presidente Gianluca Barbacovi ha
giudicato condivisibile iol risultato raggiunto nella trattativa
intavolata con l’assessore,
perché sui 7 componenti del futuro cda il mondo agroalimentare
sarà
sicuramente
rappresentato
da figure competenti.
Il
no
della Confederazione
italiana agricoltori:
il mondo agricolo deve avere il controllo della FEM. E invece il
consenso sembra più importante dei problemi.
Per
la Confederazione italiana agricoltori (Cia) il presidente Paolo
Calovi ha evidenziato
il profondo malessere del mondo
agricolo sul nuovo
cda
di FEM
prospettato dal ddl con l’emendamento Zanotelli.
“La governance e la presidenza di FEM – ha
protestato – sono state
stravolte senza che nulla lo
lasciasse
presagire. Il mondo agricolo ha sempre costituito i due terzi dei
componenti del cda di FEM. Giusto volere
un
cda snello – ha
osservato – ma occorre comunque garantire
una
rappresentanza dignitosa del mondo agricolo. Questo perchè FEM non
può continuare ad essere un presidio politico. E’ vero che la Pat
è l’ente
che finanzia la FEM,
ma le risorse vengono dagli agricoltori e dai cittadini del Trentino
per supportare il settore primario in termini di tecnologie, ricerca
e consulenza tecnica. Il mondo agricolo – ha
tuonato – deve quindi
avere il controllo di FEM”.
E ha proseguito mettendo in dubbio che dietro
a questo ddl
vi sia un
progetto per permettere
al settore
agricolo
di fronteggiare i pesanti cambiamenti
da
cui è investito: dai cambiamenti climatici
alle
malattie
delle
piante, fino all’obbligo di ridurre l’utilizzo
dei fertilizzanti del 50% entro il 2030. “Sono problemi che non
fanno dormire la notte i produttori”, ha
spiegato, denunciando quella che a suo avviso è l’assenza di una
strategia
certa su questi temi. “Si guarda più al consenso che alla
soluzione pratica dei problemi”, ha
protestato”.
“L’auspicio della Cia – ha
concluso Calovi – è che
nel futuro di FEM dopo questa riorganizzazione vi sia un progetto che
ci permetta di affrontare
le sfide che con sudore e fatica gli agricoltori dovranno
affrontare”.
Nessuna
organizzazione degli agricoltori verrà esclusa. E un progetto
esiste.
L’assessore
Zanotelli ha ringraziato le associazioni degli agricoltori per il
lavoro svolto in questi ultimi mesi sulla governance. “Il
mondo agricolo – ha
garantito – non esce
affatto sconfitto da
questa riforma della governance.
La
Giunta non vuole
mettere in secondo piano nessuno dei soggetti rappresentativi degli
operatori. Una progettualità provinciale esiste e per la prossima
programmazione e occorre il coinvolgimento
degli operatori del settore. Per questo la Pat sta intavolando un
confronto con le
organizzazioni degli agricoltori
sulla
programmazione futura.
Ferrari:
la Pat conceda una rappresentanza forte agli agricoltori nel cda di
FEM.
Sara
Ferrari ha apprezzato le osservazioni delle organizzazioni degli
agricoltori e ribadito che non
si può pensare, come propone l’assessora, di snellire la
governance
della FEM con
una norma che vada a
scapito della rappresentanza delle organizzazioni degli agricoltori e
dei dipendenti della Fondazione. Si tratta per Ferrari di garantire
quel che l’istituto di San Michele ha
assicurato nel
corso di un secolo
e mezzo di
storia al
mondo agricolo trentino:
formazione, competenza,
ricerca,
consulenza
e
innovazione. La
scarsa rappresentanza del mondo agricolo nel cda della FEM è,
secondo Ferrari, un peccato veniale del ddl che l’assessora
potrebbe correggere facilmente.
A suo avviso “le associazioni degli agricoltori ci devono essere e
ci devono essere tutte”. Non si tratta di ridursi alla miseria di
discutere
di un posto in più o in meno nel
cda.
Non
si possono privilegiare
nomine politiche a una forte presenza nella governance di FEM di chi
rappresenta la
quotidianità del
lavoro nei campi e
la competenza sui problemi concreti
dall’agricoltura
trentina.
Per
questo Ferrari
ha suggerito all’assessora
di
concedere una rappresentanza di peso al
mondo
agricolo nel cda. Così come a
suo parere nel cda devono
esserci
i
rappresentanti dei lavoratori di
FEM
perché
possano tradurre gli
indirizzi nell’azione quotidiana.
Unione
diplomati Istituto agrario S. Michele: sbagliato indebolire il cda di
FEM.
Per
l’Unione diplomati dell’Istituto agrario di San Michele
all’Adige, il presidente Lino Lucchi ha
espresso
le riserve dell’associazione sul
cda della FEM.
Questo perché l’Istituto di San
Michele all’Adige
è costituito da tre centri
dedicati alla formazione, al trasferimento tecnologico e
all’innovazione che
dovrebbero essere
rappresentati in modo equilibrato nel cda della FEM. Concetto
ripreso anche dal vicepresidente
Franco Franchini che
ha sottolineato in particolare l’importanza strategica della
formazione.
Paolo
Ghezzi, segnalando il forte dissenso emerso dalle consultazioni del
mondo della cooperazione agricola sulla proposta di tagliare la
rappresentanza di questo settore nel cda della FEM, ha chiesto se i
problemi di mancata efficienza cui la Giunta risponde con questa
riduzione siano effettivi o di altra natura.
Il
presidente Lucchi ha negato che una sforbiciata del cda di FEM possa
renderne più efficiente la governance. E ha sottolineato che Udias
ha sempre giudicato positivamente le scelte delle precedenti
amministrazioni provinciali, che hanno garantito la presenza di una
pluralità di soggetti all’interno della Fondazione. Tutti i
soggetti coinvolti sono infatti portatori di una molteplicità degli
interessi che riguardano il mondo agricolo trentino e tagliarne fuori
anche solo una parte significa suscitare inevitabili malumori. Se il
problema della riduzione dei componenti da 12 a 7 è di alleggerire
l’onere a carico della FEM, per Lucchi non si è capito che in nome
dell’efficienza si indebolisce la struttura portante dell’ente e
con questo anche la sua capacità di fronteggiare i problemi, come il
taglio del budget deciso negli ultimi anni dalla Provincia.
La
Cgil: attenti alle sovrapposizioni e ai doppioni.
Il segretario della Cgil,
Andrea Grosselli ha detto che il ddl mantiene l’impianto dato nelle
scorsa legislatura, cioè quello di individuare un soggetto che aiuto
la ricaduta della ricerca, ma c’è, da parte della confederazione
sindacale, qualche preoccupazione sul fatto che una presenza più
forte della Pat nella governance di Hit possa deprimere gli
altri centri di ricerca. Altro rischio secondo Grosselli è quello
di creare doppioni di funzioni con Trentino Sviluppo. Quindi, si deve
prima comprendere la strategia della Giunta e le risorse che vuole
stanziare per l’innovazione tecnologica. Insomma, la Cgil
intravvede il rischio che il nuovo ente finisca per creare
confusione, anziché semplificare il quadro della ricerca. Sulla
governance della Fem, Grosselli ha detto che aver tolto la
rappresentanza dei lavoratori dal cda della Edmund Mach rappresenta
un passo indietro da tutti i punti di vista. C’è poi un tema di
fondo per il segretario Cgil: la necessità di un ragionamento da qui
al bilancio di fine anno per elaborare un programma anche dal punto
di vista finanziario su tutta la partita della ricerca scientifica.
Ponendo l’attenzione sul bilanciamento nella distribuzione delle
risorse tendendo anche conto che il settore privato fa una gran
fatica sul versante dell’innovazione, anche a causa delle
dimensioni delle aziende. Puntare solo sul trasferimento tecnologico,
quindi, non è una buona scelta, perché la stessa innovazione
dipende dall’efficienza di tutto il sistema. Una logica, ha
ricordato, che è contenuto anche nella Carta di Rovereto.
Grosselli,
rispondendo a Sara Ferrari e Paolo Ghezzi, ha ricordato che il
sindacato ha approvato il metodo adottato dalla Giunta sulla ricerca.
Un metodo che andrebbe esportato su altri settori, come quello della
produttività che è più bassa dell’Alto Adige a causa dei minori
investimenti in innovazione delle imprese trentine. Un gap
causato anche dalla domanda pubblica di beni e servizi. Un tema sul
quale serve un impegno maggiore della Pat, anche per attrarre le
cosiddette “lepri”, cioè le aziende tecnologicamente avanzate.
Grosselli, infine, ha ribadito i dubbi sulla scelta di puntare tutto
per l’innovazione su un ente direttamente controllato dalla
Provincia. Servirebbe invece, ha concluso, un’analisi su quello che
sta succedendo in Europa dove si punta su sistemi agili, non
burocratici, in grado di attrarre talenti.
Ferrari:
si rischia di creare confusione con Trentino Sviluppo.
Sara
Ferrari (Pd), intervenendo dopo il segretario della Cgil, ha
ricordato che anche Confindustria ha segnalato le possibili criticità
del ddl, prima di tutto che le funzioni di questo ente possano
sovrapporsi a quelle dei soci che lo compongono. Hit è nata come
hub, ha ricordato, ma oggi, con questo ddl, si
generano ancora più difficoltà perché la trasforma in un ente
strumentale della Pat e quindi si crea un nuovo ente che non si
capisce dove non si sovrapponga a Trentino Sviluppo. Non c’è
quindi, secondo Sara Ferrari, un’aggiunta di efficienza. Anzi, sono
chiari i limiti di chiarezza per questo che dovrà essere, secondo il
ddl, ente di ricerca, di trasferimento tecnologico e al tempo stesso
impresa. Sulla fondazione Mach Sara Ferrari ha ricordato che le
aziende tedesche hanno un punto di forza nella partecipazione dei
lavoratori. Punto di forza che la Fondazione di S.Michele ha avuto
fino a oggi, ma che verrà meno con questa legge che toglie la
rappresentanza dei lavoratori nel cda.
Ghezzi:
Giunta nata liberista ma che in realtà incorpora tutto nella Pat.
Paolo
Ghezzi di Futura ha chiesto a Grosselli cosa pensa di questa Giunta
nata per dare una svolta liberista ma che in realtà incorpora nella
Provincia una moltitudine di funzioni. Se quindi la Cgil è più
felice per la stabilità dei lavoratori che entreranno a far parte
della galassia pubblica o preoccupata per il possibile
condizionamento della Pat sulla ricerca.
La
minoranza: tempi troppo stretti, si è impedita la discussione.
Sara
Ferrari ha lamentato il fatto che per questa legge è stata imposta
di fatto una seduta straordinaria al punto che in commissione in una
giornata si sono fatte audizioni e discussione. Quindi, in segno di
protesta contro queste modalità, che hanno impedito la possibilità
di discutere la proposta. la consigliera del Pd ha dichiarato di
voler abbandonare la seduta . Anche Paolo Ghezzi ha trovato questa
compressione dei tempi poco rispettosa delle minoranze e del ruolo
delle commissioni. Ghezzi ha rimarcato, approfittando della presenza
di Kaswalder in commissione, che questa calendarizzazione è la
riprova del modus operandi della Giunta e del
Presidente del Consiglio. Di fatto, ha aggiunto prima di lasciare la
commssione, tutto sta diventando procedura d’urgenza che viene
concessa dal Presidente anche quando la minoranza non è d’accordo.
Questo, ha concluso, non è un grande o bel esempio di democrazia.
Anche per Filippo Degasperi di Onda Civica Trentino è irrispettoso
che si ascoltino fiumi di giudizi seri e poi si tagli il dibattito in
questo modo. S’è persa la tramontata in Consiglio, ha detto
ancora, dove da mesi non si programma nulla. A questo punto, ha
affermato, è inutile fare le commissioni, si vada direttamente in
aula saltando questa “liturgia”. Tra l’altro, ha sottolineato
Degasperi, non va avanti un solo ddl della minoranza. Quindi, con
rammarico anche Degasperi ha lasciato la commissione, perché, ha
concluso, non si capisce perché questo ddl deva essere portato
avanti manu militari.
La presidente Ambrosi ha preso
atto della scelta dei consiglieri di minoranza dicendosi dispiaciuta
per le dichiarazioni di Degasperi secondo il quale ormai le
commissioni non servono più a nulla.